Il multiverso marveliano conquista finalmente il grande schermo. Dopo aver stuzzicato con WandaVision e Loki i fan dell’MCU, tocca infine al nostro amichevole Spider-Man di quartiere affrontare per primo le insidie del multiverso al cinema. Come abbiamo appreso sin dalle prime indiscrezioni sul titolo del secondo capitolo delle avventure cinematografiche dello Stregone Supremo, Doctor Strange into the Multiverse of Madness, il concetto di universi paralleli interconnessi rappresenterà uno degli aspetti essenziali della nuova Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe, non a caso definite Fase Cosmica.
Spider-Man: No Way Home, quindi, sarà la prima esperienza di eroe di primo piano del Marvel Cinematic Universe con il multiverso. O meglio, con qualcosa che possiamo definire multiverso. Al termine di Loki, infatti, abbiamo assistito alla manifestazione del più grande timore della Time Variance Autorithy, ossia la ramificazione della realtà in una serie di versione alternative, o varianti, che potrebbe minare il tessuto stesso della realtà. Un incubo scientifico, sempre secondo il canone fumettistico del Marvel Cinematic Universe, che pare essere distinto dalle realtà alternative con cui si troverà a giostrarsi il buon Parker.
Ma come è arrivato Spider-Man a questo punto?
L’uomo dietro la maschera
Spider-Man: No Way Home continua la tradizione delle pellicole ragnesche del MCU di giocare con il concetto di casa. Dopo la sua apparizione in Civil War, i titoli dedicati al Tessiragnatele hanno sempre visto nella sua presenza all’interno del Marvel Cinematic Universe la giusta dimensione di Parker. Homecoming era l’ingresso ufficiale nel MCU, Far From Home l’avventura lontano da casa e No Way Home incarna la paura di non avere una casa a cui tornare, considerata la frattura delle realtà. Non solo in senso domestico, quanto da un punto di vista emotivo, una serenità e quotidianità che, per quanto vissuta non proprio agevolmente da Parker, era comunque la sua quotidianità.
Tutto inizia con il finale di Spider-Man: Far From Home. La sconfitta di Mysterio, infatti, si rivela un vittoria amara per Parker, visto che il suo rivale, in un ultimo gesto di scherno, rivela al mondo la sua vera identità, come ci svela il viso familiare di J.Jonah James (il sempre ottimo J.K. Simmons), direttore del Daily Bugle. Un momento di svolta per Parker, che da sempre protegge la propria identità supereroica, da poco confessata anche alla sua amata Mary Jane. Dopo aver vissuto nel timore di esser scoperto, infine la verità è emersa, ma se da un lato questo è un sollievo, considerato che ora può smettere di mentire alle persone care, dall’altro chiunque, compresi i suoi nemici, ora sanno chi è realmente Spider-Man.
Una situazione che spinge Peter a chiedere aiuto all’unica persona che può intervenire per cancellare questo evento: Stephen Strange. Lo Stregone Supremo, infatti, potrebbe eseguire un rituale per eliminare questa conoscenza, ma a che prezzo? Un incantesimo pericoloso, che richiede concentrazione e fermezza d’animo, quella che manca proprio a Peter, che all’ultimo rischia di compromettere il tutto, sino a quando nella paura di dover nuovamente mentire a Mary Jane, crea una devianza all’incantesimo, che crea una spaccatura nella realtà. Una frattura che apre a diverse realtà, probabilmente allo stesso Multiverso.
