Tutti gli easter egg e le citazioni di She-Hulk: Attorney at Law

Tutti gli easter egg e le citazioni di She-Hulk: Attorney at Law, la nuova serie del Marvel Cinematic Universe

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a cura di Manuel Enrico

Come da tradizione, anche la nuova serie del Marvel Cinematic Universe dedicata a Jennifer Walters, ovvero She-Hulk: Attorney at Law, si presenta ricca di citazioni e riferimenti al mondo degli eroi della Casa delle Idee, sia nella loro dimensione cinematografica che in quella cartacea. Sin dai primi annunci sino ai recenti trailer che ne hanno preceduto l’uscita, She-Hulk ha lasciato intendere come, rispetto a più recenti produzioni come Ms. Marvel o Moon Knight, il legame di Jennifer Walters (Tatiana Maslany) con la continuity del Marvel Cinematic Universe sarebbe stato più sentito, e quale modo migliore per creare questa sinergia che arricchire She-Hulk: Attorney at Law di easter egg e riferimenti?

Ovviamente, questa tradizione del franchise sarà onorato con una caccia a easter egg e riferimenti il più accurata possibile. Che si tratti di divertenti richiami a momenti iconici del Marvel Cineamtic Universe o a misconosciute curiosità prese dai comics marveliani, cercheremo di trovare quanti più easter egg e riferimenti nelle puntate di She-Hulk: Attorney at Law, serie che, come abbiamo visto nella nostra anteprima, promette di esser estremaemnte interessante.

 Tutti gli ester egg e le citazioni di She-Hulk: Attorney at Law, la nuova serie del Marvel Cinematic Universe

Episodio 1: Un normale livello di rabbia

‘Qual è la responsabilità di chi ha il potere?’ Con questa fase, Jennifer Walters ci accoglie in She-Hulk, fornendoci una diversa versione del tradizionale mantra marveliano reso celebre da Spider-Man: Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità. Curiosamente, questo motto marveliano nel Marvel Cinematic Universe è stato parafrasato spesso, ma è solamente con Spider-Man: No Way Home che, in una toccante scena, viene ufficialmente introdotto nel franchise. Ora, Jennifer ce ne svela un’altra versione, inserendola all’interno della propria arringa e offrendoci un interessante, per quanto rapida, analisi di questo principio marveliano.

‘Mettici lo sguardo feroce alla Jen Walters’ con questo incoraggiamento, l’assistente e amica Nikki invita Jennifer a metter grinta nella sua arringa. In lingua originale, questa battuta fa riferimento alla ‘savage Jen Walters’, che richiama al titolo della prima serie dedicata all’eroina nei comics, The Savage She-Hulk.

Jennifer guarda in camera e parla con noi? Ebbene sì, in She-Hulk la quarta parete, quella fragile linea di separazione fra personaggi e spettatori (o lettori), viene abbattuta. Prima di pensare che l’ispirazione sia Deadpool, sappiate che nei comics marveliani il primato di avere infranto la quarta parete spetta proprio a She-Hulk, che durante la run di John Byrne di fine anni ’80 aveva reso questo aspetto uno dei tratti vincenti della sua gestione di She-Hulk.

Come già sapevamo, in She-Hulk ritorna il cugino Bruce Banner (Mark Ruffalo) alias Hulk. Nella scena in cui viene spiegato l’origin story di she-Hulk, vediamo i due assieme in auto, occasione che vede Banner mostrare un braccio in un tutore, lo stesso con cui lo avevamo visto nella scena post-credit di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli. La ferita risale al suo tentativo, in Avengers: Endgame, di impugnare il guanto creato da Stark per utilizzare le Gemme dell’Infinito. Ed è proprio mentre i due cugini parlano della teoria di Jen sulla presunta verginità di Capitan America (no, non è uno schezo) che compare un’astronave di Saakar, il mondo su cui Hulk è stato un gladiatore come abbiamo visto in Thor: Ragnarok. Un’apparizione improvvisa che spaventa la Walters, che sbanda e causa un incidente, in conseguenza del quale entra in contatto con il sangue irradiato dai raggi gamma del cugino, assumendone i poteri. La origin story della She-Hulk del Marvel Cineamtic Universe si prende alcune libertà rispetta all’origine cartacea, ma viene rispettato il dettaglio dell’importanza del sangue di Bruce.

