Star Trek: Picard è ormai alle porte, e la curiosità di vedere nuovamente in azione il capitano interpretato da Patrick Stewart sta per essere finalmente saziata. Nei trailer che hanno preceduto l’uscita della nuova serie di Amazon Prime Video, però, si sono visti alcuni voti noti del passato di Picard e di Star Trek che potrebbero avere un ruolo particolarmente importante per le future avventure del capitano francese.
Visto la presenza evidente dei Borg nei trailer, sono tre le figure che potrebbero assumere una certa rilevanza all’interno di Star Trek: Picard. Prima di parlare di questi tre personaggi, ci sono altri due volti noti che meritano una menzione speciale, per il loro stretto rapporto con Picard.
WILLIAM RIKER E DEANNA TROI
Un saluto affettuoso a Will Riker (Jonathan Frakes) e Deanna Troi (Marina Sirtis), che sono apparsi brevemente in uno degli ultimi trailer. Riker e Troi sono diventati una famiglia nella famiglia, visto che all’interno dell’affiatato equipaggio dell’Enterprise-D comandata da Picard sono anche divenuti poi coppia di fatto, sposandosi all’inizio di Star Trek: Nemesis.
Numero Uno e il Consigliere hanno sempre avuto un forte affetto per Picard, al punto che Riker ha più volte rinunciato ad un proprio comando per restare al fianco del suo capitano, in un intreccio di fedeltà e amicizia che lo ha anche rallentato nella carriera.
Vedere quindi Riker e Troi in Star Trek: Picard è sicuramente una riconferma di questo rapporto solido tra i tre personaggi. Non sappiamo ancora quanto Riker e Troi saranno coinvolti da questa nuova avventura del loro vecchio capitano, ma la scena di Riker e Picard abbracciati come due vecchi amici sul molo di casa Riker è un momento molto trek. E stavolta, Riker, non puoi impedire a Picard di scendere in prima linea, accettalo!
DATA
Un ruolo più importante in Star Trek: Picard sarà riservato a Data, l’androide interpretato da Brent Spiner e divenuto una figura chiave della famiglia di The Next Generation.
La figura di Data è una delle creazioni più complesse di Roddenberry, che ne aveva gettato le basi già negli anni ’70, all’interno di un suo progetto per uno sceneggiato televisivo con protagonista un androide alla ricerca del segreto per diventare umano. Una trama che ricorda non poco il celebre racconto di Asimov L’uomo bicentenario, il cui protagonista era un robot che progressivamente diventava umano. L’idea di Roddenberry, tuttavia, prese anche la forma di un episodio pilota, in cui l’androide, nella sua ricerca dell’umanità, aveva anche rapporti intimi con donne umane, una scelta che spaventò i cauti responsabili del network, che chiusero subito il progetto. Ma l’idea di questo uomo di metallo che voleva diventare uomo non abbandonò la fantasia di Roddenberry.
Lo stesso Roddenberry, quando spiegò a Brent Spiner la sua idea di come Data avrebbe arricchito The Next Generation fu molto chiaro
“Mi disse che sarebbe divenuto sempre più umano con il progredire dello show, sino al punto che sarebbe arrivato quasi al punto di esserlo, ma senza diventarlo del tutto. Questa era l’intenzione e gli sceneggiatori presero a cuore questo spunto”
Quando si iniziò a lavorare sulla nuova serie di Star Trek, l’idea di questo androide prese la forma di Data. Nell’idea di Roddenberry era necessario avere un punto di vista differente, ingenuo e sinceramente curioso, che raccontasse con piglio diverso l’umanità vista in Star Trek. Una funzione esercitata in precedenza da Spock, e, che in una sorta di dichiarazione di intenti, veniva profetizzata da Leonard McCoy (DeForrest Kelley) che nel primo episodio di The Next Generation chiedeva a Data se non fosse un vulcaniano.
