Dopo la pandemia da Covid 19 l'Europa, così come il resto del mondo, si è accorta dell'importanza di non delegare tutta la produzione ai paesi asiatici, specialmente quando ci si è resi conto che la produzione di semiconduttori - i chip che si usano in tutti i dispositivi digitali - avviene interamente dall'altra parte del mondo. Per questo motivo l'Unione Europea ha stanziato un budget di 43 miliardi di euro per dare vita a nuove fabbriche che possano essere competitive con quelle americane e asiatiche.
In occasione del forum annuale del Interuniversity Microelectronic Centre di Antwerp, in Belgio, il commissario europeo Thierry Breton ha rilasciato dichiarazioni molto interessanti in merito al futuro dell'industria dei semiconduttori in Europa:
"L'Europa non ha nessuna intenzione di considerarsi una spettatrice nella battaglia tecnologica. Voglio un'Europa che sappia come guidare l'industria dei semiconduttori. Rifiutiamo qualunque piano che preveda una segmentazione geografica con l'Europa relegata a produrre chip di fascia bassa, mentre Asia e Stati Uniti si occupano dei chip più avanzati."
I 43 miliardi di euro stanziati per questa operazione saranno utilizzati sotto forma di incentivi e sgravi fiscali per tutte le aziende produttrici di semiconduttori che apriranno una nuova fabbrica in uno dei 27 stati membri dell'Unione; questi fondi sono fondamentali, secondo la Commissione, per ridare vita al mercato dei semiconduttori in Europa, riducendo al tempo stesso la dipendenza europea nei confronti di Asia e Stati Uniti per quanto riguarda i chip ad alte prestazioni.
"Tutti i chip prodotti oggi, anche quelli più avanzati, sono nati grazie a ricerche con una componente europea; essere ottimi ricercatori non è sufficiente, per essere rilevanti sul mercato dei semiconduttori l'Europa avrà bisogno di costruire fabbriche, per produrre qui."
Purtroppo al momento le prospettive non sono delle più rosee: certo, c'è chi come Bosch ha annunciato un investimento di 3 miliardi di euro per la creazione di una nuova fabbrica di semiconduttori, ma si sta parlando di chip dedicati al mercato automobilistico, non esattamente i chip più performanti che esistono. Anche un colosso come Intel, che mesi fa ha annunciato l'intenzione di aprire una fabbrica in Germania, sta incontrando difficoltà non solo economiche - visto l'aumento di costi in tutti gli ambiti - ma anche burocratiche - al momento Intel e il governo tedesco sono in una fase di stallo.
Un piccolo barlume di speranza arriva da TSMC, che secondo alcune voci potrebbe aprire una fabbrica in Europa con l'aiuto di realtà come NXP Semiconductor, Bosch e Infineon, anche se persino in questo caso si sta parlando di chip a 28 nanometri dedicati al mercato automotive, ben lontani dai chip ad alte prestazioni che vorrebbe l'Europa.