Non solo di film al cinema è fatto il complesso affresco della galassia lontana, lontana in cui ci ha condotti George Lucas nel lontano 1977. Dall’uscita di Una nuova speranza, il mito di Star Wars è diventato parte integrante della pop culture, trascendendo i confini del grande schermo e approdando in altri media, in cui ha trovato terreno fertile per consolidare questo appassionante universo fantastico. Romanzi, fumetti e videogiochi sono stati centrali in questa evoluzione, una crescita che, recentemente, ha condotto Star Wars a mostrarsi sotto nuove vesti, ultima delle quali è Star Wars Visions.
Serie animata antologica, Star Wars Visions sarà presentata su Disney+ a partire dal prossimo 22 settembre. La presenza dell’universo di Luke Skywalker e soci sul canale streaming del colosso dell’entertainment non è una novità, ma rientra all’interno di una valorizzazione del franchise che negli ultimi tempi ha dato i natali ad apprezzate produzioni come The Mandalorian e Bad Batch, una nuova vitalità per il brand saldamente inserita all’interno del Canon, la severa e curatissima linea narrativa che guida tutte le nuove avventure di Star Wars successive a Il Risveglio della Forza. All’interno di questa impostazione, Star Wars Visions rappresenta una gradevole anomalia, che pur attingendo alla lore della saga si muove con una propria autonomia.
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Star Wars Visions, la Forza come non la abbiamo vista
Il concetto stesso di visioni, inteso come diverse angolazioni da cui esplorare l’universo di Star Wars, è intrigante. Parlando di Star Wars, infatti, solitamente si pensa alle figure chiave della saga cinematografica, ma sin dai primi esperimenti di espansione del franchise si è dimostrato come questo complesso mosaico di razze e mondi possa ospitare miriadi di storie e figure. Basterebbe citare Talon Karrde, Mara Jade o Carnor Jax, senza scomodare figure così carismatiche da essere state inglobate nel nuovo Canon, come il Grand’Ammiraglio Thrawn. Una ricchezza potenziale di avventure e declinazioni dei temi classici di Star Wars che in Star Wars Visions viene colta e valorizzata al meglio.
L’antologia di corti animati è una formula eccellente per dare maggior respiro a un contesto narrativo ricco di possibilità, come aveva dimostrato qualche anno fa AniMatrix, raccolta di short story animate dedicata al cult Matrix, e seguendo una filosofia narrativa ben rappresentate dal recente Love, Death + Robots presentato da Netflix. Per Star Wars Visions si è scelto di liberarsi quanto più possibile dalla facile tentazione di inserire personaggi centrali della saga, preferendo offrire una differente prospettiva, da cui fossero però facilmente percepibili gli elementi essenziali della saga. Pur cercando di guidare gli spettatori in una diversa fruizione del mito di Star Wars, infatti, si vuole ugualmenteoffrire dei riferimenti alla saga, parlando di Separatisti o mostrando epoche in cui i Jedi siano ancora al loro apice, come nella recente Alta Repubblica, oppure appartengano a un lontano, dimenticato passato.
Dinamiche concettuali che sono attentamente vagliate da un cast artistico impeccabile, grazie al quale Star Wars Visions riesce a stuzzicare diverse corde emotive dei fan del franchise, appellandosi agli elementi più intimi della saga per dare loro nuova forma e, per l’appunto, visione. I nove episodi che compongono Star Wars Visions sono espressioni di diversi stili artistici dell’animazione orientale, in cui la prodezza tecnica cerca sempre di trovare una sinergia con l’intento narrativo. A prescindere dal gusto o dalla preferenza stilistica dello spettatore, è da ammirare la cura con cui ogni diverso studio abbia cercato di cogliere una precisa componente emotiva di Star Wars attorno a cui modellare la propria storia, scegliendo un’identità visiva che sposasse la grammatica emotiva della trama dell’episodio.
