Finalmente Din Djarin è tornato in azione, venendo trionfalmente accolto dagli appassionati di Star Wars che attendevano con ansia di vedere nuovamente la Razor Crest solcare le rotte spaziali. Un’aspettative che è stata ampiamente ripagata da Lo Sceriffo, il primo episodio di The Mandalorian 2, la prima serie live action ambientata nella galassia lontana, lontana che riprende oggi la sua programmazione su Disney+, la piattaforma streaming del colosso dell’entertainment.
In questi mesi abbiamo vissuto con attesa l’uscita di The Mandalorian 2, tra gli annunci di nuovi personaggi particolarmente amati, come Ahsoka Tano, e le aspettative per vedere come si sarebbe evoluta la dinamica della strana coppia Mando – Bambino (aka Baby Yoda). Soprattutto, eravamo curiosi di capire quali collegamenti sarebbero stati inseriti in questa nuova stagione per legare le avventure del Mandaloriano al più ampio contesto narrativo di Star Wars, sfidandoci a trovare le citazioni della saga.
ATTENZIONE: Quanto segue contiene una serie di importanti spoiler sul nono episodio di The Mandalorian
Ed ecco quindi cosa abbia scovato all’interno de Lo Sceriffo, il nuovo episodio di The Mandalorian.
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La nuova galassia
Sin dalla prima stagione di The Mandalorian, abbiamo visto come la caduta dell’Impero non sia stata indolore, ma abbia avuto un impatto non indifferente sui comuni cittadini. Ovviamente, era inevitabile, ma la cura con cui viene realizzato The Mandalorian ha fatto si che si inserisse anche questo dettaglio centrale all’interno dei viaggi del Mandaloriano.
Lo si vede nei bassifondi del mondo in cui si muove Mando a inizio episodio, in cui alcuni graffiti mostrano come l’odio per gli stormtrooper imperiali non sia finito, ma sia ancora un ricordo ben vivo nella mente della popolazione.
Così come in molti, come lo sceriffo Cobb Vanth, ricordano con estrema precisione come cambiò la loro vita con la distruzione della Morte Nera. “La seconda, intendo dire”, come specifica Vanth, riferendosi all’esplosione vista sul finale de Il ritorno dello Jedi, e che in Lo Sceriffo viene mostrata in una trasmissione olografica.
Ritorno a Tatooine
Mettiamola come vogliamo, ma Tatooine rimane uno dei pianeti centrali della saga di Star Wars. D’altronde, tutto è iniziato su questo assolato mondo, visto che è tra le sue sabbie che è nato e cresciuto Anakin Skywalker e dove il giovane Luke iniziò il suo cammino sulle vie della Forza sotto la guida di Obi-Wan Kenobi.
Il nostro Mandaloriano fa dunque nuovamente tappa su Tatooine, dopo averlo visitato nel quinto episodio della prima stagione, The Gunslinger. Occasione perfetta per ritrovare una vecchia amica, Peli Motto (Ami Sedaris), la meccanica con cui il nostro bounty hunter ha già avuto a che fare.
Da notare, in questo senso, come sia cambiato il suo rapporto con i droidi meccanici di Peli. Se al loro primo incontro il Mandaloriano non era particolarmente fiducioso, ma ora sembra avere un’altra visione di questi esser meccanici. Conseguenza del suo rapporto con IG-88, il droide cacciatore di taglie che si è sacrificato per proteggere il Bambino, dopo che era stato riprogrammato da Kiijl.
Grazie a Peli, Mando scopre che il presunto mandaloriano che sta cercando si nasconde nell’avamposto minerario di Mos Pelgo. Conosciamo Mos Eisley (‘non troverai mai un covo di feccia e di malvagità peggiore di questo posto’, ricordate le parole di Obi-Wan?) e Mos Espa (vista in La Minaccia Fantasma), ma Mos Pelgo è una nuova location cinematografica.
Precedentemente, Mos Elgo era comparsa solo come zona giocabile di Knights of The Eternal Throne, espansione di Star Wars: Old Republic, il videogioco MMORPG ambientato ai tempi della Vecchia Repubblica.
Io sono la legge
E in Mos Elgo, Din incontra il presunto mandaloriano. Un mandaloriano che indossa un’armatura che subito riconosciuta come quella indossata dal primo figlio di Mandalore visto in Star Wars: Boba Fett. Ovviamente capiamo subito che sotto tutto quel beskar non c’è il clone, ma un altro uomo: Cobb Vanth (Timothy Olyphant).
