Dopo avervi raccontato dei gravi danni del mining in Iran, dove si presume che siano concausa dei frequenti ed estesi blackout che stanno colpendo il paese, oggi vi riportiamo i dati di Chainalysis sul riciclaggio di denaro sporco attraverso criptovalute.
Da dove proviene il denaro sporco online? Da truffe online, attacchi ransomware, finanziamenti a gruppi terroristici, hack, acquisto di materiale pedo-pornografico e pornografico, pagamenti per "servizi illegali" (traffico di droga, armi e dati rubati) dal dark web.
Come riportato sul blog di Chainalysis e sintetizzato su ZDnet, i criminali che ricorrono alle criptovalute tendono a riciclare questi fondi attraverso un piccolo gruppo di portali. Si tratta di un insieme di pochi indirizzi specializzati, come piattaforme di scambio di criptodenaro ad alto rischio, siti d'azzardo, servizi di ribilanciamento e di variazione del portafogli finanziario e di altri strumenti finanziari con sede nei cosiddetti "paradisi fiscali".
Ma, a dispetto dello aspettative, il report evidenzia che solo 270 indirizzi blockchain riciclano più della metà (il 55%) delle criptovalute provenienti da attività criminali. Di più: 1.867 indirizzi hanno ricevuto il 75% dei fondi criminali in criptovalute nel 2020, una somma stimata in circa 1,7 miliardi di dollari.
"Questo livello di concentrazione è maggiore rispetto al 2019 - raccontano gli analisti di Chainalysis - In particolare, si nota una quota maggiore di criptovalute illecite ricorrere agli indirizzi che convertono tra 1 milione e 100 milioni di dollari di criptovalute all'anno [...] Crediamo che la maggiore concentrazione di indirizzi, che ricevono e riciclano criptovalute illecite, rifletta una crescente dipendenza dei criminali informatici da un oligopolio di broker OTC (over-the-counter) e di altri servizi specializzati nel riciclaggio".
Questo collo di bottiglia, secondo Chainalysis, è in realtà una buona notizia. L'azienda, leader nel fiorente mercato della sorveglianza delle criptovalute, collabora con istituzioni governative statunitensi come l'FBI e l'ICE contro la cybercriminalità. Ritiene che, ora, il riciclaggio attraverso le criptovalute sia più vulnerabile.
Infatti basterebbe intervenire legalmente contro uno sparuto gruppo di operatori per paralizzare il movimento di fondi illeciti. Inoltre la maggioranza di questi servizi sono legati a grandi operatori legalmente riconosciuti e, quindi, perseguibili a norma di legge. In questo caso, si presume che la sola applicazione e rispetto delle politiche antiriciclaggio interne alle aziende potrebbe determinare la chiusura di molte delle attuali piattaforme di riciclaggio di criptovalute.
Se desiderate approfondire l'attuale stato della cybercriminalità e dei suoi effetti, potete scaricare l'intero report di Chainalysis (in lingua inglese) da qui.
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