In The Potion un gruppo di grandi e famosi alchimisti si sfida per determinare chi sia il vero Re di questa antica ed esoterica arte. Giocando d’ingegno e d'inganno, sarete in grado di conquistare il titolo di miglior alchimista del mondo?
Partiamo subito con il definire The Potion: si tratta di un gioco semplice, robusto sia nello sviluppo della partita sia nei componenti. Le regole sono di fatto lineari ma spiegate in modo non immediatamente comprensibile, sarà necessario fare qualche partita di prova e consultare il manuale in più occasioni prima di essere certi di aver compreso nel dettaglio la meccanica di gioco. La partita permette di avere attorno al tavolo da 3 a 7 giocatori (e più saranno i partecipanti, meglio girerà il prodotto) e la condizione di vittoria è semplice e chiara: vince il primo giocatore che rimane con un solo tipo (non un solo pezzo) di ingrediente nella propria mano.
Se c’è la chimica
Dopo aver intavolato il gioco – cioè aver distribuito a ciascun giocatore due copie di ogni ingrediente (coleottero blu, fungo rosso e fiala verde) e averli nascosti nel proprio pugno – il giocatore di turno lancia i dadi – due in una partita a tre giocatori, tre in tutte le altre. I dadi non rappresentano altro che un pegno di ingredienti che i giocatori devono pagare per poter scartare – dalla propria mano – i componenti alchemici giocati. I tre dadi, sulle loro facce, riportano combinazioni differenti di ingredienti.
Ogni giocatore – quindi – in base al risultato del tiro dei dadi e in gran segreto, deve decidere quale componente giocare, ignorando ma prevedendo le mosse degli avversari. Lo scopo è azzeccare – anche con l’aiuto inconsapevole degli avversari – una delle combinazioni definite nelle condizioni di vittoria per poter scartare l’ingrediente giocato nella mano.
Le Jeux sont faits
Per avvicinarsi alla vittoria, ogni giocatore deve quindi capire quale sia la mossa più conveniente, in base a tre condizioni di vittoria:
- Per poter scartare il proprio ingrediente, uno o più giocatori devono giocare – nella stessa mano – il numero e il tipo di ingrediente presenti su una singola faccia di un dado
- Se uno o più giocatori giocano un componente non presente sulle facce dei dadi e almeno un altro giocatore ha provato ad azzeccare una combo non riuscendoci, possono scartare il proprio ingrediente
- Se alla fine di un round, tutti i giocatori soddisfano una delle due precedenti condizioni di vittoria (e quindi sono tutti “vincitori” della mano) nessuno scarta alcun ingrediente. Riassumendo: tutti vincitori, nessun vincitore!
Sicuramente ad una prima lettura, sembrerà banale riuscire a centrare una delle prime due condizioni di vittoria ma niente è più lontano dalla verità. Le possibilità di gioco per centrare una combinazione sono finite ma, considerato che sono da centrare con il numero esatto, e che i giocatori dovranno contemporaneamente fare il proprio gioco e non regalare una giocata scontata agli avversari, non sarà mai semplice indovinare se giocare un fungo rosso o il coleottero blu.
Niente folgoratori!
Seppure The Potion sia un gioco veloce, con una durata media effettivamente molto contenuta, le partite si riveleranno combattute, avvincenti. Come qualsiasi gioco a informazione ridotta, non è possibile mai fare una mossa – a prescindere – giusta ma solo la migliore possibile con il proprio uso della logica. Una delle caratteristiche migliori del gioco è sicuramente offerta dalla componente – diciamo – aleatoria che alcuni giocatori potrebbero adottare per scombussolando le pensate degli avversari, continuando a giocare anche in modo meno logico, ma risultando anche più vincenti su diversi round.
Non sottovalutiamo la natura “party game” del gioco: ci sono aspetti tattici e strategici di The Potion (contare gli ingredienti rimasti agli avversari, per esempio, e giocare le mosse successive sapendo le opzioni rimaste in mano) ma l’improvvisazione e – perfino – la giocata completamente casuale (e insensata) potrebbero portare comunque a una vittoria che – diciamocelo – risulterebbe ancora più soddisfacente, soprattutto con avversari estremamente calcolatori.
La componente rissa amichevole è ovviamente un elemento che è stato volutamente montato sulla dinamica della puntata coperta per aggiungere quel sale che rende la giocata stessa divertente.
Machiavelli o Ponzi?
Il nodo e il pregio di The Potion sono tutti nell’approccio che i singoli giocatori metteranno sul tavolo e – ci auguriamo tutti – di trovare giocatori molto diversi tra loro per rendere la risoluzione delle partite il più possibile combattuta. Tra strateghi e truffatori, infatti, non c’è una soluzione e pensare di poter superare solo con una di queste due abilità, porterà sconfitta certa.
Nel complesso, il nuovo gioco di Cranio Creations mette sul tavolo una bella dinamica (non spiegata egregiamente nel manuale, ma è un difetto dell’originale – non diamo nessuna responsabilità alla localizzazione italiana), forse più adatta ai giocatori più giovani che a quelli scafati da mille battaglie (leggasi: di una certa età), con un design accattivante – rivelando un filler veramente veloce e trasportabile dovunque.
Materiali
Nella sua realizzazione, The Potion si presenta con una simpatica boccetta – tipica dei medicinali in pillola – con componenti robusti (tre dadi e quarantadue ingredienti in plastica) con un bel design. L’unico limite è che – per realizzare un gioco leggero (proprio come peso) i componenti sono piccoli e hanno la pessima abitudine di perdersi con facilità, soprattutto nella fase svuotamento della boccetta. Forse, sarebbe stato carino vedere il tutto in una confezione più simile a un alambicco ma la forma scelta permette anche di trasportare il regolamento, arrotolandolo comodamente dentro la boccetta stessa.
Gioco indicato per
I più giovani sicuramente: la "cagnara" che si innesca da una giocata pessima o perfetta deve andare di pari passo con animo verace di chi vuole divertirsi, magari anche solo rovinando la giocata a uno o più avversari (nei test è risultato l’approccio più comune, ma forse è “problema” di frequentazioni personali).
Ma non solo: chi vuole avere un gioco trasportabile, semplice, da poter giocare in tanti e senza dover avere nessun “guru” al tavolo, si ritroverà con un gioco valido, economico e abbastanza divertente.
Conclusioni
Non ci passeremo una serata intera – ma, sicuramente, una mezz’ora per smorzare la tensione tra due sessioni molto intense, la regala senza patemi. L’acquisto – a prezzo veramente valido – si ripaga in poche partite.
Non è un gioco per tutti: non poter applicare una reale tattica di gioco sicuramente potrebbe non piacere ma siamo di fronte a un party game familiare che si gioca sul bluff, sul l’astuto raggiro di una mossa Kansas City, per colpire gli avversari con mosse non-sense più che con un rigido piano strategico. Consigliato per le estati al mare, in attesa della cena e per riempire i momenti morti in spiaggia.