Rimaniamo un attimo su Bruce Banner. Dopo l’incidente, sentendosi responsabile di quanto accaduto alla cugina, Bruce la porta su un’isola remota, il suo rifugio per aiutarla ad abituarsi alla sua nuova forza. Occasione in cui abbiamo modo di vedere che Hulk non ha dimenticato l’amico Tony Stark, con il quale aveva creato questo suo rifugio per studiare un modo per tornare a esser umano. Un’amicizia che viene onorata anche dalla presenza di un elmo di uno dei droni della Iron Legion di Avengers: Age of Ultron, un monito al contempo di come non ripetere gli stessi errori (avete presente Ultron?). In questa situazione, parlando del proprio passato, Bruce fa riferimento al suo passato su Saaker (Thor: Love and Thunder) o a come Natasha Romanoff sapesse farlo tornare umano usando una ninna nanna (Avengers: Age of Ultron). E parlando dei poteri di Hulk, scopriamo come in questo rifugio Banner siamo rimasto durante il Blip per trovare un modo di far convivere le sue due nature, confermando la presenza di Smart Hulk, la versione di Hulk che preserva la coscienza di Banner.  Ma dell’Hulk feroce, il buon Banner, seppur in versione Smart Hulk, mostra di possedere ancora la sua possente thunderclap, il battito di mano sismico utilizzato dall’Hulk di Eward Norton in L’Incredibile Hulk (2008) e mai pià usato nel Marvel Cinematic Universe.

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Negli esperimenti fatti per aiutare Jen, Bruce specifica come vuole aiutarla a trasformarsi. ‘I trigger sono rabbia e paura’ ‘Cioè gli elementi base della vita di ogni donna?’, ironizza Jennifer. Difficile non vedere un’analogia con la celebre battuta di Avengers in cui Banner svelava il suo segreto ‘E’questo il mio segreto, Capitano, sono sempre arrabbiato’.  Nonostante la sua reticenza a essere una Hulk, Jennifer sembra apprezzare il fatto di non potersi ubriacare nei panni di She-Hulk, salvo scoprire che la sua forma umana subirà poi le conseguenze del dopo sbornia, un tratto del personaggio che è stato utilizzato nel canone fumettistico da Dan Slott nella sua run della verdolina.

Ogni eroe ha bisogno di un villain, e apparentemente per She-Hulk la rivale sarà Titania (Jameela Jamil). Nei comics Marvel, questo personaggio veniva creato dal Dottor Destino (esatto, quel Victor von Doom che tutti attendiamo di veder nel franchise) durante gli eventi delle prime Guerre Segrete, mentre nella serie sembra esser una donna dotata di forza sovrumana ma interessata a una carriera da influencer.

La scena post credit del primo episodio di She-Hulk è semplicemente esilarante e ritorna su un tema caro a Jen: la verginità di Capitan America. Secondo la sua teoria, tra l’esser stato Capitan Ghiacciolo e tutti i drammi in cui è stato coinvolto come Vendicatore, Steve Rogers non avrebbe avuto tempo per l’intimità, un delitto soprattutto perché ‘hai in mente le sue chiappe? Le sue chiappe!’, un riamando ai meme scaturiti dopo la scena della lotta dei due Cap in Avengers: Endgame. Eppure, come rivela Bruce, il buon Cap pare che abbia perso la sua verginità nel 1943 durante il suo tour presso le truppe al fronte, probabilmente con quella ragazza che in Capitan America: Il Primo Vendicatore si era dipinta un chiaro invito sulle palpebre.

Episodio 2: Supergiurisprudenza

Con il secondo episodio di She-Hulk: Attorney at Law non ci sono più dubbi: la fonte primaria di ispirazione per la serie dedicata a Jennifer Walters è innegabilmente la run realizzata da Dan Slott. Gli eventi che vediamo ni questo secondo episodio della nuova serie del Marvel Cinematic Universe, infatti, si basa sulle prime storie di questo arco narrativo, in particolare La Ragazza Gamma Gamma Gamma e Class Action Comics.

È in questi numeri che Jen si ritrova a dover riorganizzare la sua vita, dopo che viene licenziata dal proprio studio. Se nei comics questo avviene per la sua condotta esuberante e decisamente poco eroica (tanto da venire allontanata dall’Avengers Mansion), la serie di Disney+ lega questa parentesi della sua vita alla scoperta dei suoi poteri da parte dell’opinione pubblica, durante la sua lotta in aula con Titania. Come conseguenza di questo atto, Jen viene licenziata e deve dunque cercarsi un nuovo lavoro.

Durante questa ricerca, la vediamo consultare una rivista online, dove due articoli hanno un particolare interesse. Il primo cita un uomo con artigli metallici coinvolto in una rissa in un bar, menzione che porta subito alla mente Wolverine, ennesimo accenno al mondo mutante che ricorda anche il modo in cui avevamo conosciuto Hugh Jackman in X-Men (1999), quando nei panni di Wolverine affrontava combattenti improvvisati in una gabbia in una bettola nelle foreste canadesi.