Il confronto tra i due lati della Forza, il senso di dovere che guida le azioni dei Jedi o la sensazione di trovarsi coinvolti in una società galattica ingiusta sono elementi chiave della tradizione del franchise, e Star Wars Visions interpreta al meglio questi fondamenti della saga. A trasmettere questo senso di appartenenza contribuisce anche la personalità dei protagonisti di questi corti animati, capaci di passare dall’ascetica presenza del Ronin di Il Duello alla più familiare irruenza del padawan Dan de Il Vecchio o alla voglia di avventura di Kara, la giovane protagonista de Il nono Jedi. Ogni figura presente in Star Wars Visions incarna suggestioni e pulsioni emotive tipiche della saga, rielaborandone l’essenza in un’ottica nuova, ma creando, grazie a questa familiarità, un’empatia con lo spettatore.
Star Wars Vision ha una natura fortemente radicata nell’essenza della saga, che ci consente di godere di brevi storie dal tono più leggero e divertente, come Tattooine Rhapsody, o di racconti più poetici e influenzati dalla tradizione narrativa giapponese come La sposa del villaggio, senza dimenticare delle variazioni sul tema come I Gemelli. Le diverse scelte stilistiche offrono una variabilità e un’interpretazione dinamica che non annoiano lo spettatore, offrendo un convincente mosaico di potenzialità narrative e visive entusiasmanti. A convincere è soprattutto il rispetto della lore di Star Wars, le cui radici, per stessa ammissione di Lucas, hanno una profonda attinenza alla tradizione nipponica. Non dimentichiamo che il concept del primo capitolo cinematografico nasceva sull’ammirazione di Lucas per Kurosawa, in particolare il suo La fortezza nascosta, elemento che anche in Star Wars Visions viene valorizzato con una delicata trama di richiami visivi e di spunti narrativi.
Un'antologia imperdibile
Il design della serie, sia sotto l’aspetto tecnologico che stilistico, ha una forte attinenza ai canoni della tradizione giapponese, con spade laser che assumono la forma di katane e costumi che ricalcano indumenti tradizionali del Sol levante. Una sensazione delicata e persistente in tutta la serie, ma che assume un tono marcato e avvolgente in Il duello, il primo episodio. Una storia d’apertura che chiarisce subito il tenore della serie, quasi poetico nel suo ricondurre la tradizione di Star Wars a quelle che sono le sue origini concettuali.
Realizzato con una tecnica che riecheggia le pellicole chanbara, in cui le scale di grigi vengono rotte solamente dal rosso delle spade laser e di pochi altri punti luminosi, Il Duello è un trait d’union suggestivo tra il franchise e la tradizione cinematografica nipponica da cui scaturì il concept di Lucas. Le movenze dei personaggi, il contesto sociale del villaggio al centro della vicenda e la presenza di elementi amati della saga concorrono a un’identità narrativa unica ma al contempo familiare, rendendo questo scontro credibile anche all’interno della continuity della saga.
La valenza di Star Wars Visions è racchiusa nella sensazione di familiarità che si percepisce in ogni episodio. Che venga giocata su un deja vù visivo o su un divertente ribaltamento di assunti tradizionali della saga come nel caso de I Gemelli, ogni episodio di questa serie animata è indubbiamente Star Wars, ne rispetta i dogmi, mostra la giusta riverenza ai canoni del franchise che vengono valorizzati dai team creativi sotto ogni aspetto. La vastità dell’universo di Star Wars consente di potere dare vita a centinaia di diverse storie, può nascondere civiltà e mondi mai visti che, pur non essendo visitati dai volti noti della saga, hanno una loro liceità all’interno di questo universo. Star Wars Visions ci ricorda questa gamma di possibilità ancora da esplorare, ennesima conferma di come il nuovo corso di Star Wars possa sorvolare su alcune fragilità offrendo in cambio dei piccoli tesori come queste visioni