Amazon Silk, un browser che spia e aggira la privacy

Amazon Silk, il browser del nuovo tablet Kindle Fire, preoccupa per la sua piattaforma cloud capace di tracciare i comportamenti di ogni utenti. Alcuni deputati statunitensi hanno deciso di indagare per scoprire come saranno trattati i dati personali.

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a cura di Dario D'Elia

Il browser Silk di Amazon, istallato sui tablet Kindle Fire, potrebbe violare le norme sulla privacy. Alcuni membri del Congresso statunitense hanno deciso di organizzare un'udienza pubblica per consentire all'amministratore delegato Jeff Bezos di fare chiarezza.

Come avevamo anticipato a settembre quando è stato presentato Kindle Fire, Silk si basa su una piattaforma di cloud computing e quindi il rendering delle pagine Web viene eseguito sui server remoti EC2 di Amazon. In pratica la piattaforma accoglie gli elementi delle pagine dei siti in visita e poi li rinvia al dispositivo come un unico flusso di dati già elaborato. Questo dovrebbe consentire una maggiore velocità di fruizione, ma ovviamente anche un totale controllo di Amazon sui consumi editoriali (e non) dei suoi utenti.

Amazon Silk

Secondo il deputato Repubblicano Joe Barton si tratterebbe di un abuso. "[...] obbligheranno chiunque che utilizza Amazon (Kindle Fire, NdR) ad andare sui suoi server per raccogliere ogni informazione di ogni persona senza darne conoscenza", ha dichiarato il politico texano. "Il troppo è troppo".

Il deputato Democratico Ed Markey, per gli stessi motivi, ha scritto una lettera a Bezos. "Kindle Fire consente ai suoi utenti di visitare i siti", scrive il politico del Massachusetts. "Però gli utenti Fire devono usare Silk, un browser sviluppato apposta da Amazon. Mettendo insieme Fire con Silk, Amazon può essenzialmente tracciare ogni click online dei suoi clienti. Amazon così saprà dove comprano, che cosa acquistano, quando lo fanno e quanto spendono". La missiva prosegue ma nella sostanza chiede quali informazioni Amazon abbia intenzione di archiviare e poi che cosa voglia farne.

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La situazione è resa ancor più delicata dal fatto che è in atto un dibattito per riformare la legge sulla privacy online. "Francamente, non credo che l'industria abbia dimostrato di fare abbastanza per proteggere i consumatori americani, mentre il governo, sfortunatamente, tende a esagerare quando si tratta di regolamentare nuovamente", ha dichiarato Mary Bono Mack, presidente del comitato che si sta occupando della questione.

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