Se vi chiedessero di pensare agli anni ‘90 sicuramente tirereste fuori dai vostri ricordi una miriade di programmi televisivi e serie televisive come: Friends, La Tata, Sabrina Vita da Strega, Dharma e Greg, Twin Peaks… Ma c’è un programma televisivo che fra questi non soltanto ha definito e tinteggiato quegli anni, ma ne ha anche ampliato le riflessioni lanciando una delle più importanti figure cinematografiche contemporanee ai risultati che conosciamo: Willy il Principe di Bel-Air (The Fresh Prince of Bel-Air in lingua originale). Andato in onda per la prima volta il 10 settembre del 1990, su NBC, questa sitcom ha rimaneggiato le sue stesse origini creative per dare in pasto al suo pubblico qualcosa che ben presto si è fatto generazionale. Non soltanto una semplice serie tv per passare il tempo quindi, ma un vero e proprio modello di un periodo storico che ad oggi ci sembra lontanissimo, vantando nel suo cast un protagonista d’eccezione che di lì a poco avrebbe lanciato la sua sfavillante carriera di attore in tutto il mondo.
Un vero e proprio trampolino di lancio da non leggere come un mezzo fine a se stesso però. L’importanza di Willy il Principe di Bel-Air non risiede soltanto nei suoi successivi risultati, ma in tutto quello che ancora oggi rappresenta e può rappresentare agli occhi di chi guarda. Una storia che non si è mai tirata indietro dall’affrontare dinamiche anche impegnate, plasmandone le ragioni seguendo uno stile rimasto tale fino all’ultimissimo giorno della sua messa in onda: il 20 maggio del 1996 (in Italia, invece, è stata trasmesso per la prima volta dal 20 settembre del 1990, fino a concludersi il 6 dicembre del 1996. In onda al principio su Italia 1). Il modo in cui questo prodotto del piccolo schermo ha influito sulle masse resta saldo ancora oggi, elevando la leggerezza generale dei suoi intenti ed evidenziandone invece le proprietà concettuali ancora oggi attuali, per certi versi. Partendo dalla trama stessa e dal modo in cui ha preso vita e piede, le intenzioni risultano chiare fin dal principio, pur con tutte le trasformazioni che il prodotto ha ricevuto in corso d’opera.
Willy il Principe di Bel-Air: la storia di un giovane alla ricerca della propria strada nel mondo
Per parlare di Willy il Principe di Bel-Air e delle sue origini come prodotto del piccolo schermo, è necessario e obbligatorio parlare innanzitutto, un minimo, di colui al centro della sua trama: Willard Carroll Smith Jr. Non si può, in effetti, affrontare una serie tv come questa senza contestualizzarne un minimo le origini partendo quindi dal principio. Torniamo per un secondo indietro nel tempo, siamo nella metà degli anni ’80 e un giovanissimo Will Smith ha scelto che l’unica strada sensata per il suo futuro è quella della musica. Dopo aver evitato qualsivoglia possibilità scolastica decide di creare, insieme al suo amico Jazzy Jeff (Jeffrey Allen Townes) un duo hip-hop dal nome DJ Jazzy Jeffy Jeff & The Fresh Prince.
Fra il 1985 e il 1986 uscì, pubblicato dalla Word Up Records, una casa discografica di Philadelphia, il loro primissimo singolo “Girls Ain’t Nothing but Trouble”, singolo che li condusse a un immediato successo venendo in seguito adottato come sigla della sitcom Strega per Amore. Nel 1986 abbiamo la pubblicazione del loro primo disco Rock the House (album che all’epoca non ebbe un grande successo di pubblico per essere poi riscoperto in seguito). Fu il secondo album, He's the DJ, I'm the Rapper, a procurare al duo un Grammy per la canzone "Parents Just Don’t Understand" nel 1988 (il primo Grammy Rap di sempre). La loro carriera continuò approssimativamente fino al 1993 con l’uscita dell’ultimo album Code Red.
