La foto di una cassiera filippina che lavora via Zoom in un negozio di pollo fritto a New York è diventata virale nei giorni scorsi. La donna in questione lavora al Sansan Chicken, un piccolo locale specializzato in pollo fritto giapponese situato nell'East Village, vicino al campus della New York University.
Oltre al tradizionale chiosco per le ordinazioni self-service con touchscreen, nel negozio c'è una zona dedicata alla cassiera virtuale, la quale si occupa delle transazioni dei clienti operando attraverso Zoom.
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La particolarità di questa esperienza non è sfuggita ai frequentatori del negozio, ed è stato addirittura insinuato che presto questa figura potrebbe a sua volta essere sostituita da un avatar IA. Qualcuno ha parlato della sensazione alienante di interagire con una cassiera virtuale e del disagio causato dal ritardo nella comunicazione.
La gestione del Sansan Chicken ha spiegato che l'impiego di cassieri da remoto consente di tenere sotto controllo i costi, soprattutto in una città come New York dove i salari e le spese sono elevati. Questi cassieri sono impiegati tramite un'agenzia con sede nelle Filippine, con un fuso orario che differisce di 12 ore rispetto a New York.
Tuttavia, le informazioni sull'agenzia sono scarse, il che solleva alcuni dubbi sulla trasparenza e l'efficacia di tali pratiche di lavoro a distanza. Nonostante il risparmio economico, resta da chiedersi quale impatto avrà questa pratica sui lavoratori locali e sulla qualità del servizio offerto ai clienti. La situazione al Sansan Chicken rappresenta solo un esempio di come la tecnologia possa ridefinire le dinamiche lavorative, sollevando al contempo importanti questioni etiche riguardo l'esternalizzazione del lavoro nei Paesi dove la manodopera costa meno.