Il secondo articolo cita invece una ‘gigantesca statua di un uomo’ che emerge dagli oceani. Il riferimento sembra essere a Tiamut, il Celestiale la cui nascita era stata interrotta da Sersi in Eternals, lasciando emergere dall’oceano parte del corpo già formatosi di Tiamut. Una menzione che potrebbe rappresentare un richiamo a un dettaglio del Marvel Cinematic Universe che potrebbe divenire centrale in Wakanda Forever.

Durante la cena con la famiglia, Jen ha un momento di tranquillità con il padre, dove questi cerca di consolare la figlia. Walters senior non manca di ricordare alla figlia che non è la prima Hulk della famiglia, riferimento ovvio a Bruce Banner, e soprattutto non ha distrutto una città, riferendosi alla violenza di Hulk abbattutasi su Lagos in Avengers: Age of Ultron, mentre Banner era sotto l’influenza dei poteri di Wanda. Eppure, nei fumetti anche Jennifer venne coinvolta in una situazione simile (nella città di Bone).

Proprio come nei comics, invece, assistiamo alla sua assunzione da parte dello studio Gooman, Lieber, Kurtzxeberg e Holloway, meglio noto come GLKH. Nella run di Slott, questo avveniva in un modo atipico, con Jen che dopo aver bevuto nei panni di She-Hulk, quindi senza conseguenze, viene assunta dalla GLKH per diretto interesse di uno dei soci fondatori, Holloway, che ha una sola condizione: dovrà lavorare non come She-Hulk ma come Jennifer Walters. Richiesta che spinge Jen a tornare alla sua forma umana per terminare il colloquio, avvenuto in un pub, dove interagisce con il suo futuro capo sbronza e finendo per accettare la sua proposta…vomitandogli addosso.

In Supergiurisprudenza, viene creata una sintesi tra questa scena e il suo licenziamento, dove la versione brilla di Jen è quella che viene licenziata. Contrariamente alla pretesa di Holloway nei fumetti, nella serie di Disney+ viene richiesto a Jen di presentarsi nella sua veste ‘hulk’, considerato che sarà la legale di punta della sezione superumani della GLKH.

Il primo cliente che dovrà difendere Jen è una vecchia conoscenza dei fan del Marvel Cinematic Universe: Abominio. Nuovamente interpretato da Tim Roth, Emil Abominio Blonsky è stato l’avversario di Hulk in L’incredibile Hulk (2008). Accettando di difendere Blonsky, Jen si reca in carcare del Dipartimento di Damage Control, l’agenzia che, come abbiamo visto anche in Ms. Marvel, si occupa di contenere le minacce sovrumane. Questo carcere in particolare ricorda la Big House del Marvel Universe fumettistico, una delle carceri progettati da Hank Pym per contenere criminali metaumani, che venivano ridotti tramite le particelle Pym e quindi facilmente gestibili. Nella run di Slott, Jen visitava questo carcere in Carte in tavola – Un pugno di criminali. Divertente notare come la guardia che accompagna Jen dal suo cliente sembri riproporre una versione comica delle raccomandazioni con cui Clarice Sterling veniva ammonita prima di incontrare Hannibal Lecter in Il Silenzio degli Innocenti.

Dopo aver incontrato Blonsky, Jen decide di avvisare il cugino che intende accettare il caso, occasione in cui vediamo Bruce a bordo dell’astronave saakariana vista nel precedente episodio. Questo dettaglio potrebbe esser il punto di partenza per la prossima avventura del Gigante di Giada, magari ispirata alla saga di Planet Hulk/Wolrd War Hulk.

E dopo aver deciso di difendere Blonsky, Jen scopre da un telegiornale che il suo assistito non solo è evaso, ma è addirittura stato ripreso mentre combatte in quello che sembra un clan clandestino. Dettaglio che ci riporta alla scena di Shang Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, in cui abbiamo visto fugacemente Abominio lottare con Wong. Pur apprezzando questo riferimento, che sarà spiegato nei prossimi episodi, viene da chiedersi se la scena finale del film dedicato al maestro del kung-fu, in cui vedevamo un Banner in forma umana con il braccio infortunato, sia ancora lecita all’interno della nuova continuity di She-Hulk, considerato che nel primo episodio Bruce era guarito da questo infortunio proprio grazie al sangue della cugina.

Episodio 3: Il popolo contro Emil Blonsky

Con il suo terzo episodio She-Hulk, entra nel vivo del suo aspetto da legal drama, sfruttando questo elemento specifico del personaggio per dare vita a una serie di easter egg e riferimenti che strizzano l’occhio sia al Marvel Cinematic Universe che alla dimensione fumettistica del personaggio.

