Streaming: presente e futuro della nuova frontiera dell'entertainment

Ricchezza di contenuti, modularità e infrastrutture performanti: sono queste le parole chiave del futuro dello streaming?

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a cura di Manuel Enrico

Come è cambiato il nostro modo di vivere l’intrattenimento in questo ultimo anno? Le restrizioni imposte dalla complicata situazione socio-sanitaria legata al Covid-19 ci hanno costretti a un radicale cambio di vita, che ha coinvolto ogni ambito della nostra quotidianità, non ultimo l’aspetto ricreativo delle nostre giornate. In questi mesi, il mondo dell’entertainment è divenuto un rifugio dalle nostre ansie e paure, ma anch’esso ha affrontato sfide difficili e non ancora del tutto superate, riuscendo tuttavia ad esser al nostro fianco grazie all’ultima delle sue mille vite: lo streaming.

In un periodo in cui i cinema, da sempre il luogo simbolo dell’intrattenimento cinematografico, sono stati duramente penalizzati, era necessario trovare una nuova dinamica con cui mantenere saldo questo rapporto tra spettatori e industria cinematografica, un’esigenza che ha trovato proprio nello streaming la sua risposta. Un esempio su tutti: durante il primo lockdown gli accessi ai servizi streaming come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+ hanno raggiunto picchi incredibili. A marzo 2020 si è stimato un incremento nella visione di contenuti video on demand del 60%, ma già prima dello scoppio della pandemia, gli italiani avevano stretto un rapporto saldo con i sevizi video, considerato come nel gennaio del 2020 ben 26 milioni di italiani erano assidui utilizzatori di servizi SVOD.

Streaming e connessione: una diade indissolubile

La modalità di vivere la nostra passione per cinema e serie TV è mutata, seguendo l’evoluzione tecnologica. Quando nel 2015 Netflix giunse in Italia spinto dalla sua prima serie di grande successo, Daredevil, per il pubblico nostrano si aprì una nuova frontiera dell’intrattenimento, che spostò la concezione di cinema e serialità fuori dall’ambito della sala cinematografica e del salotto di casa. La facilità di accesso a un’ampia libreria di contenuti in qualunque luogo divenne una delle nuove caratteristiche dell’entertainment, che lentamente si è radicata nella nostra quotidianità. n’abitudine che nel 2020 ha portato a un dato interessante: 8.5 milioni di famiglie sono abbonate a servizi OTT.

Ma cosa si intende per OTT? Questo acronimo sta per Over-The-Top, termine con cui si identificano quelle aziende che, tramite internet, forniscono una serie di servizi, come la visione di serie TV e film. Diversamente dalle tradizionali aziende del settore, le OTT possono operare su reti proprietarie oppure appoggiarsi ad altre piattaforme, il che ci porta a una prima distinzione rispetto ai mezzi tradizionali: i costi di gestione. Per fare un esempio, basta pensare a un’emittente televisiva, che deve contemplare dei costi per il mantenimento della propria infrastruttura di trasmissione, una spesa che rappresenta una voce importante del proprio budget. Le OTT, invece, non devono farsi carico di questa voce di spesa, in quanto si appoggiano a infrastrutture già esistenti, che hanno anche il vantaggi, considerata la loro natura digitale, di ampliare esponenzialmente il potenziale target per i propri servizi.

Un fascino che ha fatto presa sul pubblico italiano che una crescita di sottoscrizioni a servizi OTT pari all’80% ha fatto segnare un traguardo storico, portando al sorpasso sulle più tradizionali PayTV. Una crescita che non intende fermarsi, visto che le stime attuali si attendono un ulteriore incremento del 9%, che si attesta all’interno di una previsione a livello globale pari al +7%.

Non avendo una infrastruttura proprietaria, le OTT devono quindi affidarsi a qualcosa di già esistente e la scelta non poteva che ricadere sul migliore asset: internet. L’accesso ai servizi delle OTT, infatti, richiede all’utente finale di avvalersi di collegamenti a banda larga. Questa richiesta, ovviamente, ha bisogno di esser sostenuta da una infrastruttura telematica e di comunicazione al passo coi tempi, un’esigenza che è stata recepita anche dalla politica, che negli ultimi anni ha cercato di avviare un progetto di evoluzione digitale e diffusione capillare della connettività capace di far fronte a questa esigenza. In tal senso, l’emergenza Covid-19 ha giocato un ruolo essenziale.

