The Big Bang Theory: Sheldon Cooper, lo spirito di cambiamento

Un approfondimento su Sheldon Cooper e sul suo ruolo all’interno della celebre sitcom The Big Bang Theory, ufficialmente conclusasi poco più di un anno fa.

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a cura di Adriano Di Medio

A maggio 2019 (in Italia poco dopo) è andata in onda l’ultima puntata di The Big Bang Theory, una delle sitcom più seguite e acclamate degli ultimi due decenni. Una trasmissione che nelle sue vicende surreali ma verosimili ha realizzato l’impossibile: rendere il nerd simpatico a tutti. A poco più di un anno dal quel momento (e approfittando anche del fatto che il canale Fox di Sky sta trasmettendo a sua volta l'ultima stagione, con due episodi a settimana), oggi vogliamo parlare di uno dei personaggi più iconici della sitcom: Sheldon Cooper.

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In The Big Bang Theory, Sheldon Cooper è un personaggio inizialmente concepito come “contraltare estremo”. La sua sicurezza sta in quello che nel contesto sociale di tutti giorni sarebbe considerato come competenze "deboli", almeno sulla carta: la preparazione accademica, le proprie passioni e soprattutto le proprie bizzarrie. Un perfetto contrasto con Leonard Hofstadter, invece dipinto fin da subito come qualcuno che cerca nuovi stimoli pur non rinunciando ai vecchi. Sheldon non ha di questi “problemi”; è un nerd felice delle proprie inclinazioni e appetiti culturali.

Questo lo porta a esagerare nella sua severità, impostandosi in una maniera prevaricatrice, ma capace di produrre effetti raffinatamente esilaranti, come il suo “tic” del posto fisso sul divano (gag che praticamente non invecchia mai) o i riferimenti culturali che nessuno capisce. Potremmo quasi pensare che in realtà, in queste ultime occasioni, Sheldon parli più a sé stesso che al suo effettivo interlocutore; è un trucco scenico per sfondare la quarta parete, con il sotteso invito a documentarsi sull'argomento di cui il fisico sta parlando.

Sheldon è nei fatti il motore di due tipi di gag in The Big Bang Theory: quella vocale e quella dello sconvolgimento. La gag vocale sta nel suo intromettersi nella scena e nel parlare “a enigmi”, lasciando i suoi interlocutori, interdetti perché in quel momento affaccendati in altro. La seconda arriva invece quando viene più o meno forzato a fare qualcosa di differente dalle sue abitudini. Specialmente nelle prime stagioni sono queste le occasioni più “esplosive”, in quanto lo fanno agire senza ragionare sulle conseguenze oppure facendogli adottare un pensiero troppo semplificatorio.

Qualche anno fa, Leonardo Graziano, il doppiatore italiano del personaggio, ebbe a dire in un’intervista che Sheldon è simpatico perché è “senza filtri”, profondamente acculturato ma anche molto bambino. Anche nelle imprecazioni: il suo celebre “mannaggia alla Peppetta” italiano (reinterpretazione dell’inglese “son of a biscuit”) parrebbe proprio un’invenzione di Graziano. Il personaggio non riesce quindi a concepire che la totale sincerità possa alle volte essere dannosa, ma allo stesso tempo lo riveste di un’onestà incondizionata che è chiave del suo essere simpatico nonostante tutto.

È bastato veramente molto poco perché Jim Parsons arrivasse a incarnare nell’immaginario collettivo l’idea del “nerd orgoglioso”, ma allo stesso tempo c’è stato anche un curioso cambio nell’economia narrativa di The Big Bang Theory. Basta riguardare un po’ le prime stagioni per accorgersi che la volontà di fondo probabilmente era un po’ diversa da quella che è stata l’evoluzione della serie. All'inizio i quattro amici protagonisti (Leonard, Sheldon, Howard e Raj) sono tutti abbastanza alla pari: ricoprono ciascuno un tipo differente di “nerd”, con i propri punti di forza ma anche problemi emotivi.

TBBT, ovvero la Sindrome di Fonzie… Al cubo

Da questi primi episodi traspare anche il sospetto che le intenzioni iniziali fossero quelle di rendere protagonista Leonard. Non a caso il primo nome del cast a comparire nei titoli di testa è proprio Johnny Galecki, l’interprete di Leonard. Il suo incontro-scontro con Penny sarebbe stato il punto di partenza per un possibile cambiamento, oltre che occasione per dipingere un tipo di gag diverso da quelle di Sheldon. Quest’ultimo avrebbe quindi potuto rivestire un doppio ruolo nel rapporto con Leonard, a metà tra la “coscienza nerd” e il “diavolo tentatore” che gli dice che quello nerd è l’unico mondo che gli appartiene.

