The Walking Dead: gli zombie di Kirkman conquistano il mondo

The Walking Dead: la rivoluzione dello zombie secondo Robert Kirkman, dal fumetto alla serialità televisiva.

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a cura di Manuel Enrico

Come si stabilisce quando un’idea diventa un cult? Che si tratti di un film, un romanzo, o un fumetto, questo status di opera imperdibile viene solitamente tributato quando i tratti essenziali dell’opera stessa diventano un patrimonio comune. Riconoscimento tardivo, come accaduto a capolavori del calibro di Blade Runner o La Cosa, o successo immeditato, il segno indelebile di questo ingresso nell’immaginario collettivo è riconoscibile dal modo in cui il pubblico si affeziona e fa proprio la storia. Negli ultimi anni, uno degli esempi più lampanti di questa dinamica è stato The Walking Dead, un concept capace di presentarsi come un punto di riferimento del mondo dell’entertainment, non in un medium, ma in ben due diverse incarnazioni, muovendosi con ugual sicurezza nell’ambito fumettistico e in quello televisivo.

Per quanto la fama di The Walking Dead sia legata principalmente all’incredibile successo avuto dalla serie di ABC, la scintilla vitale del mondo di Rick Grimes è stata la carta. Prima di essere una serie da record, infatti, The Walking Dead è un fumetto partorito dalla geniale mente di Robert Kirkman, nome caro agli appassionati della nona arte, che lo identificano come uno dei rinnovatori del mondo delle nuvole parlanti. Fama meritata dando nuova linfa al genere supereroico (Invincible), al tema delle possessioni (Outcast) e non disdegnando di prendersi cura anche di una riscrittura degli heist movie (Thief of Thieves). In questa sua attenta opera rinnovatrice, Kirkman non poteva certo rimanere indifferente verso uno dei grandi classici del cinema horror: gli zombie. E da questa sua passione è nato The Walking Dead, in principio fumetto di successo, e poi serie cult contemporanea, che possiamo ora vedere su Disney+.

The Walking Dead: la rivoluzione dello zombie secondo Kirkman, dal fumetto alla serialità televisiva

The Walking Dead: riscrivere lo zombie a fumetti

Per stessa ammissione di Kirkman, non esisterebbe The Walking Dead se nel 1968 John Romero non avesse deciso di reinterpretare uno di concept meno utilizzati dell’immaginario orrorifico, lo zombie, rivestendolo di una valenza di critica sociale con il suo La Notte dei morti Viventi. Prima del cult realizzato da Romero, infatti, gli zombie cinematografici erano legati principalmente alla visione folkloristica haitiana, che li considerava come cadaveri riportati in vita tramite magie oscure, asserviti alla divinità dei morti, il Baron Samedì. Una connotazione che nel mondo del cinema ebbe facile presa, venendo citata persino in uni film di James Bond (Vivi e lascia e morire).

Nel realizzare il suo film, Romero decise di andare oltre a questa impostazione tradizionale, eliminando la componente mistica, e concentrandosi invece su quanto questi esseri privi di anima e intelletto potessero rappresentare una metafora della contemporaneità americana del periodo. Eliminata la componente magica, lo zombie non è più semplicemente il mostro senza mente, ma diviene lo specchio inquietante di una società omologata, incapace di pensiero indipendente.

La visione di Romero fu particolarmente ispiratrice per Kirkman, che unendo la sua passione per la dialettica di Romero ad altri concept narrativi sulla figura degli zombie, compreso un certo Resident Evil, iniziò a maturare una propria idea di come questa figura dell’immaginario orrorifico potesse adattarsi a un gusto contemporaneo. Inizialmente, il fumetto a tema zombie di Kirkman era ambientato negli anni ’60, presentandosi come un seguito ideale de La Notte dei morti viventi di Romero, ma questa impostazione non convinse pienamente, tanto che Jim Valentino, co-fondatore di Image Comics e veterano del settore, suggerì di seguire quella che era stata la ragione per cui nata la Image: creare un qualcosa di totalmente originale, affinché i diritti fossero pienamente in mano all’autore. Forte di questo consiglio, Kirkman diede quindi al suo progetto una diversa meccanica narrativa, avvicinandolo ai survival, genere che si avvicinava maggiormente al gusto moderno.

