L’Enterprise è stata per decenni uno dei simboli di Star Trek. La sua evoluzione è stata una costante della serie, sia nel comparto seriale che nella dimensione cinematografica della saga, specchio di una progressione tecnologica interna alla continuity di Star Trek che vedeva nei nuovi profili dell’ammiraglia della Flotta Stellare la sua massima espressione.
Ma non esiste nave senza un capitano, e sulla poltrona centrale della plancia dell’Enterprise si sono seduti diverse figure che hanno rappresentato il duro compito di sedere su quella poltrona. D’altronde, come chiedeva Scotty a Kirk in Generazioni:
“Capitano è così scomoda quella poltrona?”
In effetti, il ruolo del capitano non è certo facile, considerato come non mancavano mai primi contatti, dispute galattiche da gestire o prendersi cura del benessere di un equipaggio. Se a questo si aggiunge il ruolo di esser al comando dell’ammiraglia della Flotta Stellare, è facile comprendere come quella poltrona, certi giorni, dovesse sembrare decisamente scomoda ai capitani che ci sedettero.
Essere il capitano dell'Enterprise è un onore che è stato concesso a pochi ufficiali, entrati nel mito di Star Trek.
Jonathan Archer
Seguendo l’ordine cronologico della continuity di Star Trek, il primo capitano dell'Enterprise è stato Jonathan Archer (Star Trek: Enterprise). Se vogliamo, Archer è stato colui che ha segnato la strada tra le stelle per tutti i capitani successivi. La NX-01 Enterprise di cui era il comando era la prima astronave umana a poter arrivare curvatura 5, un traguardo raggiunto dopo anni di studi sotto la guida non sempre diplomatica dei Vulcaniani, i nuovi amici alieni dell’umanità conosciuti dopo il Primo Contatto.
Per Archer, poter sedere su quella poltrona era una sorta di eredità, considerato come suo padre fu uno dei principali scienziati del progetto Curvatura 5, la sperimentazione avviata da Zephram Cochrane in persona per costruire un’astronave che portasse finalmente l’umanità dove nessuno era mai giunto prima. Essere capitano di quell’astronave, quindi, aveva una valore unico per Archer.
Ma non dimentichiamo che siamo in un’epoca in cui l’umanità sta ancora vivendo le conseguenza di una avanzamento sociale complesso, nato dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale. Soprattutto, nonostante quanto siamo abituati a vedere in Star Trek, in Star Trek: Enterprise l’umanità non è ancora in possesso di quell’illuminazione che la porta ad essere comprensiva e accogliente verso le razze aliene. La xenofobia serpeggia ancora nell’umanità del periodo, complice una sfiducia verso l’alleato vulcaniano che ancora vede l’umanità come infantile e da controllare, onde evitare spiacevoli incidenti diplomatici galattici.
Archer, specialmente nelle prime stagioni di Star Trek: Enterprise, è una perfetta incarnazione di questa ansia vulcaniana. Seppur animata da una sincera sete di conoscenza, la sua impulsività spesso lo porta a prendere decisioni avventate che rischiano di compromettere la sua missione, specialmente quando iniziano i contatti con altre civiltà aliene, come Tellariti e Andoriani. Lo spirito di esploratore di Archer, unito a una sua personale visione di onore e giustizia, diventano il biglietto da visita dell’umanità in questa sua prima fase di esplorazione della galassia, in cui la Terra è ancora una forza risibile, ingenua nel suo sperare che là fuori ci siano solo amici.
