E venne il giorno in cui il Marvel Universe finì. Incipit drammatico a parte, quanto fatto da Jonathan Hickman con il suo Secret Wars nel 2015 può esser considerato come un punto zero dell’universo fumettistico Marvel, anche se sarebbero più corretto parlare di multiverso, considerata la sconvolgente dinamica che ha animato questo maxievento. Negli ultimi anni, Hickman è stato considerato come il rifondatore del contesto mutante della Casa delle Idee, con il suo House of X/Powers of X, ma il suo nome è legato a una ricca produzione in seno alla Marvel, che lo ha reso protagonista di apprezzate run di storiche, come quella sui Vendicatori. Eppure, è proprio a questo maxi-evento che andrebbe rivolto l’apprezzamento per l’opera di un autore che ha saputo come unire il rispetto della tradizione di una continuity complessa, nata con i Fantastici Quattro nei ruggenti primi anni della Silver Age, alla necessaria ricostruzione di un telaio narrativo che sembrava essere un dedalo per i lettori.
La continuity marveliana, nonostante un tentativo di organicità che evitasse di ricorrere troppo spesso a dei reboot, mostra comunque delle inevitabili fragilità. La necessità di mantenere vivo un complesso ecosistema supereroico, unita all’obbligo di fornire periodici starting point a nuove generazioni di lettori, ha spinto la Casa delle Idee a non utilizzare solamente delle retcon, ma anche a dare vita a una serie di operazioni mirate a espandere la propria offerta seguendo i gusti di un pubblico sempre diverso. Da queste esigenze sono nati universi paralleli come Marvel 2099 o quello Ultimate, figli dell’evoluzione del medium fumetto come risposta alle nuove richieste di generazioni diversi di appassionati. Per anni questo meccanismo impazzito ha quindi creato connessioni più o meno evidenti, confondendo a volte i lettori grazie al succedersi di diversi autori, spesso poco inclini a rispettare l’opera dei predecessori. Questa anarchica gestione del multiverso marveliano, dopo anni di intrecci e avventure anche non perfettamente riuscite, ha trova in Secret Wars (2015) una sorta di punto zero per portare ordine nella confusione generatasi.
Secret Wars (2015): la fine del Marvel Universe secondo Jonathan Hickman
Secret Wars: evoluzione di un maxi-evento
Prima di addentrarsi nella disamina di Secret Wars (2015), meglio fare una precisazione. Il maxi-evento ordito da Hickman non è il primo a portare questo nome, che soprattutto ora che si parla di Secret Wars anche per il Marvel Cinematic Universe potrebbe esser fonte di confusione. Premesso che il franchise cinematografico marveliano sarà sicuramente ispirato all’opera di Hickman, non si può evitare di fare un parallelo con le prime Secret Wars, datate 1984, che hanno il merito di esser il primo maxi-evento Marvel, anche se nato non tanto per una felice intuizione narrativa, ma per il ben più venale marketing.
A inizio anni ’80, la Marvel aveva sottoscritto un accordo con la Mattel, popolare brand di giocattoli, per la produzione di action figure ispirati agli eroi e villain del Marvel Universe. Considerato come il diretto competitor di Mattel, la Kenner Toys, aveva ampliato la propria offerta passando da Star Wars ai personaggi DC, questo spinse la produttrice di giocattoli a rivolgersi alla Marvel, con la richiesta di un cambio nei costumi degli eroi, e la creazione di un evento speciale all’interno della continuity dei personaggi, che motivasse queste modifiche e che, soprattutto, fosse un primo punto di partenza per il lancio pubblicitario della linea di giocattoli. Dettagli che portarono alla nascita del primo maxi-evento di casa Marvel, Secret Wars.
