ChatGPT diffama un sindaco, parte la denuncia

Un'allucinazione di ChatGPT potrebbe portare alla prima causa di diffamazione intentata a una intelligenza artificiale.

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a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale

Il sindaco di Hepburn Shire, una città australiana a nord-ovest di Melbourne, ha minacciato di querelare OpenAI per diffamazione. Il motivo? Per qualche strano motivo, ChatGPT sostiene che l'uomo sia stato in carcere per corruzione. La notizia è particolarmente interessante in quanto potrebbe rappresentare la prima causa di diffamazione mai intentata contro un chatbot AI. 

Brian Hood, questo il nome del sindaco, avrebbe scoperto il fatto quando informato che, secondo ChatGPT, sarebbe stato implicato in uno scandalo di corruzione che coinvolgeva Note Printing Australia (azienda di cui Hood era CEO) riguardante tangenti pagate a funzionari in Malesia, Indonesia e Vietnam.

Il sito Artisana.ai ha interrogato ChatGPT sulla questione, ottenendo le risposte che vedete negli screenshot qui sotto. Il chatbot ha falsamente affermato che Brian Hood ha ricevuto una condanna di quattro anni e sei mesi dopo essersi dichiarato colpevole di un'accusa di cospirazione per corrompere un funzionario pubblico straniero. Secondo ChatGPT Hood avrebbe avuto un ruolo centrale nel piano di corruzione, motivo per cui gli sarebbe stata imposta anche una multa di 130 mila dollari australiani. Quando è stato chiesto all'IA di fornire delle fonti, ChatGPT ha risposto con tre link riportanti a notizie di ABC News, The Guardian e Reuters; anche se i titoli degli articoli e i link sembravano verosimili e corretti, in realtà gli URL erano inesistenti e non portavano a nessuna pagina web.

La realtà però è ben diversa da quanto descritto dall'IA: è stato proprio Hood a segnalare alle autorità le tangenti, inoltre non è mai stato accusato di alcun reato. Gli avvocati che lo rappresentano hanno inviato una lettera a OpenAI lo scorso 21 marzo, dando all'azienda 28 giorni di tempo per correggere l'errore riguardante il loro cliente, o affrontare una causa per diffamazione. Secondo gli avvocati OpenAI non avrebbe ancora risposto alla richiesta ne rilasciato commenti.

Se la causa di Hood contro OpenAI fosse avviata, si tratterebbe del primo caso mai registrato contro un chatbot IA, senza dubbio un momento storico per la legge sulla diffamazione. Gli avvocati sostengono inoltre che la reputazione è fondamentale per il sindaco, visto il suo ruolo di funzionario pubblico; la disponibilità di informazioni false come queste potrebbe essere dannosa.

C'è comunque da sottolineare che i chatbot come questi sono propensi a generare "allucinazioni" come questa, ossia falsità che suonano come reali. BBC ha riportato che chatbot diversi danno risposte diverse sulla questione: la Chat di Bing ad esempio identifica Hood correttamente come informatore, senza accusarlo falsamente. La vicenda solleva senza dubbio questioni importanti sull'uso delle intelligenze artificiali e sulle responsabilità delle aziende che le sviluppano, ma per evitare situazioni spiacevoli, è sempre buona norma verificare quanto affermato dai chatbot controllando fonti autorevoli in rete. 

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