"Finché tieni questa tazza, dovrai essere leale alla ikka e servire il tuo oyabun con pietà filiale": queste sono parole che, ancora oggi, vengono talvolta pronunciate nel corso di un rituale d'ingresso, quando un nuovo membro entra a far parte della "famiglia" di un gruppo della Yakuza. Questa è una delle peculiarità del gruppo mafioso più rispettato (e ricco) del mondo: pur essendo un'associazione illegale, è del tutto a piede libero ancora oggi , talvolta apprezzata e soprattutto partecipe in molte attività benefiche. Ciò è dovuto perché sin dalle sue origini e sin nel profondo, la Yakuza eredita rituali e cultura del famoso bushido, il codice d'onore dei samurai.
La Yakuza ha affascinato e terrorizzato allo stesso tempo migliaia di persone, sia nel Paese del Sol Levante, dove ha origine, sin all'estero. Ma molte delle sue tradizioni sono rimaste per anni un vero mistero, nutrimento fondamentale che ha alimentato le fantasie di registi, fumettisti e vari artisti. Ecco perché ritroviamo innumerevoli citazioni di questa particolare mafia dal cinema ai manga, a partire da Quentin Tarantino fino anche ai videogames, con il videogioco Yakuza.
Yakuza: storia, manga e curiosità sulla mafia giapponese
- Cosa significa Yakuza?
- Yakuza: la storia
- Caratteristiche e curiosità sulla Yakuza
- La Yakuza nella cultura pop
Cosa significa Yakuza?
E' vero, è possibile incontrare alcuni affiliati della Yakuza mentre passeggiano per le strade di Tokyo, se non tranquillamente addirittura sfilare in mutande (se non ci credete, provate il Sanja Matsuri, fatevi trovare il 3° weekend di maggio, lungo le strade del quartiere di Asakusa a Tokyo), tuttavia è molto difficile che in Giappone la Yakuza venga chiamata così. Solitamente i giornali e i giapponesi preferiscono nominarla come bōryokudan, che significa “gruppo violento”.
Il nome Yakuza è soprattutto usato e conosciuto all'estero, sebbene la sua origine sia deliziosamente intrecciata alla storia nipponica: secondo alcuni storici, il nome deriva dalla pronuncia "popolare" di 3 numeri, ya (“otto”), ku (“nove”) e sa (“tre”). Questa cifra rappresenta il punteggio più scarso di un famoso gioco di carte, che si chiama Hanafuda, molto diffuso tra i negozi e i commercianti controllati dai primi mafiosi giapponesi, più di tre secoli fa.
Col tempo, questo termine veniva sempre più usato con un concetto dispregiativo: assunse il senso di "marginale" o di "meschino", questo anche perché iniziò a venir associato agli ambiti della criminalità nipponica, oltre che ai comportamenti degli antenati della Yakuza.
Yakuza: la storia
Le origini della Yakuza sono ancora oggi un vero mistero, sebbene numerosi storici concordano sul fatto che i primi mafiosi giapponesi sono nati ai tempi delle caste feudali, camminando sulle stesse strade e sotto lo stesso cielo dei samurai. Alla fine del XV secolo e agli inizi del XVI secolo, all'incirca nel periodo dello shogunato Tokugawa (conosciuto generalmente come il periodo Edo), l’impero giapponese soffriva ancora per colpa delle guerre.
Nonostante un periodo di riassestamento e di stabilità politica, molti samurai che avevano servito in battaglia furono lasciati ai margini della società e sentendosi abbandonati, iniziarono a seminare il panico tra la popolazione, aggregandosi in piccole bande dal nome di hatamotoyakko che, sostanzialmente, facevano soltanto i loro interessi. Alcuni gruppi di rōnin (samurai senza "padrone"), prestarono invece servizio a difesa dei deboli, unendosi in altre bande, insorte proprio per contrastare l'arroganza dei samurai che opprimevano i giapponesi.
