Se si pensa al pantheon supereoico marveliano, quando si citano le armature hi-tech il primo pensiero va inevitabilmente a Iron Man. Il Vendicatore Dorato, complice anche l’incredibile successo cinematografico del personaggio, è divenuto immediatamente il beniamino del pubblico, ma pur essendo il supereroe in armatura per eccellenza del Marvel Cinematic Universe, oltre che della dimensione fumettistica degli eroi della Casa delle Idee, non si può ignorare l’importanza che ha avuto per Tony Stark la figura di James ‘Rhodey’ Rhodes, alias War Machine. Nato e cresciuto all’ombra del miliardario supereroe, War Machine ha uno storico editoriale importante prima di indossare l’armatura con cui è divenuto celebre nel Marvel Universe, meritandosi senza dubbia di poter pilotare una delle armi più letali della Casa delle Idee.
Nonostante un nome che sembra far riferimento a una visione bellicosa, è importante ricordare che Rhodes ha sempre vissuto il ruolo di War Machine con una forte responsabilità, in modo quasi antitetico rispetto al nome di battaglia. Una contrapposizione che ben si concilia con la tradizione narrativa di Iron Man, specialmente ripensando a come le origini di Testa di Latta fosse, al contrario, fortemente legate agli scenari bellici in cui gli States si erano trovati nel secondo dopoguerra. E che, inevitabilmente, diventano anche l’ispirazione per la nascita di War Machine.
Da pilota militare a supereroe, come James Rhodes divenne War Machine
Le origini di James Rhodes
Contrariamente agli eroi dei primi anni del Marvel Universe (Fantastici Quattro, Spider-Man, Hulk, X-Men), in cui erano la weird science e la paura atomica a dare lo spunto per la comparsa dei loro poteri, nel caso di Iron Man la scintilla vitale del personaggio fu un’altra paura della società americana particolarmente sentita nella seconda metà del ‘900: il timore di una nuova guerra. Tony Stark, modellato sull’immaginario di Howard Hughes e reso ‘eroico’ grazie alla sua armatura, dispositivo che lo tiene in vita dopo un incidente occorso durante una dimostrazione delle proprie armi in Oriente, è un eroe atipico rispetto all’identità eroica degli altri personaggi della Casa delle Idee, mostrandosi come un uomo ferito, nel corpo e nell’anima, e intenzionato a cambiare la propria visione del mondo, sviluppando una vera ossessione per il ruolo di eroe (e di Vendicatore, in seconda battuta)
Dalla sua comparsa in Tales of Suspence #39, Iron Man ebbe quindi ruolo critico all’interventismo americano e al suo intervento in tal senso. Una posizione che, in un momento in cui gli U.S.A. erano prossimi a un’escalation bellica in Oriente durante la Guerra Fredda, fu tale da coinvolgere anche un eroe come Iron Man all’interno di scenari reali che entravano di prepotenza nel Marvel Universe. Lo scoppio della guerra in Vietnam non poteva che lasciare segni anche su Tony Stark, riproponendo una ferita della società americana che in casa Marvel ha colpito non solo Stark ma anche un certo Frank Castle, alias il Punitore.
Proprio da questo spunto, nel 1979 prese vita James Rhodes, personaggio che sarebbe divenuto fondamentale nella vita di Iron Mana. Creato da David Michelinie (autore del futuro cult Il Demone nella bottiglia) con John Byrne, James Rhodes compare in Iron Man #118, dove ha inizialmente il ruolo di pilota personale di Stark. Le prime apparizione di Rhodes sono per lo più come personaggio secondario, spesso ridotto al semplice meccanico, apparentemente privo di un vero e proprio background. Una mancanza che viene risolto in una storia contenuta in Iron Man #44, Apocalypse Then (ispirata all’Apocalypse Now di Coppola).
Durante la Guerra del Vietnam, il tenente James Rhodes rimane vittima dell’abbattimento dell’elicottero su cui sta viaggiando, finendo dietro le linee nemiche. Mentre cerca di salvarsi, incrocia la strada di Tony Stark, che sfuggito ai suoi rapitori grazie alla sua prima armatura cerca di tornare verso le linee americane. I due decidono di provare una sortita contro l’avamposto vietnamita che ha abbattuto l’elicottero di Rhodes, riuscendo a distruggerla e rubare un veivolo con cui scappare. Impressionato dal coraggio e dalla determinazione di Rhodes, Stark decide di offrirgli un lavoro come pilota per le Stark Industries.
