House of X/Powers of X, punto di rinascita del mondo mutante marveliano orchestrato da Johnathan Hickman, ha dato vita a una nuova era per gli X-Men. Non un semplice rinascimento, come visto in altri periodi editoriali dei mutanti marveliani, ma una vera e propria rivoluzione, che ha visto l’homo superior finalmente in cima alla catena evolutiva umana, non più sottomesso e temuto, ma capace di imporre una propria visione al mondo intero. Con il ciclo di House of X/Powers of X, Hickman ha quindi posizionato un tassello fondamentale di questa nuova era mutante, ricca di possibilità e presupposti, che si sono poi scontrati con la realtà di un mondo incapace di gestire questo ribaltamento di fronti. Situazione che viene affrontato al meglio in X-Men: Pax Krakoa, nuovo volume di Panini Comics che raccoglie il primo anno di storie mutanti seguenti all’affermazione di Krakoa come potenza mondiale.
Il nuovo Eden mutante consacrato al termine del ciclo d’apertura di questa rivoluzione, infatti, è ora uno dei principali poli di potere della Terra. Per gli umani, solitamente in grado di opporsi e di relegare i mutanti in una posizione subalterna, questo sconvolgimento non è facilmente digeribile. Hickman, giustamente, dopo avere imbastito il nuovo assetto mondiale valorizzandone la visione mutante, non dimentica la nazione mutante deve ora confrontarsi con il consesso internazionale. Ma contrariamente a uno stato ‘normale’, Krakoa è anche patria di esseri dotati di grandi poteri, e questi, inevitabilmente, portano nemici alle porte di casa.
X-Men: Pax Krakoa, il nuovo mondo dei mutanti
Essere un X-Man non è mai stato semplice, come dimostrato da grandi storie come la Saga di Fenice Nera o Vitamorte. Per decenni, i mutanti hanno dovuto inseguire il sogno utopico di convivenza di Xavier o schierarsi con una più decisa e violenta visione di dominio offerta da Magneto, un dualismo che ha trovato una crasi nell’era krakoana. Hickman ha impostato la nazione mutante su un assetto sociale oligarchico, creando un contesto politico in cui si perde l’idealismo o l’estremismo delle precedenti posizioni, per entrare all’interno di una visione utilitaristica del potere, per quanto mitigate dalla vita dei mutanti. Ragione per cui nel consiglio dei potenti siedono, oltre a X-Men di rinomata fama, anche personaggi moralmente discutibili come Magneto, Gorgon o Sebastian Shaw. La rinascita mutante, infatti, è stata vista come un momento di perdono e accoglienza, una seconda occasione per tutti i Figli dell’Atomo, a prescindere dal loro passato. Nuovamente, un intento utopico, se vogliamo, che come sa chi è attualmente in pari con le uscite mensili dell’universo mutante (X-Men, Marauders, Wolverine, New Mutants, X-Factor e X-Force) sta mostrando tutti i limiti di questa speranza.
In X-Men: Pax Krakoa si assiste ai primi passi del nuovo mondo mutante, diviso tra l’imporsi come un forza politica internazionale e l’affrontare la pesante eredità dell’odio umano, che non tarda a manifestarsi. Sulla scia degli eventi visti nel capitolo finale di House of X/Powers of X, i mutanti sono ancora nel mirino di Orchid, l’organizzazione post-umana che mira a sterminare l’homo superior, costringendo i reggenti di Krakoa ad avviare attacchi preventivi contro la base Orchid nello spazio. Uno scontro che se nel cosmo può esser combattuto utilizzando metodi tradizionali, basati su battaglie cruente, non può riproporsi sul pianeta, dove i rappresentati diplomatici di Krakoa devono utilizzare dialogo e velate minacce, per ricordare agli umani che ora anche i mutanti sono parte di un società internazionale in cui hanno un ruolo di prim’ordine.