Inizialmente fu Patrick Stewart a presentarsi per il ruolo di Data, ma quando Roddenberry fu convinto nel dare all’attore l’inglese il ruolo di Picard la scelta ricadde su Brent Spiner. Spiner prese a cuore il personaggio, vedendolo come l’ingenuo e affascinato essere che si muoveva in un mondo che voleva a tutti conoscere, che invidiava. Per dare colore alla sua interpretazione si ispirò alla recitazione di Chaplin, convinto che Data avesse una sorta di malinconica ironia involontaria, ma per esser un robot convincente si lasciò guidare dalla figura di Robbie il robot, uno dei protagonisti del classico della fantascienza Il pianeta proibito.
Parte integrante della figura di Data è il suo colorito pallido, utile per creare un netto contrasto con il resto dell’equipaggio biologico. Per ottenere questo convincente effetto, Spiner passava molte ore al trucco, ma era una componente essenziale della figura del personaggio. Il senso di distacco tra il robot e il resto dell’equipaggio dell’Enterprise-D doveva essere totale, soprattutto con un primo impatto visivo netto. L’interpretazione di Spiner, infine, arricchì questo curioso essere al punto da renderlo il punto di vista privilegiato degli spettatori per interpretare momenti di grande intensità, mostrando una sua crescita costante e fatta di piccole conquiste, passando per lo strano rapporto con il suo gatto Spot sino ad un esperimento genitoriale, che prese la forma della ginoide Lal.
Nato come esperimento dalla mente dello scienziato Noonien Soong, Data era parte di una serie di robot, preceduto dal più semplice modello B-4 e parte di un gruppo che comprendeva una sua versione più cinica e malvagia, Lore. Nella sua vita a bordo dell’Enterprise, Data ha accompagnato il suo ruolo di ufficiale a quello di appassionato scopritore del senso di ‘essere umani’, spesso causando curiose situazioni in cui i suoi compagni biologici diventavano quasi dei genitori, intenti a spiegare a un curioso bambino la complessità e la bellezza della vita.
A tutti gli effetti, Data è divenuto un elemento essenziale per Picard. Specialmente all’interno dei film al cinema, il loro rapporto si è evoluto, soprattutto ne L’Insurrezione e Nemesis, che rappresentano il tassello finale della sua evoluzione emotiva, con un finale eroico che lascia un dubbio: scelta logica da robot o gesto d’affetto?
Rivederlo in Star Trek: Picard sarà sicuramente l’occasione per chiarire questo aspetto. Rimane da capire se sarà solamente una versione onirica come lascia presagire il trailer, o se invece sarà proprio Data, i cui ricordi sono riemersi all’interno della mente del fratello B-4, come visto in Star Trek: Countdown (prequel del primo Star Trek di Abrams) e in alcuni romanzi di Star Trek post-Nemesis.
SETTE DI NOVE
Parlando di Borg non si poteva certo lasciar fuori dai giochi Sette di Nove, ed infatti ecco comparire nei trailer di Picard l’ex Borg interpretato da Jery Ryan in una delle due serie ‘contemporanee’ di The Next Generation, Voyager.
Il personaggio non appartiene all’equipaggio originario della nave federale, ma viene introdotto nella serie nella terza stagione, inizialmente per colmare un vuoto lasciata dalla scomparsa di Kes, occasione propizia per gli sceneggiatori per introdurre una figura che fosse un contrasto con la stessa Janeway. Lo sviluppo di Sette di Nove, infatti, la portò spesso ad andare in contrapposizione con le decisioni prese dal capitano della Voyager, a causa di una differente percezione delle necessità e relativi costi di alcune decisioni. Nonostante questo input iniziale, con il proseguire di Star Trek: Voyager le divergenze tra le due donne sembrano avvicinarsi maggiormente ad una relazione madre-figlia, con uno sviluppo di particolari attenzioni da parte degli sceneggiatori che sollevarono alcune antipatie da parte di attori impegnati in ruoli di primo rilievo (come Robert Beltran, alias il primo ufficiale Chakotay), che temevano di vedere ridimensionato il ruolo di figure chiave come Chakoty, Tuvok o Neelix.
