Undiscovered Country: Amazing Grace at the end of the world

Undiscovered Country: la vera America alla fine del mondo, secondo Soule, Snyder e Camuncoli

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a cura di Manuel Enrico

Non esiste una sola America, non lasciatevi ingannare dallo zio Sam e dalla sua epica. Per il mondo, l’America, grazie al suo soft power, ha rappresentato un sogno, una visione idealizzata figlia, nella seconda metà del secolo scorso, di una concezione bipolare del mondo. Da una lato la libertà promessa dalle stelle e strisce, dall’altro il ferreo regime comunista, due schieramenti che hanno segnato con luci ed ombre, più di una generazione, andando anche ad influire, inevitabilmente, anche sulla crescita emotiva di futuri narratori. Non è un caso che negli ultimi anni si sia registrata una profonda spaccatura nella narrativa dell’american dream, rottura di una visione monolitica e stantia della perfezione americana che, anche nel mondo dei comics, ha toccato vette di grande spessore. Una vera e propria riscoperta di una nazione sconosciuta e ignota, lontana dal ritratto di ipocrita perfezione che è stato presentato decenni, e non è un caso se è proprio il concetto di riscoperta al centro di una delle opere più interessanti sotto questo punto di vista: Undiscovered Country.

Si parlava di ritrarre l’America reale, concreta, di non lasciarsi sedurre dalla facile e seducente narrativa della nazione perfetta per eccellenza. Undiscovered Country si fa portatrice di una sentita voglia di non rimanere schiavi di una forma mentis che per anni ha cerca di trovare all’interno di una tradizione rigida uno stanca protrarsi di un modello nazionale rodato, che solo in poche occasioni veniva apertamente messo in discussione. Pur riconoscendo ad autori come Chaykin, Ennis e Azzarello la volontà di andare oltre gli sfavillanti grattacieli delle metropoli cosmopolite divenute per il mondo il ritratto idealizzato degli States, questo sguardo all’America interna, autentica, ha vissuto un momento di particolare vivacità negli anni più recenti, dopo che tensioni sociali interne, animate da una vis quasi rivoluzionaria, hanno spinto fortemente su autori sensibili alla quotidianità e alla verità della strada. E sotto questo aspetto, Undiscovered Country è il punto di forza di questo rinascimento fumettistico americano.

Undiscovered Country: la vera America alla fine del mondo, secondo Soule, Snyder e Camuncoli

Undiscovered Country: The land of mistery

In un futuro non meglio precisato, ma comunque percepibile come inquietantemente prossimo, il mondo è stato sconvolto da un virus apparentemente inarrestabile noto come Sky. Mentre l’umanità disperatamente cerca di contrastare questa piaga, il nuovo assetto mondiale ha portato alla nascita di due blocchi socio-politici contrapposti: l’Alleanza Euro-Africana e la Zona di Prosperità Pan-Asiatica. Due poli di potere che, nonostante la disastrosa emergenza, non mancano di dare vita a una lotta serrata per il controllo del globo, incuranti delle conseguenze di questa tremenda pandemia.

All’appello delle potenze manca proprio l’America. Quelli che un tempo erano noti come U.S.A. si erano isolati dal resto dell’umanità trent’anni prima, alla comparsa dei primi segni del virus Sky. Una chiusura preventiva atta a limitare il contagio e concretizzatasi durante una complessa fase politica interna, che ha portato a un totale isolamento degli States, al punto che questo complesso mondo futuro non ha più idea di cosa accade oltreoceano. Non stupisce come si riveli sconvolgente la notizia che da quella nazione dimenticata sia arrivata, dopo tre decenni, una comunicazione carica di speranza: una cura per il virus Sky. A farsi portavoce di questa speranza è Sam Elgin, scienziato americano che invita tutte le due potenze mondiali a recarsi nel continente americano per ricevere questo prezioso dono. Occasione troppo ghiotta per venire ignorata, tanto che apparentemente i due blocchi arrivano a un tacito accordo di collaborazione, dando vita a una squadra interforze incaricata di recuperare il prezioso antidoto.

