Con una certa, forse casuale somiglianza alla struttura in tre atti di un film, il libro è organizzato in tre grandi sezioni: un'introduzione, una parte centrale che occupa circa il 50% delle pagine, e una dissertazione conclusiva che cerca di approfondire e concludere il discorso.
Manca tuttavia una prefazione, quel testo che nei saggi "più accademici" illustra i contenuti e l'obiettivo del testo, ci aiuta a capire che cosa leggeremo e perché, e soprattutto ci dice, come lettori, dove l'autore vuole andare a parare. Toro rinuncia dunque a dichiarare una tesi, né dunque esplicita uno sforzo teso a dimostrare qualcosa in particolare. Il libro, in modo forse un po' ingenuo, si apre con una carrellata sul funzionamento della vista e su alcuni concetti di psicologia - lasciando al lettore l'onere di ragionare sul perché si trattino certi argomenti, che apparentemente potrebbero sembrare (ma non lo sono) lontani dall'argomento promesso nel titolo. Tutto tornerà, alla fine, ma leggendo le prime pagine ci si trova un po' spaesati.
Tema principale che è invece protagonista della seconda e più corposa sezione, composta dal secondo e terzo capitolo. Qui Toro muove i primi passi dall'inizio della storia del cinema, da Edison e dai Lumiere, e concede molto e meritato spazio a quello che probabilmente fu il genio del suo tempo, Georges Méliès. Da qui l'autore ci accompagna un po' alla volta fino alla fine del XX secolo, soffermandosi su alcuni film che a volte sono anche famosi pilastri della Storia del Cinema (Lo Squalo, Mary Poppins), e altre volte sono titoli quasi sconosciuti, ma importanti per le notevoli innovazioni tecniche e tecnologiche che portarono sul grande schermo.
Letture consigliate
- Bertetto, La macchina del cinema
- Calabrese, La Comunicazione Narrativa
- Costa, Saper vedere il cinema
- Barthes, Elementi di Semiologia
Tramite il racconto di Giovanni Toro, dunque, scopriamo con piacere come quella degli effetti speciali sia diventata un po' alla volta un'attività a sé stante. Mentre il Cinema diventava un'industria, e nascevano le grandi case di produzione che sopravvivono ancora oggi (almeno alcune), gli specialisti di FX diventavano professionisti specializzati, e fondavano società indipendenti che vendevano i propri servizi a chiunque ne avesse bisogno. Dalla Industrial Light & Magic fino ai Laboratori Weta, scopriamo una storia affascinante, e alla fine del terzo capitolo si resta forse con la voglia di saperne di più, di conoscere più nomi e più date. È un panorama essenziale, quello disegnato da Toro, ma del tutto funzionale a quello che sembra essere lo scopo di Storia degli effetti speciali - visto che manca una prefazione, è difficile affermare con certezza dove volesse portarci l'autore. Le cose si fanno un po' più chiare nel quarto e ultimo capitolo.
La terza sezione (quarto capitolo) è quella più complessa. L'autore si avventura in territori difficili, che dal concetto di linguaggio cinematografico si diramano fino ad abbracciare la semantica e la semiologia. Toro cita Barthes, Eco ... trova spazio persino per il padre della linguistica Ferdinand de Saussure. È uno sforzo notevole, teso a spiegare il ruolo dell'effetto speciale nel linguaggio cinematografico, e come esso si sia evoluto nel tempo fino a diventare un Segno a pieno diritto, un Significante imprescindibile in ogni film - non solo in quelli visivamente spettacolari.
L'ultima parte è dunque una ragionamento analitico sugli effetti speciali, un'operazione piuttosto ben riuscita che permette anche al lettore meno esperto di farsi almeno un'idea generale su cos'è stato e cos'è il Cinema oggi, e sulle molte funzioni che gli effetti speciali vogliono assumere.
E qui, nel quarto capitolo, che si possono cercare e trovare le conclusioni di Giovanni Toro. E bisogna anche accontentarsi, perché come con la prefazione l'autore rinuncia a tirare le somme - cosa che tra l'altro non sarebbe stata possibile, avendo a priori rinunciato a enunciare una tesi.
Letture consigliate
- U. Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi
- U. Eco, trattato di semiotica generale
- U. Eco, apocalittici e integrati
I lettori più abituati alla lettura di saggi potrebbero trovare Storia degli Effetti Speciali non del tutto soddisfacente. Gli appassionati di cinema, non troppo addentro ai discorsi sul mezzo, troveranno invece in questo libro una preziosa occasione per comprendere meglio i film che hanno visto e quelli che vedranno. Da questo punto di vista, in effetti, il libro di Giovanni Toro è un valido compagno per un buon manuale di narratologia, come Anatomia di una storia di John Truby, o anche Aristotele a Hollywood di Ari Hiltunen.