Archer è quindi più di un capitano, è un esploratore che sta portando la Terra e i suoi valori per la Galassia. Sarà la sua nave a stabilire i primi contatti con le razze che diventeranno i principali alleati della Terra in futuro, fondando la Federazione, ma è anche l’artefice della nascita di alcune rivalità che segneranno profondamente il futuro dell’umanità, come quelle con Klingon e Romulani. Eppure, Archer era conscio del suo ruolo al punto che non esitò ad ammettere che l’umanità avrebbe dovuto imparare a come muoversi in questo universo:
“A volte inciampiamo, possiamo cadere e prima di trovare l’equilibrio può succedere diverse volte. Ma alla fine ci riusciamo, impariamo dai nostri errori. Gli esseri umani sono di questa pasta”
La tempra di Archer era lo specchio di quello che era l’umanità del periodo. Non è un caso che i due sceneggiatori di Star Trek: Enterprise avessero le idee chiare su che tipo di capitano dovesse sedere sulla poltrona di comando della NX-01 Enterprise, come svelò Rick Berman:
“Stavamo cercando uno spirito alla Han Solo, cercavamo un pizzico di avventatezza giovanile. Volevamo un capitano che sapesse emozionarsi, che si eccitasse per l’avventura e sapesse affrontarla, qualcuno che fosse giovane e in forma, che potesse incarnare le stesse qualità che non erano più esistite nella serie dai tempi del capitano Kirk. Cominciamo quindi a pensare a un tipo alla Han Solo, un Harrison Ford più giovane, qualcuno che avesse un suo senso dell’umorismo e che fosse incredibilmente umano e amichevole”
Allo stesso tempo era necessario mostrare come la sicurezza umana di poter viaggiare per le stelle dovesse scontarsi con una società galattica complessa e variegata, in cui i terrestri erano solo gli ultimi arrivati.
Un test per il carattere di Archer, che doveva quindi trovare il suo stile di comando:
“Inizialmente lo rendemmo titubante, era previsto fosse così. Volevamo un capitano pronto all’esplorazione, ma che realizzasse presto che la galassia non era come la immaginava. Potremmo definirlo titubante, ma per noi era parte del divertimento. Volevamo vederlo frustrato. Gradualmente, Archer iniziava a prendersi il suo spazio, ad abituarsi. Ma qualcosa che volevamo raccontare, perché era parte del personaggio”
È su questa base che venne creato Archer, interpretato da Scott Bakula. Nelle prime stagioni di Enterprise, Archer incarna al meglio questi ideali, ma a partire dalla terza stagione questo spirito avventuroso viene scalfito dal primo grande conflitto intergalattico in cui viene coinvolta la Terra: la guerra con gli Xindi. Evento che spinse a rivedere l’animo del capitano, come raccontò Berman:
“Decidemmo di mostrare un Archer indurito, capace di torturare o uccidere un uomo se necessario. Era la perdita dell’innocenza. Archer era andato nello spazio con gli occhi spalancati e convinto fossero tutti amici. E alla fine eccoci qui, costretti ad ammettere che forse i Vulcaniani avevano ragione, forse non eravamo pronti. Doveva avere una visione differente su cosa significasse comandare una nave là fuori, nello spazio. Non si trattava più di esplorare, ma di salvare la propria gente. Quindi si, ci fu decisamente una corruzione del personaggio”
A onor del vero, Bakula non fu considerato come uno dei migliori interpreti del ruolo di capitano di Star Trek. Nonostante la sua ottima performance in Quantum Leap, la sensazione del network fu che la sua recitazione in Star Trek: Enterprise fosse troppo contenuta, priva di quella vitalità che avevano convinto i vertici della UPN ad assumerlo per il ruolo. Addirittura si era pensato di sostituirlo, quando a cavallo della terza e quarta stagione si era indecisi se continuare o meno la serie, ma alla fine venne concesso a Bakula di interpretare Archer anche per la quarta e ultima stagione.
Robert April
Robert April fu il primo capitano dell'Enterpise NCC-1701. April seguì l’intero sviluppo del progetto navale che condusse alla creazione della classe Constitution, durante gli anni ’40 del XIII secolo. Al termine della costruzione della prima astronave di classe Constitution, l’Enterprise, ad April venne offerto il comando, che assunse il giorno del varo della nave, l’11 aprile 2245. Dopo una missione di cinque anni, nel 2250, April venne insignito del grado di commodoro e in seguito divenne un ambasciatore della Federazione.
Robert April compare all’interno della prima serie animata di Star Trek, in cui viene un anziano Robert April, assieme all’equipaggio dell’Enterprise comandata da James Kirk, viene ringiovanito improvvisamente, costringendolo a riassumere il comando della U.S.S. Enterprise.
Christopher Pike
Christopher Pike, dopo esser stato primo ufficiale di Robert April, assunse il ruolo di capitano dell'Enterprise. Il suo ruolo come capitano dell’Ammiraglia della Flotta Stellare viene sommariamente ricostruito come un ruolo eroico, culminato con un sacrificio che lo costrinse a vivere all’interno di un supporto vitale. È così che viene presentato agli spettatori di Star Trek nella serie originale.