Se a livello mondiale si è raggiunto dei 100 milioni di abbonati a servizi OTT, anche l’Italia ha mostrato di essere parte di questa crescita. Nel nostro Paese si è visto un vertiginoso aumento del tempo trascorso sui serviti OTT, che lo scorso anno è stato calcolato in 1 ora e 11 minuti al giorno procapite. Un utilizzo che non vede limiti di età, visto che nel 2020 l’iscrizione di nuovi utenti over 65 ha segnato un impressionante +85%.

La visione di contenuti on demand è oramai divenuta una consuetudine. Sarebbe facile pensare che una dinamica di fruizione così moderna sia spinta principalmente da un pubblico giovane, ma i dati ci dicono che il 2020 ha visto un incremento di sottoscrittori over 65 pari all’81%. Questi dati di crescita italiani non son un’eccezione ma si inseriscono all’interno di un trend di crescita internazionale. Il 2020 ha visto la cifra di 100 milioni di abbonati a un servizio OTT, un cifra impressionante spinta anche dalla presenza di contenuti particolarmente attesi, come The Mandalorian, The Expanse o WandaVision, utilizzati sapientemente dai colossi dell'entertainmente via streaming come elmenti di forte richiamo.

Questo porta a farci una domanda: siamo sicuri che le reti italiane siano in grado di gestire questo incredibile flusso?

Connessione e Covid-19: una sfida vinta

Termini un tempo poco noti come smart working o DAD (Didattica A Distanza) hanno contribuito a creare una consapevolezza nei mezzi tecnologici che si è sposata a una richiesta di reti internet capaci di sostenere un flusso di dati ragguardevole. Strumenti come Zoom, Microsoft Teams e Skype sono diventati parte della nostra quotidianità, tanto che nella prima metà del 2020 si è registrato un aumento giornaliero di utilizzo di queste piattaforme del 44%. Non meno interessante è l’aumento della fruizione dello streaming, che ha segnato un incremento del 46% su rete fissa e del 12% su rete mobile, con Netflix a dominare il settore.

Far fronte a questo aumento di connessioni è stata la sfida dell’infrastruttura durante questi mesi intensi, un test che ha dimostrato come la situazione attuale delle reti sia stata in grado di sopportare un aumento del flusso registrato pari al 51%. Risultato non scontato, considerato che allo stato attuale le reti sono progettate per tollerare un’incidenza di traffico maggiore soprattutto nelle ore serali, ma pur rimanendo all’interno di precise direttive si è riusciti a garantire ai clienti dei servizi streaming di godere spettacoli in modo ottimale, con brevi periodi di ridimensionato della qualità video.

Stiamo parlando di una rete telematica che ha dovuto gestire un aumento di traffico generato da 19,5 milioni di linee attive, di cui ben 16.8 milioni saldamente in mano a TIM. Nel 2020, quasi la totalità di queste linee è stata raggiunta dalla banda larga (99.4%) e dalla banda ultra-larga (91.3%), e gli anni a venire sono stati già identificati come un periodo di ulteirore evoluzione, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente velocità e accessibilità. Un ennesimo step che non può che rendere lieti gli utilizzatori dello streaming.

Lo sport in streaming

A ben vedere, la visione in streaming è divenuta una nostra abitudine quotidiana. Dirette live su Twitch e la visione di contenuti sulle varie piattaforme sono ora alla portata di tutti, tanto in ambito domestico quanto in quello mobile, grazie alla presenza di pacchetti dati e di una copertura internet mobile sempre più performante. Secondo Ernest & Young, gli utenti italiani che si avvalgono di servizi OTT a pagamento continuano a prediligere la visione su schermo domestico (80%), mentre i servizi free sono utilizzati maggiormente su smartphone e tablet (44%). Sono dati indicativi, che lasciano intendere come sia in atto una rivoluzione del nostro modo di intendere l’intrattenimento, che segna un progressivo distacco dalle dinamiche tradizionali.