Guidatai dal colonello Pavel Bukowsky, eroe di guerra, il dottor Ace Kenyatta, storico con specializzazione in storia americana, la giornalista Valentina Sandoval, e due rappresentanti delle potenze alleate, Chang Enlou per la Zona di Prosperità Pan-Asiatica e Janet Worthington per l’Alleanza Euro-Africana. A completare il team sono i fratelli GravesCharlotte (medico) e Daniel (militare dalla carriera discutibile). La loro presenza è richiesta in quanto ex-cittadini americani, ma soprattutto per un motivo tutt’altro che indifferente: Daniel è l’unico uomo ad essere riuscito a entrare ed uscire dagli States da anni.

Mossi da scopi personali che vanno oltre la missione disperata loro assegnati, questi avventurosi esplorati sono inviati in America, con lo scopo di trovare la miracolosa cura. Ma quando il loro elicottero arriva in prossimità delle coste americane, dopo avere intravisto gli immensi muri che hanno chiuso gli States al resto del mondo vengono abbattuti. Un primo impatto tutt’altro che ideale, che si rivela la prima tappa di un viaggio dai toni allucinanti, in cui quello che per anni è stato idealizzato come una potenza si rivela esser divenuta un caleidoscopico mosaico di diverse zone, che compongono una spirale che conduce al cuore dell’America. La promessa cura al morbo lascia presto spazio a un altro interesse, la riscoperta di una nazione idealizzata che viene sezionata e analizzata in ogni suo aspetto, vista tramite gli occhi di sensibilità esterne lontane dall’american way.

Born in the USA

Non è certo un mistero che l’era trumpiana sia stata un momento di forte contrasto interno per gli States. L’immaginario collettivo fuori dai confini nazionali è stato duramente colpito dalla fine di una visione liberal tradizionalmente associata alla politica americana, scoprendo come internamente gli States siano ancora animati da graffianti contraddizioni. La riscoperta dell’anima più autentica e meno nobile dell’America autentica è stata celebrata in ogni aspetto dalla cultura di massa, toccando apici cinematografici come Nomadland o Elegia Americana, ma non poteva certo esimersi dall’influenzare anche il mondo della nona arte.

Per quanto si riconosca anche alle due major del fumetto d’oltreoceano una sempre maggior apertura verso temi socialmente importanti, non si può negare come si rimanga comunque limitati da un’impostazione morale che impedisca una disamina pienamente consapevole, possibilità offerta invece da realtà più libere. Non è un caso che titoli come Redneck, American Monster, Brigg’s Land, Stillwater o Manifest Destiny si facciano carico di ritrarre in modo più attento e mirato questo, apparentemente, sconosciuto universo umano ammantato di stelle e strisce. Undiscovered Country ha avuto una lunga gestazione antecedente alla discussa amministrazione Trump, ma i semi di quello che avrebbe condotto a una delle più infelici elezioni presidenziali erano già presenti.

Come racconta Snyder parlando della genesi di Undiscovered Country, alla base di questa storia abbiamo un interrogativo tutt’altro che banale. La presa di coscienza di come ci fossero segreti nazionali e grandi misteri celati a fin di bene al grande pubblico, la scoperta di ritrovati tecnologici al limite della fantascienza hanno alimentato la creatività dei due autori nel concepire una trama che vedesse nel futuribile un punto di forza essenziale, ma la presenza di una contemporaneità sempre più feroce, con un ritorno a una concezione di impegno civile in senso autoriale, ha guidato Soule e Snyder verso un’altra direzione, in cui gli interrogativi sul futuro dei propri figli si intreccia alle linee guida che animano la marcia di quella che da sempre viene idealizzata come la Terra della Libertà. Andando oltre retorica e idealismi da slogan, il pensiero del duo autoriale era ben preciso:

Presto cominciammo a parlare di come, su scala globale, le identiche tensioni tra collettivismo e solipsismo sembrino sempre più diffuse. Moltissimi paesi oscillano tra la completa ritirata dallo scenario globale e la disperata richiesta di un’azione multilaterale. Ci ritireremo dal mondo, come individui, comunità e nazioni o inizieremo ad agire insieme per affrontare tutti i terribili e spaventosi problemi che ci affliggono? Saremo una cosa sola o finiremo per pensare a noi stessi e noi stessi soltanto?

Questa serie di questi morali ed etici sono divenuti la base non solo del ritratto di questa America atipica, ma diventano anche il fondamento emotivo delle altre nazioni. Il ricreare una contrapposizione tra due blocchi richiama all’ideale della Guerra Fredda, ma anziché essere parte attiva del duello gli States ne sono quasi il premio in palio. Tramite l’idea dell’isolamento, aspetto che affonda in alcune delle politiche reali della politica americana della prima metà del ‘900, Soule e Snyder si avventurano in un’appassionante ritratto di un senso di ‘essere americani’ particolarmente sentito, spiazzante per la sua onestà.