In effetti Sheldon è stato protagonista di un caso moderno di quella che viene gergalmente chiamata Sindrome di Fonzie. Tratta dall’omonimo personaggio di Happy Days, descrive quella situazione nelle sitcom dove un personaggio inizialmente concepito come secondario o come “spalla” ottiene un successo tanto e tale da divenire a sua volta protagonista. In poco tempo Sheldon quindi passa dal ruolo complementare a quello di personaggio più sfaccettato, sia nelle passioni che nel modo di fare.

Ciò a livello sceneggiativo avviene lavorando su una delle idee base su cui era nato, ovvero il suo credere di essere più intelligente degli altri. Ciò ha portato prima all’esagerazione, poi a un cambiamento indotto con l’introduzione di Amy Farrah-Fowler. Tra lei e Sheldon si è ripetuto quello che inizialmente era successo con Leonard: Amy è divenuta un personaggio complementare a Sheldon. La differenza in questo caso sta nel fatto che lei è “umana”, ovvero rappresenta quella parte un po’ irrazionale ma profondamente vera che Sheldon ha cercato di nascondere per tutta la vita.

Sheldon e l'antipatia sfiorata

Inscenare il cambiamento di Sheldon è stata prima di tutto l’occasione per moltissime gag, talmente tante che è impossibile riportarle tutte in una volta. È però vero che queste hanno permesso l’espansione degli interessi (nonché delle manie) che hanno reso celebre il dottor Cooper, tra cui quella per i treni. E non sono mancate le occasioni in cui il suo continuo anteporre i suoi interessi e bisogni prima di ogni cosa e persona (lavoro, amici, la sua stessa moralità) ha fatto rima con un altro celebre "bambinone" della televisione mondiale: Mr. Bean di Rowan Atkinson.

Ma allo stesso tempo, Sheldon Cooper è stato anche al centro di un momento “pericoloso” per la serie: l’essere refrattari. Il personaggio di Jim Parsons ha infatti sfiorato più volte l’antipatia, specialmente con l'introduzione di personaggi come Bernadette o eventi come la relazione sentimentale di Penny con Leonard.

La sua negazione al cambiamento delle abitudini, pur se nei fatti inevitabile dato che tutti i suoi amici che avevano più o meno avviato legami esterni al gruppo, a un certo punto si è così estremizzata fino a rischiare di trasformarlo in un personaggio antipatico. Di contro questo spiega anche l'arrivo di Amy nella sitcom: è stata prima di tutto la “panacea” di tutto ciò, essendo pensata come uno “Sheldon femminile” con cui appunto egli avrebbe potuto quasi “vedersi da fuori” e quindi capire quando esagera.

La serie ha poi preso tutt'altra piega, e anche in questo c’è da riflettere. Se non si poteva far perdere del tutto la “lentezza” e la puntigliosità del personaggio, probabilmente per nasconderne la sua paura nel non sapere cosa fare in una relazione sentimentale, allo stesso modo c’è la possibilità che lo show si stesse troppo spingendo sulla “normalizzazione nerd”, ovvero sulla “conversione” di persone socialmente meno spigliate nel loro esatto contrario.

Ciò per fortuna non è avvenuto, e anzi il messaggio di fondo parrebbe proprio essere che in una vita c’è spazio per tutto, dalle passioni di sempre alle amicizie, dal lavoro alle relazioni sentimentali. E forse a suggellare tutto ciò è proprio Sheldon nell’ultimo episodio dell’ultima stagione. Qui egli compie un gesto simbolicamente importantissimo che, per rispetto di tutti coloro che ancora non l'hanno visto, non descriveremo.

In conclusione

Sheldon è uno dei motori (prima involontari, poi principali) di The Big Bang Theory, dalla prima all’ultima stagione. Un personaggio esagerato, bizzarro, talmente abitudinario da sembrare alieno ma allo stesso tempo profondo e reale sfogo perché è “vero” nella sua onestà e nella sua volontà di vivere facendo ciò che ama e non ciò che si impone di farsi piacere. Servirà del tempo per capire con precisione come tutto ciò sia riuscito, soprattutto perché è necessario che le emozioni si plachino e la mente si raffreddi.

Quel che è certo è che persino lui, così spaventato anche per cose semplici come variare un'abitudine, era un punto inamovibile solo all'apparenza. Nel corso delle stagioni il cambiamento ha scavato dentro di lui come il paguro fa con la conchiglia, facendolo divenire simbolo di come l'essere umano viva di cambiamenti grandi e piccoli. In altre parole, Sheldon ci piace perché è un simbolo di razionale speranza.

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