The Umbrella Academy 3: la recensione in anteprima

Perché guardare The Umbrella Academy 3? Ve lo sveliamo nella nostra recensione in anteprima della nuova stagione presto su Netflix.

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a cura di Rossana Barbagallo

Le idiosincrasie di una famiglia squilibrata e disfunzionale possono causare l’apocalisse? Normalmente no. Mancanza di organizzazione? Scarsezza di fiducia reciproca? Traumi causati dal vivere all’ombra di un padre duro e intransigente? Non sarà mica la fine del mondo! E invece sì, se parliamo dell’Umbrella Academy: un supergruppo i cui drammi personali e i conflitti tra i suoi membri potrebbero essere la causa di conseguenze disastrose. Come insegna però The Umbrella Academy 3, nessuna famiglia è perfetta e l’incontro inatteso con il nuovo, apparentemente ineguagliabile supergruppo della Sparrow Academy, potrebbe essere l’occasione giusta per comprendere i propri sbagli e porvi rimedio prima che sia troppo tardi. O forse no?

Con una nuova stagione da 10 episodi che rende spettacolare e ironica la disastrosa entropia di qualsiasi sistema, The Umbrella Academy 3 ci mostra le conseguenze dei viaggi nel tempo, da sempre lama a doppio taglio nella letteratura e nel cinema, e al contempo ne riscrive i paradigmi. Il piglio è più che mai folle ed emozionante a un tempo, con esilaranti balzi umoristici e picchi di drammaticità che, sebbene risentano di alcune scelte di scrittura abbastanza discutibili che non permettono alla serie di raggiungere le stagioni precedenti, rendono The Umbrella Academy 3 una conferma e una certezza per il futuro. Ma cosa ci attende nella nuova stagione della serie Netflix e al di là di essa?

Ritorno al presente

Dopo gli eventi di Dallas che hanno avuto luogo nel 1963 (qui la recensione della seconda stagione), la famiglia Umbrella compie quello che credono sia il salto temporale decisivo a riportarli indietro alla loro linea temporale d'origine. Con il loro “ritorno al presente” presso l'Accademia che è stata la loro casa fin dall'infanzia, scoprono però che qualcosa non quadra. A occupare la dimora, c'è un'altra famiglia composta da sette individui dotati di super poteri, più papà Hargreeves che afferma di non conoscere gli “Umbrellas”.

La linea temporale è dunque cambiata (di nuovo) e adesso i figli di “Reggie” sono quelli che compongono la Sparrow Academy. Gelidi, sprezzanti e altamente preparati: sembrano essere tutto ciò che l'Umbrella Academy non è mai stata e godono di un successo strepitoso grazie alle loro prodezze da supereroi. L'arrivo degli Umbrella, però, potrebbe aver causato l'insorgere di una nuova, spaventosa minaccia e fronteggiare la Sparrow Academy diventerà presto l'ultimo dei loro problemi. Riusciranno le due famiglie ad accantonare le rivalità (anche interne) per salvare il mondo da qualcosa che stavolta potrebbe cancellare davvero ogni cosa?

The Umbrella Academy 3: l'ironia di essere umani

La serie TV di Steve Blackman, basata sulla serie a fumetti di Gerard Way e Gabriel Bà, non ha perso lo smalto. Da sempre votata all'approfondimento dei caratteri e delle loro vicissitudini, che nei frenetici fumetti vengono solo percepiti attraverso l'azione sfrenata delle vicende in cui sono coinvolti, The Umbrella Academy 3 si mantiene salda su un'impostazione che definisce i dettagli. Ogni episodio, dalla durata variabile tra i 40 e i 60 minuti, non è una folle corsa contro il tempo, ma un lavoro di cesellatura che non teme di prendersi i suoi tempi e i suoi spazi per ridefinire i drammi personali dei protagonisti che nell'arco di 3 stagioni hanno avuto modo di esacerbarsi, ma fondamentali nelle dinamiche causa-effetto che conducono poi ai guai conseguenti.

Ciò vuol dire che The Umbrella Academy 3 scarseggia di azione? Assolutamente no. Nella sua messa a fuoco sulle emozioni, le paure, i rancori, i desideri degli Umbrella che definiscono le relazioni tra essi e gli altri, la firma “punk” che Gerard Way ha introdotto nella sua opera a fumetti è evidente anche a livello registico con Blackman. I ritmi sono più distesi, certo, ma in The Umbrella Academy 3 non viene a mancare quel registro che finora ha reso la serie un prodotto ben distinguibile. Quello che vede i protagonisti improvvisare balli scatenati. Destreggiarsi in combattimenti in cui tutto è lecito e prendersi a colpi di superpoteri è imprescindibile. Prendere decisioni avventate e fuori da ogni logica che, sebbene li conducano fuori strada rispetto alla “missione principale” (ovvero salvare l'universo), possono essere occasione ora di riappacificazione, ora di introspezione, ora di estrema ilarità.