Tornando al 1989, tutto sembra puntare verso un glorioso futuro nell’olimpo della musica dell’epoca quindi. I due artisti però, invece di preoccuparsi di scrivere il loro secondo disco sperperarono tutto, o quasi, il patrimonio che racimolarono in quegli anni (venne fuori che non pagarono neanche le tasse sul reddito, spingendo l’Internal Revenue Service a pignorare i possedimenti di Will per via del suo ingente debito). Questa è l’esatta situazione in cui si trovava il futuro attore poco prima di anche solo immaginare di entrare a far parte del cast di una serie televisiva. È curioso notare come anche soltanto dando uno sguardo ai vecchi video di questi due si percepiscano pienamente e in tutto il loro splendore gli stessi anni ’90 che in seguito torneranno pari pari in Willy il Principe di Bel-Air.
Fu lo scarso successo dei lavori successivi di quegli anni a spingere Will a trasferirsi da Philadelphia verso Los Angeles. Essendo negli anni ’90 in difficoltà finanziare la strada verso la città degli angeli e delle stelle sembrò l’unica plausibile per il ragazzo, il quale cominciò ben presto a frequentare un programma televisivo che all’epoca andava forte, rivelandosi una scelta interessante verso tutte le successive svolte della sua vita: l’Arsenio Hall Show. Lì fra le varie amicizie incontrò il produttore musicale Benny Medina che all’epoca aveva qualche idea interessante per quanto concerneva il futuro intrattenimento televisivo.
In più interviste successive Will stesso rivelò che nel profondo aveva da sempre saputo che prima o poi sarebbe diventato un attore, e che quindi già all’epoca non aveva puntato tutto il suo potenziale soltanto sulla carriera musicale, essendo quindi aperto anche a tutte le altre possibilità che la vita gli avrebbe offerto. Nel programma Netflix Non c’è bisogno di presentazioni - Con David Letterman, l’attore ha ribadito tranquillamente tutto ciò, raccontando quelli che sono stati gli eventi e gli incontri che lo hanno condotto sul set di Willy il Principe di Bel-Air:
Avevo sempre pensato che il mio futuro sarebbe stato a Los Angeles. Volevo recitare, ma fino ad allora avevo fatto solo musica. I miei videoclip erano sempre stati molto recitati. C’era sempre una storia e c’erano scene da recitare. Non era solo rap. Vendetti la casa a Philadelphia e coi soldi rimasti mi traferii a Los Angeles. Iniziammo a frequentare l’Arsenio Hall Show. Lì conobbi Benny Medina, il vero Principe di Bel-Air. Mi disse che lavorava con Quincy Jones e di avere un’idea per un programma TV. Posso contattarti? Io pensai che era roba da Hollywood.
Un incontro, un’idea, una storia da raccontare, un artista in cerca di una rivalsa e di nuove possibilità per la sua creatività, un periodo storico pronto a ricevere tutto questo. Non serviva altro.
Willy il Principe di Bel-Air: la vera storia
La vera storia alla base della serie tv era ben diversa da quella che poi venne trasposta sul piccolo schermo. Come suggerito anche da Will stesso era Medina ad essere il reale Principe di Bel-Air, colui che non soltanto ha generato l’ispirazione alla storia, ma che l’ha vissuta sulla sua stessa pelle, pensando poi di crearne uno show televisivo che ne affrontasse le tematiche principali. Le differenze tra quello che conosciamo e quello che è stato sono ovviamente sostanziali e nette. Nella reale storia biografica di Benny Medina troviamo un giovane cresciuto nel quartiere (ghetto) di Watts a Los Angeles, senza una vera e propria guida. In un’intervista del 1991 pubblicata su Ebony rivelò di aver perso sua madre all’età di 9 anni, e di non aver mai conosciuto il padre. La sua iniziale esistenza si sviluppò quindi lungo le strade del quartiere, finendo ben presto in brutti giri relativi alla droga, vivendo in parte insieme alla zia e in parte con le varie famiglie adottive che cercarono di prenderlo con sé. Ribadì il tutto anche parlando con il Los Angeles Times:”Nella mia infanzia non c'è stato granché di divertente”.