L’idea di stessa di creare una separazione tra America e mondo, proprio nel momento in cui l’unità avrebbe potuto portare a fronteggiare in modo più coeso una grande emergenza, avrebbe potuto dimostrare un altro lato dell’America. La scelta di preservare i propri confini, costruendo degli immensi muri che tengono letteralmente il mondo esterno lontano, è la nascita di una differente America, una terra sconosciuta non solamente per gli stranieri, ma anche per gli stessi americani.

Non è un caso che la meccanica del viaggio di questi esploratori stranieri sia idealizzata in una sorta di gioco dell’oca che passa per diverse tappe di una spirale che punta direttamente al cuore più autentico degli States. L’intuizione geniale dei due autori è quella di imbastire un ritratto ermetico dei diversi tratti tipici della cultura americana, trasformando specificità e immagini specifiche della tradizione a stelle e strisce in allegorie dei suoi peggiori difetti. Sin dal primo volume, Destino, si percepisce come Soule e Snyder abbiano analizzato con lucidità e una punta di cinica accettazione le debolezze di una società contraddittoria come quella americana, elevando le rappresentazioni di una mitologia post-moderna a specchio dei mali di un’intera cultura.

Tutt’altro che scontata la decisione di rendere il villain della storia l’Uomo del Destino, figura che sin dalle prime battute si rivela uno degli ingranaggi più affilati di questa macchina narrativa. Già dal nome richiama quel concetto di manifest destiny così formativo per il culto nazionale americano, deformandolo all’interno di una visione tra il profetico e il devastante che diventa l’immancabile ombra dei protagonisti. La contrapposizione tra questa emblematica figura e gli esploratori intrappolati da questa nazione impazzita è una delle chiavi di lettura più intriganti della saga, capace di dare vita a una serie di contrasti emotivi vivaci e tutt’altro che banali.

Pur avendo una componente action presente e ottimamente gestita, spesso ispirata a una matrice ad action movie anni ’90, Undiscovered Country riesce a rendere anche questi momenti adrenalinici parte della sua costruzione emotiva ed educativa. Tanto gli scontri quanto i dialoghi, infatti, costituiscono un elemento di forte connotazione etica della trama, sia utilizzando la presenza di uno Zio Sam costantemente riadattato alla bisogna, che tramite la pungente critica dei viaggiatori, capaci di liberarsi dei preconcetti solitamente legati alla visione degli States per darne un ritratto più spietato e affilato. E la concezione di una critica avviata dall’interno, tramite lo sguardo di raffinati narratori come Soule e Snyder, è incredibilmente lucida, capace di andare patriottismi o asti politici, concentrandosi soprattutto sulla ricostruzione di una serie di dogmi culturali che, in terra americana, coincide spesso con la creazione di una mitologia concreta, incarnata da oggetti di uso comune elevati a oggetti di culto.

A consentire questa analisi è la scelta di affidarsi a una narrazione libera, capace di spaziare tra presente e passato, con cui dare vita a una peculiare costruzione di elementi fondanti che passano dalla sci-fi al complottismo, passando per fantapolitik e analisi sociale. Una poliedricità di intenti che trova però una propria organicità, diluita con intelligenza in una dinamica narrativa in cui le storie personali dei personaggi concorrono alla creazione di una più assimilabile evoluzione della trama, dando comunque un tono di leggerezza e avventura anche nei momenti in cui si vuole spingere il lettore a trovare una radice critica nella storia.

This is not America

La lettura di Undiscovered Country è un’esperienza stratificata, che coinvolge i lettori su diversi livelli. La radice emotiva che ha spinto Scott Snyder e Charles Soules a ritrarre gli States secondo il loro punto di vista si fonda su una percezione ‘interna’ del tessuto sociale americano. Produzioni come questa rappresentano un passaggio di rottura con la percezione comune della vita oltreoceano, condizionata soprattutto dall’assimilazione culturale proposta tramite il mondo entertainment e della letteratura. Una divergenza tra reale e immaginario assunto, quindi, che rischia, almeno nelle prime battute, di sembrare eccessivamente fuorviante per un lettore che ha poca familiarità con il cuore pulsante dell’America.