Nonostante questo ennesimo cambiamento, il progetto non sembrava ancora convincere i vertici di Image, che accusavano l’idea di Kirkman di esser troppo classica, priva di un guizzo che la rendesse avvincente e unica. Per ovviare a questa empasse, Kirkman decise allora di mettere in scena un piccolo inganno: all’interno del suo pitch per The Walking Dead, inserì l’idea che la misteriosa epidemia al centro della storia fosse un’arma aliena, un attacco preliminare che avrebbe anticipato l’invasione della Terra. Ipotesi che non era mai stata nelle idee dell’autore, ma che venne considerata vincente da parte dell’editore. Curiosamente, questa idea rigettata è stata poi recuperata per la celebrazione per la celebrazione dei dieci anni di Skybound, l’etichetta di Image sotto cui è stato pubblicato The Walking Dead, che nel cofanetto celebrativo Skybound X contiene proprio un avvincente what if..? in cui i protagonisti di The Walking Dead si confronto con un’invasione aliena.

Con The Walking Dead, Kirkman è riuscito a trovare una felice sintesi tra la classicità del tema degli zombie, che rimanda al concetto di sopravvivenza, e l’analisi di un’umanità ferina, quasi hobbesiana. Il lettore viene portato a vedere negli zombie il nemico naturale, complice il loro numero soverchiante rispetto ai pochi umani rimasti, ma approfondendo la lettura diventa sempre più evidente che il pericolo autentico arriva dall’uomo stesso. In questo mondo da incubo, infatti, il senso di sopravvivenza sembra aver fatto emergere il lato più oscuro dell’umanità, al punto che il piccolo nucleo di sopravvissuti guidati da Rick Grimes diventa il nostro punto di vista privilegiato su quello che possiamo quasi considerare un truculento esperimento sociale. Costretti ad affrontare un mondo brutale e apparentemente privo di moralità, quanto a lungo possono resistere anche le anime più rette? The Walking Dead, tramite una sequenza di eventi particolarmente ispirata e ricca di colpi di scena ben congeniati, assume i toni di una continua sfida morale, arricchita da tutti i tropi tipici dell’horror a base di zombie, arricchendo la narrazione con una violenza grafica splatter che è divenuta uno dei tratti distintivi della serie.

L’uscita di The Walking Dead nel 2003 è stata immediatamente accolta con favore dal pubblico, che hanno reso il fumetto di Kirkman un cult della narrativa a fumetti. Un successo che ha portato a numerose riedizioni, specialmente dopo l’uscita della serie TV di AMC, dando vita a una serie di iniziative editoriali che hanno saputo accogliere all’interno della dimensione fumettistica di questo cult crossmediale nuovi appassionati man mano che la curiosità verso la fonte ispiratrice della serie televisiva aumentava. Anche in Italia, dove The Walking Dead è stato pubblicato da saldaPress, abbiamo avuto modo di leggere The Walking Dead in diversi formati, dall’edizione da edicola, ai brossurati sino agli Omnibus.

La fortuna di The Walking Dead, nella sua dimensione fumettistica, è stata segnata da un tratto tipico delle opere di Kirkman: avere un finale chiaro sin dall’inizio. La consapevolezza di arrivare a un punto in cui le storie hanno esaurito la loro spinta narrativa è un dono raro per autore, ma Kirkman ha mostrato di avere una certa lucidità in tal senso. Al punto di avere deciso, nel 2019, di avere raggiunto il suo traguardo con The Walking Dead, persino in anticipo rispetto alla sua previsione, che si aggirava attorno al numero 300.

Sul numero 192, infatti, sorprese tutti dicendo che la serie si sarebbe conclusa con il numero successivo, ammettendo di aver raggiunto lo scopo che si era prefisso per i suoi personaggi, Rick Grimes in primis, confessando che andare oltre sarebbe stato rischioso, visto che aveva raggiunto, seppure in anticipo rispetto alle previsioni, il traguardo che si era prefissato per la sua epopea. La conclusione di The Walking Dead, tuttavia, non è stata la fine delle avventure esperibili in questo contesto narrativo, come dimostrato dal recente Clementine, arco narrativo in tre volumi dal taglio teen realizzato da Tillie Walden, il cui primo volume è stato pubblicato nel nostro paese sempre da saldaPress.

