La Statua della Libertà: Lady Liberty al cinema e nei fumetti

Da simbolo della Grande Mela a protagonista di film e fumetti, la Statua della Libertà è uno dei monumenti più noti e amati del mondo

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Il il 19 giugno 1885 veniva completata la Statua della Libertà. Per decenni ha colto a New York gente in cerca di rivalsa nel Nuovo Mondo, torreggiando sulla skyline della metropoli, ferrea e titanica signora del porto newyorkese. La Statua della Libertà è uno dei simboli più amati della Grande Mela, un’icona che viene oramai automaticamente associata alla metropoli americana grazie alla sua presenza in numerosi film e altre opere, che hanno cementato questa stretta relazione tra Lady Liberty, come viene affettuosamente chiamata, e i newyorkesi.

E non potrebbe essere diversamente, considerato come questa gigantesca signora domini sicura la baia di Manhattan, dal suo piedistallo di marmo di Liberty Island. E non potrebbe esser diversamente, considerato che si parla di una statua che, basamento compreso, tocca i 93 metri, ma soprattutto di un monumento che celebra lo spirito americano nella sua migliore accezione, quel senso di libertà e uguaglianza che avrebbe dovuto essere l’anima di una nuova nazione che muoveva i primi passi nel lontano 1776 e che, ad un secolo dalla sua nascita, veniva celebrato con questa gigantesca figura metallica. Principi ispiratori che ancora sembrano sfuggire alla società americana, come dimostrano fatti recenti e accuse di film come Detroit o Da 5 Bloods, ma che sono immortalati all'interno del mito della Statua Libertà.  E quale migliore occasione della ricorrenza del suo completamento per vedere quanto questa titanica abbia dato anche alla cultura pop?

La francese che divenne newyorkese

Se volete esser formali con Lady Liberty, chiamatela con il suo vero nome: La Libertà che illumina che il mondo. E possibilmente, sfoderate il vostro francese con un bel La Liberté éclairant le monde , visto che questa titanica bellezza, pur vivendo a New York, ha origini francesi.

Origini dovuta a vecchie amicizie tra States e Francia, che culminarono nel 1865 in un’esclamazione dell’intellettuale francese Edouard Laboulaye, che da liberale sostenitore dell’Unione nel conflitto della Guerra di Secessione americana  sostenne , durante una conversione, che

“Se negli Stati Uniti dovesse sorgere un monumento a memoria della propria indipendenza, credo sia naturale dargli vita con impegno comune, un lavoro condiviso tra le nostre due nazioni: Francia e America”

Sentimento trascinatore per il giovane scultore Frdèric Aguste Bartholdi, che iniziò a farsi suggestionare da questa idea. Non potendo dargli inizialmente vita a causa del rigido regime di Napoleone III, Bartholdi accennò la sua idea a Laboulaye, che trasformò l’intuizione dello scultore inizialmente in una titanica fellah, una contadina egizia, che sarebbe dovuto diventare il nuovo faro di Porto Said, emulando il più celebre Colosso di Rodi. Progetto che pure venendo presentato alle massime autorità egiziane non prese mai vita, ma la scintilla vitale per la nascita della Statua della Libertà era oramai scaturita.

Tant’è che alla fine il progetto di Bartholdi prese vita, grazie al coinvolgimento di due eccelse menti tecniche francesi, l’architetto Eugène Viollet-le Duc e l’ingegnere Gustave Eiffel, le cui grandi intuizioni consentirono di realizzare questa titanica impresa, e portarono poi alla nascita di un’altra celebre meraviglia del mondo moderno, l’omonima Torre che domina Parigi.

La costruzione fu lunga e rappresentò una vera sfida ma l’epoca, ma non da meno fu il trasporto, dato che Lady Liberty venne costruita in Francia e trasportata via nave, divisa in sezioni, a New York, per venire poi riassemblata sull’isoletta di Bedloe’s Island a partire dall’agosto del 1884, venendo completata nel giugno del 1885. Sin dall’inizio il legame tra la Statua e i newyorkesi fu forte, tanto che per il basamento, per mancanza di fondi, si avviò una raccolta pubblica, che venne completata in una manciata di giorni e che portò alla creazione del celebre basamento.

