AT&T ha annunciato in queste ore la fusione tra WarnerMedia e il gruppo Discovery, una transazione costata alla compagnia ben 43 miliardi di dollari. L'idea alla base di questo accordo è quella di entrare in competizione coi vari giganti dello streaming, inclusi Netflix e Disney+, veri leader del settore entrati nelle case di migliaia di famiglie.
L'accordo parla di ben 200mila ore di programmazione e oltre 100 marchi ed etichette di un certo calibro, incluse quelle targati HBO, Warner Bros., DC Comics e Discovery, oltre a CNN, Cartoon Network, HGTV, Food Network, Turner Networks, TNT, TBS, Eurosport, Magnolia, TLC, Animal Planet e tanti altri. La società conta su 52 miliardi di euro di entrate previste per il 2023, 14 miliardi di euro di Ebitda e circa 3 miliardi di dollari annui.
A seguito dell'accordo, AT&T avrà il 71% della nuova società mentre gli azionisti di Discovery possederanno il 29% del gruppo, come riportato da The New York Times (qui la notizia originale). La società madre riceverà un totale di 43 miliardi di dollari in contanti, oltre a titoli di debito e diritti di ritenzione. Inoltre, la fusione darà modo ai creatori indipendenti di offrire una quantità di proposte considerevole, ampliando così ancora di più un catalogo che promette di essere a suo modo realmente sorprendente. La nascita della nuova compagnia, che diventerà effettiva solo verso la metà del 2022, sarà guidata da David Zaslav, attuale presidente e CEO di Discovery.
L'idea, come accennato poco sopra, è quella di sfidare sullo stesso campo mostri sacri come Netflix e Disney+. HBO e HBO Max vantano infatti al momento "solo" 63,9 milioni di abbonati globali, rispetto agli oltre 100 milioni di Disney+ e ai 208 milioni circa di Netflix. Discovery è al momento fermo a 88,3 milioni di utenti, nonostante dopo questo accordo i numeri sono poco sorprendentemente destinati a salire. AT&T aveva già testimoniato di voler espandere i propri confini dopo l'acquisizione di Time Warner, avvenuta nel 2018: la compagnia, ribattezzata poi WarnerMedia, fu infatti frutto di un accordo da ben 85 miliardi di dollari.