Dal fumetto alla serie TV

Il successo di The Walking Dead, come detto, fu tale da portare il fumetto di Kirkman a esser considerato da parte dell’emittente AMC come materiale prezioso per realizzare una serie TV. Scelta presa nel 2010, quando The Walking Dead vantava sette anni di presenza sul mercato del fumetto, quindi con una buona disponibilità di personaggi e trama già disponibili, ma che, come accaduto per altre opere transitate sul comparto seriale, divennero non una gabbia entro cui ridurre la nuova serie, ma un’ispirazione da cui potersi distaccare per offrire agli spettatori, appassionati del fumetto e non, una serie che sapesse cogliere lo spirito dell’opera di Kirkman, che venne coinvolto sia come produttore esecutivo che come sceneggiatore. Contrariamente alla consuetudine della serialità televisiva, in cui si realizza un pilot e si attende un feedback su di esso prima di avviare la produzione, i vertici della AMC erano così convinti della potenzialità di The Walking Dead che ordinarono la realizzazione della prima stagione quasi in contemporanea con quella del pilot.

La prima stagione venne affiata a Frank Darabont, ed era stata pensata con un finale tale da consentire di chiudere la serie in modo da non lasciare trame incompiute in caso di scarsi risultati. In realtà, la serie fu un successo, come sperato dall’emittente, ma in seguito a una serie di tensioni nella writing room, Darabont venne allontanato, affidando il suo ruolo a un think tank composto da Glen Mazzara, Scott Gimple e Angela Kang, decisione che, inevitabilmente, ha condotto a una controversia legale in cui Darabont ha contestato alla AMC un danno economico per il mancato versamento di guadagni maturati grazie ad accordi legati al successo della serie. Una causa conclusasi nel 2021 con il versamento a Darabont, da parte di AMC, della stratosferica cifra di 200 milioni di dollari.

Al netto di queste problematiche, The Walking Dead è divenuta una vera e propria serie cult, capace di appassionare milioni di spettatori in tutto il mondo. Pur muovendosi in maniera autonoma rispetto alla cronologia degli eventi visti nel fumetto, la serie ha cercato di mantenere una certa attinenza alla sua origine cartacea. I lettori del fumetto possono quindi ritrovare una spiccata consequenzialità nei macro-eventi delle serie, accettando che alcune situazioni, specialmente relative alla vita dei personaggi, seguano un diverso percorso, consentendo quindi di potersi avvicinare alla serie senza venire privati dell’esperienza di vivere dei grandiosi colpi di scena.

L’attenzione al mantenere un ritmo narrativo che sappia avvolgere lo spettatore è sempre stata al centro della realizzazione della serie. A coronare questa visione, si è deciso di non limitarsi al racconto cardine del fumetto, ma si è pensato di andare a costruire un telaio narrativo più ampio, mostrando altre avventure collocate nel mondo di The Walking Dead.

The Walking Dead: le serie spin-off

Il primo esperimento di spin-off è stata Fear The Walking Dead, serie companion che si focalizza su nuovi personaggi, creati appositamente da Robert Kirkman. Concepita inizialmente come una miniserie in due stagioni, Fear The Walking Dead sposta la scena sulla West Coast, mostrando un gruppo di sopravvissuti che cerca di lasciare Los Angeles durante le prime fasi dell’epidemia, prima che l’esercito metta in quarantena la città. Nata come prodotto indipendente, Fear the Walking Dead viene intrecciata alla serie principale a partire dalla quarta stagione, dove personaggi di The Walking Dead fanno la loro apparizione. Dopo una prima stagione di soli sei episodi, Fear The Walking Dead è passata a quindici episodi per la seconda e infine a un format da 16 episodi a stagione, mantenuto per ben sette stagioni.  Collegate a Fear the Walking Dead sono delle web-series (Flight 462, Passage, The Althea Tapes, Dead in the Water) in sei parti, che mostrano ulteriori scorci del mondo dopo lo scoppio dell’epidemia.

