Strani, nuovi mondi. Tre parole che da sempre sono parte dello spirito di Star Trek, la longeva saga sci-fi che dopo un periodo di assenza dagli schermi in seguito al non proprio entusiasmante ultimo capitolo cinematografico, Star Trek Beyond, ha trovato nuova vita nella sua dimensione originaria, la serialità. Star Trek Discovery e Picard, infatti, hanno riportato i trekkie nel loro ambiente naturale, aprendo a una nuova stagione del franchise, cui ha partecipato Star Trek: Lower Decks, serie animata di Amazon Prime Video che si appresta a far esordire la sua seconda stagione. In attesa di vedere i nuovi episodi, che avranno un rilascio settimanale a partire dal 16 agosto, abbiamo avuto la possibilità di gustarci in anteprima le prime tre puntate, occasione ottima per sentirci nuovamente pronti ad arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima.
La prima stagione di Star Trek: Lower Decks è stata una piacevole sorpresa, come vi avevamo raccontato nella nostra recensione. Non è certo la prima volta che l’universo immaginato da Gene Roddenberry si avvicina all’animazione, ma la celebre serie animata di fine anni ’70 era un ideale proseguimento delle avventure televisive di Kirk e compagni, di cui manteneva le impostazioni avventurose mitigandole per un pubblico più giovane. La scelta fatta con Star Trek: Lower Decks, invece, è andata in tutt’altra direzione, figlia di una diversa concezione dell’animazione e del suo pubblico di riferimento.
Star Trek: Lower Decks, ritorno sulla U.S.S. Cerritos
Non è un caso che dietro questa produzione ci sia Mike McMahan, già all’opera su alcuni dei più apprezzati cartoni animati per adulti, come Rick & Morty. L’idea alla base di Star Trek: Lower Decks è stata quella di sovvertire l’impostazione narrativa trekkie preservandone lo spirito, anche deridendolo all’occorrenza, in modo da offrire agli appassionati una prospettiva diversa che li aiutasse a vedere la loro serie preferita sotto una luce diversa. Niente ufficiali di plancia protagonisti, ma giovani graduati che si muovono nei ponti inferiori della nave (da cui lower decks), che raccontano il lato meno affascinante e nobile del servizio nella Flotta Stellare.
La prima stagione di Star Trek: Lower Decks aveva mostrato senza fronzoli quale sarebbe stato lo spirito della produzione di Amazon Prime Video: ironia e toni adulti. Non tanto per contenuti scabrosi, quanto per una visione del mondo che si fa forte di un approccio sarcastico a quei fondamenti di Star Trek da sempre usati come allegoria del mondo, tramite cui avviare una garbata critica sociale. Spunti interessanti ma figli di una narrazione non sempre riuscita, che in Star Trek: Lower Decks diventano irresistibili fonti di citazioni e derisioni alla serie stessa. Difficile, ad esempio, non sorridere ogni volta che nel secondo episodio della nuova stagione vediamo William Riker assumere le sue celebri (quante derise) improbabili pose da temerario ufficiale.
Partendo dal finale della precedente stagione, in cui il gruppetto composto da Boimler, Mariner, Rutherford e Tendi veniva separato dal trasferimento di Boimler a bordo della U.S.S. Titan, abbiamo ora la possibilità di vedere come sia cambiata la vita dei cadetti. Mariner sembra avere apparentemente trovato un nuovo equilibrio con la madre, capitano della U.S.S. Cerritos, mentre Tendi deve convivere con l’amnesia di Rutherford, che non ricorda più il loro reciproco affetto. Il povero Boimler, invece, fa parte dell’equipaggio comandato da Will Riker, una realtà differente rispetto alla meno impegnativa vita a bordo della Cerrito.
https://youtu.be/mW5neJrCOwIUn cambio di dinamiche che anima i primi tre episodi della seconda stagione di Star Trek: Lower Decks, in cui assistiamo alle conseguenze di questa separazione, che si dipana in modo credibile all’interno della continuity della serie. L’impatto emotivo sui protagonisti è evidente, gestito con la consueta ironia che rende la serie animata un prodotto adatto a persone mature, non per la presenza di volgarità, ma per la definizione del tessuto emotivo degli episodi e le dinamiche interpersonali tra i personaggi.
Dove nessuna serie trekkie è mai giunta prima
Pur indossando una maschera di comicità, Star Trek: Lower Decks, anche nella sua seconda stagione, mantiene il tratto trekkie di analisi e valorizzazione dell’elemento umano. A ben vedere, in questi primi tre episodi questa componente trova una vis narrativa ancora più evidente che nella precedente stagione, prendendosi il giusto tempo di coinvolgere maggiormente anche personaggi secondari e dando vita a una sequenza di eventi che valorizzano l’emotività dei protagonisti. Una vitalità che si fa forte, ovviamente, di uno spirito citazionista della serie tutt’altro che scontato e ben gestito.
Non è un caso che in un episodio in cui si parli di difficoltà di confrontarsi con l’altro appaia un tamariano, membro di una razza poco nota dell’universo di Star Trek comparsa in uno dei migliori episodi di Star Trek: The Next Generation, Darmok. Non è un citazionismo finalizzato al volere trasmettere una posticcia sensazione di esser in Star Trek, ma è un uso intelligente di strumenti narrativi che crei una empatia tra serie e spettatore. Va da sé che quando si ricorre a questi espedienti, o si citino nomi come quello di Gary Mitchell si crea una barriera con coloro che non sono profondi conoscitori dell’universo trekkie.
La bravura degli sceneggiatori è trovare il giusto equilibrio tra l’inside joke dedicato ai fan e il dare vita a una storia inclusiva, che raccolga anche l’interesse di chi ha poca familiarità con l’universo di Star Trek. Nella prima stagione, specie in episodi come Punto Critico, questo legame alla tradizione trekkie tendeva ad esser sin troppo marcato, allontanando in una certa misura anche i fan meno preparati, una consapevolezza che gli autori devono avere compreso, ponendovi rimedio adottando un approccio più accogliente e che non influisca troppo sulla comprensione degli eventi. Un compito ben svolto, necessario perché Star Trek: Lower Decks sia goduto da tutti, considerato come le trame divertenti e questi improbabili ufficiali non siano solo una parodia dall’interno di Star Trek e delle sue piccole pecche, ma al contempo siano i degni eredi di una tradizione narrativa in cui l’analisi onesta del quotidiano e dell’interiorità dei protagonisti sono i fondamenti di una grande saga.
Con la seconda stagione di Star Trek: Lower Decks quanto di buono vista in precedenza trova conferma. L’anteprima lascia ben sperare in una continua evoluzione dei personaggi, con rapporti in costante evoluzione, ma sempre con il dovuto rispetto del canone di Star Trek. L’umorismo non è mai stato assente da Star Trek, ed è questa base di delicata ironia che ha dato vita alla ipertrofica verve comica di Star Trek: Lower Decks, dissacrante e a volte esagerata, ma mai stucchevole o esagerata, rimanendo un tratto specifico della serie che ne denota l’identità senza mai allontanarla dalla natura tipica di una storia trekkie. Un modo irriverente e curiosamente affascinante di esplorare nuovi, strani mondi.