Nota del curatore. È praticamente una scommessa a colpo sicuro, quella di fare videogiochi con i personaggi, i luoghi e gli oggetti che i possibili clienti già amano. Fai un FPS che è in qualche modo legato a Star Wars, e puoi essere relativamente sicuro che ne venderai a sufficienza per rientrare nelle spese e farci il tuo bel guadagno.
È il classico ti piace vincere facile. Se va bene ne farai altri e guadagnerai ancora. Se dovesse andar male, comunque non ci avrai perso. Un giochetto a cui qualunque imprenditore si presterebbe. Star Wars: Dark Forces è un bell'esempio.
Funziona sempre, ed questo è forse un dettaglio interessante. I grandi fan di un marchio spesso e volentieri sono anche gli osservatori più critici, e i detrattori più feroci dei prodotti. Altre volte sono adulatori. Ma sono sempre, puoi starne certo, consumatori entusiasti. Usa il marchio che amano e avrai i loro soldi, è una regola da cui non si scappa.
Ed è anche per questo che spesso e volentieri qualcuno (non molti) lamenta una vaga "mancanza di idee". Forse però nelle grandi operazioni commerciali meno creatività c’è, meglio è. Ci si guadagna e non si rischia di confondere i fan con cose che non ci si aspettavano (e da questo punto di vista gli ultimi film di Star Wars sono se non altro coraggiosi).
Come sempre, la colpa è nostra, perché sotto sotto vogliamo sempre le stesse cose.
Buona lettura e alla settimana prossima
Valerio Porcu
Dan Cutali
Star Wars: Dark Forces
Per molti anni il sistema operativo Microsoft non era Windows, ma MS-DOS. E naturalmente c’erano tantissimi giochi compatibili, per chi usava un computer con processori come gli Intel 486 (tra gli altri). E c’erano tante software house, alcune delle quali oggi non esistono più.
Una di queste era LucasArts, società fondata da George Lucas (non è un omonimo, è proprio il creatore di Star Wars) a cui lavorarono alcuni mostri sacri del mondo videoludico, tra cui Larry Holland e Ron Gilbert.
LucasArts trovò il successo con molti giochi, gran parte dei quali rientravano nel genere delle avventure grafiche; e molte di queste erano, prevedibilmente, a tema Guerre Stellari. Ma all’epoca spopolavano giochi come Doom e Descent, così quest’azienda decise di provarci con Star Wars: Dark Forces.
Si tratta quindi un First Person Shooter, con alcune novità sostanziali. Il motore grafico, chiamato con poca fantasia Jedi engine, permette il movimento sullo schermo di più oggetti poligonali texturizzati. La conseguenza è che per giocare ci vuole hardware più potente della media; forse non siamo davanti al Crysis dell’epoca, ma il concetto è quello.
Ogni missione è introdotta da un briefing explicativo; un dettaglio che magari oggi è ordinario, persino noioso, ma in quegli anni il giocatore si trovava immediatamente nella mischia e si trattava di una novità piuttosto rilevante. Una piccola rivoluzione nel campo degli FPS che aumenta l'immersività e il coinvolgimento del giocatore.
Ci sono le tipiche armi di Star Wars, dalla pistola al blaster, ma manca l'arma per eccellenza che fa sognare ancora oggi gli appassionati: la spada laser. D’altra parte non appare alcun Cavaliere Jedi, quindi è un’assenza giustificata.
Il protagonista è Kyle Katarn, un mercenario con un passato da agente imperiale. Si trova al centro di un’indagine sul Dark Trooper, un super soldato potenziato da un esoscheletro. Per capire cosa sta succedendo Katarn visiterà molti pianeti diversi: sarà imprigionato da Jabba The Hutt, affronterà un temibile dragone Kell, feroce bestia di Tatooine, e attraverso varie peripezie (e nemici da affrontare) arriverà a bordo del Super Star Destroyer Executor, nave personale di Darth Vader.