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Il casus belli fu semplice: un’entità cosmica, l’Arcano, decise di portare su un remoto pianete, Battleword, eroi e villain della Terra, per farli lottare tra loro. Un’avventura cosmica che vide trai i protagonisti X-Men, Spider-Man, Fantastici Quattro ma anche villain del calibro di Destino, Doc Oc, Galactus e Kang, e che per quanto nata come motore promozionale divenne anche il punto di svolta per alcuni personaggi del Marvel Universe. Fu proprio durante Guerre Segrete, una missione spaziale per gli eroi della Casa delle Idee, che Peter Parker, durante uno scontro, entrò in contatto con una sostanza aliena che sembrava adattarsi perfettamente al suo corpo, diventando un costume, su cui compariva anche un ragno stilizzato. Nella storia scritta da Shooter, questo incontro divenne però parte integrante della vita di Parker, tanto che al suo ritorno sulla Terra mantenne la nuova divisa, costringendo gli sceneggiatori della serie dell’Arrampicamuri, The Amazing Spider-Man, ad adottare questo costume, che in futuro sarebbe divenuto Venom, grazie a David Michelinie e Todd McFarlane.
Le conseguenze di questa prima Secret Wars colpirono molti degli eroi intervenuti, portando anche a grandi rivoluzioni, come l’abbandono dei Fantastici Quattro da parte di Ben ‘Cosa’ Grimm, sostituito per qualche tempo da Jennifer Walters, alias She-Hulk. L’impatto di Secret Wars, realizzata da Jim Shooter e Mike Zeck, non fu solo narrativo, ma anche concettuale, divenendo il canovaccio su cui basare l’evoluzione delle future maxi-saghe, da Civil War a Vendicatori: Divisi.
E inevitabilmente, anche per le Secret Wars di Hickman.
La fine è solo l’inizio
Non esisterebbero le Secret Wars (2015) senza il multiverso. Concetto che non nasce in casa Marvel bensì in DC Comics, quando in The Flash #123 (1961), il Flash della Golden Age, Jay Garrick, e il velocista Scarlatto della Silver Age, Barry Allen, hanno modo di incontrarsi nella storia ‘I Flash dei due mondi’. Quello che voleva esser un curioso espediente narrativo divenne invece uno degli strumenti di lavoro più usato (e abusato) dagli sceneggiatori di fumetti, che lo utilizzarono sia come spunto per realizzare storie fantastiche o come deus ex machina per risolvere intricare discrepanza di continuity.
In casa Marvel, l’introduzione del corpo dei Capitan Bretagna, o Captain Britain Corps, forza multidimensionale che tutela il multiverso, ha consentito di sviluppare una narrazione ampia che, coinvolgendo diversi eroi, ha consentito di dare vita a questo sfaccettato multiverso. Spunto che nel corso degli anni ha consentito di creare universi come le Ere di Apocalisse, House of M, Marvel 2099 e l’Universo Ultimate, con la comparsa di personaggi divenuti dei beniamini dei lettori e che sono stati utilizzati a piacimento dai diversi autori. Ogni nuovo universo era quindi trattato non come un semplice What if…?, ma diveniva parte di questo multiverso in costante espansione.
E cosa potrebbe accadere se questi universi, alla fine, iniziassero a scontrarsi tra loro? Ben prima di dare vita alle sue Secret Wars, Hickman aveva cominciato a seminare il Marvel Universe con la sua idea, introducendo il concetto di Incursioni, ossia scontri tra due universi differenti la cui separazione si era infranta, causando la distruzione di entrambi. All’interno della storyline Time Runs Out, portata a avanti su Avengers e New Avengers, questa problematica era emersa portando le menti più eccelse di Terra-616, eroi e villain a cercare un rimedio a questa catastrofe imminente. Una situazione che portò alla rottura di storiche alleanze e alla creazione di nuove unioni tra personaggi improbabili, ma che avevano come unico scopo la salvezza di Terra-616. Una corsa contro il tempo, che portò infine all’Incursione finale, dove Terra-616 si scontrò infine con Terra-1610, meglio nota come Universo Ultimate.
Per evitare il collasso di queste due realtà, un piano ardito di Doctor Strange e Destino fece sì che pezzi diversi universi si fondessero creando un nuovo universo su Battleworld, dove Destino diviene il dio-imperatore di una società di stampo feudale. Nonostante l’impegno di Destino a ricreare questa nuova dimensione, in cui eroi e villain di diversi universi si ritrovano a convivere ignari della verità dietro la fine del precedente multiverso, Strange, sceriffo di Battleword e complice di Destino, cerca di mantenere un ordine precario, sino a quando eroi di Terra-616 e figure di Terra-1610, scampati alla riscrittura di questa realtà, avviano una rivoluzione che porterà alla fine di questa realtà, dando vita a un nuovo Marvel Universe, lo stesso in cui sono ambientate le attuali avventure della Casa delle Idee.
