Prime impressioni su Westworld 4: un ritorno alle origini

In onda su Sky e NOW, Westworld torna con la sua quarta stagione: le nostre impressioni sui primi episodi di Westworld 4.

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a cura di Rossana Barbagallo

L'evoluzione ha plasmato gli esseri senzienti sul pianeta con un unico mezzo: l'errore”, diceva Robert Ford nella prima stagione di Westworld. Sbagliamo, impariamo, sbagliamo ancora, impariamo meglio, ci evolviamo. Come i residenti del parco a tema più celebre e controverso della TV nella serie scritta e ideata da Lisa Joy e Jonathan Nolan: androidi che, presa coscienza dei propri errori e di quelli terribili, imperdonabili dei loro creatori umani, hanno compiuto un “balzo evolutivo” al termine della seconda stagione di Westworld per poi inserirsi nel mondo reale modificandolo inesorabilmente nella terza. Stagione, quest’ultima, che ha visto anch'essa il susseguirsi di una scia di sbagli (narrativi, registici, creativi) che hanno condotto a critiche amare. Dal 4 luglio Sky e NOW ospitano i nuovi episodi di Westworld 4, prosieguo della serie HBO che due anni dopo potrebbe dimostrare di aver compiuto quel “balzo” capace di riportarla ai fasti originari del suo esordio: Westworld avrà imparato dai propri errori, plasmandosi in un prodotto ancora una volta stupefacente e innovativo? Ecco le nostre prime impressioni su Westworld 4 e le aspettative dopo aver visto i primi due episodi.

Prime impressioni su Westworld 4: un nuovo mondo?

Rehoboam è stato spento, gli uomini sono insorti contro l’Incite, l’azienda che aveva sempre controllato le loro vite, e gli ultimi residenti di Westworld rimasti nel mondo reale degli umani hanno preso ciascuno una strada differente. Sette anni dopo le agitazioni causate dalla caduta di Incite, sembra che il mondo sia giunto infine a una tregua, ma essa è così fragile che nuovi eventi stanno per essere messi in moto così da sconvolgere nuovamente l’assetto globale. Approfittando di questa nuova pace, Caleb (Aaron Paul) conduce adesso un’esistenza tranquilla e anonima, con il suo lavoro da operaio, una moglie e una figlia, mentre Maeve (Thandiwe Newton) si è ritirata a una vita solitaria in una baita montana. Qualcuno però è sulle loro tracce ed è pronto a distruggere le loro vite pacifiche: William (Ed Harris), capace come sempre delle peggiori nefandezze, in combutta stavolta con quella Charlotte Hale “residente” (Tessa Thompson) che sembra aver ereditato tanto i tratti spietati della Charlotte originale, quanto quelli della Dolores (Evan Rachel Woods) che aveva occupato il suo corpo per orchestrare la rivoluzione.

William e Charlotte sembrano intenzionati a capovolgere le sorti umane e ad instaurare un nuovo ordine mondiale, infiltrando addirittura dei residenti a livello governativo, mentre un nuovo parco a tema marcato Delos sorge dopo la distruzione di Westworld, dove Caleb e Maeve si dirigono per cercare risposte ai sinistri eventi che stanno avendo luogo. Intanto, una nuova versione di Dolores sembra calcare il mondo: si chiama Christina, lavora come scrittrice per la Olympiad realizzando storie che popolino un gioco di realtà virtuale e qualcuno la sta minacciando di morte. Quanto c’è, tuttavia, di reale in questo nuovo mondo e quanto invece è solo, ancora una volta, una finzione entro cui Christina si ritrova intrappolata?

Prime impressioni su Westworld 4: la complessità di un enigma

Con una terza stagione che non ha brillato sotto molti punti di vista, su Westworld 4 grava il peso di forti aspettative, speranze in un prodotto migliore e all'altezza del suo potenziale. Non solo. La quarta stagione della serie TV HBO di Jonathan Nolan e Lisa Joy porta sulle spalle una sfida e una forse-non-troppo-sicura volontà di superarla con successo: quella di risollevare le sorti di un titolo che molti hanno ritenuto potesse trovare una soddisfacente conclusione già con la seconda stagione (se non addirittura con la prima). Insomma: il timore che Westworld 4 possa essere il tentativo fallito di prolungare la narrazione senza introdurre elementi nuovi, inattesi, sorprendenti, è piuttosto forte. E attualmente, nonostante diverse, interessanti premesse, non è del tutto chiaro se il prodotto di Nolan e Joy sia ancora valido.

Gli autori puntano ad esempio su una qualità che ha reso distintiva Westworld fin dall’inizio: la sua enigmaticità, il persistente senso di mistero prodotto da piani inintelligibili che traspaiono da un mondo sempre a metà tra realtà e finzione. La penetrante fascinazione trasmessa da questo modo di raccontare, si serve ancora una volta di POV differenti che potrebbero non essere contemporanei tra loro (quindi flashback o flashforward, non si può mai dire con Westworld), simbolismi strettamente legati a meccanismi inconsci (ad esempio qui nella forma di una torre minacciosa, in sostituzione del labirinto), indizi e dialoghi frammentari, che rendono questo Westworld 4 sicuramente interessante dal punto di vista del coinvolgimento. Una sfida lanciata allo spettatore, che viene incitato a trovare risposte all'interno di scenari in cui nulla è mai scontato e ogni minuscolo, quanto sinistro, segnale potrebbe rappresentare un indizio significativo verso la risoluzione dell’enigma.