In realtà, Pike avrebbe dovuto esser il protagonista di Star Trek. Era infatti lui il protagonista di The Cage (Lo zoo di Talos), il primo pilot presentato da Roddenberry, che venne in seguito utilizzato come spunto per il doppio episodio della prima stagione L’ammutinamento. In questa prima versione di Pike, il capitano fu interpretato da Jeffrey Hunter, ma grazie a Star Trek: Discovery, ambientata durante il periodo in cui Pike fu capitano dell’Enterprise, allo sfortunato ufficiale è stata una seconda possibilità di figurare all’interno dell’universo Prime di Star Trek, con il volto di Anson Mount.
Mount, dopo esser stato protagonista di gran parte della seconda stagione di Discovery, dovrebbe nuovamente interpretare il ruolo di Pike, al comando dell’Enterprise, in Star Trek: Strange New Worlds, annunciato spin off di Discovery.
James Tiberius Kirk
Per molti fan di Star Trek, il capitano dell'Enterprise per eccellenza. Ufficiale comandate della U.S.S. Enterprise e in seguito della U.S.S. Enterprise-A, Kirk è la leggenda di Star Trek. Il suo stile di comando a bordo rispecchia una Federazione in espansione, impegnata ad assestare la propria posizione nel quadrante contro forze nemiche, come Klingon e Romulani, ma anche intenta a esplorare ed entrare in contatto con nuove forme di vita.
Kirk è il perfetto comandante per questo periodo della Federazione. Intraprendente, deciso, capace di mostrare doti diplomatiche ma anche di mostrarsi pronto allo scontro. Durante la missione quinquennale che lo vide al comando della U.S.S. Enterprise, Kirk si rivelò un ufficiale competente e capace, in grado di poter affrontare ogni situazione, mostrando eccezionali doti di comando. Per tutta la vita, Kirk ha voluto essere comandante di un’astronave, al punto che anche in seguito alla sua promozione ad ammiraglio, e con la sua nave assegnata al capitano Deckard, Kirk rimpianse sempre la sua poltrona.
Un rimpianto che svanì quando le circostanze spinsero Kirk a tornare al comando dell’ammiraglia della Flotta, prima per sconfiggere la sua vecchia nemesi Khan (Star Trek II: L’Ira di Khan) e poi quando rubò la fatiscente Enterprise per andare in soccorso dell’amico Spock, azione che gli costò i gradi di ammiraglio e la retrocessione a capitano, ma che gli consentì anche di tornare a sedersi sulla poltrona del capitano.
Kirk rappresenta un tipo di capitano più propenso all’azione che alla riflessione, specchio della società in cui vive. Una Federazione dinamica richiede ufficiali energici, capaci di prendere in mano le situazioni e risolverle. Non a caso, Kirk viene richiamato in servizio attivo proprio quando la Federazione deve affrontare una minaccia sconosciuta (Star Trek: The Motion Picture) e rimane al comando dell’Enterprise-A durante alcune delle più grandi crisi affrontare dalla Flotta Stellare.
È innegabile che queste doti di Kirk, specialmente nella sua prima versione vista nella serie originale, lo rendo un personaggio a tratti caricaturale agli occhi degli spettatori di oggi. Quello per la morale e la visione dell’avventuriero degli anni ’60 era un protagonista avventuroso, esperto combattente e inguaribile conquistatore di bellezze aliene, risulta oggi uno stereotipo piuttosto datato, al punto che già nei primi anni ’80 Kirk divenne un personaggio parodiato e a tratti apertamente deriso.
Un sinonimo dell’ampia diffusione di questo personaggio, ma che non tenne conto del ruolo centrale all’interno dell’immaginario collettivo, in cui non era presente il tanto sbeffeggiato Kirk-fu sfoggiato durante le scene di lotta, ma che racchiudeva lo spirito del personaggio solo al comando, che sente il peso del comando e che spesso ricorre alla forza come ultima risorsa. Non vanno infatti dimenticati momenti importanti della carriera di Kirk, come lo scontro con l’astronave invisibile romulana vista in La navicella invisibile o la perdita del figlio Marcus per mano dei klingon e il suo successivo sforzo per arrivare a una pace tra la Federazione e l’Impero Klingon.
In ultimo, il suo sacrificio per salvare l’equipaggio della U.S.S. Enterprise-B durante il suo viaggio inaugurale, a dimostrazione che il ruolo di capitano non è una questione di poltrone ma di animo.
