Volti sorridenti che divertiti introducono celebri cantanti o che, con voce rotta, raccontano grandi tragedie. Una presenza familiare per il pubblico americano, abituato da decenni ad accogliere nelle proprie case giornalisti che diventano parte della famiglia, facce amiche di cui si adora la perfezione perpetua. I conduttori dei talk, in America, sono delle vere e proprie celebrità, voci autorevoli capaci di spingere le attenzioni del pubblico veicolando emozioni e pensieri, forti di un potere spesso sottile e poco considerato. Ma dietro questo luminoso mondo, quando si spengono i riflettori e i microfoni sono spenti (o così si spera), emerge una verità tutt’altro che idilliaca, come viene raccontato da The Morning Show, serie di Apple TV+ che gira la telecamera, spostando l’obiettivo dal colorato palcoscenico alle ombre del dietro le quinte.
Per comprendere al meglio questa serie, dobbiamo ricordare che The Morning Show è basato sulla percezione americano del talk show, parte integrante non solo dei palinsesti televisivi, ma della società americana. In questi programmi, viene trattato ogni argomento, con la presenza di giornalisti specializzati e di anchormen e anchorwomen, personaggi di primo spicco che vengono identificati come il volto ufficiale dello show. Nel caso della serie di Apple TV+, ci si concentra su una delle fasce più importante, quella mattutina, ritenuta uno dei segmenti più importanti della programmazione di una rete. Dimentichiamo querelle e battibecchi puerili, sensazionalismi e spettacolarizzazione macabra del dolore, tipici di certe produzioni nostrane. Seppure esistenti anche negli States, questi programmi sono considerati un intrattenimento basso e poco appetibile per giornalisti di una certa caratura, che invece darebbero la vita per sedersi dietro il bancone di uno show mattutino.
The Morning Show: le ombre dietro i riflettori
Lungo preambolo per spiegare come The Morning Show faccia di questi presupposti il suo punto di partenza. Si accennava prima all’apparenza idilliaca delle redazioni di questi programmi, ma la serie di Apple TV+ decide di scardinare questa maschera ipocrita per mostrare una realtà più cinica e concreta, fatta di macchinazioni ed egoismi, in cui subentrano atteggiamenti lodevoli o esecrabili a seconda della situazione. Il dietro le quinte di questo show diventa un ambiente speculare rispetto a questa perfezione, al punto che non stupisce sentire un addetto ai lavori definire questo mondo ‘esattamente come la mafia’.
È quanto scopre Bradley Jackson (Reese Whiterspoon), giornalista dal piglio diretto e dalla vita complicata, che dopo una sua presa di posizione durante una manifestazione operaia, viene notata dalla produzione di The Morning Show, uno dei programmi di punta della fascia mattutina. La sua grinta sembra perfetta per affiancare Alex Levy (Jennifer Aniston), conduttrice storica del programma, rimasta orfana del suo co-conduttore , Mitch Kessler (Steve Carrell).
Kessler, infatti, è stato allontanato dopo che si è abbattuto su di lui uno scandalo sessuale che lo vede accusato di molestie sul luogo di lavoro, notizia che apparentemente ha sconvolto tutti. Per il network, questa bufera arriva nel periodo successivo al #metoo, che viene apertamente citato e utilizzato come elemento narrativo portante della serie. L’arrivo non proprio ideale di Bradley in redazione, fortuito e viziato da macchinazioni interne alla produzione, diviene un fattore scatenante per una rivoluzione all’interno di The Morning Show, che porta all’emergere di conflitti latenti e drammi interiori mai gestiti, con una particolare attenzione alla gestione della cultura del silenzio.
È questo atteggiamento vergognoso ad aleggiare costantemente nelle vite dei protagonisti. Il tacere, nascondere e coprire atti riprovevoli viene trattato con particolare sensibilità e precisione da The Morning Show, muovendosi in modo encomiabile in un gioco di rivelazioni e percezioni che tiene sempre alta la tensione dello spettatore. Se un primo momento Mitch Kessler, un convincente Steve Carrell, sembra esser il solo bersaglio di questa tematica, ben presto emerge una connivenza utilitaristica da parte di altri membri della produzione. Tra chi ha apertamente coperto le sue malefatte e chi invece accettava con sorrisi di circostanza umorismi beceri e ammiccamenti, l’occhio della telecamera lascia emergere segni evidenti di segnali rivelatori, che non potevano sfuggire ai colleghi. The Morning Show riesce a ritrarre questo mondo di squali con una spietata lucidità, ricostruisce situazioni graffianti e orrende con umanità, tramettendo allo spettatore la sensazione di terrore provata dai personaggi coinvolti.