La causa per Abominio entra nel vivo. Nello scorso episodio, avevamo lasciato Jen alle prese con l’apparente fuga di Emil Blonsky per lottare in un’arena clandestina con Wong, scena che abbiamo visto originariamente in Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli. Scopriamo il perché: Wong ha portato in quel ring per affrontarlo come parte del suo percorso per guadagnarsi il titolo di Stregone Supremo. Tramite queste rivelazioni, che portano Wong a comparire rendendolo uno dei personaggi del franchise più presenti nella Fase Quattro, scopriamo qualche dettaglio della nomina di Wong al titolo che fu di Stephen Strange. Nel cercare di aiutare Abominio, Wong annuncia di non intendere cancellare dalla memoria di tutti la fuga di Abominio, riferimento all’incantesimo di Strange visto in Spider-Man: No Way Home. Durante le news che passano in televisione inerenti al caso di Abominio, si scopre che ad accusare Blonsky è stato Gideon Wilson. Questi, nei comics, è fratello di Sam ‘Falcon’ Wilson, che per un certo periodo ottenne anche dei poteri da Hulk.

Mentre Jen affronta la sua causa, il suo ufficio deve affrontare un’altra causa che coinvolge un metaumano. Un suo vecchio collega dei tempi della procura si rivolge alla GLK&H, sperando di poter fare causa a una Elfa della Luce mutaforma di nome Runa, che facendosi passare per una nota star lo ha circuito truffandolo. Per questa causa, inizialmente era stata scelta l’avvocato Mallory Book (Renée Elisa Godlsberry), figura che nei comics di She-Hulk della gestione di Dan Slott è considerata una temibile guerriera del foro (nota come ‘La faccia che non ha mai perso’), con cui Jen ha un rapporto conflittuale.

La causa viene infine affidata a Augustus ‘Pug’ Pugliese, l’avvocato che nel primo episodio di She-Hulk avevamo visto accogliere Jen negli uffici della GLK&H. Pug appare nella run di Dan Slott, dove Pug è, oltre che collega, anche vicino di casa di Jen, per cui sviluppa anche un certo affetto, non corrisposto.

In aula, Pug si trova a dover tenere a bada Runa, che da Asgardiana non mostra di capire le usanze e le leggi umane. Nel suo presentarsi alla corte, Runa rivendica un’immunità diplomatica dichiarandosi cittadina asgardiana, ma quando viene fatto notare che non si è su New Asgard, Runa rivendica che ‘Asgarda non è un posto, ma un popolo’. Erratamente, il giudice chiede di non citare discorsi alla Thor, ma questa frase viene pronunciata da Heimdall (Idris Elba) in Thor: Ragnarok, quando il guardiano del Bifrost consola Thor per la caduta di Asgard durante il Ragnarok ricordandogli che Asgard non è una città, ma il popolo che si riconosce come asgardiani.

Nel rientrare a casa dopo la sua giornata da avvocato, Jennifer viene assaltata da quelli che inizialmente sembrano dei semplici malviventi, ma che mostrano invece di possedere armi tecnologicamente avanzate. Sentendo i nomi con cui si parlano questi malviventi, appare chiaro che ci troviamo davanti alla Squadra Demolizione (Wrecking Crew), banda di criminali che nei fumetti Marvel hanno spesso interagito con gli eroi più urbani della Casa delle Idee. Interessante notare come la loro missione sembra mirare al recupero di un campione di sangue di Jennifer, missione che fallisce dopo che Jen li affronta come She-Hulk, occasione in cui uno dei malviventi, dopo averla colpita, cerca di evitare la sua vendetta con un timoroso ‘Scusa’, scena che ricordo lo scontro tra Hulk e Iron Man, all’interno della sua Hulkbuster, in Avengers: Age of Ultron.

Guardando i titoli di coda, l’ultimo disegno in cui vediamo Jen salire la scalinata di un tribunale proiettando l’ombra di Shulkie, ricorda per impostazione e postura del personaggio la copertina realizzata da Mike Mayhew per Leggi Universali: Casi Spaziali, nuovamente parte del periodo di Dan Slott alla guida della testata di She-Hulk. E anche la presenza di un disegno in cui She-Hulk di stringe all’interno di un ascensore con i suoi colleghi è ispirata a una copertina di Mayhew, in cui compaiono anche Howard il Papero e un altro celebre avvocato marveliano, Matt Murdock (alias Daredevil).

Episodio 4: Questa non è magia?

