Shining Vale, recensione della nuova horror comedy di Starz Play

Courteney Cox è protagonista di Shining Vale, la nuova serie horror comedy di Starz Play disponibile dal 6 marzo.

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a cura di Rossana Barbagallo

Ognuno ha i propri demoni interiori, ma che succede quando si ha a che fare con quello che sembra essere un demone vero e proprio, che ha deciso di infestare la nostra casa e prendere il controllo della nostra vita? A trovarsi in una situazione del genere è Patricia Phelps (Courteney Cox), protagonista della nuova serie comedy horror di Starz Play dal titolo Shining Vale.

Scrittrice alle prese con la sua depressione e la sua famiglia disfunzionale, è allo stesso tempo vittima e carnefice di questa storia, che guarda ai lati più umoristici e cinici del sinistro contesto in cui si ritrovano i suoi protagonisti. Una nuova commedia horror che al terrore e all’inquietudine unisce il riso amaro delle situazioni più grottesche in cui una famiglia può trovarsi. E tra un jump scare e un sorriso, Shining Vale parla anche di disturbi mentali, empowerment e disparità di genere.

Benvenuti a Casa Phelps

Patricia è l’autrice di un romanzo erotico, pubblicato diversi anni prima, ed è adesso concentrata sulla scrittura di un nuovo libro. Per portare a termine questo lavoro, si trasferisce da Brooklyn con il marito Terry (Greg Kinnear) e i due figli Gaynor e Jake (Augusta Birney e Dylan Gage) in una nuova abitazione a Shining Vale, in Connecticut. In realtà, l’ “altro” motivo per cui Pat e Terry hanno deciso di compiere questo salto, è più spinoso: Patricia ha infatti tradito il marito con il tuttofare e uno degli obiettivi è adesso ricucire quel rapporto che è stato disfatto da questa relazione extraconiugale. Tra una figlia sedicenne e ribelle in piena tempesta ormonale. Un ragazzino dedito più alla vita virtuale fornita dal suo visore VR che alle esperienze reali. E un marito amorevole che ritiene tuttavia di essere l’unico a poter sostentare la famiglia.

Patricia cerca di barcamenarsi in una famiglia allo sbando con l’aiuto degli antidepressivi e degli ansiolitici prescritti dal suo terapista, mentre la pagina bianca del suo PC la guarda impietosa. A peggiorare il tutto, sembra che la nuova sistemazione sia infestata da un fantasma: quello di una casalinga degli anni ’50 di nome Rosemary (Mira Sorvino), che terrorizza Patricia ma potrebbe anche rappresentare la sua ancora di salvezza nella stesura del suo nuovo romanzo. Tuttavia, Patricia sta avendo un crollo psichico che le causa allucinazioni, o Rosemary esiste realmente e intende prendere il controllo?

Horror e commedia

Disponibile da ieri, 6 marzo, sulla piattaforma on demand Starz Play, la nuova serie TV creata da Jeff Astrof e Sharon Horgan, già autori di titoli dal taglio comico (Partners, La Complicata Vita di Christine, Divorce), Shining Vale, nonostante il contesto e le premesse offerte già dal titolo (come vedremo più avanti), viene proposto dai due sceneggiatori come un prodotto in cui la commedia è in egual modo uno dei punti cardine nella trama narrata. Caustica, graffiante, provocatoria, la serie horror comedy di Starz Play guarda con brillante cinismo alle situazioni familiari più disfunzionali e per questo capaci di offrire i contesti più grotteschi e umoristici.

Shining Vale infila nei suoi dialoghi parecchio turpiloquio, ma non per questo è meno elegante e brillante. Le sue battute sono mordaci ma mature e i caustici scambi tra i protagonisti strappano sempre un sorriso pur ponendo l'accento su un sottofondo mica da ridere (primo fra tutti, i disturbi psichici che affliggono Patricia, la protagonista principale della serie, e prima di lei la madre Joan). Il tragicomico è dietro a ogni angolo e lo si può trovare dal rapporto conflittuale tra Patricia e i figli alla relazione tra lei e il marito Terry, su cui i due camminano a scivoloni come fosse una sottile lastra di ghiaccio; dalla carriera ormai moribonda della protagonista alla conseguente ansia e depressione che tutto ciò, sommato insieme, scaturisce nel suo animo.