Willard Decker
Alla promozione di Kirk ad ammiraglio, l’Enterprise venne sottoposta a un intervento di miglioramento e aggiornamento, che la adeguò ai nuovi standard della Flotta Stellare. A sovrintendere a questa operazione fu Willard ‘Will’ Decker, che ottenne anche la poltrona del capitano dell'Enterprise. Poco prima del lancio della nuova Enterprise, una minaccia incombente costringe Decker a cedere momentaneamente il comando del vascello a Kirk.
Nonostante sia stato lo stesso Kirk a raccomandare Decker per il comando, il ritorno del precedente capitano non si rivela una piacevole sorpresa per il giovane ufficiale, che non nasconde la propria ostilità, motivata anche dalla sua convinzione che le modifiche apportate all’Enterprise non rendano Kirk adatto al comando. Opinione che non tarda a rivelarsi corretta, ma che Decker, da ufficiale competente, riesce a mitigare per il bene della missione, dimostrandosi comunque degno di sedere sulla poltrona del capitano dell’ammiraglia della Flotta Stellare, dimostrando di rappresentare al meglio i principi della Federazione.
John Harriman
La dimostrazione che la poltrona del capitano dell'Enterprise può anche essere una maledizione. John Harriman era il capitano della U.S.S. Enterprise-B, durate il viaggio inaugurale del vascello di classe Excelsior, volo inaugurale che vide il vascello, non ancora completamente equipaggiato, correre in soccorso delle navi degli esuli El-Auriani intrappolati in un’anomalia spaziale.
È in questa occasione che Harriman scopre come sedersi sulla poltrona del comando comporti responsabilità che non tutti sanno gestire. Durante la crisi con i trasporti el-auriani, infatti, Harriman mostra una certa inettitudine, complice anche la presenza sulla plancia di una leggenda vivente come James T. Kirk. A dare una definizione precisa della figura di Harriman, fu lo stesso interprete dell’ufficiale, Alan Ruck, che ricordò come il personaggio gli venne presentato da Rick Berman:
“Parlai con Rick Berman, che era responsabile di Star Trek al tempo, e mi disse ‘Si, abbiamo immaginato Harriman come rampollo di un famiglia abbiente e con connessioni politiche, quel tipo di famiglie che ti trovano un lavoro come passaggio essenziale in una carriera politica’. Questa era la sua backstory, che nessuno aveva mai sentito. Tutto quello che sapevamo era che ci fosse questo giovane e inesperto ragazzo a cui veniva affidata l’Enterprise-B, nave ancora non pienamente equipaggiata. Ma non era colpa sua, considerato che avevano deciso di effettuare un’operazione di pubbliche relazioni, con tre leggende presenti a bordo. Era ovvio che Harriman non sapesse che fare, e che Kirk prendesse il comando, rimettendoci la vita. DA questo punto di vista, metà degli appassionati di Star Trek mi adora per aver ucciso Kirk, e metà degli appassionati di Star Trek mi odia per aver ucciso Kirk. E posso convivere con questo”
Rachel Garrett
Il ruolo del capitano dell'Enterprise può richiedere anche di sacrificarsi, rinunciando alla propria vita in nome di un bene superiore. O come direbbero i vulcaniani, quando gli interessi dei molti vanno oltre quelli dei pochi. È quanto fatto da Rachel Garrett, capitano della U.S.S. Enterprise-C, che di vide costretta a compiere una difficile scelta: andare incontro alla morte con il proprio equipaggio per scongiurare una guerra.
Comparsa in L’Enterprise del passato, episodio di Star Trek: The Next Generation, Rachel Garrett, interpretata da Tricia O’Neil, si dimostra all’altezza della poltrona del capitano. Pur essendo sfuggita alla propria morte grazie a un loop temporale, decide di tornare nel suo tempo e andare incontro al suo destino, sapendo che questo è l’unico modo per impedire una guerra che porterebbe la Federazione sull’orlo della distruzione.
Jean Luc-Picard
L’altro grande capitano dell'Enterprise, la controparte ideale di Kirk. Riflessivo, diplomatico e dal carattere schivo, Picard rappresenta una Federazione diversa, più intenta a intrecciare relazioni con le altre forze del settore. In questo, Picard, come capitano dell’ammiraglia della Federazione, ha un ruolo essenziale, partecipando attivamente a queste missioni.