Il ruolo della Statua della Libertà come simbolo di speranza e di ragione, testimoniata dalla fiaccola che regge, è enfatizzato dal poema The New Colossus, composto dalla poetessa Emma Lazarus, che voleva essere un inno all’accoglienza di profughi che arrivavano al porto di New York, dopo che l’autrice aveva visitato le zone di quarantena a cui erano destinati i passeggeri che transitavano sotto lo sguardo vigile di Lady Liberty

«Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa - grida essa [la statua] con le silenti labbra - Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.»

Un invito speranzoso che prese forma nelle immense strutture di Ellis Island, dove gli immigrati venivano accolti e vagliati dalle autorità portuali, in quello che oggi è divenuto il Museo dell’Immigrazione, un memoriale della storia non solo americana, ma di centinaia di famiglie che possono ricostruire, sotto la protezione della ferrea dama della libertà, legami con rami parentali venuti a cercare fortuna in America.

Lady Liberty al cinema

Il ruolo della Statua della Libertà, sia come elemento caratteristico di New Yok che come incarnazione di un’ideale, è tale che spesso ritorno nel cinema. Sono diversi i film e le serie che hanno vista la Statua della Libertà diventare protagonista di scene memorabili ed immortali, in cui i tratti fondamentali di questa statua sono stati trasformati in elementi essenziali di grandi storie.

Basterebbe pensare a come nel primo film della saga cinematografica degli X-Men (2000), la Statua della Libertà diventi per Magneto il perfetto strumento per imporre ai grandi del pianeta raccolti a Ellis Island una mutazione forzata, costruendo all’interno della fiaccola della Statua della Libertà uno strumento per quel preciso scopo. In questo film, Lady Liberty diventa il teatro di uno scontro tra i pupilli di Xavier e i mutanti guidati dal signore del magnetismo, con zuffe e battaglie, compresa una memorabile scazzottata tra Wolverine e Sabretooth nientemeno che sulla corona della statua!

Duello, quello che tra Wolverine e Sabretooth, che avviene una manciata di anni dopo quello che ha visto il Dredd di Stallone protagonista di una rissa fratricida con Rico, in Dredd – La Legge sono io. Nella Mega City futura in cui i Giudici mantengono la legge, la Statua della Libertà è stata inglobata dai giganteschi grattacieli di questa tentacolare megalopoli post-nucleare.

Ma con buona pace di X-Men e Dredd – La Legge sono io, tocca a I Sabotatori, film del maestro Alfred Hitchock datato 1942, dare alla Statua della Libertà uno dei suoi primi ruoli di spicco con una scena madre intensa quando il pathos del film trova il suo climax in uno scontro teso e mozzafiato sulla torcia di Lady Liberty.

Inconfondibile è il finale de Il pianeta delle scimmie (1968), dove la Statua della Libertà ha un ruolo cruciale. Dopo avere vagato e cercato un senso a questo mondo popolato da primati superintelligenti e uomini regrediti ad uno stato tribale, l’astronauta George Taylor (Charlton Heston) capisce di essere finito sulla Terra future e non su un pianeta alieno quando vede, su una spiaggia, i resti della parte superiore della Statua della Libertà, lasciandosi andare ad uno dei più amati e celebri versi del cinema di fantascienza.

Scena, quella de Il Pianeta delle Scimmie, che venne parodiata da Balle Spaziali, dove l’avido Presidente Scrocco (Mel Brooks) utilizza un superaspirapolvere a forma di Statua della Libertà per rubare l’aria del pianeta Druidia. Alla distruzione del gigantesco marchingegno, una porzione che assomiglia alla celebre rovina incontrata da George Taylor nel finale del film di Franklin Schaffner.

Ma il primo film in cui compare una Statua della Libertà in ambasce non è il citato Pianeta delle Scimmie, bensì Deluge di Felix Feist, datato 1933, in cui la dama ferrea viene travolta da gigantesche ondate nelle scene più intense di quello che viene considerato il  capostipite dei disaster movies à la Meteor o The Day after Tomorrow. E i film catastrofici riservano destini infausti alla statua della libertà, come avviene in Deep Impact e nel citato The day after Tomorrow, mentre in altre occasioni, come I.A. di Spielberg, la Statua della Libertà si limita ad essere sommersa, lasciando emergere solo la famigliare fiaccola.

Il rapporto strettissimo tra Statua della Libertà e newyorkesi, invece, viene valorizzato al meglio in Ghostbuster II (1984), dove la squadra di cacciatori di fantasmi capitanata da Bill Murray decide di trasformare la Statua della Libertà in un simbolo vivente della positività tipica newyorkese, facendo marciare la colossale statua per le strade della Grande Mela in una delle scene più divertenti e newyorkesi della storia del cinema.

