Addio surriscaldamento: chip raffreddati 7 volte più velocemente

La sorprendente scoperta dell'università di Tokyo: raffreddare i dispositivi elettronici, sette volte più rapidamente, facendoli bollire nell'acqua.

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a cura di Andrea Maiellano

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Grazie a un'importante scoperta dell'Università di Tokyo, potremmo assistere a una rivoluzione per quanto concerne il raffreddamento dei processori. Un team di ricercatori giapponesi ha sviluppato un sistema di raffreddamento che sfrutta il cambiamento di fase dell'acqua, superando i limiti delle soluzioni tradizionali. Questo approccio promette di affrontare una delle sfide più critiche dell'industria tecnologica: la gestione del calore in componenti sempre più piccoli e potenti, un problema che sta diventando sempre più rilevante con l'avanzare della miniaturizzazione dei semiconduttori.

La nuova tecnologia sfrutta un principio fisico fondamentale: quando l'acqua passa dallo stato liquido a quello gassoso, assorbe una quantità di energia sette volte superiore rispetto al semplice riscaldamento del liquido. Questo fenomeno permette di catturare e dissipare il calore in modo significativamente più efficiente rispetto ai metodi convenzionali basati solo sul flusso d'acqua. L'ostacolo principale, finora, era rappresentato dalla difficoltà del vapore di fluire attraverso i canali capillari estremamente sottili incorporati direttamente nei chip.

Per superare questa limitazione, i ricercatori hanno implementato una soluzione ingegnosa: canali micro-fluidici tridimensionali con una struttura capillare abbinata a uno strato di distribuzione a collettore. Attraverso meticolosi esperimenti, hanno scoperto che la geometria dei microcanali e la distribuzione del refrigerante all'interno del sistema influenzano drasticamente le prestazioni termiche e idrauliche. Garantendo un flusso continuo di acqua e vapore, il team ha raggiunto un coefficiente di prestazione (COP) di 100.000, circa dieci volte superiore rispetto ai sistemi di raffreddamento ad acqua tradizionali.

Masahiro Nomura, autore senior dello studio, ha sottolineato: "La gestione termica dei dispositivi elettronici ad alta potenza è cruciale per lo sviluppo della tecnologia di prossima generazione, e il nostro design potrebbe aprire nuove strade per ottenere il raffreddamento necessario". L'implementazione di questo sistema bifasico potrebbe consentire soluzioni di raffreddamento più compatte, eliminando la necessità di liquidi esotici o complessi.

Un aspetto particolarmente interessante di questa tecnologia è il suo potenziale funzionamento passivo. Il cambiamento di fase del liquido potrebbe dissipare il calore attraverso la convezione naturale, consentendo al sistema di operare senza necessità di meccanismi di pompaggio. Questo rappresenterebbe un enorme vantaggio in termini di consumo energetico e affidabilità, specialmente per dispositivi portatili o installazioni in luoghi remoti.

Le applicazioni di questa tecnologia vanno ben oltre i processori per computer. Il sistema potrebbe rivoluzionare il raffreddamento di laser, fotodetettori, LED e sistemi radar, trovando impiego nei settori automobilistico e aerospaziale. La capacità di gestire efficacemente il calore in spazi ristretti risponde a una necessità critica dell'industria tecnologica contemporanea, dove i chip diventano sempre più piccoli ma generano quantità crescenti di calore concentrato.

Nel panorama dell'innovazione nel raffreddamento, questa soluzione si distingue da altre tecnologie attive recentemente sviluppate, come l'AirJet Mini Slim di Frore e il Motore di Raffreddamento Ionico Ventiva. Il sistema bifasico giapponese potrebbe rappresentare un punto di svolta nelle tecnologie di raffreddamento passivo, offrendo una soluzione efficace per spazi limitati senza richiedere alimentazione elettrica aggiuntiva.

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