Contrariamente alla visione del capitano dinamico e intraprendente cui erano abituati i fan d Star Trek, Picard è una figura pacata e misurata. Pur avendo in comune con il suo predecessore un forte senso del dovere, il suo passato lo conduce a un’interpretazione più morigerata e distaccata del ruolo di capitano. Nonostante il rispetto e l’apertura dei suoi ufficiali, Picard mantiene una separazione piuttosto marcata con il suo equipaggio di plancia. Come disse l’interprete di Picard, Patrick Stewart, in una delle prime interviste dopo l’uscita della prima stagione di Star Trek: The Next Generation:
“E’ sempre stato importante per me riuscire a stabilire la quieta ma assoluta autorità con cui comandava l’astronave”
Un atteggiamento che muta durante i suoi anni come comandante prima della Enterprise-D e poi della Enterprise-E. Vicende come la sua assimilazione da parte dei Borg o la perdita della famiglia in una tragedia (Star Trek: Generazioni) portano Picard a rivedere il suo modo di relazionarsi con le persone che inizia a vedere come la sua famiglia. Pur nascendo come personaggio riflessivo, Picard non esitò a mostrare la propria determinazione anche schierandosi contro le decisioni ingiuste della Federazione, arrivando al punto di dare a un ammutinamento per salvare una popolazione in pericolo (Star Trek: L’Insurrezione) o a imbarcarsi in missioni di salvataggio disperate, come quella mirante a dare speranza ai romulani dopo la distruzione del loro pianeta.
Picard divenne, quindi, il capitano per eccellenza della visione moderna di Star Trek. Una figura che inizialmente non era particolarmente gradita a Gene Roddenberry, convinto che la poltrona centrale della plancia dell’Enterprise dovesse accogliere uomini d’azione stile Kirk. Far accettare a Roddenberry il carattere di Picard e il suo aspetto lontano dall’ideale di affascinante avventuriero fu un vero supplizio per la produzione che riuscì nell’intento solamente grazie alla performance di Patrick Stewart durante un provino.
L’unica difficoltà che non si riuscì a eliminare fu il dare al capitano un accento francese, come spiegò Stewart stesso:
“Beh, nei meandri della Paramount dovrebbe esserci una mia registrazione in cui parlo interpreto il capitano Picard, alcune scene dell’episodio pilota in cui recito con un accento francese. Se è francese, perché non dovrebbe avere un accento francese? Potreste immaginarlo? Non funzionava assolutamente. Ho un grande rispetto per la Francia e adoro al lingua francese, ma no, non avrebbe funzionato. Ho il dubbio che sarei sembrato più come l’ispettore Clouseu”.
Al netto di questa assenza di caratterizzazione vocale, Picard divenne un simbolo della nuova vita seriale di Star Trek. Il suo essere sostanzialmente diverso da Kirk rese possibile dare vita a un personaggio che potesse rendere The Next Generation un’interpretazione nuova ed avvincente di Star Trek.
Il peso del comando
All’interno di Star Trek, sono stati diversi gli ufficiali che si sono seduti sulla poltrona del capitano dell’Enterprise. Per i fan, ovviamente, le figure di riferimento sono state Picard e Kirk, che hanno saputo rendere onore, in modo differente, al difficile ruolo. Per anni i trekkie si sono confrontati per stabilire che dei due fosse il ‘vero capitano’, ma al netto degli insindacabili gusti personali, va riconosciuto che Kirk e Picard rappresentano due modi differenti di interpretare il ruolo.
Una visione diversa che è figlia di due differenti momenti storici, sia nella realtà che all’interno della continuity della saga. Tradizionalmente, Star Trek ha cercato di interpretare la contemporaneità, affidandosi a quella critica sociale che è uno dei fondamenti della fantascienza. La figura dei capitani, quindi, non può esimersi dall’esser parte di questo meccanismo narrativo, che vede in loro l’emblema di quanto, all’occorrenza, rappresenta la Federazione.
Sono la bussola murale dell’equipaggio e il nostro punto di vista privilegiato per interpretare le storie di Star Trek, apprezzando la levatura morale di quella che si pone come una società illuminata ma che ancora affronta sfide che spingono i protagonisti ad affrontare dilemmi etici e morali che ricordano temi di attualità che viviamo nella nostra quotidianità. E a guidarci in questo servono persone uniche, che alla fine si porranno lo stesso interrogativo con cui Kirk si accomiatò da Picard al termine della loro avventura assieme:
"Abbiamo fatto la differenza?”
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