Non è la prima volta che all’interno del Canon di Star Wars compare Vanth. Il personaggio interpretato da Olyphant veniva citato in Aftermath, romanzo che si colloca tra Il Ritorno dello Jedi e Il Risveglio della Forza. In questo libro, Cobb era uno sceriffo di Tatooine, che indossava l’armatura di Boba Fett dopo averla acquistata dai Jawa, che la avevano ritrovata tra i rottami dello yacht di Jabba the Hutt, distrutto nelle scene iniziali de Il Ritorno dello Jedi nei pressi del Pozzo del Sarlacc.
In Lo Sceriffo vediamo finalmente il momento in cui Cobb entra in possesso di questa storica armatura. Soprattutto, scopriamo che sa usarla al meglio, visto che non disegna di utilizzare tutti i gingilli a disposizione, come il jetpack o il lanciarazzi dorsale. Da sempre in dotazione all’armatura di Boba Fett, questo dispositivo si è visto in azione solamente in L’attacco dei Cloni, quando durante lo scontro su Kamino con Obi-Wan fu Jango Fett a mostrare per la prima volta il funzionamento del lanciarazzi dorsale.
Ma il buon Cobb sembra esser un esperto di recuperi. La sua speederbike, infatti, ha un aspetto piuttosto familiare: è fatta con il motore di un pod racer! Visti in La Minaccia Fantasma durante la gara in cui il piccolo Anakin sconfigge Sebulba, questi velocissimi mezzi da gara sono dotati di motori di immensa potenza. Scelta ideale per ricavarci una speederbike, deve aver pensato Cobb, che ha attaccato sella e comandi lateralmente a uno dei propulsori di uno sguscio.
Vecchie conoscenze e strane religioni
Non può esserci un episodio di The Mandalorian senza la presenza di vecchi volti familiari della saga, e Lo Sceriffo non fa eccezione. Sin dai primi istanti vediamo su schermo razze aliene già note, come i Twilek e gli Zabrak, ma è rivedere i volti porcini dei Gamorreani a far sorridere. Razza comparsa per la prima volta in Il ritorno dello Jedi, questi corpulenti alieni erano i guardiani del palazzo di Jabba, mentre ora li vediamo nel ruolo lottatori, con le loro tipiche asce.
Sempre durante le scene ambientante durante l’incontro di lotta, compare un personaggio dalla vita sfortunata: Constable Zuvio. Inizialmente pensato per avere un ruolo di rilievo in Il Risveglio della Forza, Zuvio venne poi ridimensionato nella stesura finale della trama, comparendo in alcuni racconti brevi e ottenendo il privilegio di una action figure Black Serie.
Durante l’interrogatorio di Gor Koresh, l’Abyssin cerca di convincere il Mandaloriano della bontà delle sue informazioni giurando su Gotra. Scelta curiosa, considerato che nel Canon di Star Wars questo nome è associato a Droid Gotra, una setta che lotta per i diritti dei droidi, citati in diversi libri di Star Wars.
L’arrivo su Tatooine del Mando non poteva certo esimersi dal mostraci Jawa, bantha e Tusken, che avranno un ruolo centrale nell’episodio. Ma sono altri i personaggi che tornano in scena, come R5-D4, il droide difettoso che i Jawa cercarono di vendere a Owen Lars in Una nuova Speranza, divenuto ora uno degli assistenti meccanici di Peli. Se fate attenzione, quando R5-D4 si avvicina alla sua padrona e al Mandaloriano si intravede il segno della bruciatura del motivatore che esplose durante l’acquisto da parte di Owen e di Luke, motivo che spinse Lars ad acquistare al suo posto R2-D2, su consiglio di C3-P0.
A destare particolare interesse è però il drago krayt, animale sino ad oggi visto al cinema solo da scheletro. Appartengono a uno di questi colossali rettili i resti incrociati da R2-D2 e C3-P0 durante il loro errare nel deserto in Una Nuova Speranza.
Il verso del drago krayt è il suono che fece, sempre in Una Nuova Speranza, Obi-Wan per spaventare i sabbipodi che avevano catturato Luke. D’altronde, tra krayt e Tusken scopriamo esserci una certa familiarità, visto che entrambi sono creature del deserto.