Se da un lato il primo volume, Destino, si affida in prima battuta un concept abbastanza tradizionale e caro alla letteratura distopica, non tarda a manifestarsi il carattere di forte connotazione culturale della tradizione mitologica degli States. Ancora giovane sul piano storico, questa nazione ha sviluppato una forte devozione verso personaggi che hanno segnato la crescita di questa dimensione cultura, che si tratti di figure storicamente esistite o di figli di un folklore molto più concreto rispetto a quello europeo. Nel dare vita alla loro disamina di critica socioculturale, Soules e Snyder non tardano a improntare la narrazione in una direzione in cui sia proprio questa destrutturazione di un’identità nazionale tanto radicata da risultare caricaturale a dominare la scena.

In un’accezione simile, è inevitabile la presenza di riferimenti e di richiami a un vissuto comune difficilmente percepibile da un lettore occasionale. Soprattutto nel terzo volume, Possibilità, dove viene approfondita l’importanza dell’influenza cultura del Sogno Americano, tanto sul piano interno quanto su quello estero, si ravvisa questa complessità di richiami alla cultura americana, tramite una disamina particolarmente lucida che passa dalla valorizzazione di figure nate nel periodo formativo degli States, riviste con occhio critico da due americani contemporanei, al ragionamento sui nuovi eroi del mito americano, ossia gli idoli della massificazione cultura, come cantanti, attori e, non ultimi, i personaggi dei comics.

Una delle basi formative di Undiscovered Country sono proprio i simboli. Non solo come immagini parti di un tessuto culturale condiviso anche oltre i confini, ma soprattutto ricollegandosi a una matrice iconografica fortemente contestualizzata, che si rivolge in modo più evidente al lettore statunitense. Che si tratti del celebre chiodo dorato visto nel primo volume o dell’iPod che identifica la zona di Unità nel secondo volume, leggere questo fumetto significa accettare un linguaggio metaforico e simbolico profondo, foriero di una simbologia che si spinge al ritrarre scorci caratteristici degli States, con opere architettoniche delle grandi metropoli americane, o dare fisionomie particolari ad alcuni personaggi, al punto da modellare l’ultimo presidente americano sulle fattezze di Clint Eastwood o conferire al professor Elgin del passato una spiccata somiglianza con Abraham Lincoln. Caratteristiche che possono essere poco percepite dal lettore occasionale, considerato come l’intento critico degli autori si basa sulla propria esperienza di cittadini americani, che inevitabilmente influisce sulla ratio dietro la definizione della trama della serie. Chi ha una conoscenza diretta e profonda delle dinamiche sociali e dei costumi statunitensi, ovviamente, avrà a disposizione una percezione più profonda di queste tensioni narrative.

La presenza di questa ricchezza culturale diventa quindi l’essenza di Undiscovered Country, che per scelta degli stessi autori non viene affidato a un’artista americano, ma finisce tra le sapienti mani del nostro Giuseppe Camuncoli. Un punto di vista privilegiato, considerato come il nostro Cammo abbia una discreta familiarità con la mentalità americana, ma preservi comunque quel punto di vista esterno che consente una diversa percezione della cultura a stelle e strisce. La precisione con cui Camuncoli inserisce all’interno di questo lisergico viaggio all’interno del cuore pulsante degli States elementi culturalmente riconoscibili mischiandoli a richiami fortemente nazionali per un lettore americano è impeccabile, si crea un’iconografia narrativa che consente di attraversare decenni ed ere sociali degli States, sia sul piano architettonica che su quello più concreto dell’oggettistica e del ritratto di figure storiche, opportunamente rielaborate in questo racconto ipercinetico.

La scelta di un disegnatore esterno all’ambiente sociale interno rappresenta anche un’esaltazione del tema del soft power, centrale nel terzo volume edito da saldaPress, Possibilità. Quando l’esperto di cultura americano Ace Kenyatta svela ai suoi compagni di avventura il significato vero di soft power, offre ai lettori una delle chiavi di lettura più concrete di questo mosaico narrativo:

L’influenza di un paese può esser legata a come la sua cultura viene assorbita dalle altre nazioni. Tutto, da Indiana Jones a Frank Lloyd Wright. Per gran parte del XX secolo, fin all’isolamento, nessun porto era migliore di questa America. Tutti i miti e i sogni, i canti delle sirene.