Questo incontro, oltre a esser una retcon parziale sulle origini del Vendicatore Dorato, è il primo elemento di approfondimento della figura del futuro War Machine. Questa amicizia nata nelle difficolta consente agli autori che lavorano su Rhodes di renderlo non una semplice spalla per Testa di Latta, ma lo trasformano in una voce sincera e onesta, capace anche di opporsi a Stark se necessario, mostrandosi non come un gregario ma come un amico affidabile. La presenza di Rhodes per Stark diventa quindi una vera e propria ancora di salvezza in alcuni dei momenti più duri della vita dell’eroe corazzato, soprattutto dopo gli eventi drammatici de Il demone della bottiglia.
Da pilota a War Machine
Dopo che Michelinie e Layton mostrarono la caduta di Stark nell’alcolismo, la doppia vita del miliardario come eroe divenne una criticità. La sua incapacità di controllarsi rivelò la pericolosità dell’indossare l’armatura di Iron Man, una progressiva presa di coscienza che portò Stark a cedere il ruolo di eroe all’unica persona di cui potesse fidarsi totalmente: James Rhodes. Soprattutto durante eventi di grande portata, come La Guerra delle Armature, durante la quale Tony ebbe una ricaduta nell’alcolismo, fu James Rhodes a mostrarsi nei panni di Iron Man, celando la vera identità del pilota dell’armatura, considerato che ancora pochi eroi erano a conoscenza della vera identità di Iron Man. Lo stesso Rhodes lo aveva appreso pochi anni prima, quando aveva indossato per la prima volta l’armatura di Iron Man in Blackout (Iron Man #169), dopo che un ubriaco Stark aveva ammesso di non esser in grado di combattere nei panni del suo alter ego metallico.
Ruolo che Rhodes rivestì inizialmente con riluttanza, non sentendosi all’altezza del compito. Dopo i primi scontri, tuttavia, prese sempre maggior coscienza del proprio ruolo, rivelandosi un ottimo sostituto per Stark, arrivando persino a portare alla creazione di una seconda squadra di Vendicatori, i Vendicatori della Costa Ovest, a cui si unì negli anni seguenti. In questo periodo, James fu supportato dallo scienziato Morley Ewin, dipendente delle Stark Industries, che lo aiutò nel comprendere il funzionamento della tecnologia dell’armatura di Iron Man, mantenendola sempre al massimo dell’operatività e concedendosi qualche piccolo upgrade. Tuttavia, con l’utilizzo dell’armatura di Stark, che era settata per operare sulle specifiche onde cerebrali del primo Iron Man, Rhodes iniziò a sviluppare una progressiva emicrania che culminò con la comparsa di un’aggressività eccessiva, che venne fermata solo dall’intervento di Stark con una sua vecchia armatura. Dopo aver esser stato fermato da Stark, Rhodes, aiutato da Hank Pym (alias Ant-Man) e da Shaman della formazione supereroica canadese Alpha Flight, comprese che la natura della sua difficoltà era di tipo psicologico, dovuta al suo sentirsi indegno di indossare l’armatura di Iron Man.
Al ritorno di Stark dentro l’armatura del Vendicatore Dorato, Rhodes per un certo periodo lasciò la sua vita da eroe, ma una ricaduta di Stark nell’alcolismo e la necessità in seguito di sostenere l’amico mentre ricostruiva il proprio impero fondando le Stark Enterprises, spinse Rhodes a vestire nuovamente i panni di Iron Man, nonostante il timore che quando precedente vissuto potesse ripresentarsi. A dare una scossa ai dubbi di Rhodes furono i Maestri del Silenzio, un gruppo di villain giapponesi aizzati da Justin Hammer contro Iron Man, che riuscirono apparentemente a sconfiggere l’eroe in armatura grazie alla possibilità di resistere agli attacchi dei suoi raggi repulsori e dell’uniraggio. Per contrastare questa minaccia, Stark decise di realizzare una nuova armatura la Variable Threat Response Battle Suit Model XVI Mark I, dotata di armi di nuova concezione e pensata per essere capace di affrontare qualsiasi minaccia con un approccio di stampo bellico. Sconfitti i nemici, Stark apparentemente morì, lasciando in eredità a Rhodes sia le sue industrie che la nuova armatura, cosa che lo spinse nuovamente a rivestire i panni di Iron Man.
