The Pale Blue Eye - I Delitti di West Point, recensione: un'inquietante indagine per Edgar Allan Poe

Netflix esplora il mito di Edgar Allan Poe con l'inquietante indagine di The Pale Blue Eye - I Delitti di West Point

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a cura di Manuel Enrico

Se il regalo di Natale di Netflix è stata la seconda indagine di Benoit Blanc vissuta con Glass Onion, per iniziare il nuovo anno il servizio streaming di Reed Hastings punta a coinvolgere i suoi sottoscrittori con un nuovo film crime, spostando la cifra emotiva dall’approccio divertente di Rian Johnson a quello più teso e graffiante di Scott Cooper, regista di The Pale Blue Eye – i Delitti di West Point. Dopo un rapido passaggio nelle sale americane durante il periodo natalizio, prassi adottata dai canali streaming per poter inserire le proprie produzioni nella lotteria degli Oscar, il nuovo film di Netflix si appresta a raggiungere il piccolo schermo il 6 gennaio, mostrandoci un Christian Bale tormentato affiancato nientemeno che da Edgar Allan Poe.

La presenza romanzata del celebre romanziere gotico è frutto di un elemento storicamente reale, la sua breve permanenza nella celebre accademia militare di West Point, che è divenuto il cardine di un romanzo di Louis Bayard, autore noto per essere uno specialista di questa tipologia di racconti, dove personaggi storici ed eventi reali vengono riadattati all’interno di uno scenario fittizio, mostrandone aspetti sorprendenti. Stimolato dalla figura di Poe, Cooper non manca di rielaborare l’intuizione di Bayard in una pellicola dai toni freddi e inquietanti, trovando nuovamente in Bale, con cui ha già collaborato per Hostiles e Il fuoco della vendetta, un ottimo interprete per il tormentato detective Augustus Landor.

Netflix esplora il mito di Edgar Allan Poe con l'inquietante indagine di The Pale Blue Eye - I Delitti di West Point

Nell’inverno del 1830, l’accademia militare di West Point viene tormentata da una serie di efferati delitti. Il primo caso è l’impiccagione di un cadetto, dal cui cadavere conservato nell’obitorio della struttura viene asportato il cuore. Un atto di inspiegabile crudeltà che spinge i vertici della scuola militare a richiedere l’aiuto di un uomo ritento il migliore investigatore della zona: Augustus Landor. Un tempo uno dei detective di punta di New York, Landor è ora un’anima spezzata, dopo la morte della moglie e la sparizione in circostanze misteriose della figlia. Noto per il suo intuito eccezionale e il suo approccio atipico alle indagini, Landor viene quindi incaricato di risolvere questo brutale omicidio, nonostante l’ostilità dell’ambiente militare alla sua personalità spigolosa e irriverente.

Per potersi muovere liberamente all’interno della chiusa mentalità militare, Landor trova nel giovane cadetto Edgar Allan Poe (Harry Melling) un insolito ma promettente alleato. In Poe, uomo che sembra tutto meno che portato per la vita militare, Landor scopre un’anima inquieta, legata a uno spiritismo intimo che lo porta a convincersi di sentire la voce della madre morta, ma soprattutto un giovane che vive la sua perenne sensazione di essere un pariah costruendosi una personalità fittizia basata su una vena poetica che da finzione diventerà la sua personalità artistica. Una coppia di investigatori atipica, fondato sul tormento come strumento per comprendere al meglio le crepe dell’animo umano, che consente a Landor e Poe di svelare l’inquietante verità dietro quella che sembra una serie di omicidi rituali.

L’aspetto di blando esoterismo non poteva certo mancare in un racconto che coinvolge una figura cara agli appassionati dell’orrore come Poe. Nella produzione del romanziere americano, la declinazione dell’orrore non tocca la sfera del gore o della fisicità, ma si concentra sulla sfera emotiva, puntando a una sensazione di opprimente tensione che sfocia in momenti quasi liberatori. Lo stesso Bayard, autore del racconto su cui si basa su The Pale Blue Eye – I Delitti di West Point, prende come spunto il celebre racconto Il cuore rivelatore, un punto di partenza che lega questa storia al mito di Poe, suggerendo a Cooper come rendere delicatamente presente l’iconografia tipica dello scrittore.

Cooper non manca, infatti, di citare con garbo chiari riferimenti all’immaginario di Poe, dall’onnipresente corvo alla rapida menzione di Lenore, la triste protagonista di un poemetto di Poe le cui origini vengono blandamente ricondotte a questa impresa giovanile del romanziere. Giocando su questi aspetti, Cooper imbastisce un’investigazione che si fonda principalmente sull’aspetto intimo dei protagonisti, concedendo poco spazio a sorrisi e serenità, puntando invece a mostrare un’umanità sofferta e maledetta, lasciando che siano proprio le anime più tormentate a guidare questa macabra danza. Una visione che sembra essere il tratto distintivo della visione artistica di Cooper, che in The Pale Blue Eye – I Delitti di West Point  viene declinata in un ritratto visivo algido, caratterizzato da una fotografia che privilegia le tonalità fredde, spezzate da improvvisi guizzi di calore che preannunciano momenti di disturbante rivelazione.

Un intreccio narrativo che ricerca una semplicità dell’elemento investigativo lasciando che a dominare sia la traccia di emotività sofferta dei protagonisti. Bale nuovamente si cala in un personaggio in modo totale, facendosene interprete perfetto, portando su schermo un Landor tormentato, in cerca di un rifugio posticcio alimentato dall’alcol ma comunque ancora sufficientemente lucido da poter operare come investigatore senza pari. Un ruolo che vede nel Poe di Melling un perfetto partner, che dietro la sua maschera di ribelle malinconico nasconde una personalità fragile, atipica nelle sue passioni eppure affascinante per questa sua peculiare affinità alla poetica gotica e alla sua predisposizione al dramma.

Umanità sofferta e misteri atavici

Due protagonisti intensi che vengono ulteriormente esaltati da un cast di primo livello, tra cui spiccano il misterioso esperto di occultismo interpretato da un pacato Robert Duvall e i coniugi Marquis, interpretati dalla straordinaria coppia Tobey Jones e Gillian Anderson. Centrali per la storia di The Pale Blue Eye – I Delitti di West Point, i Marquis sono presentati come una famiglia apparentemente tradizionale, ma i due attori non mancano di lasciare emergere con mestiere i tratti tipici di un terribile segreto celato, che lentamente e serpeggiante prende sempre più forma, sfociando in un'isterica follia che conduce a una ritualismo antico. Tobey Jones si muove sulla scena con una recitazione misurata e apprezzabile, mentre a Gillian Anderson spetta un ruolo più dirompente, fatto di manierismi nobiliari e guizzanti scatti emotivi.

Interpretazioni intense che richiedono un impegno tanto espressivo quanto vocale, tratto che nell’adattamento italiano in alcuni passaggi lascia a desiderare, specialmente per la Anderson, che nell’audio italiano risulta a tratti stucchevole, rendendo un personaggio chiave della trama quasi una macchietta da operetta e non una donna caratterizzata da una personalità legata ad antiche tradizioni.

Con The Pale Blue Eye – I Delitti di West Point, Netflix offre ai propri spettatori una storia crime dalle tinte inquietanti tipiche della poetica di Poe, puntando a una graffiante pressione emotiva sullo spettatore. Cooper dirige con attenzione, sfruttando al meglio l’ambientazione invernale per creare un parallelismo con il freddo mondo interiore dei personaggi, contribuendo a creare una storia priva di calore ma fortemente umana nella sua tragicità.

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