Tutti in Shining Vale hanno qualcosa da dire perché nessuno di essi ha la vita perfetta e desiderabile dei film, e quando lo fanno il più delle volte l'umorismo è assicurato. Un cinico sarcasmo che tuttavia non dimentica la base di partenza su cui si basa (la sfera orrorifica) e la abbraccia avvicendandosi ad essa, senza che l'una abbia la meglio sull'altra. Se è vero però che Shining Vale è un horror comedy e si comporta come tale, per i più irriducibili dell'orrore non c'è da aspettarsi immagini particolarmente crude o un numero stratosferico di jump scare. Al contrario, gli elementi più spaventosi del contesto in cui si trovano i protagonisti sono accuratamente misurati e forse per questo più inattesi e preziosi.

Shining Vale: ambizione, realizzazione, emancipazione

Come accennato in precedenza, il titolo di questa nuova serie TV sembra non voler nascondere affatto ciò che probabilmente l'ha ispirata di più: quello Shining prima romanzo di Stephen King e poi pellicola di Stanley Kubrick (disponibile in Blu-Ray qui), che qui ritorna in una veste più attuale e legata alla sfera femminile. In Shining Vale tuttavia il focus non è sulla “luccicanza”, quanto piuttosto sulla figura di Patricia e della sua carriera da scrittrice che qui riprende i tratti di Jack Torrance. Anche lei, infatti, sente l'opprimente pressione del foglio bianco su cui sembra che le parole siano riluttanti a comparire e per poter mandare avanti il proprio lavoro, si trasferisce in quella che dovrebbe essere una tranquilla e silenziosa abitazione. Salvo poi scoprire che questa è già occupata da alcuni spiriti vendicativi.

Non mancano perciò anche le citazioni. Come il cambio repentino d'umore di Patricia nei confronti della famiglia nel momento in cui la sua “musa” riesce a farle macinare un capitolo dietro l'altro, intimando ai suoi cari di non disturbarla con un piglio psicotico che sembra più una minaccia. I colpi di ascia verso le assi di una porta. O la misteriosa figura nella vasca da bagno, che fa capolino da dietro una tendina per terrorizzare la protagonista a morte – e sì, si tratta sempre della cara Rosemary che vuole ciò che le è stato sottratto in vita. Insomma, Jack Torrance sembra rivivere nella figura di Patricia, la quale scorre qui un ampio spettro di personalità, emozioni e disturbi andando a toccare tematiche che, sotto la superficie del riso o dell'orrore, sono di certo più complesse.

Dietro all'infestazione di fantasmi, che minacciano di essere in realtà dei demoni con conseguente possessione che a noi amanti dell'horror tanto ci piace, Shining Vale si protende verso il racconto della frustrazione, dell'angoscia, dell'ansia e dell'impotenza che si provano nel non avere il controllo sulle proprie emozioni. La depressione di Patricia, causata da tutti gli elementi in concorso di colpa che non funzionano nella sua vita, è ciò che allo stesso tempo non fa funzionare la sua vita: non le permette di spegnere il cervello e metterlo nella condizione di potersi concentrare sul suo romanzo, non le consente di avere un rapporto matrimoniale sereno e la allontana sempre più dai suoi figli. Con brillante e umoristica sensibilità, questo titolo potrebbe riuscire a nostro avviso nel compito di formare un'idea più precisa della depressione e dell'ansia in chi non ha mai sofferto di tali disturbi (perché questo sono: delle vere e proprie patologie) ed è propenso a sottovalutarli, relegandoli soprattutto unicamente all'ambito femminile.

Shining Vale è infatti una storia di emancipazione, dell'empowerment che la protagonista (e il fantasma di Rosemary che la tormenta) caldeggia e vorrebbe raggiungere, per distaccarsi dall'ombra di un marito che pensa di poter essere l'unico in grado di sostentare la famiglia. Poi però fa un salto in avanti e con il suo raffinato cinismo mostra quanto sia facile, anche per un uomo affermato e sicuro delle proprie capacità, cadere nell'abisso della depressione senza nemmeno rendersene conto. Insomma, prendendosi gioco della disparità di genere che molto spesso si affaccia in ogni episodio, Shining Vale è una sarcastica bomba di consapevolezza che pensiamo possa giovare a molti nel ridimensionare la propria visione della psiche e della femminilità. Divertente e dissacrante, spaventoso quanto basta, ma soprattutto teso verso importanti riflessioni che non ci si aspetta. Da aggiungere alla propria lista, disponibile per la visione dal 6 marzo.

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