Il quarto episodio di She-Hulk: Attorney at Law strizza l’occhio alla dimensione privata di Jennifer Walters, senza dimenticare di valorizzare il suo ruolo di legale. A dare risalto alla vita privata di Jen, divisa tra l’apparentemente noiosa Jen e la più elettrizzante Gigantessa di Giada, è la divertente esperienza con un’app di appuntamenti, che consente a Jen in versione Hulk, di avere un appuntamento con quello che apparentemente sembra esser l’uomo perfetto, capace di accettare la sua vita da supereoina, ma che dimostra una certa reticenza nell’avere a che fare con la dimensione umana di Jennifer. Scena che nei comics Marveliani abbiamo visto in diverse occasioni.

Tra i diversi appuntamenti ottenuti con l’app, Jen incontra un fan entusiasta che la definisce ‘incredibile’, ottenendo come risposta una risata, considerato come tutti la definiscano tale, anche se il soprannome è in realtà del cugino, Bruce Banner. The Incredibile Hulk è uno dei fumetti dedicati al Gigante di Giada, oltre al suo nickname ufficiale.

Il ritorno di Wong, apparentemente la presenza più amata nella Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe, è dovuto alla sua volontà di fare causa a un ex studente di Kamar Taj, che cacciato dalla scuola di Arti Mistiche si ritrova a sbarcare il lunario a Las Vegas utilizzando alcune delle magie imparate. Con uno slancio comico, il personaggio viene battezzato Donny Blaze, assonanza con Johnny Blaze, il primo Ghost Rider, ma è evidente che questo mago da baraccone non abbia alcune affinità con lo Spirito della Vendetta.

Non solamente Donny Blaze sembra voler ingannare gli spettatori, considerato come durante la sua magia, il mago invii una donna in una dimensione oscura, da cui torna solo dopo avere sottoscritto un patto demoniaco con un demone caprino di nome Jake. Come accaduto per WandaVision, in molti hanno subito pensato a Mephisto, il signore degli inferi che da parecchio tempo viene chiamato in causa nel Marvel Cinematic Universe.

Durante la rapida scorsa che diamo alla to do list di Jennifer, compaiono due case che richiedono una certa attenzione. La deposizione di Lee Vs Bryne, omaggia Stan Lee creatore del personaggio, e John Byrne, autore de La Sensazionale She-Hulk, serie a fumetti che tra il 1989 e il 1994 ha reso popolare Jennifer Walters, introducendo anche la rottura della quarta parte che vediamo anche nella serie di Disney+. Altra interessante causa è Kraft Vs Soule, riferiti a David Kraft, autore di The Savage She-Hulk tra il 1980 e il 1982, mentre Charles Soule è l’autore di una run del personaggio tra il 2014 e il 2015. La Jansen Class Action citata, potrebbe esser un riferimento all’inchiostratore Klaus Jansen.

Sempre in tema di leggi, quando Jen si confronta con Wong, entrambi fanno riferimento a leggi che osservano, ma se Jen si affida alla giurisprudenza americana, Wong non esita a dichiararsi fedele al Libro dei Vishanti. Lo stesso tomo che abbiamo visto in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, apparentemente distrutto da una Wanda spietata nel terzo atto del film.

Episodio 5: Verde e Single

Il quinto episodio di She-Hulk: Attorney at Law è un ottimo esempio di riferimenti metanarrativi. Pur contenendo un riferimento a un personaggio molto atteso, a dominare il comparto citazionista di questa puntata della serie è una sorta di ironica critica al concetto stesso di percezione del ruolo dell’eroe, compreso l’approccio al merchandise legato a questi personaggi.

A sembrare particolarmente poetico è l’aver dato spazio alla causa con cui Titania cerca di strappare a Jennifer Walters il suo nome di She-Hulk. Difficile non ricordare come l’esordio dell’eroina nel Marvel Universe fumettistico fosse dovuto a un simile timore, quando il successo della serie tv The Incredibile Hulk spinse Stan Lee a realizzare rapidamente una serie fumetti ‘al femminile’ basata sui poteri del Gigante di Giada, timoroso che il mondo seriale potesse anticiparlo.

Legata alla causa contro Titania, è la maggior presenza di Mallory Books, interpretata da Renèe Elise Goldsberry, avvocata che pare andare oltre un’iniziale antipatia per Jennifers, arrivando, seppure con modi poco delicati, a mostrare una certa sensibilità nei suoi confronti. Il personaggio, apparso rapidamente nei precedenti episodi, è l’ennesimo riferimento alla gestione di Dan Slott di She-Hulk.