Hickman intesse questi aspetti del nuovo mondo mutante con attenzione, creando una dinamica sociale su Krakoa particolarmente curata. Un’intensa operazione di world building che non vuole essere una tabula rasa rispetto a quanto conosciuto sinora dei mutanti, ma che si propone come un’evoluzione naturale di una cambio degli equilibri di potere. Volendo, anche con un pizzico di cinismo da parte di personaggi che abbiamo sempre visto come incarnazione di un’etica spesso monolitica e irreale, come Xavier e Ciclope, capaci di lasciarsi lusingare dalle possibilità di questa nuova era mutante, accettando anche di utilizzare mezzi coercitivi prima mai considerati. Xavier, in particolare, sembra esser divenuto uno statista propenso a rivestire la ragion di stato con alibi quasi filosofici, pur di raggiungere i suoi scopi.
Questo primo arco narrativo contenuto in X-Men: Pax Krakoa non è, come detto, un reboot del mondo mutante, bensì una nuova rotta, che tiene però conto del passato. Per conciliare questi due aspetti, Hickman crea una rituale sociale ben delineato e che anima la vita mutante, consentendo anche di porre rimedio a situazioni pregresse. Con il rito del Cimento, per esempio, coloro che hanno perso i poteri durante il famigerato ‘Mai più mutanti’ di Wanda Maximoff al termine di House of M possono tornare a esser parte dei cittadini krakoani, rinunciando definitivamente al loro nome umano per accogliere quello mutante, una cerimonia che in X-Men: Pax Krakoa vede protagonista Melodie Guthrie.
I mutanti al centro del mondo
Il ruolo dei mutanti all’interno della comunità internazionale li porta, ovviamente, a esser anche parte dei grandi eventi del Marvel Universe. In X-Men: Pax Krakoa, quindi, non compaiono solamente vecchi e nuovi nemici dei mutanti, ma fanno la loro apparizione anche avversari legati a contesti più ampi, come i Cotati, gli avversari dei Vendicatori e della comunità metaumana nel maxi-evento Empyre. La visione di Hickman consente a ogni elemento della nuova vita mutante di trovare la sua giusta collocazione, cominciando a inserire anche dettagli che assumono, nei mesi successivi, ruoli centrali in quello che è stato il primo grande evento mutante della gestione Hickman, X of Swords.
X-Men: Pax Krakoa non raccoglie solo questi primi mesi della nuova esistenza dei mutanti, ma ci consente anche di godere di un team artistico di primissimo livello, tra cui Leinil Francis YU, R.B. Silva e il nostro Matteo Bufffagni ai disegni, cui si unisce la colorazione di Marte Gracia e Sunny Gho. Una sinergia artistica che consente di vivere le avventure dei mutanti respirando un tono epico, in cui l’elemento fantascientifico trova una perfetta integrazione con la visione più bucolica della nuova realtà degli X-Men.
Come per House of X/Powers of X, Panini Marvel offre la lettura di questo primo arco narrativo di Hickman raccogliendo in un volume di ottima fattura, che mantiene l’impostazione grafica del suo predecessore. All’interno di X-Men: Pax Krakoa sono riportate anche le schede informative inserite negli spillati, che consentono di avere una visione d’insieme del nuovo ordine mutante, e ogni storia è introdotta dalla sua copertina, identificando anche il numero di pubblicazione, seguendo la denominazione originale (negli spillati di X-Men sono sempre contenuti due numeri americani). Mancano, ovviamente, quei numeri extra come gli annual, stampati negli spillati e che quindi falsano ulteriormente l’aderenza alla numerazione italiana. Unica pecca un comparto di extra risicato, con solamente la gallery delle cover e nessun contenuto di reale interesse, come dietro le quinte o bozzetti di lavorazione. Anche al netto di questa mancanza, X-Men: Pax Krakoa rimane un volume imperdibile per chi vuole seguire il nuovo corso mutante, arrivando sino agli albori del maxi evento X of Swords.