È arrivato in Italia grazie a Star Comics il fenomeno editoriale giapponese Seiri-Chan; manga scritto e illustrato da Ken Koyama.
Un tenero e divertente racconto incentrato sulle donne e sulle difficoltà che devono affrontare nel trovarsi “faccia a faccia” con la visitatrice inopportuna che bussa alla loro porta una volta al mese. C'è chi la saluta sorpresa che sia già l'ora della sua visita; chi la accoglie in malo modo; chi la riabbraccia con sollievo; c’è chi la conosce per la prima volta; c'è chi, un giorno, non la vede più arrivare, aprendo un nuovo capitolo nella sua vita.
Di cosa parla questo manga tanto acclamato in patria? Ma soprattutto, perché da uomo mi sto sentendo in colpa a parlarne? Forse perché stiamo parlando del ciclo, proprio quel ciclo che una volta al mese sconvolge la quotidianità delle donne.
Scherzi a parte, Seiri-Chan parla realmente del ciclo mestruale, compresa la lunga serie di disagi che crea; tuttavia lo fa in maniera divertente, dolce, e persino sociale. Inizialmente ero convinto che una donna sarebbe stata più obiettiva e zelante, ma più avanzavo nella lettura e più capivo quanto in realtà questo manga fosse proposto a chiunque, anche e soprattutto a noi maschietti.
Contesto Narrativo.
Seiri-Chan si sviluppa attraverso dieci brevi storie, in un cui il denominatore comune è, ovviamente, il ciclo mestruale, qui rappresentato da una materializzazione antropomorfa a forma di cuore rosa, Seiri-Cha per l’appunto. La sua bizzarra esistenza è inserita nell’ordinario con grande disinvoltura e normalità, come se la sua assurda esistenza sia parte integrante della società civile. Non abbiamo quindi a che fare con una visione intima della donna, che soltanto lei può vedere e che in realtà non esiste; Seiri-Chan è reale, così come lo sono altri esseri che rappresentano la sfera intima dell’essere umano. Per esempio in alcune storie compariranno la stitichezza e la verginità.
L’intima naturalezza descritta attraverso il rapporto fra Seiri e le donne protagoniste delle storie, è quanto di meglio c’è nel manga. Violenta ma anche apprensiva e consigliera. Seiri-Chan arriva puntuale (il più delle volte), e lo fa attraverso la drammatica sintomatologia tipica del ciclo: gag divertentissime, in cui Seiri comincia a malmenare le povere protagoniste, oppure attraverso una caricaturata siringa, con la quale preleva il sangue che normalmente le donne perdono in quei giorni. Tutte situazioni in cui l’autore mette a nudo la fragilità dell’essere donna, disaminando attraverso intelligenti congetture, la loro posizione nella società.
Alcune di queste congetture vengono veicolate mediante l’uso del contesto storico. In una storia viene affrontato il dramma della donna giapponese nel passato, in cui l’allegoria contaminava la loro stessa esistenza. Il doversi isolare durante quei giorni del mese in quanto si riteneva che il ciclo fosse simbolo d’impurità. Per non parlare dell’odissea di una giovane donna che, nel secondo dopoguerra, ha lottato affinché l’esigenza della donna nel avere uno strumento comodo e pratico – l’assorbente -, potesse avere concretezza in un mercato a guida fallocentrica.
Storie che, come ho già detto, affrontano situazioni sì ordinarie, ma che nella loro ordinarietà funzionano come veicolo sociale. Le gag impetuose di Seiri-Chan, ma anche i suoi consigli, i suoi avvisi, e anche il rapporto che gli altri personaggi, anche maschili, hanno con il loro corpo e i loro impulsi. Divertentissima la gag in cui fa capitolino l’impulso sessuale, Seiyokun, di un coprotagonista maschile; questo rappresentato da un profilattico con braccia e piedi.
Dieci storie, dieci spaccati di vita che rappresentano un disagio che a noi uomini è ancora fin troppo sconosciuto. Si potrebbe apprendere molto dal manga di Ken Koyama, perché finita la risata subentra la responsabilità verso il mondo femminile. Consideriamo per esempio la storia legata all’assorbente che ha rivoluzionato il Giappone. In quel contesto la protagonista, Yoshiko Sakai, ha riflettuto in primis da donna e soltanto in seguito da consumatrice; facendosi carico di una necessità di cui il Giappone credeva ancora di poter fare a meno. È l’esigenza femminile il denominatore di quella storia. Ecco, l’esigenza, un semplice sostantivo con cui le donne sono costrette a lottare persino oggi. La storia è ambientata nel 1961, esattamente 59 anni fa, eppure tutt’oggi in alcuni paesi osserviamo una certa reticenza quando si parla del costo di questi beni. Riflettiamo.
Stile Grafico.
Koyama utilizza per l’intera durata dell’opera un disegno semplice, quasi da Kodomo, prediligendo l’uso di un tratto a linea piatta. Tuttavia è possibile osservare anche linee più modulate, seppur queste siano meno pervadenti delle altre. Le caricature di Seiri-Chan e compagine rappresentano la parte più eccentrica del manga: questi vengono raffigurati in modo bizzarro e poco ordinario, risultando la più grande digressione nello stile calmo che normalmente raffigura gli umani.
In Conclusione.
Seiri-Chan è un fumetto leggero, di facile comprensione e dal grande valore sociale. L’autore attraverso l’espediente narrativo sottolinea in maniera innocente il calvario che il popolo femminile è costretto a vivere ogni mese, rappresentando mediante l’uso di divertenti gag i dolori e i disagi che il ciclo causa. Ciononostante il manga non parla solo di dolore, ma anche di amore, di apprensione e di felicità.