Divertente l’elemento del merchandise legato ai supereroi, fulcro della parte centrale dell’episodio. Quando Nikky e Pugh cercano il modo di trovare le scarpe da collezione Iron Man 3, viste di sfuggita nei precedenti episodi, abbiamo modo di rispecchiarci, da appassionati e collezionisti, nella mania di Pugh, occasione che ci porta prima a sentir nominare il suo broker di memorabilia, Alonso (un riferimento all’editor Marvel Axel Alonso?) e infine a conoscere Luke Jacobson (Griffin Matthews), meglio noto come lo stilista dei supereroi, colui che realizza i loro costumi. Il primo pensiero va alla Edna Mode de Gli Incredibili, ma il ruolo dello stilista per il suo approccio e il suo stile lo rende subito un personaggio divertente, specie quando diventa il catalizzatore di una serie di richiami dal ‘tessuto espandibile’ usato per i costumi (che ricorda le celebri ‘molecole instabili’ create da Reed Richards) al sarcastico modo in cui tocca il pettorale di un costume, soffermandosi sui vistosi capezzoli, quasi volesse deridere i famigerati costumi di Batman Forever e Batman & Robin.

Ed è proprio grazie a Luke Jacobson che finalmente abbiamo il primo riferimento a Daredevil, considerato che nelle scene finali dell’episodio vediamo comparire, in una cappelliera, il casco del costume del Cornetto. Ispirato alla prima versione del costume del Diavolo Custode, quella gialla e rossa creata da Bill Everett, questa nuova livrea dell’alter ego di Matt Murdock è nota dai tempi della sua comparsa nel trailer della serie dedicata a Jennifer Walters.

La vera curiosità dell’episodio, però, è nei titoli di coda, dove, tramite i consueti disegni, viene mostrata la collezione di scarpe di Pugh, dedicate ai suoi supereroi preferiti. Qui possiamo notare in bella vista non solamente la presenza di oggetti ispirati a personaggi già comparsi nel Marvel Cinematic Universe, ma anche oggetti che sembrano riferirsi ad attesissime figure del Marvel Universe fumettistico, come Wolverine, Deadpool, La Cosa e Ciclope. Ennesimo riferimento al mondo mutante, che stia per arrivare qualche importante annuncio in tal senso?

Episodio 6: Jennifer e basta

Con Jennifer e basta, il sesto episodio di She-Hulk prosegue nell’opera di costruzione dell’aspetto ‘umano’, di Jennifer Walters, ma che lascia comunque la possibilità di inserire alcuni riferimenti al mondo fumettistico marveliano, che potrebbero avere anche un risvolto per il futuro del Marvel Cinematic Universe.

L’introduzione di Mr Immortal rappresenta un momento importante per il franchise, soprattutto considerando quanto sappiamo del futuro del Marvel Cinematic Universe. Se nella dimensione fumettistica della Casa delle Idee, Mr. Immortal era presentato come un essere immmortale che sviluppa una dipendenza per l’alcol, come conseguenza della propria incapacità nell’accettare la caducità delle esistenze delle persone amate. Nella serie, Mr. Immortal viene invece presento come un uomo che sfrutta la propria immortalità non curandosi degli altrui sentimenti ma anzi sfruttando il proprio potere, finendo per rimanere invischiato in una causa con diverse sue relazioni precedenti.

Occasione in cui emerge che Mr. Immortal è stato sposato con la Baronessa Cromwell, riferimento a Lily Cromwell, donna che dopo esser stata morsa da un vampiro entra a far parte di questa genia, assumendo il nome di Baronessa Sangue. Considerato l’arrivo dell’universo orrorifico marveliano con Werewolf By Night e l’imminente arrivo di Balde, il cacciatore di vampiri per eccellenza del Marvel Universe, possiamo ipotizzare che questo riferimento non sia casuale.

Stessa sensazione che ci ha dato la menzione all’Intelligencia, citata nella serie come una sorta di forum in cui vengono smascherati i presunti metaumani. Ripensando alla dimensione fumettistica marveliana, non si può non pensare al gruppo di villain messo assieme da Samuel Sterns, alias il Capo, che arruolando diversi nemici di Hulk crea una propria forza segreta con cui opporsi al Gigante di Giada. Considerato l’annunciato ritorno di Tim Blake Nelson nei panni del Capo per Captain America: New World Order, non possiamo scartare a priori l’idea che l’Intelligencia non faccia nuovamente capolino nel futuro del Marvel Cinematic Universe. E forse, quel HulkKing che vediamo informarsi sull’andamento dei piani per impossessarsi del sangue di Jen potrebbe essere proprio Samuel Sterns.

