Si può diventare ciò che si vuole essere o invece si è prigionieri delle costrizioni biologiche e delle convenzioni sociali che decidono per noi? Sono questi gli interrogativi, importanti ma trattati con humor e leggerezza, che si pone Zootropolis, 55° lungometraggio Disney che in Italia esordirà il prossimo 18 febbraio e che noi abbiamo visto in anteprima in questi giorni.
Con Zootropolis tornano anche ad essere protagonisti gli animali antropomorfi (non succedeva da Chicken Little del 2005), usati però sempre come cartine di tornasole dei nostri pregi e difetti, uno stratagemma retorico ancora valido e soprattutto molto gradito ai più piccoli.
Il film diretto da Byron Howard e Rich Moore, entrambi presenti all'anteprima italiana, ha una struttura avvincente, rivelandosi quasi subito un giallo in cui il mistero da risolvere rappresenta anche la risposta al quesito iniziale.
Quesito che sin da piccola si pone Judy Hopps, coniglietta di campagna che anela a diventare una poliziotta di città, ma il cui sogno è osteggiato perché da sempre il ruolo è svolto solo da maschi predatori o grossi animali.
Trasferitasi a Zootropolis però Judy scoprirà presto che le cose non sono come se le immaginava: il suo capo la mette a dirigere il traffico invece che a risolvere casi e la favoleggiata città in cui prede e predatori vivono in pace uno affianco all'altro, modello ideale di società multietnica avanzata come meglio suggerito dal titolo originale del film, Zootopia, nasconde invece un segreto inquietante.
Suo partner involontario e antitesi della visione positiva di Judy sarà la volpe Nick Wilde, astuto truffatore disilluso, che negli anni si è adattato ad essere quello che tutti pensano che sia e debba essere. Il destino metterà assieme Judy e Nick, antagonisti naturali, nel tentativo di risolvere il mistero e il comune cammino cambierà per sempre la visione di entrambi.
Se la storia è intrigante anche il comparto tecnico non è da meno. La Disney infatti ha fatto le cose decisamente in grande con ben 800 artisti al lavoro, lo sviluppo di una nuova e raffinata tecnologia per rendere al meglio i diversi pelami degli animali, a volte folti e opachi, altre invece traslucidi, e 18 mesi solo per studiare nei minimi dettagli la morfologia delle oltre 50 specie riprodotte poi durante il film.
Zootropolis è così una gioia anche per gli occhi, grazie a una regia attuale e molto dinamica e a una certosina ricostruzione delle scenografie, che trova la sua apoteosi proprio nella descrizione della città, caratterizzata dalla giustapposizione di ambienti molto diversi tra loro, dalle foreste pluviali ai deserti, dai ghiacci polari alla savana.
Il notevole lavoro svolto dal team Disney si nota anche in alcuni preziosi dettagli come la metropolitana con scomparti di diverse misure per le diverse taglie dei passeggeri ed altre trovate che sottolineano il modo in cui a Zootropolis tutto è realizzato per rispondere al meglio alle esigenze di ciascuno, rispettando sempre le diversità.
I personaggi principali del film sono molto riusciti, ben caratterizzati e gustosi, ma spesso lo sono anche quelli di contorno, come Mr. Big, un toporagno dalle fattezze di Don Vito Corleone de il Padrino, a capo di una potente organizzazione criminale.
Zootropolis non è un film musicale, come spesso accade per i lungometraggi Disney, non poteva comunque mancare nella colonna sonora un brano principe, cantato da Shakira; accompagna Judy nel suo primo, indimenticabile viaggio vero la città.
Insomma di Zootropolis ci è piaciuto proprio tutto, si tratta di un film garbatamente divertente, con una trama avvincente che saprà coinvolgere grandi e piccini per tutti i suoi 108 minuti di durata. Offre anche più di uno spunto di riflessione su alcuni temi di grande attualità e mostra ai nostri figli che, in una realtà sociale complessa come la nostra, lottare per realizzare le proprie aspirazioni è necessario per non arrendersi ai propri incubi.