Tales of the Jedi: due personaggi perduti nella Forza [Recensione]

Tales of the Jedi, la Forza ritorna su Disney+

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a cura di Manuel Enrico

Nel momento in cui il fandom di Star Wars su quale sia oggi il ruolo della Forza nel futuro della saga, in concomitanza con l’uscita dell’ottavo episodio di Andor, serie che più di ogni altra ad oggi sempre incarnare questo dilemma, su Disney+ viene presentata Tales of the Jedi, seria animata di sei episodi divisa in due archi narrativi. Non stupisce che sia una produzione firmata da Dave Filoni a riportare in auge la Forza e i Jedi, considerato che proprio l’opera di Filoni con Clone Wars e Rebels ha sondato i limiti del rapporto che lega i Jedi alla Forza, un legame che apparentemente trova piena vitalità solo nell’ambito animato, mancando di preservare la piena vitalità di questo tratto distintivo della saga anche nel live action, che siano le serie o le produzioni cinematografiche.

La valenza di Tales of the Jedi non è tanto nel comparto tecnico, quanto nella narrazione e nell’impatto che questi sei episodi hanno all’interno della continuity della saga. Riprendendo lo stile delle precedenti produzioni animata del franchise, Tales of the Jedi risulta immediatamente familiare ai fan, ci riporta in una dimensione narrativa in cui muoverci agevolmente, visto che la serie è ambientata a ridosso degli eventi de La Minaccia Fantasma. Occasione perfetta per contribuire a consolidare tasselli narrativi importanti della Trilogia Prequel, dando spessore a elementi menzionati rapidamente durante i film, che attendevano solamente di venire degnamente raccontati. Un’attesa che, apparentemente, termina con questi due racconti.

Tales of the Jedi, la Forza ritorna su Disney Plus

Per i fan più datati di Star Wars, Tales of the Jedi è un titolo che tradisce sempre la natura di questa serie animata. Nel vecchio Universo Espanso, ora Legends, era una prolifica serie a fumetti realizzata da Tom Veitch e Kevin J. Anderson, che ambientato nei tempi remoti della Repubblica, circa 5.000 anni prima di Una Nuova Speranza, mostrava i primi passi dei Jedi, sondando con una certa attenzione il loro rapporto con la Forza e, soprattutto, la loro importanza per la Repubblica. Un tratto specifico che Filoni, da buon conoscitore del mito di Star Wars, sembra aver degnamente traposto nel Tales of the Jedi del Canon.

Nuovamente, al centro della narrazione troviamo un momento cruciale della cronologia di Star Wars, l’incipit della caduta della Repubblica, ma visto da un punto di vista differente. Nella Trilogia Prequel, una delle figure più affascinanti era il Conte Dooku, interpretato dal maestoso Christopher Lee, che veniva presentato come un traditore dell’Ordine Jedi, sedotto dal Lato Oscuro e pronto a schierarsi con Darth Sidious. Figura poco approfondita in questo contesto, ma che grazie a Tales of the Jedi ha occasione di assumere una valenza quasi tragica, all’interno della visione più ampia della saga.

Per quanto allontanatosi dai Jedi, Dooku non ha tradito i Jedi per il potere, ma perché sentitosi tradito dai suoi stessi fratelli e dalla Repubblica. Nei tre episodi dedicati al futuro Darth Tyranus abbiamo modo di vederlo affrontare la debolezza della Repubblica e la supponenza dei Jedi, due fragilità che segnarono la Caduta dei Jedi e l’ascesa di Palpatine in La Vendetta dei Sith. Filoni vuole dare piena concretezza a questa tragica figura, che dopo aver visto il fallimento delle politiche del Senato (durante una missione con il suo apprendista Qui-Gonn Jinn) e sofferto per la scomparsa del suo ex-padawan per mano di un Sith (come visto nel finale de La Minaccia Fantasma), non ha remore nel separarsi definitivamente dall’Ordine, schierandosi con Darth Sidious.  Tales of the Jedi, pur andando a effettuare una parziale opera di retcon sulla figura di Dooku, eliminando dal Canon quanto raccontato in Dooku – Jedi Lost, romanzo in cui veniva svelato come il Jedi fosse in realtà lontano dalle dinamiche dei Jedi ben dieci anni prima degli eventi de La Minaccia Fantasma.

Un’operazione di retcon che spreca malamente anche una figura come la maestra Yaddle, sparita dai radar dei fan dopo la sua rapida apparizione nel Consiglio Jedi in La Minaccia Fantasma. La sensazione è che Filoni abbia voluto eliminare dal Canon parti a lui non gradite, operando una ricostruzione degli eventi che ha riguardato anche l’altra figura protagonista di Tales of the Jedi, Ahsoka. Come Dooku, anche la togruta ha mostrato di esser scevra dalle limitazioni imposte dai dettami Jedi, come abbiamo apprezzato nelle sue precedenti interazioni, attendendo di vederla in azione nella sua serie live-action di prossima uscita.

Più retcon che continuity

Da buon padre, Filoni ha un occhio di riguardo per la sua creatura, cerca di mostrare la sua crescita nella Forza, dedicandole il primo episodio e gli ultimi due, passando dalla nascita e dalla scoperta della sua sensibilità alla Forza all’addestramento con il suo maestro Anakin Skywalker, arrivando sino ai suoi primi anni di fuga dalla Purga imperiale dopo l’ascesa di Palpatine e la fine dell’Ordine Jedi. Nuovamente, Filoni decide di cambiare quelle che son le poche nozioni che abbiamo della vita di Ahsoka, riscrivendo la sua esistenza e andando in contrasto con il romanzo Ahsoka, in cui la togruta affrontava la sua nuova vita lontano dalla Forza.

Tales of the Jedi ha il merito di voler arricchire la continuity della saga con la valorizzazione di figure critiche per il franchise, utilizzandole per mostrare non solo le traversie personali dei personaggi, ma anche l’evoluzione della galassia durante l’Ascesa dell’Impero. Un intento perseguito da Andor, con maggior successo, e che in Tales of the Jedi viene incrinato dalla volontà di Filoni di riproporre una narrazione che si affida ancora a stilemi classici dell’opera di Filoni, presentando ai fan esattamente quello che si aspettano, realizzando uno spettacolare fanservice, che tradisce la volontà di un autore di voler imporre la propria visione sugli eventi della saga, non considerando l’evoluzione del Canon avvenuta in questi anni. Un gesto che viene perdonato perché motivato da un profondo amore per la saga, acuito anche da una colonna sonora sontuosa che riporta i fan nelle atmosfere del franchise.

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