Google denunciata: avrebbe rubato dati per addestrare le sue IA

Uno studio legale americano ha accusato Google di aver sottratto dati personale per creare la propria IA.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Una nuova causa legale afferma che Google ha "segretamente rubato tutto quello che è mai stato creato e condiviso su Internet da centinaia di milioni di americani" per addestrare i suoi prodotti di intelligenza artificiale generativa come il suo chatbot Bard (da poco disponibile anche in Italia).

La proposta di azione legale collettiva è stata presentata martedì dallo studio legale Clarkson presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti in riferimento alla California. La causa accusa Google, la consociata AI DeepMind e la società madre Alphabet, di aver acquisito i dati delle persone senza il loro consenso. Secondo quanto emerso, Google "ha utilizzato tutte le informazioni personali e professionali, i documenti di lavoro, le fotografie e persino le email" per realizzare la sua IA. Secondo l'accusa, tra i dati ci sarebbero anche dettagli legati alla navigazione sui siti di qualsiasi genere; da quelli protetti da password fino a quelli pirata.

La causa fa anche riferimento a un aggiornamento dell'informativa sulla privacy di Google datato 1 luglio, in cui l'azienda afferma di poter raccogliere informazioni "disponibili pubblicamente online" per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale e creare prodotti come Google Translate, Bard e le funzionalità di Cloud AI. L'accusa afferma che "Google deve capire, una volta per tutte, che non possiede Internet, non possiede i nostri lavori creativi, non possiede le nostre espressioni, le immagini delle nostre famiglie e dei nostri figli o qualsiasi altra cosa semplicemente perché la condividiamo online". Il concetto di "disponibile al pubblico" non significa che sia libero di essere utilizzato per qualsiasi scopo.

Google non ha risposto immediatamente, ma ha definito le affermazioni della controparte "prive di fondamento". La causa nei confronti del colosso di tecnologia arriva solo a due settimane di distanza da un'altra azione, mossa sempre dallo studio legale Clarkson, nei confronti però di OpenAI con motivazioni del tutto analoghe.

Entrambe le cause sono state presentate da querelanti identificati solo dalle loro iniziali, così da evitare controlli invasivi e potenziali conseguenze negative. Uno dei querelanti nella causa contro Google, identificato come "JL", è descritto come un'autrice di best-seller del New York Times e giornalista investigativo che vive in Texas. Secondo quanto riportato, Google avrebbe utilizzato un PDF personale per addestrare Bard.