The Walking Dead: World Beyond, creata da Scott Gimple, è una miniserie di due stagioni in cui viene mostrato l’impatto del nuovo mondo sulle future generazioni. Prendendo spunto da un episodio della seconda stagione di The Walking Dead, dove veniva spiegato che il Nebraska, grazie alla scarsa densità di popolazione e l’alto tasso di armi, poteva esser il luogo ideale per sopravvivere all’apocalisse zombie, con World Beyond viene mostrata una società racchiusa all’interno di un campus universitario, dove l’esercito è riuscito a ricreare una parvenza di civiltà. In questo ambiente sono cresciuti i primi adolescenti della nuova era, che imparano a come difendersi dai vaganti, ma che non hanno esperienza del mondo fuori dai confini del loro rifugio. Ambientata dieci anni dopo gli eventi della serie principale, World Beyond mostra come questo nuovo mondo possa portare degli adolescenti a sviluppare un diverso sistema di valori, arrivando a mostrare di nuovi leader o di villain sanguinari.

Sempre creata da Gimple è Tales of the Walking Dead, una serie antologica di sei episodi, in cui sono raccontate le storie di sei personaggi creati appositamente per questa produzione. Unica eccezione è l’episodio Dee, in cui viene svelato il passato di Alpha, leader dei Sussurratori visti in The Walking Dead, costituendo una vera e propria origin story del personaggio.

The Walking Dead: un cult

Che si tratti della sua dimensione fumettistica o di quella seriale, The Walking Dead è inequivocabilmente divenuto un cult contemporaneo. A renderlo tale è stato anche, in un certo senso, la sua capacità di autoalimentarsi, traguardo raggiunto grazie al successo della serie televisiva, che ha spinto a dare nuovamente visibilità al fumetto originario presentandolo in nuove edizioni, dando vita a un circolo virtuoso i cui i due media coinvolti, fumetto e serialità, hanno avviato un passaggio sinergico degli appassionati tra le due versioni della creazione di Robert Kirkman.

Al netto dei giudizi personali su quale dimensione sia più rappresentative della visione originaria dell’autore, il merito di The Walking Dead è di aver dato a un concept tradizionale una nuova linfa. In tal senso, non dare una ragione sull’origine dell’epidemia, lasciando quindi allo spettatore la propria interpretazione, ha consentito di rendere i vaganti, come sono stati ribattezzati gli zombie, come una presenza assodata e, a ben vedere, temporanea. L’intuizione avuta nella serie di far vedere un progressivo decadimento dei vangati e l’introduzione di una nuova etica e legge civile che regola attentamente i potenziali pericoli, può tradursi come una sorta di passaggio (nel fumetto vediamo che questo periodo viene per tal motivo chiamato La Prova), una transizione verso un’umanità diversa. L’inevitabile perdita di alcuni elementi quotidiani, come elettricità o comodità quali cellulari e connessioni internet, spingono i sopravvissuti a ricreare non solamente un ordine sociale ma anche una coscienza del sé e della propria vita che si rifaccia a una dimensione meno tecnologica e più pratica. Il tutto, all’interno di un mondo in cui l’istinto di sopravvivenza è la legge suprema, spingendo persone dall’animo oscuro a ritagliarsi il ruolo di predoni, mentre individui più pacati tendono a raccogliere attorno a sé altri sopravvissuti per creare delle enclave dove ricreare una parvenza di civiltà.

In questi dettagli si racchiude l’essenza del successo di The Walking Dead, specialmente nella sua dimensione seriale. La penetrazione del mondo post-apocalittico di Kirkman nell’immaginario collettivo è facilmente riscontrabile dalla passione con cui si sono create pagine Facebook e gruppi di confronto con cui commentare gli eventi della serie, o dal dilagare in ambito cosplay di emuli del discutibile Negan, senza andare a toccare l’aspetto del marketing, che ha visto il logo di The Walking Dead divenire una presenza costante, arrivando persino ad avviare una serie di libri di cucina dedicata alle ricette dei sopravvissuti guidati da Rick Grimes.

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