Sino a questo episodio di The Mandalorian, al cinema si era visto uno scheletro di Drago Krayt, lasciando al videogioco Star Wars: Knights of the Old Republic mostrare uno di questi rettili in vita. Quanto mostrato in Lo Sceriffo, però, rende la visione del videogioco errata, visto le immani proporzioni dell’animale, capace di ingoiare persino un Sarlacc, uno degli esseri più letali e giganteschi di Star Wars.
Il ritorno del Mandaloriano
Per gli amanti di Star Wars, prima di Din Djarin c’era un solo Mandaloriano: Boba Fett. Apparso per la prima volta in L’Impero colpisce ancora, questo bounty hunter è stato per decenni il rappresentante di questa cultura guerriera. Divenuto la nemesi di Han Solo, Boba Fett fece una fine tutt’altro che eroica in Il Ritorno dello Jedi, quando finì in modo rocambolesco in bocca al Sarlacc, andando incontro a quella che sembrava la sua morte.
Nel fu universo espanso, Boba Fett venne recuperato, essendo divenuto, nonostante la breve apparizione, uno dei personaggi più amati. Dai libri ai fumetti sino ai videogiochi, venne data spiegazione di come fosse sopravvissuto al vorace mostro delle sabbie, e la comparsa della sua armatura in Lo Sceriffo sembra corroborare alcune teorie.
Ma la conferma finale potrebbe esser l’apparizione di Temuera Morrison, attore che ha dato il volto alla matrice genetica di Boba, Jango Fett. Come abbiamo appreso in L’attacco dei Cloni, Boba è un clone del cacciatore di taglie Jango Fett, che è stato usato come modello genetico per creare l’armata di cloni della Repubblica. Come ricompensa, Jango chiese un clone da crescere come figlio: Boba, per l’appunto.
La figura solitaria che vediamo sul finire de Lo Sceriffo potrebbe essere proprio Boba, intenzionato a recuperare la sua preziosa armatura. Potremmo anche teorizzare si tratti di uno dei Cloni sopravvissuti alla fine della Guerra dei Cloni, come Rex, ma la teoria più accreditata al momento è quella del ritorno in scena del caro, vecchio Boba. E magari rivedremo anche la sua celebre astronave, la Slave I.
The Mandalorian: Lo Sceriffo
Dopo avere scovato i vari riferimenti alla saga di Star Wars contenuti in Lo Sceriffo, non ci si può esimere dal fare alcune considerazioni sull’episodio. Come inizio di stagione, bisogna tributare agli sceneggiatori di avere colto quello che è lo spirito della serie, ossia una mix tra le atmosfere tipiche di Star Wars e il western, genere che già nella precedente stagione aveva mostrato la propria presenza.
Una caratteristica che è palese in diverse scene, come la sequenza dell’arrivo del Mando a Mos Pelgo, che ricalca l’impostazione tipica di molte pellicole western, quando lo straniero entra nei villaggi di frontiera, cavalcando lento lungo l’unica via e tutti gli abitanti lo scrutano sospettosi. In quest’ottica, la taverna è la versione starwarsiana del saloon, in cui lo sceriffo compare all’improvviso come fa Cobb.
Favreau si affida in modo evidente alla narrazione western in questo episodio, cogliendo aspetti narrativi come il contrasto tra nativi e colonizzatori e la necessità forzata di far fronte comune contro un nemico più grande, in questo caso un drago Krayt.
Parlando del drago, la sensazione è di trovarsi davanti a una versione sotto steroidi di uno dei graboid di Tremors (o un cucciolo di verme delle sabbie di Dune). Anche la scelta di inquadrare il passaggio della creatura indugiando sui volti dei personaggi ripreso dal basso, ricorda alcune delle scelte stilistiche della pellicola di Ron Underwood.
In occasione dello scontro con il gigantesco rettile, Favreau delizia gli spettatori con una battaglia dinamica in cui vediamo, per un istante, due mandaloriani all’opera, con tanto di volo acrobatico. Un dinamismo che riesce parzialmente a far dimenticare alcune scene un po’ estreme, come il Mando che si fa ingoiare dal krayt, salvo poi esser protagonista di un eroico finale che ha il retrogusto di epica eccessiva. All’interno della trama, questo frangente può esser funzionale alla reintroduzione del personaggio di Boba Fett, ma rimane comunque una pretesa eccessiva alla sospensione dell’incredulità degli spettatori.
Ma come sempre, il contesto narrativo di The Mandalorian e la caratterizzazione del personaggio sono più che sufficienti a farci attendere con ansia il prossimo episodio.
Questa è la Via.
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