Wedding Season, recensione: questa serie non s'ha da fare

Wedding Season è la nuova serie in arrivo l'8 settembre su Disney Plus. A prima vista, non sembra superare la pagella a pieni voti.

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a cura di Livia Soreca

L'8 settembre è in arrivo su Disney Plus Wedding Season, serie TV scritta da Oliver Lyttelton e diretta da George Kane, prodotta dallo studio Dancing Ledge Productions già dietro al capolavoro The New Pope. Un po' commedia, un po' thriller, la new entry sulla piattaforma streaming, originariamente su Hulu, vede come attori protagonisti Rosa Salazar e Gavin Drea, in quello che, in realtà, non sembra poi un prodotto destinato a lasciare il segno.

La stagione dei matrimoni e altri cliché

Sulle palesi orme di Quattro matrimoni e un funerale del 1994 con gli strepitosi Hugh Grant e Andie MacDowell, Wedding Season narra i curiosi incontri di Katie e Stefan durante una lunga serie di matrimoni. Comincia così una relazione, nonostante la giovane donna sia già fidanzata e pronta a sposarsi. Come da manuale dei cliché, il giorno delle nozze Stefan irrompe in chiesa cercando di fermarla, senza buoni risultati. Poco dopo, però, l'amante è portato in centrale perché sospettato di omicidio: l'intera famiglia del marito di Katie è stata assassinata. Stefan, che si proclama innocente, crede sia stata proprio lei. Qual è la verità?

Non è facile districarsi in questo giallo anche perché lo stile narrativo complica decisamente le cose. Un difficile gioco di flashback si intreccia col presente e rende faticoso stare al passo con eventi e mettere insieme i pezzi del puzzle, per quanto la trama di fondo non sia poi così ricercata. I possibili moventi dei maggiori sospettati sono sentimenti come la gelosia, la vendetta, ma un delitto passionale sarebbe ciò che di più banale può esserci in un racconto di questo tipo.

La stagione dei matrimoni è un tema caro al cinema britannico, ma la serie dà sfogo anche ad altri cliché: cerimonie in spiaggia, la moda di imbucarsi alle feste, sposi lasciati all'altare, nozze interrotte dagli amanti. Una narrativa sicuramente già incontrata altrove, le cui radici risalgono a qualche decennio fa. Il vero plot, nonché il carattere thriller della serie e quello più interessante, deve in qualche modo barcamenarsi tra questi elementi che, un tempo, piacevano tanto al pubblico. Wedding Season, infatti, tenta di mostrare una chiara ispirazione al cinema degli anni '90, ma lo fa compiendo errori da principianti.

Lasciamo gli anni '90 dove sono

Talvolta accade di dover accettare l'idea che alcune trovate di qualche decennio fa non abbiano lo stesso effetto ora, private del loro contesto originario. Sarebbe un po' come proporre il già citato Quattro matrimoni e un funerale nel 2022, sostituendo quell'atmosfera, quell'umorismo e quel "colore" con quelli di oggi. È proprio quello che cerca di fare Wedding Season, con l'aggiunta di una componente crime che a tratti sembra voler quasi imitare lo stile di un'altra serie britannica: Killing Eve. In realtà sarebbero tanti gli esempi di commedie degli anni '90 che la storia di Oliver Lyttelton cerca di emulare e rinnovare a modo suo, con un risultato mediocre. Snodi di trama, che sussistono in alcune simili opere cult, qui lasciano il tempo che trovano e peccano di frettolosità. Lo stesso primo incontro di Katie e Stefan risulta privo di sostanza; vuole trasmettere al pubblico un colpo di fulmine improvviso e passionale che, ai fatti, risulta scialbo e povero di emozione. Non c'è spessore, non c'è armonia, si punta tutto sulla velocità, allontanandosi dai propri intenti nello stesso momento in cui si cerca di perseguirli.

I personaggi di Wedding Season

Se solo i protagonisti avessero quel tocco in più. Ad un racconto non troppo accattivante si aggiungono alcune perplessità su di loro. Il pacato e tranquillo Stefan, di cui si sa molto poco, è affiancato dall'intraprendente Katie, segnata da un duro passato. In fondo qualcuno dice che gli opposti si attraggono, ma questo duo improvvisato non è che sia così splendido. Non esistono vie di mezzo: o gli eventi trasportano i protagonisti verso una sorta di apatia, oppure azioni e reazioni sfociano in un eccesso quasi sempre ingiustificato e fuori contesto. Anche l'umorismo della serie è lanciato da un limite a quello opposto: se talvolta - ad esempio - il personaggio di Katie appare distaccato e quasi antipatico, in alcune situazioni il suo intervento comico è esagerato, immotivato, a tratti insensato, e alla fine non fa nemmeno poi così ridere. Qui sì che si rimpiange la commedia anni '90, il suo umorismo sottile, leggero ed efficace, senza dover per forza bombardare il pubblico di battute scadenti. Persino in momenti fondamentali e rivelatori Katie e Stefan sono in vena di scherzare, creando scene o sequenze a dir poco ridicole.

Regia, fotografia e colonna sonora

La direzione artistica di Wedding Season è molto legata ad uno stile moderno, nonostante il suo costante tentativo di ispirarsi agli anni '90. Essa non sembra godere di chissà quali guizzi o espedienti innovativi, appare anzi omologata ad uno stile già visto, di buona qualità ma mai originale. Come accennato prima, la storia di Oliver Lyttelton basa il proprio intreccio su una lunghissima e repentina serie di flashback che, sul piano visivo, si traducono spesso con giustapposizioni e sovrapposizioni funzionali alla narrazione. Anche la ripetizione di alcune scene fondamentali, mostrate ogni volta con un diverso punto di vista, è uno strumento tipico del thriller. Qui esso funziona quasi sempre, ma forse con una ridondanza un po' eccessiva.

Veniamo all'aspetto che desta maggiore attenzione e discussione: la colonna sonora. Essa è composta principalmente da brani non originali, appartenenti a tanti generi e tante epoche, ma si nota una particolare passione per il brit pop. È proprio vero, dunque, che Wedding Season vorrebbe legittimare la propria ispirazione a quel periodo culturale, musicale e cinematografico, ma non si può sempre essere con un piede in due scarpe. Questa serie TV è un ibrido in ogni suo aspetto, e a che pro mettere in piedi una colonna sonora così sconnessa che da un lato cerca di citare gli anni '90 ma dall'altro non riesce proprio a staccarsi dalla tradizione dei giorni nostri? Il risultato è un'opera incoerente a sé stessa, un minestrone di stili e di tendenze che avrebbe potuto funzionare solo se unite con la giusta armonia, cosa che qui il pubblico non può trovare.

In conclusione

Wedding Season è una serie TV di cui, purtroppo, ci si dimenticherà in fretta. È un mix di elementi a volte contrastanti, senza mai un compromesso. Essa cade troppo spesso in un eccesso o in quello contrario, provocando un fastidioso disequilibrio. Un racconto che anni fa, con presupposti diversi, avrebbe potuto avere successo ma che nel 2022, con gli elementi di ora introdotti in maniera un po' sconnessa, non riesce a funzionare al 100%.

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