Il ruolo di Sette di Nove in Voyager rispecchia quello di Data o Spock, diventando in un certo senso l’antesignano di un’altra figura femminile particolare in Star Trek, il subcomandate di T’Pol di Enterprise. Sette di Nove, contrariamente alle considerazioni di alcuni membri della produzione di Voyager, divenne subito una figura amata dal pubblico, grazie a questo contrasto tra la sua origine fredda e un aspetto da femme fatale, che fu anche causa di accuse alla produzione della serie di fare leva sull’attrazione fisica della bella attrice per richiamare un pubblico maschile adolescenziale. Che potrebbe anche esser stata una delle ragioni della scelta di mostrarla sempre in un’aderente tuta, narrativamente utile per rigenerare continuamente la sua pelle, ma esteticamente seducente, al punto che rese Sette di Nove un’icona sexy della fantascienza del periodo.
Inglobata nella collettività Borg in tenera età in seguito al naufragio dell’astronave su cui viaggiava la sua famiglia, la piccola Annika non potè mai sviluppare pienamente la sua umanità, conservandone solamente una scintilla repressa mentre cresceva come membro della Collettività. Quando venne salvata dall’equipaggio della Voyager, per Annika era ormai impossibile riconoscersi come tale, e anche nel suo percorso di rinascita come individuo umano indipendente continuò a mantenere come nome la sua identià Borg. La ricerca della sua umanità è differente dall’accettazione di avere emozioni (come accadeva per Spock) o la scoperta del senso di esser umani (centrale nella figura di Data), ma passava per una crescita emotiva che si basava su un’emotività acerba ed accennata, fissata al momento della sua assimilazione, e vista come una scoperta delle regole della convivenza umana.
Rispetto ad altri di Star Trek che cercando la loro umanità, Sette di Nove sembra vivere questo slancio con maggior intensità, affidandosi curiosamente non solo alla guida dei suoi compagni biologici, ma anche appoggiandosi ad un’altra creatura non biologica, il Dottore, che cerca una propria dimensione umana.
All’interno di Star Trek: Picard, Sette di Nove sembra avere un ruolo importante, visto che la sua profonda conoscenza dei Borg la avvicina, anche emotivamente, al personaggio di Stewart. Pur non essendosi mai incontrati, almeno nelle avventure di Star Trek canoniche, i due hanno un vissuto simile e la grinta mostrata da Sette di Nove nel trailer lascia supporre un suo coinvolgimento diretto nella missione di Picard.
HUGH
Da quando si è saputo che il personaggio di Hugh sarebbe tornato in azione nella nuova serie Picard, l’interesse dei fan per la presenza di uno dei personaggi più particolari di The Next Generation si è subito manifestato con apprezzamento. La figura di Hugh è centrale all’interno del canone narrativo che lega Picard ai Borg, considerato che il personaggio stesso è nato per sviluppare uno degli aspetti essenziali della razza cibernetica, l’interconessione, seguendo poi un processo contrario che conducesse all’individualità.
Dopo il doppio episodio L’attacco dei Borg, conclusosi all’inizio della quarta stagione di The Next Generation, la produzione sta avendo problemi nel riportare i Borg in scena, a causa della loro apparenza invincibilità. A correggere questa tendenza intervenne una storia scritta da René Echevarria (autore anni dopo di Carnival Row), che realizzò una differente visione dei Borg che appassionò anche l’autore de L’attacco dei Borg, Michael Piller.