La svolta di Medina, che poi sarà alla base della narrazione di Willy il Principe di Bel-Air, avviene quando incontra Allen Elliot, un giovane bianco di buona famiglia, il quale, una volta stretta salda amicizia, lo ospiterà nella sua famiglia a Beverly Hills. Il passaggio dalle strade al lusso è quindi netto come nella sitcom. La frequentazione della Beverly Hills High School sarà fondamentale per quella che sarà successivamente la carriera di Medina. Lì stringerà forti legami con i figli di Berry Gordy Jr., creatore della Motown Records. Sarà proprio sotto l’ala di quest’ultimo che si compirà l’attuale carriera di Medina, trasformando quindi il giovane del ghetto in un vero e proprio squalo dell’intrattenimento e manager di star famose a livello mondiale come Jennifer Lopez.
Una storia di rivalsa personale e sociale, di fede e di critica verso un mondo che parrebbe etichettarti fin da bambino. Willy il Principe di Bel-Air quando uscì fu, se non nettamente, quasi del tutto differente. Lo scontro fra la realtà del ghetto e il lusso di un quartiere dorato permane, come restano tutte le tematiche sociali e razziali di un mondo che continua ad etichettarti per il colore della pelle e non per il tuo valore personale, e lo scontro fra la strada e i ricchi borghesi contemporanei, però le modalità narrative sono state traslate seguendo una storia dalle tonalità estremamente più leggere e diverse da quella appena descritte. Willy si trasferisce dagli zii per alcuni “guai con dei vichinghi”, la madre è preoccupata per l’andazzo che la sua vita sta prendendo e lo spedisce dai suoi ricchi zii sperando che questi possano dargli molte più possibilità di quanto lei da sola non potrà mai dargliene.
Sembrerebbe esserci un dramma fin dai primi istanti di narrazione, in realtà il tutto viene vissuto seguendo una chiave narrativa molto più leggera e semplicistica che ancora oggi funziona. Anche i luoghi principali del racconto originale sono diversi, non più il ghetto di Watts a Los Angeles con il passaggio a Beverly Hills, ma le strade di Philadelphia con il passaggio a Bel-Air. In più interviste Will Smith ha rivelato che la scelta di questo cambiamento venne in mente a Quincy Jones (di cui poi parleremo), il quale s’impose sui fatti reali suggerendo dei posti che a suo parere avrebbero funzionato meglio in corso di narrazione.
Anche il personaggio di Willy stesso è certamente differente dall’originale Benny Medina. La sua è una storia in cui ritroviamo soltanto alcuni dei tratti originali da cui tutto è partito. Non ha perso la madre da piccolo e non è mai finito in brutti giri di strada. Semplicemente è un giovane scapestrato e arrogantello alla ricerca della propria identità e di una guida. Anche suo padre lo ha abbandonato (ritornando rapidamente in un episodio chiave della quarta stagione, precisamente il 4x24 dal titolo italiano “Indovina chi torna a casa”) da bambino, mantenendo comunque la vicinanza di una madre forte e indipendente che cerca sempre di dargli il meglio. Il suo arrivo a Bel-Air lo proietterà in un mondo che inizialmente affronterà in maniera contrastante per poi integrarsi pienamente. Non si tratta però mai di una storia che tratta un'ascesa nell’impero dell’intrattenimento, più che altro di una storia di formazione disegnata da una serie di esperienze che impatteranno anche e inevitabilmente con il pubblico di spettatori.
Ogni episodio è disegnato da una sorta di “lezione” che condurranno gradualmente tutto il cast a una maturazione generale. La crescita è alla base della storia televisiva, contornata da tutte le dinamiche suddette. La famiglia Banks gioca un ruolo centrale in tutto ciò, anche se loro stessi sono coinvolti in prima persona in questa crescita, ampliando quindi le potenzialità narrative del contesto. Non soltanto lusso e possibilità ma umanità quindi, in una storia che si discosta per lo stile e per i fatti, cercando comunque di preservare un certo rispetto per le tematiche delle sue origini.
