Dire che l’ultimo episodio della seconda stagione di The Mandalorian fosse uno degli eventi televisivi più attesi di questo finale di anno sarebbe un eufemismo. Pure essendo stata stata criticata da alcuni per una sua apparente lentezza narrativa, la serie live action di Star Wars è riuscita a creare una tensione negli spettatori che hanno atteso con ansia Il Salvataggio, una vera e propria resa dei conti per queste due stagioni di The Mandalorian.
Gli eventi messi in scena in Il Salvataggio, infatti, possono essere visti come una conclusione di un primo, lungo arco narrativo delle avventure di Din Djarin, utile anche per avere aperto ad altri personaggi il mondo seriale di Star Wars. Ma questo è argomento da trattare altrove, ora è più interessante scoprire quali siano i riferimenti e le citazioni presenti in questo sedicesimo capitolo di The Mandalorian.
ATTENZIONE: Quanto segue contiene una serie di importanti spoiler sul sedicesimo episodio di The Mandalorian
Essere Mandaloriani
Non è certo una novità che la cultura mandaloriana fosse una componente essenziale di questa serie. Se nella prima stagione l’eredità culturale di Din Djarin era appena accennata, con gli episodi di questo autunno abbiamo avuto modo di indagare più a fondo questo aspetto del personaggio. Complice la presenza di altre figure della saga di Star Wars che rappresentano diversi modi di intendere la cultura mandaloriana.
In L’Erede abbiamo visto il ritorno di Bo-Katan Kryze (Katee Sackhoff), e non meno importante è stata la ‘resurrezione’ di Boba Fett, per anni considerato il mandaloriano per eccellenza dopo la sua apparizione in L’Impero colpisce ancora. Diversi aspetti di una medesima cultura che in Il Salvataggio arriva a uno scontro diretto, che contrappone l’ideologia di Bo-Katan alla diversa interpretazione di Din e Boba.
A far scaturire la scintilla è l’opinione che hanno di Boba Bo-Katan e il suo braccio destro, Koska Reeves: un indegno, d’altronde è solo un clone. Accusa che non viene presa bene dal bounty hunter, ma che sappiamo esser vera: suo padre, Jango, era in realtà la sua matrice. Non a caso, Bo-Katan gli ricorda che conosce bene quella voce, riferendosi al fatto che ai tempi delle Guerre dei Cloni ha combattuto spesso sia contro che al fianco dei cloni (come visto in Star Wars: The Clone Wars).
Sempre in questa allegra rimpatriata mandaloriana, Koska minaccia Boba di farlo finire in una vasca bacta. Si tratta di un dispositivo medico citato spesso in Star Wars, che consiste in un grosso tubo in cui si viene immersi per venire guariti da gravi ferite. La prima apparizione di questa tecnologia risale a L’Impero colpisce ancora, quando Luke Skywlaker vi viene inserito per guarire dalle ferite inflettigli dal Wampa a inizio del film.
Parlando di costumi mandaloriani, non possiamo ignorare la Darksaber. Bramata da Bo-Katan per poterla usare come mezzo per farsi riconoscere degna di guidare i mandaloriani alla conquista dell’amata Mandalore, questa arma leggendaria, comparsa inizialmente in Star Wars: The Clone Wars, è in mano a Moff Gideon. Fortunatamente, perché consente all’ufficiale imperiale di dare vita a un duello strepitoso con Mando, che lo affronta con lancia beskar recuperata in La Jedi.
La conquista della Darksaber dopo un duello, però, renderebbe Din Djarin degno di guidare i mandaloriani. Situazione incresciosa per Bo-Katan, che non può accettare la consegna volontaria da parte del cacciatore di taglie, ma per onorare la sua volontà di possederla ha una sola scelta: affrontare Din per il diritto di brandirla.
In una delle scene più toccanti, arriviamo alla separazione tra Din Djarin e Grogu, un arrivederci che colpisce entrambi. Quando il piccolo accarezza l’elmo mandaloriano, Din non esita a levarlo e mostrare il suo vero volto a Grogu. Difficile non ripensare al momento in cui, in Il Ritorno dello Jedi, un redento Anakin Skywalker chiede al figlio di levargli il casco che lo tiene in vita, per poterlo vedere ‘con i suoi veri occhi’. Una citazione che arriva proprio mentre in scena è presente un certo Jedi che ha sentito il richiamo di Grogu lanciato dal tempio di Tython.
Così diciamo tutti
Durante l’abbordaggio dell’incrociatore di Moff Gideon, la squadra di Din costringe gli imperiali a credere che siano sotto attacco, dopo aver rubato una navetta classe Lambda con cui avvicinarsi all’astronave di Gideon. La classe Lambda per anni è stata associata all’arrivo di Palpatine a bordo della seconda Morte Nera in Il Ritorno dello Jedi, momento in cui vediamo per la prima volta questa tipologia di nave.