Questi gruppi di persone armate, conosciute in seguito come "machi-yakko" (servitori del popolo) godevano di un grosso consenso da parte dei giapponesi, poiché spesso li proteggevano o facevano i loro interessi. Tra loro si distinsero principalmente i Tekiya ed i Bakuto, coloro che molti dicono abbiano dato origine alla Yakuza moderna. I primi, i Tekiya, erano soprattutto ricettatori e spacciatori di merci illecite, mentre i secondi, i Bakuto, si dedicarono in seguito soprattutto al gioco d’azzardo.
Proprio i Tekiya furono i primi a definire lo standard dell'organizzazione criminale così come la conosciamo oggi: originariamente, infatti, queste bande organizzavano soltanto le attività degli yashi, gruppi di venditori ambulanti. Si preoccupavano di proteggerli e di aiutarli nel commercio, ma col tempo da venditori si trasformarono in truffatori ambulanti. Mentivano sulla qualità dei propri prodotti, ingannavano le persone e arrivarono a estorcere denaro, con le prime forme di taglieggiamento su affitti e tangenti sulla sicurezza.
Queste bande cominciarono a specializzarsi. Divennero particolarmente abili, intorno alla seconda metà del 1800, nelle pratiche intimidatorie verso politici e alti funzionari: era possibile assoldarli, tramite alcuni patti, come strumento di "persuasione" nei confronti degli avversari politici. In seguito questi primi Yakuza parteciparono anche alle campagne di terrore di quegli anni, costellate da una lunga catena di assassinii di personaggi politici, tra cui due primi ministri e altrettanti ministri delle Finanze. Fu proprio così che la Yakuza iniziò a instaurare i primi legami con soggetti autorevoli del mondo economico e finanziario, garantendosi sempre più prestigio e autorità.
Le bande conquistarono fama e guadagni, fino alla Seconda Guerra Mondiale, che rimescolò le carte dell'intera struttura societaria giapponese e, pertanto, anche quella criminale. L'occupazione americana spinse la Yakuza a mantenere l'ordine pubblico in cambio di appalti nell'edilizia. In questo momento la mafia giapponese poté provare un nuovo settore e anziché crollare, divenne ancora più influente di prima: intervenne spesso nel settore industriale, tramite appalti e bandi, poté rafforzarsi ulteriormente nella politica, si infiltrò nel Partito Liberal Democratico e appoggiò persino le campagne elettorali, facendo guadagnare voti ai partiti tramite le proprie minacce.
Dopo il boom degli anni '80, favorito dalla crescita del settore pornografico e degli hentai, il governo giapponese provò a minare la Yakuza, emanando nel 1992 la legge anti-boryokudan, che proibiva la presenza di associazioni a carattere violento ed intimidatorio. La legge, però, riuscì ben poco di fronte all'associazione, ormai consolidata sulle stesse basi della società giapponese: capitarono numerosi casi di omicidio da parte della Yakuza, per rafforzare la loro presenza. Nel 1994, un dirigente della Fuji Photo Film Co. venne ucciso a Tokyo davanti alla sua abitazione per non essersi piegato alle richieste degli esattori della Yakuza. E sebbene nel 1996 tre top manager della Takashimaya, la più grossa catena commerciale giapponese, siano stati arrestati per aver pagato alcuni boss della Yakuza per dieci anni in cambio di protezione, in Giappone molti politici di alto profilo, tra cui diversi ministri, hanno dichiarato di aver avuto legami con l'organizzazione criminale.
Caratteristiche e curiosità sulla Yakuza
Sebbene siano stati messi all'opera numerosi tentativi per eliminare la Yakuza, tra cui l'arresto di circa 50.000 membri delle principali famiglie criminali, la mafia giapponese può contare oggi su un vero "esercito": più di 100mila affiliati, presenti in Giappone e in varie parti del mondo, tra cui soprattutto l'America, le Hawaii, ma anche in Europa, in Australia e nel resto dell'Asia.