Mentre assistiamo al collasso della realtà (che come vedremo si manifesta come un evento fisico per assumere fattezze allegoriche), l'umorismo bizzarro e grottesco che finora avevamo apprezzato nella serie di The Umbrella Academy, trova anche in questa terza stagione uno spazio tutto suo. Stempera la drammaticità o l'azione frenetica senza essere fuori luogo o imbarazzante e crea un equilibrio tra tensione, inquietudine e distensione. Il piglio umoristico ricorda in alcune sequenze quello di Douglas Adams nella sua Guida Galattica per Autostoppisti, utilizzato nell'opera originale quanto nell'adattamento filmico, soprattutto nell'esplicazione pragmatica su cosa sia il “paradosso del nonno”; ma The Umbrella Academy 3 non teme sicuramente di inserire anche sequenze tragicomiche che fanno uso di violenza (vedi quella in cui Klaus deve afferrare rapidamente una pallina lanciata da Reginald nel bel mezzo della strada, con ovvie conseguenze).

Benvenuti alla Sparrow Academy

Qual è l'impatto dell'inserimento di una nuova famiglia, pressoché antitetica a quella degli Umbrella? Trovarsi di fronte alla Sparrow Academy è all'inizio sicuramente destabilizzante e sulle prime si è particolarmente inclini a provare una naturale avversione per il nuovo supergruppo, complice anche il “legame” instaurato con i sette protagonisti di sempre. La contrapposizione delle due scuole, però, non è sul lungo periodo così netta e le relazioni di odio-amore-compromesso che le legano, lasciano emergere le crepe lungo la maschera perfetta che gli Sparrow indossano. Forti della loro preparazione e del duro allenamento cui si sottopongono insieme giornalmente, si dimostrano arroganti e infidi, ma si tratta di una facciata che nasconde insospettabili lati umani, così come le paure e i rancori con cui sono cresciuti anche gli Umbrella a causa di Reginald. Innegabile che le loro doti sono certamente spettacolari e utilizzate in tutto il loro potenziale, cosa che gli Umbrella sembrano spesso non osar fare, ma negli Sparrow è possibile trovare anche personaggi sfaccettati e ricchi di spessore tanto quanto i nostri amati protagonisti.

Gli sviluppi sono quindi molto interessanti e promettono bene per il futuro della serie, soprattutto per quanto riguarda Sloane (Génesis Rodrìguez), al netto però di una scrittura che non riesce a reggere il confronto con quella delle due stagioni precedenti. Nel corso dei 10 episodi di The Umbrella Academy 3 si fanno infatti sempre più evidenti le lacune lasciate non solo a livello di trama, ma anche di caratterizzazione. Tutto ciò è percepibile nel momento in cui determinati personaggi, che sembravano potessero avere un ruolo chiave nella narrazione, vengono letteralmente fatti fuori, anche in maniera poco lusinghiera, aprendo buchi di trama o lasciandoci con la sensazione che la loro presenza sia stata inutile fino a quel determinato momento. Sul piano della caratterizzazione, invece, il sospetto è che siano state fatte deliberatamente delle scelte molto discutibili su un personaggio in particolare: Allison Hargreeves.

Le vicende che l'hanno vista coinvolta potrebbero giustificare la nuova personalità infusa dagli autori in Allison, ma riuscire a tollerarla fino a fine stagione diventa difficoltoso episodio dopo episodio e, a lungo andare, diventa sullo schermo addirittura una presenza sgradita. Un peccato, dato che la Numero 3 della famiglia Umbrella è stata da sempre una tra i migliori: gentile e coraggiosa, ha rappresentato la congiunzione tra Vanya/Viktor e il resto della famiglia, ma in The Umbrella Academy 3 sembra essere passata in maniera sgradevole al “lato oscuro”. In compenso, agli altri fratelli è toccata una sorte migliore, riuscendo a mantenere la loro individualità pur con tutto il bagaglio di difetti e ambiguità che si trascinano dietro. Tra questi buca sicuramente lo schermo il medium della famiglia, Klaus Hargreeves, con una personalità travolgente nonostante i modi placidi e il ruolo di paciere che sembra assumere in questa stagione, indubbiamente calzante.

Perché guardare The Umbrella Academy 3

Giocare con i viaggi nel tempo non porta mai a nulla di buono. Ormai lo sappiamo e tramite cinema e TV ne abbiamo imparato le dinamiche. The Umbrella Academy 3, pur basando la costante e imminente catastrofe di sottofondo sugli errori commessi proprio dai salti temporali, riesce a contenere soluzioni innovative e a rimaneggiare la materia riscrivendone i paradigmi. Il collasso è sempre lì dietro l'angolo, e sta erodendo ogni cosa, ma in questa serie assume i connotati dell'entropia cui vanno incontro talvolta i rapporti interpersonali, le relazioni familiari, le nostre stesse sicurezze. La fine del mondo è vicina, ma non tanto quanto l'esplosione causata da segreti, sfiducia, timori: insomma, guardare il lato umano dei supereroi diventa con The Umbrella Academy 3, ancora una volta, un momento emozionante, ricco di sentimenti, e persino tragicomico.

La sensazione che la direzione imboccata dalle due stagioni precedenti sia stata gestita in maniera più ponderata su certi aspetti, non mette comunque in ombra gli episodi in arrivo, in grado di generare coinvolgimento e trasporto, ricchi di colpi di scena spettacolari e talmente inattesi che potreste non vederli arrivare. The Umbrella Academy 3 è insomma un prodotto di qualità, che arricchisce il catalogo Netflix (spesso sofferente) e fa ben sperare per il futuro: la serie, infatti, ci lascia con un finale aperto carico di promesse, ma se la linea mantenuta finora verrà adottata ancora, siamo certi che non vi sarà nulla da temere.

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