Il governo britannico ha segretamente ordinato ad Apple di creare una "backdoor" in iCloud, il servizio di archiviazione cloud dell'azienda integrato anche sui Mac, che permetterebbe alle autorità di accedere a tutti i contenuti caricati dagli utenti a livello globale. La notizia, riportata dal Washington Post, rischia di innescare un nuovo, acceso confronto tra il colosso tecnologico e un governo nazionale sul tema della privacy e della sicurezza dei dati.
Secondo fonti anonime citate dal quotidiano statunitense, l'ordine, emesso il mese scorso, non ha precedenti nelle principali democrazie. A differenza di richieste mirate relative a singoli account, il governo britannico esige una capacità di accesso illimitata a materiale crittografato, compresi quelli protetti da crittografia end-to-end (E2EE).
È altamente improbabile che Apple acconsenta a tale richiesta. L'azienda di Cupertino ha una lunga e consolidata tradizione di difesa della privacy dei propri utenti, considerata un diritto fondamentale. Questo impegno si è già concretizzato in passato in scontri legali di alto profilo, come quello del 2016 con l'FBI nel caso dell'attentatore di San Bernardino. In quell'occasione, Apple si rifiutò di creare una backdoor per sbloccare l'iPhone dell'attentatore, sostenendo che un simile precedente avrebbe messo a rischio la sicurezza di tutti gli utenti. Il caso si risolse quando l'FBI riuscì ad accedere al dispositivo tramite terze parti, senza l'aiuto di Apple.
La richiesta del governo britannico, secondo 9to5Mac, è non solo "oltraggiosa", ma anche "tecnicamente ignorante". Molti dei dati presenti su iCloud sono protetti da crittografia end-to-end, il che significa che nemmeno Apple possiede le chiavi per decifrarli. Gli utenti possono rafforzare ulteriormente la protezione dei propri dati attivando la funzione "Advanced Data Protection".
Inoltre, come sottolinea la testata, esistono già meccanismi legali che consentono alle forze dell'ordine di richiedere l'accesso a dati specifici, previa autorizzazione di un giudice. Questo processo garantisce un bilanciamento tra le esigenze investigative e il diritto alla privacy, valutando caso per caso.
Il Regno Unito non è nuovo a tentativi di questo tipo. Nel 2023, il governo aveva già chiesto accesso ai messaggi di iMessage e alle chiamate FaceTime, entrambi protetti da crittografia end-to-end. Anche in quell'occasione, Apple aveva minacciato di ritirare i servizi dal Paese piuttosto che compromettere la sicurezza dei propri utenti. Il governo aveva fatto marcia indietro, parlando di un semplice "rinvio" della misura.
Questi episodi sollevano interrogativi più ampi sulle ambizioni di sorveglianza del governo britannico. Sia i governi passati che quello attuale hanno approvato leggi che conferiscono ampi poteri di controllo, non solo sui propri cittadini, ma anche sugli utenti di tecnologia a livello globale.
La richiesta di una backdoor generalizzata in iCloud rappresenta un salto di qualità, un tentativo di ottenere accesso indiscriminato ai dati personali di milioni di persone in tutto il mondo, senza alcuna giustificazione specifica o controllo giudiziario.
È quasi certo che Apple rifiuterà categoricamente la richiesta del governo britannico. Questo apre la strada a una potenziale battaglia legale di portata internazionale, con implicazioni significative per il futuro della privacy digitale. Se il governo britannico dovesse insistere, Apple potrebbe trovarsi costretta a scegliere tra il rispetto della legge britannica e la protezione dei dati dei suoi utenti globali. Una scelta che potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini del Regno Unito.
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