Con un giro d'affari stimato in quasi 80 miliardi di dollari, la Yakuza occupa le prime posizioni tra le organizzazioni criminali più remunerative. I suoi proventi vengono soprattutto dalle speculazioni immobiliari e finanziare, da un traffico di estorsioni, droga, armi e gioco d’azzardo (in particolare il pachinko). Ma tra le altre attività illegali che negli ultimi anni hanno interessato l'organizzazione, ci sono anche lo sfruttamento della prostituzione, il riciclaggio di denaro sporco e i "i patti" con le grandi aziende. In particolare, uno tra i vari sistemi usati dalla Yakuza per estorcere denaro è lo stesso che usavano i loro "antenati" durante il periodo Edo: si chiama Sokaiya ed è una particolare forma di estorsione. In pratica i clan della Yakuza rendono noto ad alcune aziende che alcuni loro membri interverranno per tale ora e tale giorno ai meeting delle grandi società, per umiliare il manager e il proprio team. Per evitare questa umiliazione, richiedono appunto un pagamento.
Un altro intervento da parte dell'associazione criminale, però, risulta "legale" e persino benefico: secondo quanto dimostrato da recenti studi, la Yakuza pagherebbe la manovalanza all’industria del nucleare giapponese ed è tra i primi finanziatori delle attività di soccorso per aiutare le persone colpite da calamità naturali, come terremoti e tsunami. Molti tra i loro membri sono addirittura iscritti a sindacati o ad associazioni patriottiche. A Tokyo, in particolare, l'intervento della mafia giapponese in alcuni quartieri ha sì svantaggiato alcuni, ma anche talvolta aiutato altri commercianti a diffondersi, premiando il substrato sociale giapponese, così come successo a Kabuki-cho a Shinjuku.
D'altronde, ancora adesso molti giapponesi non sono contrari alla Yakuza e, anzi, la rispettano e la idolatrano, anche per merito dello spirito comportamentale a cui (teoricamente) si ispira l'associazione, ovvero il bushidō: ogni persona appartenente alla Yakuza è legata a un codice serrato e a un modus operandi dedito al dovere e all’onore, nonché all’altruismo verso i più deboli. Il sistema Yakuza è quello piramidale, solitamente patriarcale, dove i ruoli non sono messi in discussione e l’obbedienza alle regole è assoluta. La violazione delle regole da parte degli adepti, viene severamente punita, ne è una prova la famosa asportazione della falange del mignolo, una pratica nota in Giappone col nome di yubitsume. La pratica di mozzarsi le dita è un lascito dei Bakuto che in realtà era associato a un estremo gesto di devozione nei confronti della propria famiglia di appartenenza.
Il forte attaccamento verso la "famiglia" criminale è una delle caratteristiche più peculiari della Yakuza: i membri dei vari clan, fanno tutto ciò che possono per ostentare la propria appartenenza, dalle katane, agli abbigliamenti lussuosi, sino al registro linguistico dialettale tipico e agli irezumi (da ireru, “inserire”, e sumi, “inchiostro”), il tatuaggio originariamente usato come forma di punizione che servivano a marchiare indelebilmente la pelle dei criminali. La procedura per questi tatuaggi, usati solitamente ancora oggi con aghi di bambù o di acciaio affilato, è molto dolorosa e può richiedere anni per essere completata. Ecco perché viene talvolta usata dai membri, come prova della propria fedeltà. Una piccola curiosità: le pelli tatuate dei membri della yakuza morti hanno persino un florido mercato nero e sono usati come merce da esposizione in alcune gallerie d’arte.
Solitamente, la Yakuza si suddivide in gruppi detti “Kumi”, principalmente maschile. Ci sono alcune rappresentanti donne, chiamate ane-san (sorelle maggiori), ma sono molto rare. Ogni gruppo è suddiviso in piccole bande, che tra di loro si fanno chiamare "famiglie", ikka. A capo di ogni famiglia, c'è l'oyabun, il padre, cui i kobun (figli) devono obbedienza, fedeltà e rispetto. Quando un adepto raggiunge un certo status, ha il permesso di iniziare una sua famiglia, riconoscendo i propri affiliati e diventando a sua volta un piccolo capo. E' pressocchè impossibile che i membri della stessa famiglia abbiano veri legami di sangue, solitamente infatti vige un severo sistema di regole successorie che escludono i figli dal novero degli eredi.
