Il colosso giapponese SoftBank ha annunciato l'acquisizione di Ampere Computing, società specializzata nello sviluppo di processori basati su architettura Arm per datacenter, per 6,5 miliardi di dollari in contanti. L'operazione, che dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2025, rappresenta una mossa strategica significativa nel panorama dell'intelligenza artificiale. Fondata nel 2018 nella Silicon Valley con finanziamenti di Carlyle Group e Oracle, Ampere continuerà a operare con il proprio nome come sussidiaria interamente controllata, mantenendo i suoi 1.400 dipendenti e la propria offerta di processori sul mercato.
Un'acquisizione strategica per alimentare l'ambizione AI di SoftBank
SoftBank, che controlla già Arm Holdings, sembra avere un piano preciso per Ampere. L'azienda guidata da Masayoshi Son sta investendo massicciamente in infrastrutture per l'intelligenza artificiale, in particolare nei progetti Stargate, enormi data center cloud progettati specificamente per l'AI. "Il futuro dell'Intelligenza Artificiale Super richiede una potenza di calcolo rivoluzionaria", ha dichiarato Son, sottolineando come l'esperienza di Ampere nei semiconduttori e nel calcolo ad alte prestazioni accelererà questa visione.
Renée J. James, fondatrice e CEO di Ampere, ha espresso entusiasmo per l'operazione: "Con una visione condivisa per far avanzare l'AI, siamo entusiasti di unirci al Gruppo SoftBank e collaborare con il suo portafoglio di aziende tecnologiche leader. Questo è un risultato fantastico per il nostro team, e siamo impazienti di portare avanti la nostra roadmap AmpereOne per processori Arm ad alte prestazioni e AI".
La sfida in un mercato dominato dai giganti
Dal suo esordio, Ampere ha sviluppato due famiglie di prodotti: Ampere Altra con fino a 128 core realizzati sul nodo N7 di TSMC e AmpereOne con fino a 192 core prodotti sulla tecnologia di fabbricazione N5 di TSMC. Nonostante l'innovazione, questi processori hanno ottenuto una penetrazione limitata nel mercato dei cloud service providers (CSP), il segmento a cui l'azienda si rivolge con i suoi processori "cloud-native".
La roadmap dell'azienda prevede il lancio di CPU AmpereOne con fino a 256 core prodotte sul processo di fabbricazione N3 di TSMC nel 2025, per poi passare a tecnologie più avanzate nel 2026. Tuttavia, il panorama competitivo si è fatto più complesso. Con Arm che pianifica di offrire i propri processori per datacenter mirati a hyperscaler e CSP, le possibilità di Ampere di guadagnare una quota di mercato significativa sembrano essersi ridotte considerevolmente.
Il potenziale impatto sui data center del futuro
Nonostante le sfide, il futuro di Ampere potrebbe essere radicalmente diverso sotto l'egida di SoftBank. Come indicato in una dichiarazione ufficiale, Ampere "dovrebbe svolgere un ruolo chiave nei futuri mercati di crescita di SoftBank, compresi gli investimenti in infrastrutture AI recentemente annunciati come Stargate". Questi giganteschi datacenter di nuova generazione potrebbero ospitare decine o centinaia di migliaia di nodi, rappresentando un mercato enorme.
Se Ampere fornisse milioni di CPU al suo nuovo proprietario, il suo business potrebbe espandersi ben oltre la sua dimensione attuale. Ancora più significativo sarebbe l'impatto se altri partner di Stargate – come OpenAI e Oracle – adottassero i CPU di Ampere come scelta predefinita per i loro datacenter, creando una svolta decisiva per l'azienda.
Un affare che ridisegna gli equilibri nel settore
L'accordo da 6,5 miliardi di dollari in contanti vedrà i principali investitori di Ampere – Carlyle e Oracle – cedere le loro quote nella società. La transazione è soggetta ai requisiti standard di chiusura, incluse le approvazioni normative, e si prevede che sarà finalizzata nella seconda metà del 2025.
L'operazione sottolinea l'impegno crescente di SoftBank nell'innovazione AI negli Stati Uniti e rappresenta una mossa strategica in un mercato dove Ampere deve competere con i processori Xeon di Intel – come Sierra Forest con fino a 144 core e il suo successore Clearwater Forest previsto per il 2026. Una sfida particolarmente difficile considerando l'ampio ecosistema disponibile per le CPU x86, ma che potrebbe trovare nuova linfa vitale grazie alle risorse e alla visione di SoftBank.