Di Vader non c’è traccia, per fortuna di Katarn. Il protagonista raggiunge quindi la Arc Hammer, nave del Generale Rom Mohc, veterano della Guerra dei Cloni a capo del progetto Dark Trooper. È il boss finale, nonché mente del progetto. Per affrontarlo Katarn stesso dovrà indossare un prototipo di esoscheletro Dark Trooper. Dopo la vittoria finale, non mancherà una cerimonia di premiazione, simile a quella che chiude Una nuova speranza.
La trama è quindi abbastanza semplice e lineare, ma ha però un approccio cinematografico che rende Dark Forces un gioco innovativo. Grazie anche al marchio Star Wars, ovviamente, il successo è più o meno assicurato, così come i posti alti delle classifiche tra il 1995 e il 1999.
Star Wars: Dark Forces II
Nel 1997, sempre dalla LucasArts, arriva il seguito di Star Wars: Dark Forces, Jedi Knight: Dark Forces II. Tecnicamente e graficamente più avanzato del suo predecessore, ne prosegue lo stile cinematografico.
Stavolta il sistema operativo di riferimento è il giovane Windows 95. C’è anche un nuovo motore grafico, chiamato Sith Engine, che sfrutta le DirectX 5.0. Tra le novità c’è anche il gioco multiplayer via LAN, con tre diverse modalità.
Kyle Katarn stavolta indaga sulla morte misteriosa del padre, e scopre lentamente di essere in grado di manipolare la Forza. Si introduce così anche un meccanismo di progressione ed evoluzione del personaggio, che accumula “punti Forza” nel corso del gioco. Tramite le sue scelte, cioè quelle del giocatore, tenderà al Lato Chiaro o al Lato Oscuro della Forza, oppure a una posizione neutrale. Abbiamo, dunque, qualche elemento action e qualcosa preso dai giochi di ruolo.
Sono previsti anche alcuni enigmi risolvibili soltanto con l'uso della Forza, in modo particolare per localizzare oggetti necessari per portare a termine la missione.
Il gioco è ambientato subito dopo gli eventi di Star Wars Ep. VI: Il Ritorno dello Jedi. Katarn scopre attraverso la cattura di un droide imperiale che il padre è stato ucciso da un Jedi Oscuro di nome Jerec. I Jedi Oscuri non sono esattamente dei Sith (la terza trilogia era ancora molto lontana) ma Cavalieri Jedi rinnegati sulla buona strada per abbracciarne la teologia e la filosofia del Male Assoluto.
Jerec è a capo di un gruppo di sette Jedi Oscuri, ed è alla ricerca della sacra Valle degli Jedi, nella quale la concentrazione energetica della Forza è, si dice, infinita. Katarn si mette sulle loro tracce, e dovrà affrontarli tutti e sette prima di fronteggiare lo stesso Jerec. Ad aiutarlo e addestrarlo c’è il Maestro Jedi Qu Rahn.
Quest'ultimo, alla pari del Maestro Yoda, è un altro sopravvissuto al famigerato Ordine 66, la purga Jedi messa in atto dal Senatore Palpatine, poi divenuto Imperatore, come abbiamo visto in Star Wars Episodio III: La vendetta dei Sith.
La Valle dei Jedi viene localizzata sul pianeta Ruusan e Katarn la raggiunge in compagnia della fidata copilota Jan Ors, agente dell'Alleanza Ribelle già incontrata in Dark Forces. Qui cadono nella trappola tesa da Jerec. Qui assistiamo alle conseguenze delle scelte fatte durante il gioco.
Jedi Knight: Dark Forces II infatti introduce anche finali diversi, a seconda delle scelte del giocatore. Un’altra piccola novità (ma non fu il primo gioco), che rende più interessante l’idea di giocare una seconda e una terza volta, per vedere che succede facendo cose diverse.