Un nuovo mentore per il Tessiragnatele
In attesa di vedere al cinema le imprese della strana coppia Spider-Man e Dottor Strange, possiamo fare due considerazioni per comprendere come collocare il terzo capitolo delle avventure dell’Arrampicamuri nel Marvel Cinematic Universe. Dai tempi della sua apparizione in Captain America: Civil War (‘Bimboragno!), Spider-Man è passato dall’essere una spalla di Iron Man, l’incarnazione della sua paternità non pienamente vissuta sino alla nascita della piccola Morgan al divenire il personaggio di riferimento dell’MCU. È stato proprio Parker a mostrarci per primo il mondo dopo il Blip, a raccontarci le conseguenze del finale di Avengers: Endgame, che ha lasciato il mondo orfano di figure come Capitan America e Iron Man. Pur essendo un polo emotivo importante, Peter Parker non ha ancora una maturità completa ma necessità di un mentore, una figura matura che sappia consigliarlo. Di tutti gli eroi del pantheon supereroico del MCU, Stephen Strange è decisamente la figura migliore.
In Spider-Man: Far From Home l’assenza di Stark si era fatta talmente forte per Peter, che la comparsa di una figura sostitutiva come Mysterio aveva avuto rapidamente ragione dell’innata ingenuità di Peter. Pur avendo colto il suo ruolo nel nuovo mondo supereroico post-Endgame, Peter è pur sempre un giovane uomo, poco più che adolescente, che sta cercando di comprendere come i suoi poteri possano avere una ripercussione sulla sua vita. La rivelazione della sua identità segreta ha, nuovamente sconvolto il suo mondo, ponendolo nella situazione di sentire nuovamente la necessità di un mentore.
Le conoscenze mistiche di Strange, infatti, lo hanno reso lo Stregone Supremo, protettore della Terra da minacce eteree. Questa sua conoscenza lo rende perfetto per aiutare Parker nel suo desiderio di riconquistare una parvenza di normalità, riguadagnandosi il suo anonimato. Appellandosi a due storie incredibilmente emozionanti, One More Day e One Moment in Time, Spider-Man: No Way Home potrebbe trasformare Strange nel mentore di Parker, sostituendosi al compianto Tony Stark. All’interno delle dinamiche del MCU, questo cambio radicale ci mette di fronte a un interrogativo intrigante: Parker riuscirà finalmente a superare la perdita di Stark?
Cosa aspettarci da Spider-Man: No Way Home?
Come visto nei trailer, non sarà solamente la ricerca di un rinnovato anonimato a rendere intrigante il terzo capitolo delle avventure soliste del Tessiragnatele. Sfruttando proprio il concetto di università parallele, recentemente ribadito anche nel trailer dell’atteso Spider-Man: Across the Spider-Verse, la frattura tra le realtà creatasi per via del fallimentare incantesimo di Strange ha fatto riapparire alcuni dei villain dell’Arrampicamuri visti nelle precedenti versioni cinematografiche del Ragno. Dall’Octopus di Alfred Molina all’Elektro di Jaime Foxx, senza dimenticare Goblin, Uomo Sabbia e altri, la sensazione è che Spidey si ritroverà a dover gestire i Sinistri Sei, o una versione della celebre formazione di cattivi, nel suo tentativo di riportare la realtà alla sua corretta natura.
Quello che possiamo aspettarci, dunque, non saranno solamente scontri emozionanti, ma anche una seconda occasione per alcune storiche nemesi del Ragno, senza tralasciare la sempre più probabile presenza degli ‘altri’ Spider-Man cinematografici. Tobey Maguire e Andrew Garfield, da mesi, sono additati come probabili presenze nel film, ipotesi apparentemente confermata anche da alcune scene dei trailer in cui le movenze degli antagonisti di Spidey sembrano indicare la presenza di personaggi digitalmente rimossi dalle scene.
Dopo Eternals, che ha voluto presentarsi come un importante mattone della Fase Cosmica del Marvel Cinematic Universe, Spider-Man: No Way Home diventa dunque la prima incarnazione del multiverso in cui si muoveranno gli eroi marveliani. Rimane da scoprire se queste realtà alternative nate dall’incantesimo di Strange siano parte della divergenza vista nell’ultima puntata di Loki, o se invece siano una temporanea alterazione che troverà rapida soluzione al termine del film.
La risposta ci attende dunque al cinema il 15 dicembre, a patto che siate riusciti a trovare gli oramai irrecuperabili biglietti per il day one.