Una tecnologia che sta prendendo piede da circa un anno a questa parte si chiama retroilluminazione strobo. Il nome spiega già tutto: la retroilluminazione a LED dei monitor odierni viene forzata a funzionare come se fosse la retroilluminazione dei vecchi monitor a tubo catodico. In quel caso la luce non era continua, ma veniva accesa e spenta continuamente.
Ciò portava a un maggior affaticamento degli occhi (da qui derivava anche uno dei problemi di tali pannelli: i danni causati alla vista), ma consentiva di avere un input lag e un refresh rate ottimi, che nessun monitor LCD di oggi saprebbe eguagliare. Lo scopo di una retroilluminazione strobo moderna è proprio questo e i risultati sono davvero molto promettenti, sebbene ancora oggi la maggior parte dei monitor con tale tecnologia non permetta di combinarla con il G-Sync.
Non dimentichiamoci anche di tutto il comparto di feature come quelle dedicate alla salvaguardia della vista: flicker free e low blue light (o eye saver, in base al produttore) in primis. Molto utili anche le funzioni integrate in Gameplus hotkey di alcuni monitor Asus, come una serie di mirini ottici integrati, contatori di FPS e timer.
L'overdrive è uno specchietto per le allodole
L'overdrive, spesso mascherato con nomi e sigle dalla dubbia utilità a seconda della marca di monitor, non è altro che una funzione che permette di forzare il pannello, facendolo lavorare più velocemente, diminuendo così il tempo di risposta. Come abbiamo visto, il tempo di risposta non è importante come si crede in gaming, dunque l'unica utilità viene meno.
Al contrario, tutti i suoi punti deboli non sono da poco: a partire da effetti indesiderati come inverse ghosting e frame skipping, fino ad arrivare a vere e proprie modifiche della gamma cromatica del monitor, che ovviamente non sono un bello spettacolo. Il nostro consiglio è quello di tenerlo disattivato se possibile, o al massimo impostato su "low" o "normal", in base allo spettro di impostazioni possibili che avete nel monitor.