Crisi dei semiconduttori: fallisce colosso cinese, ritiri massicci di ulteriori progetti

La crisi del settore potrebbe portare ad una nuova carenza di semiconduttori; il governo si è quindi attivato immediatamente per scongiurare questo aspetto.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

L'industria dei semiconduttori in Cina sta vivendo un periodo di gravi problemi con un crescente numero di progetti incompiuti e la bancarotta di numerose piccole aziende. Secondo un recente rapporto del China Times, tra gli ultimi casi si segnala il fallimento della Shanghai Wusheng Semiconductor, un evento che sta suscitando preoccupazione circa possibili nuove chiusure in massa nel settore. In aggiunta, il mercato ha registrato il ritiro di 23 domande di IPO (offerta pubblica iniziale) da parte di aziende di semiconduttori dall'anno scorso, indicando una crescente cautela tra gli investitori.

La crisi dei semiconduttori ha rallentato tutta l'industria colpendo, anche, quella legata alla quattro ruote
Il fenomeno dei progetti di semiconduttori incompiuti ha avuto inizio nel 2020 e ha portato alla chiusura di oltre 10.000 aziende legate ai chip nel biennio 2021-2022. Un numero record di 10.900 aziende correlate ai semiconduttori si è deregistrato nel 2023, un aumento considerevole rispetto alle 5.746 aziende chiuse nel 2022.

Shanghai Wusheng Semiconductor, specializzata nella produzione di driver per display OLED, microcontrollori e sensori di immagine CMOS, è stata fondata nel 2021 con un investimento di circa 2,48 miliardi di dollari. Tuttavia, ha recentemente dichiarato bancarotta a causa di difficoltà finanziarie. Questo caso non è isolato e rispecchia problemi finanziari preesistenti all'interno del gruppo Wu Sheng Electronics Technology e della Nanjing Wusheng Semiconductor Technology, ribattezzata in seguito Nanjingxin Charming Extreme Semiconductor Technology.

Un progetto IDM da 3 miliardi di dollari avviato a Nanjing nel luglio 2020, con l'obiettivo di produrre 40.000 wafer da 300 mm al mese per un valore annuale di oltre 827 milioni di dollari, non ha visto progressi. Alla fine del 2020, la Nanjing Wusheng Semiconductor ha subito una ristrutturazione azionaria, rinominata Xinyue Polar Core Semiconductor nel 2021, e ha visto una significativa riduzione del suo capitale registrato.

Nonostante l'iniziale iniezione di capitali, la Wu Sheng Electronics ha dichiarato fallimento nel 2023 e di conseguenza anche la Shanghai Wusheng Semiconductor è diventata insolvente. Tale bancarotta ha innescato timori di una nuova ondata di chiusure nel settore, assimilabile a quella del 2020. 

Nuove regole, nuove politiche e ulteriori iniezioni di capitali potrebbero scongiurare una crisi 2.0
Diversi progetti di grosso calibro, come la collaborazione tra GlobalFoundries e Chengdu o il progetto Wuhan Hongxin, si sono rivelati dei fallimenti. Dal 2023 in poi, il ritiro di 23 piani IPO accentua una cautela crescente degli investitori. Si prevede che il rafforzamento delle politiche IPO nel 2024 renda più difficile per le aziende di semiconduttori non completamente qualificate reperire capitali, portando a ulteriori uscite dal mercato a causa delle sfide finanziarie accresciute e della difficoltà crescente nel garantire investimenti.

Nonostante questi fallimenti, il governo cinese continua a investire nel settore, avendo recentemente investito altri 47,5 miliardi di dollari nel suo Big Fund III, mostrando dunque un persistente impegno nel sostegno degli sviluppi nel comparto dei semiconduttori.

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