Tutto prende forma
Storia vuole che Willy il Principe di Bel-Air cominciò a prendere la forma che tutti noi conosciamo proprio a partire dalla sera in cui Will Smith stesso venne coinvolto nel progetto. Come racconta lui stesso nelle varie interviste, il giorno in cui venne contattato si trovava a Detroit per un concerto e gli venne offerta la possibilità di parlare del tutto con Quincy Jones stesso alla sua festa di compleanno. Così il futuro giovane attore prese il primo aereo che trovò disponibile e raggiunse Benny Medina alla casa di Jones. Qui, nel lusso più sfarzoso, si ritrovò fra le più importanti personalità dell’intrattenimento dell’epoca. Dopo essersi conosciuti fu Quincy stesso a proporgli il programma chiedendo al ragazzo da dove venisse e cambiando sull’unghia alcuni dettagli chiave dell’idea di Medina. Sul posto c’era anche Brandon Tartikoff, capo della NBC in quel periodo. Jones tirò quindi fuori dal nulla un copione della futura serie televisiva e diede 10 minuti a Will per prepararsi. Quei dieci minuti avrebbero per sempre cambiato la sua vita.
“Ricevetti una chiamata da Quincy Jones. Mi disse di andare alla sua festa di compleanno. Eravamo a Detroit per un concerto, così salii immediatamente su un aereo. Quando arrivai vidi Benny ed entrammo. Quincy Jones era lì e aveva alzato un po’ il gomito. C’era questa festa enorme con tutti i pezzi grossi di Hollywood”.
Will stesso trovò ogni cosa del tutto inaspettata:
“Poi si mise a chiamare un tizio. Era Brandon Tartikoff, all’epoca a capo della NBC. E gli disse di fare un provino. Mi si avvicinò una persona che mi dette un copione. Mi stava chiedendo di fare un provino nel bel mezzo di una festa”
“Il provino fu un gran casino. Ma improvvisavo, andavo a braccio. Non mi risparmiai nulla. Alla fine del provino mi fecero una standing ovation.”
Così ebbe inizio una storia durata ben sei stagioni, sei stagioni che hanno disegnato un’intera generazione e che ancora oggi riescono a cogliere nel segno, mantenendo saldi gli ideali di un tempo, traslati in un’epoca differente. Il successo fu planetario, al punto che le iniziali quattro stagioni pensate per l’arco narrativo, vennero ulteriormente rinnovate per altri due anni.
Non soltanto una storia immortale ma anche una sigla immortale ancora oggi strettamente connessa all’inconscio di tutti coloro che hanno sentito parlarne almeno una volta. “Yo Home to Bel-Air” venne scritta ed eseguita da Will Smith, con la musica composta da Quincy Jones stesso. In Italia il tutto venne adattato da Edoardo Nevola con Rossella Izzo. Nevola prestò la sua voce sia al personaggio in ogni episodio che alla sigla stessa.
L’amore immortale verso questa serie tv e verso il suo protagonista hanno in seguito condotto sia a una Reunion del cast, pubblicata su HBO Max il 19 novembre del 2020 (Reunion dedicata ai tanti ricordi intorno alla serie da parte del cast stesso), sia a un vero e proprio reboot dal titolo Bel-Air, con una prima stagione all’attivo dal 13 febbraio del 2022, attualmente in corso, basata sui cortometraggi di Morgan Cooper. Questo nuovo prodotto traduce quanto visto finora in una inedita chiave drama, con personaggi noti e inedite entrate. Per i più appassionati di Willy il Principe di Bel-air vi ricordiamo inoltre che la villa presente nella trama in realtà non si trova a Bel-Air, bensì al 251, North Bristol Avenue a Brentwood, un quartiere di Los Angeles. Per un breve periodo di tempo è stata anche aperta a soggiorni temporanei per il pubblico su Airbnb, precisamente nel periodo del 2, 5, 8, 11 e 14 ottobre 2020.
Willy il Principe di Bel-Air nel tempo
Parlando di quello che è stato l’impatto e il lascito di questa sitcom, è bene cominciare a riflettere innanzitutto partendo dalla sua struttura principale. Willy il Principe di Bel-Air conta sei stagioni divise in 148 episodi. Ognuno di questi è autoconclusivo, con un messaggio alla base di tutto quello che è accaduto.