Gli scopi dei protagonisti sono oscuri e avvolti da una fitta nebbia, ma i primi due episodi di Westworld 4 mettono alla prova la nostra percezione anche attraverso identità disorientanti: chi è umano e chi invece un residente? Quale scenario appartiene alla realtà e quale è un parco tematico o addirittura una sofisticatissima simulazione? E chi tra i protagonisti può essere considerato realmente giusto, umano o androide che sia? È vero, finora Westworld ha dimostrato come il confine tra “buoni” e “cattivi”, realtà e simulazione, sia molto labile e messo continuamente in discussione. E la sfida, anche in questo caso, sembra essere quella di indagare non tanto chi è il buono e chi il cattivo, quanto i complessi meccanismi dietro alle scelte e alle azioni degli individui, inseriti in un contesto in cui la tecnologia è diventata tanto avanzata da essere ormai parte attiva nella cifra morale di chiunque: un transumanesimo in cui i principi etici vengono ridiscussi, messi in dubbio, rimodellati, sulla forma degli individui in carne e ossa e di quelli composti da circuiti.

Prime impressioni su Westworld 4: ciclicità

In questo, traspare dai due episodi Westworld 4 una sorta di ritorno alle origini che viene proposto non solo concettualmente, ma anche visivamente. Abbiamo le sequenze in cui Christina (ovvero una sorta di nuova Dolores) si sveglia al mattino realizzando, giorno dopo giorno, i cambiamenti che avvengono gradualmente ma in maniera profonda nella sua vita (sequenze riprese dalla prima stagione di Westworld). La reiterazione della scena del barattolo, sostituito qui da un tecnologico cellulare. Il viaggio in treno, la scelta dei costumi e dell’equipaggiamento e l’arrivo a destinazione, che altro non è che un nuovo, scintillante parco della Delos.

Una ciclicità degli eventi che sembra voler portare a una chiusura di quel cerchio delineato a partire dal 2016, attraverso quella che appare come metanarrativa: la vita che imita la vita, con gli androidi residenti sempre più vicini all'umanità di quanto gli uomini siano mai stati, e l’arte che imita se stessa, con immagini che hanno il sapore di studiate autocitazioni e spingono a ricordare come tutto è iniziato. Il timore è ovviamente che questa ciclicità non porti a nulla di nuovo. Finora, le prospettive non sembrano volgere verso particolari innovazioni, fatto salvo l’arco narrativo di Christina che potrebbe realmente nascondere una rivelazione sconcertante. È fisiologico dunque, dopo la scottatura lasciata dalla terza stagione, dubitare che Westworld 4 possa proporre nuovi sbocchi narrativi, spunti riflessivi, plot twist sbalorditivi, come avveniva alle origini della serie TV.

Qualche note tecnica

Purtroppo non si riscontrano al momento neanche particolari momenti degni di nota per ciò che riguarda ad esempio la colonna sonora, benché risulti sempre apprezzabile la soluzione di inserire cover di canzoni celebri sotto forma di brani interamente strumentali composti da archi. Bene invece gli scenari maestosi (che essi siano vasti deserti o futuristiche e svettanti città), le cui riprese ne evidenziano la magnificenza e rendono forse, se vogliamo, più “piccole” le esistenze umane (o androidi). In questo senso, un punto che sicuramente rende interessante Westworld 4  è l’inserimento del nuovo parco tematico, dedicato stavolta alla Golden Age, dalla cui presentazione preliminare ci aspettiamo grandi performance a livello visivo: una scenografia che di certo ha del potenziale e che non vediamo l’ora di poter osservare.

E a proposito di performance, come sempre sono due i protagonisti a risaltare su tutti anche in questi primi due episodi di Westworld 4: Evan Rachel Woods, che torna con agilità a vestire i panni più dimessi della ragazza ingenua ma decisa, dolce ma determinata; e Ed Harris, freddo e spietato, una presenza imponente di cui questa serie sentirebbe sicuramente la mancanza se il suo personaggio non fosse presente. Più anonimo Aaron Paul, che sembra possedere un repertorio espressivo un po’ limitato: dall'arco narrativo del suo Caleb Nichols ci aspettiamo tuttavia grandi cose. Ci sono, insomma, notevoli speranze riguardo alla nuova stagione di Westworld, in onda in contemporanea su Sky e NOW con un episodio a settimana per un totale di 8: la speranza, soprattutto, che gli autori abbiano imparato dai propri errori e non inciampino come fatto nella terza stagione. Piccoli appunti tecnici: l’impossibilità tramite il player di saltare la intro, sempre piuttosto evocativa, ma anche parecchio prolissa, nonché l'assenza di un riassunto iniziale che sintetizzi gli eventi passati, soprattutto dal momento che sono trascorsi due anni dalla messa in onda dell'ultima stagione.

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