Episodio 7: Il ritiro

Reduci dagli eventi matrimoniali con supereroica scazzottata di Jennifer e basta, il settimo episodio di She-Hulk: Attorney at Law ci riporta all’interno della vita da avvocato di Jen. Dopo la sua scarcerazione, Abominio (Tim Roth) apparentemente ha deciso di realizzare il suo sogno e creare una sorta di comunità di recupero per superumani dall’indole tutt’altro che eroica. Aspetto che abbiamo visto emergere durante il processo a Blonsky (Il popolo contro Emil Blonsky), e che in questo settimo episodio della serie ci consente di vedere su schermo personaggi presi da Marvel Universe fumettistico che difficilmente avremmo immaginato di veder comparire nel Marvel Cinematic Universe.

Scelta tutt’altro che banale e strizzatina d’occhio ai più fedeli Veri Credenti della Casa delle Idee. Occasione perfetta per presentare al pubblico del Marvel Cinematic Universe dei villain davvero curiosi, che nel contesto fumettistico si sono rivelati pittoreschi e che hanno lasciato un segno divertente nella vita dei supereroi marveliani che li hanno affrontati.

Ed è così che abbiamo modo di vedere nella comunità di Blonsky due personaggi come William ‘Man-Bull’ Taurens e Aljandro ‘El Aguila’ Montoya. Man-Bull compare nei comics Marvel come nemico del Diavolo Custode in Daredevil #71 (1978), quando Gerry Conway e Gary Friederich ci mostrano come William Taurens in seguito alla somministrazione di uno speciale serio diviene un toro umanoide. Eroico invece il passato di El Aguila, supereroe di origini spagnole dotato del potere mutante di generare scariche elettriche, che convoglia tramite armi con cui combatte il crimine, come scopriamo nella sua prima apparizione in Power Man and Iron Fist #58, del 1979.

Durante l’incontro con altre persone dotati di poteri, fa la sua apparizione anche il Porcospino, che si nota subito per il suo particolare costume. Nei comics marvel, Gentry Alexander era un inventore che dopo avere creato quella che avrebbe dovuto una tuta da combattimento per l’esercito, decide di migliorla ulteriormente e utilizzarla privatamente per compiere crimini, portandolo a scontrarsi con diversi eroi Marvel, anche la sua nemesi, a partire dalla sua prima apparizione in Tales of Astonish #1 del 1971, era Hank ‘Ant-Man’ Pym.

Episodio 8: Abiti e Costumi

Ci hanno fatto aspettare otto episodi, ma con Abiti e Costumi, finalmente abbiamo modo di rivedere il più atteso personaggio di She-Hulk: Attorney at LAw: Daredevil. Sin dalla sua apparizione nel trailer della serie dedicata a Jennifer Walter, Matt Murdock (Charlie Cox) era al centro di varie speculazioni su quello che avrebbe potuto essere il suo ruolo, ma prima di scoprire come il Diavolo Custode sia finalmente apparso nel Marvel Cinematic Universe, concentriamoci su Leap Frog.

Continuando la tradizione della serie di far apparire personaggi minori nel Marvel Universe, She-Hulk: Attorney at Law porta in scena Leap Frog, personaggio comparso per la prima volta come antagonista del Diavolo Custode in Daredevil vol. 1 #`25 nel 1967 e conosciuto in Italian come Frog la Rana. Vincent Patillo, inventore sfortunato, realizza un esoscheletro in cui, tramite un motore che fornisce una spinta eccezionale a delle molle nei suoi stivali, intraprende una carriera da criminale che lo porta a scontrarsi più volte con Daredevil, anche come parte degli Emissari del Male, gruppo di villain intenzionati a sconfiggere il Diavolo Custode.

In She-Hulk, il personaggio di Leap Frog viene adattato alle esigenze del Marvel Cinematic Universe, divenendo un ricco figlio di papà intenzionato a crearsi una fama da eroe, anche se con poco successo. Personaggio che mostra presto la sua discutibile natura, ma che consente di rivedere nel suo operato una serie di riferimenti ad altri personaggi del Marvel Cinematic Universe, come quando cita ‘un’intelligenza artificiale con un raffinato accenno briish’ (riferimento a Iron Man e Jarvis), senza disdegnare di strizzare l’occhio anche alla concorrenza, come lo scegliere un Frog-segnale che ricorda quello di un certo Cavaliere Oscuro.

Grazie alla presenza di Leap Frog e alla sua causa contro lo stilista Luke Jacobson, abbiamo modo di vedere tornare Matt Murdock, dopo la sua rapida apparizione in Spider-Man: No Way Home. Durante l’udienza preliminare, emerge subito come Matt abbia un approccio più comico rispetto alla controparte delle serie Netflix (di cui sentiamo anche la sigla a un certo punto), ma non per questo meno gradevole. Se ammiriamo la sua prodezza legale, grazie alla quale scopriamo che sono stati aboliti gli Accordi di Sokovia comparsi in Captain America: Civil War, vederlo apparire in costume da Daredevil è stato entusiasmante.

