A 7 anni di distanza da Solaris, Andrej Tarkovskij torna alla fantascienza con Stalker, film ancora una volta tratto liberamente da un romanzo, Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij e ancora una volta propone il suo personalissimo cinema filosofico.
Pur essendo la trama ascrivibile al genere fantascientifico, infatti, la struttura narrativa del film così come le tematiche affrontate, trascendono decisamente i dettami del genere e si ascrivono a pieno titolo al cinema d'autore.
ancora una volta Tarkovskij mette in discussione la divisione tra realtà e fantasia, oggettività e sogno
Stalker infatti parla di un viaggio catartico, lento e profondo, compiuto all'interno della cosiddetta "Zona", dai tre personaggi principali, il Professore, lo Scrittore e lo Stalker appunto, una guida illegale, esperta del territorio.
All'interno di questa regione desolata in cui le normali leggi fisiche sono state stravolte per cause ignote, si vocifera che si trovi una stanza in cui è possibile avverare i desideri più intimi e segreti, ed è qui appunto che i due vogliono arrivare, lo Scrittore perché teme di aver perso l'ispirazione e vuole recuperarla, il Professore invece perché desidera vincere un premio Nobel.
Gran parte del film è incentrato su lunghe discussioni filosofiche nelle quali le tre diverse concezioni della vita dei protagonisti si scontrano e si mettono in discussione, fino all'enigmatico finale, che ancora una volta mette in discussione la divisione tra realtà e fantasia, oggettività e sogno, il tutto narrato come sempre attraverso immagini possenti ed oniriche, una regia elegante e una fotografia che alterna il bianco e nero al colore con intenti simbolici.
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