Nel 1987, al cinema tocca a Superman salvare la Statua della Libertà, quando in Superman V, l’Uomo Nucleare (interpretato da Mark Pillow) vuole trasformare il monumento in un’arma e scagliarla al centro della metropoli. L’Uomo d’Acciaio, con il volto del compianto Christopher Reeve, sventa il piano e riporta delicatamente Lady Liberty sulla sua isola.

Senza dimenticare il celebre poster di 1997: Fuga da New York, in cui Jena Plinkssen ha alle sue spalle la testa in rovina della Statua della Libertà. Una distruzione, quella della celebre statua, che viene vissuta realmente in Cloverfield, dove vediamo nuovamente il capo di Lady Liberty in rovina nelle strade della Grande Mela e il suo corpo mutilato nella locandina del film.

Ma fortunatamente, al cinema viene anche rispettato l’aspetto storico della Statua della Libertà, una funzione vista inizialmente ne Il Padrino, dove sia nella prima parte (1972) che nella seconda parte (1976), la Statua della Libertà ha un ruolo di contestualizzazione storica, anche se nel secondo film, venendo usata nelle scene dell’arrivo di Vito Corleone in America avvenuto nel 1901, la colorazione della Statua non poteva già essere così virato al verde acqua, non essendo stata esposta per sufficiente tempo ad ossidazione ed intemperie, e avrebbe dovuto mostrare ancora la sua colorazione bronzea originale.

Uso meno diretto ma comunque importante della Statua della Libertà viene fatto in Il Mistero delle pagine perdute. Gli avventurieri guidati da Benjamin Gates, infatti, si trovano a dover cercare un indizio della loro caccia al tesoro nel primo modello della Statua della Libertà, una versione ridotta alta 11 metri e posizionata oggi a Parigi, in prossimità del ponte Grenelle, dove la piccola Lady Liberty è stata posizionata sul finire dell’800, con lo sguardo che punta verso la sorella d’oltreoceano.

Parlando di storia, vale la pena menzionare due serie televisive distopiche che hanno riscritto il mito della Statua della Libertà.

In Fringe, l’universo parallelo visitato spesso dai protagonisti vede la Statua della Libertà, realizzata completamente in ore, utilizzata come centro controllo del carcere di Liberty Island. Cambiamento più radicale e d’effetto quello visto in The Man in the High Castle, ispirato al romanzo La svastica sul sole di Philip K. Dick, dove si ipotizza la vittoria della Germania nazista nel secondo conflitto mondiale, con conseguente annessione della fascia orientale degli States al Reich, celebrata con una modifica decisa alla Statua della Libertà: anziché reggere la torcia della ragione, Lady Liberty fa il saluto nazista!

Fumetti e Lady Liberty

Nemmeno i fumetti sono rimasti immuni al fascino della Statua della Libertà. Specialmente nel comparto fantascientifico, diverse opere del mondo delle nuvole parlanti hanno visto in Lady Liberty un elemento caratteristico per trasmettere il senso di trovarsi in un modo remoto ma comunque familiare, affidandosi alla sensazione di familiarità tipica della popolare statua.

È proprio Lady Liberty, ad esempio, ad accogliere il crononauta Valerian a New York nel primo volume della celebre saga del viaggiatore del tempo francesce, La città delle acque mobili. Un’accoglienza decisamente breve, visto che la Statua della Libertà viene distrutta nel giro di pochi istanti da una gigantesca onda!

Jack Kirby decide di usare la Statua della Libertà anche come punto di partenza per l’avventura del suo Kamandi, eroe creato per la DC Comics per un fumetto post apocalittico, Kamandi: The Last Boy on Earth.

E se nel film di Dredd abbiamo visto che la Statua della Libertà faceva una sua apparizione, anche nell’originale dimensione fumettistica del granitico giudice la nostra ferrea signora fa la sua apparizione, non come protagonista, ma venendo affiancata da una statua che celebra la figura dei Giudici: la Statua del Giudizio!

Quelli citati sono solo alcuni esempi di apparizioni della Statua della Libertà nel mondo dei fumetti, un tributo all’importanza e al ruolo che questo simbolo della Grande Mela ha assunto per l’immaginario mondiale.

Se anche voi avete un debole per la bella Lady Liberty, vi consigliamo il set LEGO ARCHITECTURE Statua della Libertà
Leggi altri articoli