Il CEO Intel Pat Gelsinger ha delineato un futuro in cui l'IA potrebbe automatizzare intere aziende, in particolare le startup Questo periodo, secondo lui, sarà caratterizzato da agenti IA altamente specializzati che potranno svolgere lavori complessi interagendo tra loro. "Interi dipartimenti diventano soluzioni automatizzate dall'IA," prevede Gelsinger. "Forse avremo l'era della prima azienda da un miliardo di dollari gestita da una sola persona." Vale a dire un “Unicorno” come vengono definite in gergo le startup che arrivano a un miliardo di valutazione.
Gelsinger conta su questo futuro perché, naturalmente, può tradursi in una grande occasione di crescita per Intel. "Ogni azienda diventa un'azienda di IA e questa diventa la forza trainante del mercato dei semiconduttori che si espande, passando da circa 600 miliardi a oltre 1 trilione di dollari entro la fine del decennio," ha previsto.
Questo cambiamento non avverrà dall'oggi al domani. Secondo Gelsinger, stiamo assistendo alla trasformazione aziendale dell'IA, ma in tre fasi diverse. La prima fase è la "età del copilota IA" in cui assistenti intelligenti aiutano a migliorare la produttività dei lavoratori. Poi ci sarà una seconda fase in cui gli agenti IA possono gestire attività più complesse e automatizzare interi processi, come la creazione di un report da zero. A quel punto potremo iniziare a mettere più agenti insieme, conclude il dirigente. Uno scenario che non sembra nemmeno tanto lontano nel tempo, anche perché Gelsinger non parla di AGI ma si limita a immaginare avanzamenti tecnologici relativamente piccoli rispetto a ciò che abbiamo oggi.
Allo stesso tempo il CEO Intel conferma ciò che tutti sanno ma che alcuni ancora rifiutano: il valore principale delle IA risiede nel fatto che toglieranno posti di lavoro. Bene per i bilanci delle aziende ma meno bene per centinaia di migliaia di persone, forse milioni di lavoratori che potrebbero trovarsi senza un impiego.
Un problema che non riguarda tanto chi sta lavorando oggi, e che in un modo o nell’altro può ancora pensare di concludere la propria vita lavorativa e poi vivere ancora qualche anno (si spera il più possibile) da pensionato. Per chi è giovane e ancora deve iniziarla, la vita lavorativa, lo scenario è tuttavia del tutto preoccupante: a un certo punto ci saranno molte più persone che lavori disponibili, e in quel momento potremmo trovarci tra le mani un problema molto serio.
E questa è di per sé una grossa parte del problema: le persone che più di tutte subiranno l’impatto di queste tecnologie sono quelle che oggi non hanno alcun potere per decidere come dobbiamo agire. Anzi, chi ha quel potere spesso e volentieri è così anziano da non avere la minima speranza di vedere i risultati delle sue azioni. Già correggere questo paradosso sarebbe un passo avanti per tutti.
Restando più vicini al tema trattato da Gelsinger, la risposta sta in parte nell’istruzione, ed è una sfida a cui anche Intel sta cercando di rispondere con piani per formare milioni di persone nell'uso dell'IA entro il 2030; il colosso dei semiconduttori sta anche partecipando a un consorzio per per identificare quali lavori potrebbero essere sostituiti dall'IA e come riqualificarli.
Uno sforzo apprezzabile ma che da solo non basterà. Di fronte a una forza che sembra pronta a rivoluzionare alla radice il nostro sistema economico, abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare, di una nuova cultura. Dovremmo tentare di uscire dallo schema che vede un individuo meritevole solo in proporzione alla ricchezza che produce con il proprio lavoro.