Come spesso accade, in casa Marvel non mancano i ritorni eccellenti dall’aldilà. Stark si era preso tempo per ricostruire la propria vita, fingendosi morto, e nel momento di massima difficoltà di Rhodes non esitò nel correre in suo aiuto con una nuova armatura. Momento che coincise con il ritorno quindi del vero Iron Man, tanto che Rhodes decise di fare un passo indietro, ma Stark gli chiese di non rinunciare al suo impegno come supereroe, lasciandogli il possesso della Variable Threat Response Battle Suit Model XVI Mark I, offerta che Rhodes accettò assumendo l’identità di War Machine.
Con questa sua nuova identità, Rhodes diviene parte integrante della comunità supereroica marveliana, non solo come spalla di Iron Man, ma anche guidando squadre come la Iron Legion, Force Works ed entrando a fare parte dei Vendicatori della Costa Ovest. Una vita avventurosa, che ha portato James Rhodes ad avere un’armatura di origine aliena (l’armatura Eidolon) e di esser vittima di un terribile incidente che prima ha spinto Stark a salvarlo rendendolo un cyborg, tramite la fusione con la sua armatura, e infine la sua ex fidanzata Bethany Cabe a realizzare un clone in cui riversare la sua coscienza.
Queste vicissitudini hanno spinto Rhodes a sviluppare una certa reticenza a indossare nuovamente l’armatura di War Machine, un blocco psicologico che si è risolto grazie alla vicinanza di Carol Danvers, con cui ha stretto una storia d’amore traumatica legata anche alla morte di Rhodes durante gli eventi iniziali di Civil War II. Anche questo frangente mostra come James Rhodes sia profondamente diverso dal suo fraterno amico, rivelandosi spesso la sua coscienza nei momenti più cupi.
War Machine nel Marvel Cinematic Universe
La presenza di War Machine all’interno del Marvel Cinematic Universe è stata centrale dalle prime speculazioni sulla nascita del franchise, iniziato non a caso con Iron Man (2008). Nelle prime idee, fedeli al concetto di reinterpretazione creativa al centro della saga, si era pensato di rendere nientemeno che Howard Stark il War Machine del Marvel Cinematic Universe, forse ispirati dalla versione di Tony e del padre emersa durante gli eventi di House of M, in cui i due combattevano assieme come moderni gladiatori prima di schierarsi con la ribellione umana. Questa idea è stata scartata, il che ha consentito in seguito di poter utilizzare in modo più emotivo il personaggio di Howard Stark (John Slattery), divenuto il fulcro degli eventi finali di Captain America: Civil War.
Dopo esser stato interpretato da Terence Howard, a partire da Iron Man 2 il ruolo di James Rhodes è stato affidato a Don Cheadle, che ha rivestito il ruolo di War Machine a partire dal finale di questa pellicola. Tolto la parentesi come Iron Patriot in Iron Man 3, è con questa identità supereroica che abbiamo visto operare James Rhodes nel Marvel Cinematic Universe, non senza qualche difficoltà come svelato dallo stesso Cheadle, che non ha nascosto di avere avuto problemi di ansia nell’indossare l’armatura:
Ti senti come una tartaruga. E’ grossa, pesante, opprimente, non puoi toccarti la faccia, le braccia non si muovono come di consueto. Ho preso qualunque cosa possibile per tenere sotto controllo l’ansia, perché è veramente claustrofobica.
Pur con questi limiti, Cheadle è divenuto un volto amato del franchise, che dopo gli eventi di Avengers: Endgame ha il compito di mantenere vivo il ricordo di Iron Man. Compito che sarà condiviso con Riri Williams, alias Ironheart, che ha esordito nell’ultimo capitolo della Fase Quattro, Black Panther: Wakanda Forever, dove ha già mostrato di esser una degna erede di Tony Stark. War Machine e Ironheart sono destinati a essere gli eredi di Iron Man, compito che Rhodes dovrà rivestire con particolare trasporto in Armor Wars, film che, ispirato alla celebre La Guerra delle Armature, vedrà War Machine difendere il retaggio di Stark dopo la sua morte.