Parlando di questo assalto, è curioso vedere che i lanci dei TIE-Fighter non avvengono come visto precedentemente, ma i caccia imperiali vengono lanciati da una sorta di tubo di lancio. Espediente reso celebre da entrambe le versioni di Battlestar Galactica, in cui i caccia monoposto (i Viper) erano lanciati proprio in questa modalità. Lanci a cui assistevamo con inquadrature identiche a quelle utilizzate da Peyton Reed in questo episodio. Nota a margine: in Battlestar Galactica 2004 a lanciarsi con i Viper in questo modo era Kate Sackhoff, ossia Bo-Katan Kryze, all’epoca nota come l’insubordinata pilota Kara ‘Scorpio’ Trace.
Mondi e stazioni spaziali
Durante la cattura dello shuttle Lambda usato per abbordare l’incrociatore di Moff Gideon, Cara Dune (Gina Carano) si trova faccia a faccia con un ufficiale imperiale che riconosce il suo tatuaggio, un ricordo della perdita di Alderaan, il mondo distrutto dalla prima Morte Nera in Una Nuova Speranza.
L’ufficiale la provoca sostenendo che era a bordo della stazione spaziale, un dileggio a cui Cara risponde con un sardonico
“Quale delle due?”
Il riferimento è alle due versioni della Morte Nera viste nella trilogia classica di Star Was, la prima, appunto, in Una Nuova Speranza e la seconda in Il Ritorno dello Jedi.
Il Ritorno dello Jedi
Quando in La Tragedia Gorgu ha eseguito il rituale per chiamare a sé un Jedi che lo addestrasse, inevitabilmente ci si è lanciati in speculazioni e ipotesi su chi avrebbe risposto alla sua chiamata. In Il Salvataggio finalmente abbiamo avuto una risposta: Luke Skywalker.
L’arrivo del Jedi è stato un vero e proprio shock emotivo, con un’entrata in scena d’effetto, accompagnata da tre elementi tipici del personaggio: il suo caccia Ala-X, la spada laser verde vista in Il Ritorno dello Jedi e il fido R2-D2. Un ringiovanito Mark Hamill è quindi arrivato a salvare la squadra di Mando, sotto assedio da parte dei Soldati Oscuri, in un modo che ricorda l’ingresso di Darth Vader nelle scene finali di Rogue One.
Boba Fett
Siamo onesti, la scena post credit è stato l’ennesimo picco emotivo di un episodio spettacolare, che riconnette ulteriormente la serie alla continuity di Star Wars. Soprattutto, sulla scia di quanto annunciato pochi giorni fa durante l’Investor’s Day, abbiamo la conferma che anche Boba Fett avrà la sua serie, The Book of Boba Fett, in arrivo a dicembre del prossimo anno.
Per dare questa notizia, si è scelto di fare tornare il bounty hunter a Tattooine, nientemeno che nel palazzo di Jabba, dove Boba, dopo avere ucciso l’ex ciambellano dell’Hutt, il twilek Bib Fortuna, prende possesso del trono che fu del gangster.
Soprattutto, finalmente vediamo Boba riprendere la sua fedele carabina EE-3, arma che lo ha sempre accompagnato durante le sue apparizioni durante la trilogia classica di Star Wars.
The Mandalorian: Il Salvataggio
Difficilmente si sarebbe potuto immaginare un finale di serie così intenso come Il Salvataggio. Come dicevamo, in molti hanno visto nella struttura narrativa di questa seconda stagione di The Mandalorian una dinamica lenta, che privilegiava spesso la trama verticale a quella orizzontale. Eppure, a partire da La Tragedia sono stati innescati degli eventi che hanno portato al culmine emotivo de Il Salvataggio.
Reed si è trovato a dover dare visione a uno degli episodi più complessi di The Mandalorian. Non solo perché si assiste a una resa dei conti a lungo attesa, ma perché agli spettatori viene imbastito un lauto banchetto di emozioni con l’entrata in scena di uno dei simboli della saga di Star Wars. Un arrivo ipotizzato e caldeggiato dai fan, che richiede una scena e un racconto visivo all’altezza: Reed e la squadra di The Mandalorian non hanno deluso.
Il Salvataggio è il finale perfetto. Non solo come finale di stagione, ma come capitolo conclusivo di un arco narrativo lungo sedici capitoli. La missione che Mando ha sentito propria in Il Peccato, quando ha capito che non poteva abbandonare agli imperiali quell’esserino, è giunta alla fine, ora per Din Djarin si prospettano nuove avventure. Si unirà a Bo-Katan? Seguirà Cara Dune o forse diventerà compagno di caccia di Boba Fett? Come hanno dimostrato gli annunci dell’Investor’s Day, il futuro seriale di Star Wars è un territorio inesplorato che si prospetta ricco di sorprese. Di una cosa, però, possiamo essere sicuri: questa è la Via.
Gli episodi precedenti
- Capitolo 1
- Il Bambino
- Il Peccato
- Santuario
- Il Pistolero
- Il Prigioniero
- La resa dei conti
- Redenzione
- Lo Sceriffo
- Il Passeggero
- L'Erede
- L'Assedio
- La Jedi
- La Tragedia
- Il Vendicatore
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