Riprendendo il costume classico delle prime avventure del Diavolo Custode, quelle realizzate da Bill Everett. Se eravamo preoccupati che il passaggio al Marvel Cinematic Universe cambiasse il suo approccio ai combattimenti, la prima azione del Daredevil del franchise disneyano mostra non solo una certa affinità alla celebre scazzotatta nel corridoio nella serie Netflix, ma mostra come il Cornetto sia comunque portato a un uso della violenza decisamente duro.

Non dimentichiamoci però della protagonista, che non solo sfoggia il costume che le abbiamo visto indossare nella serie a fumetti firmata da Slott, ma ha anche modo di citare prima il cugino Bruce (She-Hulk, Spacca!) e poi di lanciare un criptico messaggio parlando di un ‘Hulk rosso’. Il primo pensiero va ovviamente al Red Hulk di Thaddeus ‘Thunderbolt’ Ross, personaggio che difficilmente vedremo nella sua forma originale nel Marvel Cinematic Universe, considerato che l’interprete di Ross nel franchise era il compianto William Hurt.

Episodio 9: Chi è la protagonista?

Non poteva che concludersi con un finale scoppiettante She-Hulk: Attorney at Law, serie che non ha solamente presentato un personaggio fuori dalle righe, all’interno del contesto supereroico del Marvel Cinematic Universe, ma che anche il merito di aver voluto cambiare radicalmente la percezione stessa della narrativa del franchise. La tanto temuta rottura della quarta parete non è stata un semplice riferimento alla leggendaria run di John Byrne, ma è diventata anche il perfetto strumento per fare una sorta di analisi delle criticità della saga, compreso la non sempre oculata presenza di riferimenti e citazioni tanto alla dimensione cinematografica quanto a quella fumettistica del personaggio.

Non stupisce quindi che questo ultimo episodio inizi con una sigla che vuole omaggiare L’incredibile Hulk, serie che a fine anni ’70 fu un vero cult, al punto da essere, in un certo senso, il vero fautore della nascita di Jennifer Walters nel Marvel Universe. Le prime scene dell’ultimo capitolo di She-Hulk: Attorney at Law sono ricalcate proprio sulla sigla del popolare show, con tanto di voice over e la popolare battuta dell’Hulk dell’epoca (“Non fatemi arrabbiare, non vi piacerei”), con un ultimo tocco finale rappresentato dal titolo imposto a questa nuova serie, The Savage She-Hulk, omaggiando quello della prima serie dell’eroina verde.

Dopo  una missione finalizzata a scoprire chi si nasconde dietro Intelligencia, viene citata una certa Lady Thor, che ovviamente altri non è che la Jane Foster vista in Thor: Love and Thunder. Questo momento rappresenta l’attimo prima che la serie sfondi non solo la quarta parete ma arrivi addirittura a fare della metanarrazione il fulcro dell’intero show. Andando oltre ogni possibile meccanica utilizzata nei comics da John Byrne, Jennifer riesce a ‘fuggire’ dalla sua serie, sbucando nientemeno che dalla casella della sua serie su Disney+ e rietrando….da quella di Marvel Assemble, la docuserie che porta i fan nel dietro le quinte delle serie del Marvel Cinematic Universe. Occasione perfetta per portare Jen a incontrare non solo la showrunner Jessica Gao e la writing room della sua serie, ma addirittura conoscere colui che tutto decide: il grande Kevin.

Incredibilmente divertente scoprire che il celebre Feige sia in realtà un’intelligenza artificiale, K.E.V.I.N, che tramite una serie di algoritmi crea le storie del MCU. Una sorta di auto-critica da parte del franchise, in cui Jen ha modo di ironizzare su aspetti spesso criticati (dai finali stereotipati alla gestione non sempre ottimale della CGI). Momento metanarrativo in cui possiamo anche ritrovare una confessione dei vertici dei Marvel Studios, che potrebbe indicare come le future produzioni faranno tesoro degli errori commessi in questa Fase Quattro.

Tornando infine nella sua dimensione ‘eroica’, Jen ha modo di ritrovare anche Matt Murdock (Charlie Cox), con cui sembra esser abbastanza intima, al punto che possiamo quasi pensare che Jen potrebbe tornare in azione proprio nella futura Daredevil: Born Again. Di sicuro impatto, invece, è il ritorno di Bruce Banner, che svela di esser recentemente tornato da Sakaar, il pianeta dove era divenuto un gladiatore come visto in Thor: Ragnarok, con una sorpresa: il figlio Skaar. Non ci son più molti dubbi sul fatto che in futuro avremo dunque modo di vedere la trasposizione in chiave Marvel Cinematic Universe di Planet Hulk!

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