Una delle produzioni originali Netflix più attese sta finalmente per fare la sua apparizione nel catalogo del servizio streaming di Reed Hastings: Snowpiercer. Serie fantascientifica dalla vita travagliata, dato che la sua realizzazione è stata al centro di bruschi arresti e cambi di sceneggiatori, Snowpiercer deve convivere con una precedente rappresentazione di questa storia, realizzata nel 2013 da Bong Jon Ho ed ispirata alla graphic novel di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette. Una convivenza che si limita, apparentemente, all’omonimia, considerato che tra le due produzioni solo l’ambientazione sembra essere in comune.
L'umanità futura condannata a sopravvivere a bordo dello Snowpiercer
Un distacco intelligente ed auspicabile, dato che i toni dei due prodotti sono molto diversi. Abbiamo visto in anteprima i primi episodi di Snowpiercer, disponibile dal 25 maggio su Netflix. Le aspettative erano decisamente alte, complice una trama di fondo nota che mostra caratteristiche intriganti e in grado di sostenere una narrazione serrata ed appagante. Le citate problematiche legate alla produzione della serie, però, erano un potenziale segnale di allarme: la necessità di rigirare più volte il pilot, showrunner che cambiavano con facilità e una confusione sul collocamento della serie. I segnali, insomma, non era confortanti, ma ad una simile ambientazione una possibilità deve essere data.
Snowpiercer è il nome di un treno mosso da un motore perpetuo, che viaggia ininterrottamente in una Terra futura, trasformata in una landa ghiacciata in cui è impossibile vivere. A bordo di questa arca costruita dalle Wilford Industries, sono sopravvissuti poco più di tremila persone, costrette a condividere lo spazio composto da 1001 carrozze. Una suddivisione decisamente iniqua, considerato che coloro che erano riusciti a comprare biglietti di prima classe, finanziando al costruzione del treno, vivono in una sorta di gabbia dorata, mentre i meno facoltosi e i disperati che erano saliti da clandestini a bordo sono relegati in fondo al treno, in una situazione di semi-schiavitù e totale indigenza.
A bordo del treno questa divisione in caste è mantenuta con spietata rigidità, una necessità che viene preservata per mantenere un equilibrio in questo sistema chiuso che rappresenta l’ultima speranza per l’umanità, nella beneaugurata idea che un giorno la Terra possa tornare vivibile.
A sconvolgere quella che è già una situazione tesa, arriva una serie di omicidi nei livelli più ricchi dello Snowpiercer. Questi assassinii costringono i Frenatori, sorta di tutori delle legge, ad accusare una giovane dei crimini, condannandola ai cassetti, prigioni simili a loculi in cui i detenuti sono preservati in animazione sospesa. Quando le uccisioni continuano anche dopo questa condanna, diventa chiaro che le indagini devono riprendere e serve una persona capace di seguirle con la giusta competenza. La scelta ricade su Andre LAyton (Daveed Diggs), uno degli abitanti del fondo dello Snowpiercer che nella vita precedente era un investigatore della omicidi.
Questo espediente consente di mettere in evidenza un contrasto sociale inevitabile ma, a volte, stucchevole nel suo esser ribadito anche quando non necessario. Il fulcro di un’ambientazione come Snowpiercer è il gestire un ambiente claustrofobico e in cui vivono migliaia di persone in modo da generare naturalmente dei contrasti, specie se acuiti da una forte disparità sociale. La serie si discosta molto dal citato film, in cui tutto era focalizzato sui ribelli del fondo treno, le cui disperate mire di ribellione erano enfatizzate da ambienti scuri e opprimenti.
In questa serie, a tutti gli effetti un prodotto slegato dal film, il treno ha un’altra impostazione. Pur rimanendo un ambiente degradato e avvilente, il fondo del treno è spazioso, e il resto dello Snowpiercer mostra ampi spazi, illuminati e ben tenuti. Una differenziazione apprezzabile e comprensibile, nello sforzo di marcare una profonda ingiustizia sociale, fulcro della storia di Snowpiercer. La creazione di subculture, equiparate alle classi del treno, è intrigante e ben inserita all’interno dell’economia di questa prima stagione, ma perde un po’ di consistenza a causa della scelta di focalizzarsi principalmente sulla parte investigativa della trama, che non sul reale contesto sociale di questa arca di disperati.
Eventi come danneggiamenti al treno e perdite di risorse, spesso non rimpiazzabili, sono tragedie percepibili sin dai primi episodi, ma quello che manca è un senso di squilibrio sociale emotivamente evidente. Non basta spiegare la divisione in classi e l’introduzione di caste (Pulitori, Frenatori, Ospitalità), enfatizzate da divise e comportamenti dettati dal livello di autorità sullo Snowpiercer, quello che manca è la caratterizzazione della società, la sensazione di immane tragedia che incombe su questo fragile ordine sociale, una minaccia lasciata quasi in secondo piano e appoggiata interamente sulle spalle di Layton, la cui indagine potrebbe essere l'ago della bilancia degli eventi futuri a bordo del treno.
https://youtu.be/qMPsDUI7eaII dialoghi che dovrebbero enfatizzare questo aspetto tendono ad essere poco incisivi, la creazione di una società in cui ricompaiono vecchi vizi umani (dalla corruzione alla criminalità) viene costruita con troppa rapidità, improntando il tutto più ad una narrazione da detective story che ad una serie fantascientifica post apocalittica.
Una società a caste sconvolta da crimini inspiegabili
Si tratta, comunque, di aspetti che avrebbero sicuramente giovato alla serie, dandole un senso di maggior tragicità e un’anima più cupa, ma non significa che la loro assenza sia automaticamente un segno di debolezza per Snowpiercer. Il medium televisivo, per quanto più accondiscendente nello sviluppo di trame sfaccettate rispetto ai film, si presta a diverse dinamiche, e la trama di Snowpiercere si muove in questa direzione, focalizzandosi maggiormente sull’indagine di Layton e lasciando, almeno all’inizio, il contrasto sociale in secondo piano.
Scelta che può essere letta come un modo per potere presentare in modo differente sia la società del treno che i personaggi cardine di questa storia. In questo suo viaggio a bordo del treno, Layton non è solamente un investigatore ma anche una potenziale spia per i Fondai, mentre la figura di Melanie Cavill (Jennifer Connelly) si presta ad esser un personaggio carico di significato nella sua doppia natura.
Dopo aver visto i primi episodi, Snowpiercer ridimensione in parte le forse eccessive aspettative per questa serie, figlie di un film omonimo che aveva riscosso un meritato successo, ma riesce a presentarsi come una serie meritevole di una possibilità, capace di enfatizzare il giusto quelle dinamiche narrative che una simile ambientazione mette a disposizione. Rimane da vedere come si svilupperanno le trame secondarie, maggiormente legate alle dinamiche sociali a bordo dello Snowpiercer, ma l’annuncio di una seconda stagione potrebbe essere indice di una volontà di dare maggior spessore a questa disperata e cinica società futura.