Tutt'oggi, la più grande famiglia yakuza del Giappone è la Yamaguchi-gumi: fondata a Kobe nel 1915 come associazione di lavoratori portuali, vanta da sola circa 30mila affiliati in tutto il mondo. Secondo la rivista economica Fortune, guadagna annualmente circa 80 miliardi di dollari, il che la rende l'organizzazione criminale più ricca del mondo. E' molto attiva nella vita sociale giapponese, nel 2013 ha pubblicato persino una rivista, la Yamaguchi-gumi Shinpo per diffondere poesie haiku, articoli per la pesca e inviti ai lettori a compiere buone opere. Ha anche prodotto un videoclip musicale nel 2014, con un messaggio contro la droga.
La Yakuza nella cultura pop
Molti sono stati affascinati dalla prospettiva del "ronin", quell'immagine di un malavitoso che, come fosse una sorta di anti-eroe, salva i deboli pur non rispettando le leggi, ma soltanto il proprio codice d'onore. Sarebbe troppo lungo citare le centinaia e centinaia di esempi in cui vengono menzionati o ritratti proprio come protagonisti i membri della Yakuza e la loro storia. C'è persino un filone cinematografico interamente dedicato alla mafia giapponese, sebbene siano solitamente raggruppati in una serie di B-Movies, i film di "second'ordine".
Il primo film dedicato al gruppo criminale fu Mori no Ishimatsu di Kozaburo Yoshimura è risale addirittura al 1949. In seguito, è con Porci, geishe e marinai di Shōhei Imamura, nel 1961, che si va a delineare lo stile tipico di questo genere cinematografico. Fuori, però, dalle sale giapponesi che dedicano alla Yakuza il proprio filone, possiamo trovare numerose citazioni alla mafia giapponese anche in mondi più internazionali e diffusi, come nella serie TV Marvel Daredevil e in Wolverine - L'immortale , oltre che in altre leggendarie pellicole, come in Kill Bill del maestro Tarantino. Di recente pubblicazione, invece, abbiamo un esemplare (e persino divertente, in alcuni momenti) esempio della mafia nipponica anche con Bullet Train.
Anche altri famosi registi hanno omaggiato la Yakuza, come ad esempio il regista Sydney Pollack con il film Yakuza del 1975, con Robert Mitchum, Brian Keith e Ken Takakura, Philip Kaufman con Sol levante, con Sean Connery, e anche Ridley Scott, col film Black Rain - Pioggia sporca.
Per quanto riguarda l'universo dei manga, sarebbe impossibile non citare tra i più riusciti e originali esempi legati alla Yakuza le numerose citazioni che troviamo anche in City Hunter e Gintama, sebbene ci siano alcuni titoli che affrontano l'argomento ponendolo come argomento principale. Tra questi, citiamo La via del Grembiule, dove il protagonista è letteralmente uno Yakuza casalingo, Nisekoi - False Love, che esplora il mondo dei "giovani Yakuza", Sanctuary, dove si esplicitano i due volti tra la Yakuza e la politica, Yakuza Reincarnation, dove un potente malavitoso si reincarna in una principessa di un mondo fantasy, e Gokusen, la giovane nipote di un potente boss della Yakuza che aspira a diventare una popolare insegnante. Menzione d'onore per Back Street Girls, una divertente (ma significativa) opera in cui tre uomini espiano le proprie colpe nei confronti dell'oyabun, cambiando sesso e diventando Idol. Anche in Italia troviamo alcuni richiami alla Yakuza attraverso il Nathan Never di Bonelli, dove la mafia giapponese evolve insieme alla megalopoli futura.
Ma la Yakuza non trova posto soltanto nel grande e nel piccolo schermo e nell'ancor più piccolo formato tascabile manga: nel 2006 è uscito il videogioco Yakuza, che ha dato vita a diversi seguiti, fino a (attualmente) l'ultimo capitolo, Yakuza: Like a Dragon, un titolo che ha riscontrato un grande successo sia in Giappone sia all'estero.