L’evoluzione che si voleva imprimere ai Borg toccava anche altri aspetti di questa razza, da affrontare nell’episodio in cui comparve Hugh, Io, Borg. Una delle scelte fu quella di dare al personaggio di Hugh una differente visione rispetto ai droni Borg visti sino all’episodio in questione; nella sua versione cyborg, il personaggio venne realizzato in modo da non creare un’eco con quanto ci si ricordava delle strumentazioni innestate su Locutus, ma vennero implementate nuovi apparati, con proiettori olografici. L’intenzione era mostrare un diverso modello di Borg, contribuendo a creare una maggior definizione dell’interrazialità della specie cibernetica.
Curiosamente, l’interprete di Hugh, Jonathan del Arco, non aveva di chi fossero i Borg, ricevendo il copione da provare la sera prima dell’audizione. L’attore aveva in precedenza fatto il provino per interpretare Wesley Crusher (ruolo poi andato a Will Wheaton), ma alla seconda occasione del Arco riuscì a guadagnarsi la sua possibilità di entrare a far parte di Star Trek. L’attore raccontò come la figura di Hugh fu per lui un ruolo imporntante sul piano emotivo, perché il modo in cui il suo personaggio si confrontava con la scoperta di una nuova vita gli ricordava un amico morto durante la sua infanzia
“Quando lessi la sceneggiatura per la prima volte, la prima sensazione che mi trasmise fu un grande stupore e confusione per tutto ciò che lo circondava. Per me, questo era Hugh”
De Marco rimase molto legato al personaggio, tanto che sottopose agli scenegiatori alcune sue idee su come far evolvere ulteriormente Hugh, fornendo delle idee che vennero tenute nel cassetto sino al suo ritorno in scena nel doppio episodio Il ritorno dei Borg.
Hugh è uno dei rari casi in cui viene escluso uno drone dalla collettività Borg. Prima di Io, Borg, questo era stato possibile solo nel salvataggio di Picard dopo la sua assimilazione come Locutus di Borg, ma la breve permanenza nella collettività fu un elemento a suo favore. Nel caso di Hugh, non sappiamo quanto a lungo sia stato inglobato nella mente alveare come Terzo di Cinque, e la sua sfida per guadagnarsi l’indipendenza dalla collettività assume una connotazione più marcata della precedente esperienza di Picard. Sino a quando in Star Trek: Voyager non venne stabilito che i Borg si moltiplicano solo tramite assimilazione, infatti, si era ipotizzato che i Borg potessero concepire nuovi esseri per poi assimilarli, come visto nell’episodio Chi è Q di The Next Generation, non era dato sapere con esattezza il passato di un drone, quindi conoscere se c’era una personalità nascosta sotto la patina della collettività.
Anche lo stesso nome che il drone sceglie nel suo percorso verso un’identità, Hugh, ha una certa attinenza a questo percorso di ricerca del sé. I Borg parlano di sé come una collettività (Noi siamo i Borg), il nome Hugh ha un’assonanza con you, tu in inglese, indice di un’individualità sino a quel momento sconosciuta del personaggio. La stessa scelta di avere un nome, cosa inconcepibile all’interno della collettività paritaria dei Borg, è un passaggio fondamentale nell’affermare un’identità unica, elemento che spinse anche i traduttori di diverse nazioni a dare al personaggio dei nomi che riproducessero il gioco di assonanze con dei pronomi che trasmettessero agli spettatori il senso di identità di Hugh (Lou in francese, Du in tedesco, Tih in ceco).
Pur apparendo poco in The Next Generation, Hugh è importante per cementare ulteriormente il rapporto tra Picard e i Borg. Nell’assistere Hugh nella sua separazione dalla collettività e nell’affermarsi come individuo, Picard deve prima vincere le proprie paure e andare oltre preconcetti e sfiducia verso i Borg, arrivando a considerarli non solo come nemici, ma prima di tutto come vittime di una specie letale e apparentemente inarrestabile.
Rivedere Hugh in Star Trek: Picard potrebbe esser l’occasione ideale per vedere come questo individuo sia riuscito a crearsi una propria identità e una nuova vita lontano dall’opprimente dominio della Collettività
https://youtu.be/QvKBeOKvblI