A fare da sfondo al protagonista troviamo il cast principale a comporre la serie, la cosiddetta Famiglia Banks: Philip Banks, zio Phil, Interpretato da James Avery, è lo zio di Willy e padre di famiglia. Inizialmente si presenta come un grande avvocato di successo, per poi evolversi in giudice. Il suo rapporto con il giovane protagonista è a tratti contrastante, specialmente nei primi episodi, per poi svilupparsi gradualmente in positivo. Philip rappresenta la guida della famiglia, ha una personalità autoritaria e un cuore d’oro, in fondo; Vivian Banks, interpretata nelle prime tre stagioni da Janet Huben-Witten e nelle ultime tre da Daphne Maxwell Reid. Questo cambiamento di attrice fu dovuto al pessimo rapporto che Janet aveva con Will, rapporto che è culminato con il licenziamento di lei per una violazione contrattuale. Il personaggio di zia Vivian vive due momenti distinti all'interno della trama. Inizialmente si presenta come una professoressa di professione, per poi passare, in seguito alla nascita del quarto figlio, a madre di famiglia a tempo pieno.
Hilary Banks, interpretata da Karyn Parsons, è la cugina di Willy. Viziata e superficiale, strettamente connessa con il mondo dei soldi e della bellezza, vive anche lei una sorta di evoluzione, raggiungendo il successo televisivo con i suoi due lavori di annunciatrice del meteo prima, e di conduttrice di un talk show dopo; Carlton Banks, interpretato da Alfonso Ribeiro, resta uno dei personaggi più iconografici, insieme al protagonista stesso, dell’intera serie. Ricordato specialmente per la cosiddetta “Carlton Dance”, oggi diventata un vero e proprio meme, Carlton è sì ricco e viziato, ma al tempo stesso concentrato sullo studio e vestito sempre elegantemente. La sua ingenuità lo porteranno a relazionarsi spesso con le prese in giro del cugino Willy. Amante di Tom Jones, si vocifera che abbia una collezione dei Puffi di cui è estremamente geloso.
Ashley Banks (Tatyana Ali): la prima della famiglia a costruire un legame sincero con Willy e sicuramente la più sveglia fra i cugini. La sua crescita sarà strettamente legata alla presenza del cugino in casa, scegliendo di emanciparsi dall’immagine che i genitori avevano costruito per lei. Adora la musica; Nicholas Banks (Ross Bagley). Il quarto arrivato dei Banks, un bambino vivace che ha ancora molto da imparare e Geoffrey Butler, interpretato da Joseph Marcell, è il maggiordomo di casa Banks. Elegante e sarcastico al midollo. Le sue “abbottonate” verso i membri della famiglia sono storiche. Ha studiato ad Oxford e prima di essere un maggiordomo si diede agli sport Olimpici.
Un cast che quindi non fa soltanto da sfondo all’azione, assorbendola del tutto fino a plasmarne le possibilità narrative. Inoltre, il modo in cui Willy il Principe di Bel-Air stesso è stato scritto ha avuto un impatto e una risonanza culturale ancora oggi attualissima. Fin dal primissimo episodio le tematiche della serie sono evidenti. Non si parla di una serie in cui gli afroamericani cercano di imitare i bianchi, bensì di una storia in cui si criticano questo genere di attitudini. Il tutto attraverso un protagonista che rappresenta al cento per cento il ghetto afro, lanciato in un contesto in cui i suoi stessi familiari sembrano quasi aver dimenticato le loro stesse origini.
Quasi che elevarsi significasse necessariamente dimenticare da dove si proviene. Willy, specialmente nei primi episodi, è proprio questo per tutti loro, per la famiglia Banks, una sorta di ricordo, di passato che torna a ricordare loro quello che erano stati prima del lusso e dello sfarzo. Il fatto di ritrovarsi in una casa con un maggiordomo nero spingerà inevitabilmente il giovane a prendersi gioco di tutti i suoi parenti. Willy il Principe di Bel-Air, quindi, non soltanto ha tentato di mescolare le carte del piccolo schermo dell’epoca, ma ha anche anticipato moltissime delle cose che sarebbero venute in seguito, risultando ancora oggi attuale in questo.
Moltissimi altri sono stati i lasciti di questa serie tv. Partendo dalla leggendaria “Carlton Dance” suddetta, alle influenze musicali della sigla, allo stile tipicamente anni ’90 e ribelle del suo protagonista, tutte cose che ci sono irrimediabilmente rimaste nel cuore e che col tempo hanno assunto un valore sempre più profondo anche per le nuove generazioni.