https://youtu.be/ta3-cJAO6G8Intrecciata a questa trama profondamente legata al #metoo e allo scandalo Weinstein, apertamente citato in un episodio flashback, viene ritratto un mondo in cui atteggiamenti misogini e visioni retrograde sono all’ordine del giorno. Dai commenti infelici che colpiscono personaggi reali facilmente identificabili (‘quella mezza lesbica cinquantenne’) ritratti con una disarmante naturalezza per evidenziare come siano all’ordine del giorno, sino alla caratterizzazione del cast femminile, che deve farsi tramite di questo ambiente tossico, ma mostrando come viene vissuto dall’altro lato. Allo spettatore viene mostrato uno scenario velenoso e angosciante, con una tensione palpabile e che trova sfogo in passaggi moralmente violenti. Meraviglioso nella sua drammaticità lo scontro tra Hannah Shoefled (Gugu Mbatha-Raw), la head booker del programma, e il presidente dell’emittente UBA Fred Micklen, costruito sulla disperazione della donna e la negazione dell’uomo, culminata in una frase di una potenza devastante: ‘E’ così che funziona?’.
Apparentemente sì. Ma solo per l’omertà di un ambiente in cui sono tutelati gli interessi economici (‘Tutto per lo show’) sacrificando le emozioni delle persone che alimentano il The Morning Show. Con una visione onesta e lucida di certe dinamiche, la serie di Apple+ non evita di mostrare complicità più o meno evidenti, non lesina una critica a chi tacitamente avvalla certi atteggiamenti semplicemente non opponendosi. Mancano un moralismo radicato e retorico, si vuole raccontare un ambiente tossico volutamente mantenuto tale per evitare scandali o problemi che ledano il buon nome del programma, unica entità da preservare a ogni costo.
Una serie attuale e cinicamente lucida
La Alex Levy di Jennifer Aniston è l’incarnazione perfetta di ogni sfumatura di questo ambiente maschilista, non priva di colpe per quanto accade. Costretta costantemente a tenere un atteggiamento duro e autoritario, è vittima del suo ruolo, faticosamente costruito e facilmente demolibile. Una vita privata sacrificata, una lotta perpetua in redazione hanno reso Alex dura e impenetrabile, una condizione che crolla con l’arrivo di Bradley, diversa e intenzionata a trasformare il The Morning Show in vero giornalismo, e non un programma di semplice intrattenimento.
Inevitabile per le due creare un rapporto di amore-odio, in cui la Levy teme di esser sostituita dalla collega più giovane, mentre Bradley cerca una mentore, un’amica a cui fare affidamento e a cui offrire supporto. La dinamica tra la Aniston e la Whiterspoon è alchimia pura, riescono a portare su schermo due donne dalla profonda umanità, che non riescono a trovare un’intesa autentica perché schiave di posizioni inizialmente troppo differenti, prigioniere di paure e convinzioni che le allontanano. Sono necessari giochi di potere ed eventi traumatici per spingerle a rivedere i propri ruoli e sentirsi vicine, arrivando a compiere un gesto eclatante che, con un pizzico di retorica, coglie l’essenza della prima stagione dello show.
The Morning Show non vuole però concentrarsi solamente sullo scandalo sessuale, non mancando di criticare l’approccio di un programma che sembra non voler toccare argomenti di interesse, spaventato di colpire personaggi scomodi. L’accusa di voler selezionare in modo poco etico le notizie non è nuova nella serialità televisiva, elemento affrontato con particolare vivacità in The Newsroom, e in The Morning Show viene declinato in modo più lieve, lasciando che sia la visione più diretta e onesta di Bradley a spingere su questo tasto.
The Morning Show non ha solamente una forte carica narrativa, ma offre un impianto visivo encomiabile. L’occhio della telecamera indugia con maestria su dettagli emotivi forti e mai banali, coglie gli attimi di umanità dei personaggi mettendoli al centro della scena, creando degli equilibri visivi di forte attrattiva. Magnifico il lavoro fatto negli episodi che vedono la troupe di The Morning Show trasmettere in diretta dai roghi che devastano la California, dove la devastazione dell'ambiente sembra echeggiare quelle interiore di Alex, che assiste impotente a questa tragedia, mostrando per la prima volta la sua fragilità.
Il tutto, accompagnato da una colonna sonora che sa come valorizzare le scene più intense o lasciare spazio ad assordanti silenzi che contribuiscono a esaltare la violenza emotiva di certi avvenimenti. La regia dei diversi episodi, infatti, coglie le giuste prospettive per dare risalto all’ottima interpretazione di tutto il cast, dove giganteggiano Aniston e Whiterspoon, affiancate da una presenza di ottime spalle come Billy Cudrup e un sorprendente Steve Carrell, che pur scivolando in momenti gigioneschi a volte forzati, riesce a ritagliarsi un ruolo di spessore, odioso ma perfetto per far emergere il marcio nascosto dietro le facciate di rispettabilità di The Morning Show.
Ogni aspetto di The Morning Show concorre a offrire un intrattenimento di valore e potente, che riconferma come il servizio streaming di Apple abbia nel proprio palinsesto delle piccole perle, come Ted Lasso, in attesa di vedere Apple TV+ cimentarsi con una produzione di alta fascia come Foundation.