Un mantra che trova anche nell’interpretazione di Camuncoli e del finisher Leonardo Marcello Grassi un’attestazione di realtà. Le tavole di Undiscovered Country, colorate magistralmente da Wilson, sono un inno a questa esaltazione del soft power, in cui la percezione estera dell’american way riesce tuttavia ad andare oltre alla mera iconografia esportata, trovando una crasi tra l’immaginario mondiale fatto di mall e auto dal design inconfondibile e la sottile ma evidente presenza di tratti culturalmente più significativi, come il citato Chiodo d’Oro o edifici dalla forte connotazione identitaria.

Perché leggere Undiscovered Country

Approcciarsi a Undiscovered Country, va detto, non è semplice. Pur apprezzando lo starting point di sicuro fascino, non si può omettere che la storia rapidamente prende un tono che richiede una profonda conoscenza della cultura d’oltreoceano per essere pienamente apprezzata. In assenza di precisi riferimenti, Undiscovered Country rimane pur sempre una gradevole lettura, ma si rischia di perdere gran parte dei tratti essenziali della storia, specialmente quando ci si addentra in disamine colorite di tratti tipici di una mentalità differente dalla nostra. In Possibilità, ad esempio, la necessità di contestualizzare il soft power contrapponendolo all’identità cultura spiccatamente interna degli States porta Soule e Snyder a presentare tratti solitamente poco noti degli States, che rischiano di spiazzare il lettore poco avvezzo al mondo americano.

Questo aspetto non deve però spaventare, ma anzi può rivelarsi un intrigante spunto di approfondimento. Al pari di un’altra serie che affonda voracemente i denti nella mentalità americana come Department of Truth, Undiscovered Country può rivelarsi un primo passo all’interno di una conoscenza più approfondita degli States, passando dal ritratto allegorico alla linea guida per una serie di competenze e ricerche che conducano alla scoperta dell’America più autentica, priva delle sue maschere, siano esse autoimposte che frutto di una deformata prospettiva da parte degli stranieri.

Come leggere Undiscovered Country

Pubblicata in America da Image Comics, in Italia Undiscovered Country è raccolta in volumi cartonati da saldaPress, che propone la serie nel suo classico formato, impreziosito da una grafica a tema che omaggia i colori americani. Ad arricchire questi volumi è un ricco comparto di extra, che si focalizza con particolare attenzione alla creazione dei personaggi e degli elementi dominanti delle tavole, fornendo ai lettori una preziosa fonte di dettagli che agevolano la comprensione della storia.

Undiscovered Country: Destino

Undiscovered Country ci fa viaggiare in una regione sconosciuta un tempo chiamata Stati Uniti d’America, ora avvolta nel mistero e letteralmente chiusa dietro un muro con il quale, un secolo prima, ha scelto di isolarsi dal resto del mondo. Due piccole spedizioni entrano simultaneamente negli ex Stati Uniti – una da est, una da ovest – e viaggiano verso l’interno del continente, ognuna alla ricerca delle verità e impegnata a sopravvivere in questo strana e pericolosa terra inesplorata.

Undiscovered Country: Unità

In un futuro non troppo lontano, gli Stati Uniti d’America si sono “chiusi fuori” dal resto del mondo. Ora il Paese è una terra pericolosa e inesplorata, in cui però un gruppo scelto ha dovuto avventurarsi per trovare la cura a un virus letale che minaccia l’intero pianeta. Dopo essere riuscito a sfuggire alle prime minacce incontrate, il gruppo deve ora dirigersi verso una zona chiamata “Unità”, caratterizzata da una tecnologia inimmaginabile. Unità si rivelerà un rifugio sicuro in mezzo a una terra di pericoli o un luogo ancora più pericoloso e terrificante? Unità è il secondo capitolo di Undiscovered country, la serie rivelazione del 2020 (subito messo in sviluppo da Hollywood) creata da Scott Snyder e Charles Soule (che firmano storia e sceneggiatura) e dall’italiano Giuseppe Camuncoli (ai disegni).

Undiscovered Country: Possibilità

Alla ricerca di una cura per la pandemia che sta piegando il mondo, il gruppo di agenti e scienziati prosegue il suo viaggio attraverso la terra oscura e pericolosa che sono diventati gli Stati Uniti dopo anni di chiusura dietro una barriera invalicabile. Superate le prime due zone, ora è la volta di affrontare Possibilità, una regione in continua mutazione che poggia sul pilastro della creatività americana, partendo dal folklore fino alla realtà virtuale.

 

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