Come accadeva spesso in quel periodo, il gioco è farcito di cut-scenes (ma allora non si chiamavano così), con attori in carne e ossa che arricchiscono la parte narrativa. E, a proposito di arricchire, Jedi Knight ha anche un’espansione: di tratta di Mysteries of the Sith, pubblicata nel 1998. Qui cambia la protagonista, che si chiama Mara Jade (già comparsa in romanzi e fumetti ispirati a Star Wars).
Star Wars Jedi Knight Ii: Jedi Outcast
Arriviamo quindi al 2002, quando entra in scena Raven Software, società che aveva già sviluppato giochi famosi come Heretix ed Hexen. Si affidano al motore grafico id Tech 3 Engine, lo stesso di Quake III Arena, e danno vita a Jedi Outcast.
Kyle Katarn vuole abbandonare la via della Forza per allontanarsi dalle tentazioni del lato oscuro. Mon Mothma, leader della repubblica, assegna a lui e a Jan Ors una missione: dare un’occhiata al sistema di Artus, dove stanno succedendo delle cose strane. Prevedibilmente ci sono di mezzo i Jedi Oscuri, Desann il suo apprendista Tavion, che pare stiano seguendo la religione Sith.
Ancora una volta Katarn deve salvare Jan Ors, presa in ostaggio dai cattivi di turno. Deve quindi tornare a usare la forza, e per farlo si reca prima alla Valle dei Jedi e poi su Yavin IV all'Accademia Jedi fondata da Luke Skywalker.
Desann intanto trama per fondare un nuovo impero, con un esercito di soldati chiamati Reborn, sfruttando proprio l'enorme energia della Valle dei Jedi e prendendo sotto controllo l'Accademia di Skywalker. Lo scontro tra i due è quindi inevitabile.
Skywalker e Lando Calrissian aiutano Katarn, che riuscirà a sconfiggere prima Tavion e poi Desann. Dopo quest'ultima crisi, Kyle Katarn comprende che il pericolo dei Jedi Oscuri e dei Sith è più vivo che mai e decide di intraprendere l'addestramento completo da Jedi, all'Accademia di Yavin IV.
STAR WARS JEDI KNIGHT: JEDI Academy
L'anno dopo, nel 2003, sempre Raven Software torna all’attacco con Jedy Academy. Il motore grafico è lo stesso, con qualche miglioramento tecnico. Il gioco esce per PC, Mac e XBox. La distribuzione è affidata a LucasArts negli Stati Uniti e Activision nel resto del mondo. Cambia anche il protagonista, che stavolta è Jaden Korr. È un allievo dell'Accademia di Yavin IV, e il suo insegnante è proprio Kyle Katarn.
Si viene a sapere del Culto dei Discepoli di Ragnos, una setta di Jedi Oscuri guidata dalla rediviva Tavion Axmis, lasciata in vita da Katarn durante l'avventura di Jedi Outcast. Anche in questo gioco viene riproposto l'allineamento del giocatore in base alle scelte compiute, che lo faranno scivolare più o meno verso il Lato Oscuro o quello Chiaro.
La rabbia insita in Korr gli fa rischiare più volte di cedere al Lato Oscuro, nonostante gli insegnamenti di Katarn e Skywalker. Alla fine però, qualunque sia la scelta effettuata, Tavion viene sconfitta e lo spirito del Signore dei Sith Marka Ragnos, evocato da Tavion stessa e dal Culto, viene recluso nella statua del padre di Katarn nella Valle dei Jedi.
Il finale è a sorpresa: se Korr non cede al Lato Oscuro torna trionfante con Katarn e Skywalker al Consiglio dei Jedi. Se invece cede, attaccherà in duello Katarn e fuggirà su una nave imperiale con il suo bottino: lo Scettro di Ragnos.
Si conclude così una saga spettacolare, nonché una parte di quell’universo espanso che si è sviluppato prima della terza trilogia - ma che i nuovi produttori non hanno preso in considerazione.
In otto anni, dal 1995 al 2003, è stata raccontata una bella trama parallela per la prima volta con un first person shooter, utilizzando il brand di Star Wars.