A febbraio 2021, Ernest & Young ha stimato i numeri degli utenti italiani delle principali piattaforme OTT nel quarto trimestre 2020, valutando che la palma del migliore spetta ancora a Netflix (37.8 mililioni), mentre le altre piattaforme si attestavano su numeriche decisamente inferiori (Amazon Prime Video 2.3 milioni, TIM Vision 2.06 milioni, Mediaset Infinity 1.28 milioni, Disney+ 0.97 milioni).

Per poter seguire gli eventi disponibili su DAZN e SKY è necessario sottoscrivere i rispettivi abbonamenti.

Anche ambiti sino ad oggi ancora fortemente alla PayTV tradizionale stanno affrontando un periodo di transizione verso questa nuova modalità di fruizione. La praticità e la sopraggiunta familiarità con in moderni servizi OTT, infatti, sta interessando i contenuiti sportivi, che stanno presentando una sempre maggior presenza all’interno dello streaming. Non solo in termini documentaristici, come accaduto con The Last Dance, ma anche in riferimento a eventi live, come dimostrato dal Superbowl di quest’anno, che ha visto un aumento degli spettatori tramite OTT del 69%, un picco che si contrappone a un trend negativo per la PayTV, che ha invece registrato un poco incoraggiante -5%.

Non meno rilevante è la crescita in Italia di abbonamenti a piattaforme streaming di carattere sportivo come DAZN, complice la chiusura di un competitor come Mediaset Premium. Sempre secondo i dati EY, DAZN a fine 2020 vantava 1.60 milioni di clienti, un risultato che ha mantenuto un trend positivo, figlia anche di una sinergia dei diversi attori di questo settore, che stanno avviando dei piani di convergenza, in cui le piattaforme a pagamento si stanno organizzando per offrire ai propri sottoscrittori più servizi di diversa natura.

Lo streaming di domani

Il futuro dello streaming sembra avviarsi verso una visione che dia vita a una sinergia tra contenuti free e a pagamento. Amazon Prime Video, ad esempio, ha inserito dei canali tematici a pagamento e Disney+ sta consentendo ai propri abbonati di godersi le anteprime dei propri blockbuster, come Raya, tramite profili VIP. La sensazione è che la moltitudine di possibilità offerte dalla galassia dell’intrattenimento streaming stia portando alla nascita di poli di servizio, in cui la presenza di contenuti originali sia un’attrattiva per i clienti, che potranno poi accedere a una nutrita offerta di prodotti free.

Quello a cui stiamo assistendo oggi è un processo evolutivo rapido e costante. Il modello di business non è statico, ma risponde dinamicamente non solo alle possibilità tecnologiche, ma anche seguendo i feedback ricevuti nel rapporto con i propri clienti. La lotta alla pirateria, infatti, ha portato alla nascita di nuove misure di controllo, come il watermarking, che abbiano anche una validità in fase di procedimenti penali, con una particolare attenzione proprio agli eventi live, specialmente quelli di carattere sportivo.

Come cambierà quindi lo streaming? Quali sono le nuove direttrici che guideranno i colossi dell’entertainment? Difficile dirlo, al momento. Oltre a fattori di natura tecnologica, infatti, al momento sono coinvolti anche altri aspetti, come la difficile gestione dell’emergenza sanitaria, che si sta rivelando un’occasione per il settore per innovarsi e studiare nuove possibilità, approfittando dell’impossibilità di un asset fondamentale come il circuito delle sale cinematografiche di operare normalmente.

Senza dimenticare che questo cambio del nostro modo di vivere cinema, serialità e eventi live potrebbe anche essere origine di una modifica delle nostre abitudini anche nel periodo post-Covid. Di sicuro, le prospettive future sono interessanti, soprattutto per noi spettatori, che avremo la possibilità di scegliere come colmare le nostre passioni, grazie alla nascita di nuove alternative, come Nexo+, tra cui andare a caccia di nuovi spettacoli.

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