Un evento di simile portato, accuratamente preparato da Hickman, non poteva che fondarsi sulla presenza di personaggi chiave dell’universo Marveliano, ma soprattutto sul villain per eccellenza della Casa delle Idee: Destino. Per quanto la presenza di figure come Apocalisse, Fisk o Thanos possano avere maggior valorizzazione, è Victor Von Doom la mente malvagia per eccellenza del Marvel Universe, poiché la sua adamantina volontà e le sue conoscenze senza eguali lo pongono in diverse occasioni sul medesimo piano, se non anche oltre i limiti, dei più fini pensatori marveliani. È la sua morale basata sulla contingenza del momento e l’intenzione di fare ciò che è necessario, a prescindere dal fatto che sia ‘giusto’, a rendere Destino un personaggio carismatico e concreto, l’unico che, come giustamente intuito da Hickman, poteva essere il dio di un universo.
Con altrettanta genialità, Hickman coglie nelle debolezze e nelle ossessioni di Von Doom, non ultima l’amore mai corrisposto per Susan Storm e la continua rivalità con Reed Richards, i semi del suo fallimento. La caduta di Battleword non è altro che l’ennesimo scontro tra le due menti più affilate del Marvel Universe, che si risolve con la nascita di un nuovo multiverso. Un racconto epico e che rende onore ai decenni di vita del Marvel Universe, che Hickman sviluppa dando a ogni componente utilizzata una ragionevole collocazione nel nuovo ordine di Destino, creando nel lettore una sensazione di familiarità e al contempo di spaesamento.
Merito anche dell’ottimo lavoro di Esad Ribic, che con il suo stile al limite del pittorico, non coglie solamente i tipici tratti dei protagonisti, ma porta su carta un mondo dall’identità netta e riconoscibile, in cui i riferimenti alla tradizione della narrativa marveliana vengono intrecciati e rielaborati per esser facilmente coglibili, ma al contempo concorrete alla creazione di un nuovo immaginario.
L’eredità di Secret Wars
Un evento della portata di Secret Wars, non poteva che lasciare una pesante eredità al mondo marveliano successivo, non solo in termini di macrodinamiche, ma soprattutto sulla personalità delle figure chiave di questa vicenda. Se il nuovo ordine nato dalla fine di Battleword ha consentito di creare una visione differente del pantheon marveliano tradizionale, con la presenza di figura atipiche come Vecchio Logan o la presenza di Miles Morales al fianco di Spider-Man tra i cieli newyorkesi, è nell’affrontare le conseguenze di scelte estreme fatte per ‘un bene superiore’ che il post-Secret Wars ha avuto particolare rilevanza.
Soprattutto, se guardiamo a come Destino abbia affrontato il proprio fallimento. Pur avendo dimostrato di esser sufficientemente determinato e potente per poter creare un universo, il despota latveriano dopo Secret Wars ha affrontato una profonda crisi interiore, che lo ha portato a interrogarsi sul proprio ruolo, sul retaggio della sua esistenza. Centrale, sotto questo aspetto, il suo cercare di emanciparsi dalla tradizionale figura di nemesi, provando a seguire una via diversa, eroica, arrivando persino a contendere a Riri Williams il ruolo di erede di Stark come Iron Man, dopo l’apparente morte di Testa di Latta in seguito a Civil War II, come raccontato in Infamous Iron Man.
Come da tradizione, l’arrivo di un capitolo così importante del Marvel Universe fumettistico nella dimensione cinematografica degli eroi marveliani, non poteva che stimolare la curiosità dei fan. Già da tempo si è visto come le grandi saghe possano venire adattate in modo differente rispetto all’originale cartaceo, come dimostrato da Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, ma nel caso di Secret Wars questo passaggio assume una valenza ancora più particolare.
Le prossime fasi del Marvel Cinematic Universe dovrebbero vedere finalmente l’entrata in scena di figure del pantheon marveliano particolarmente attese, come il Fantastici Quattro, mentre mancano ancora notizie certe sull’apparizione di volti essenziali per questa trasposizione, come Dottor Destino. Per quanto i concetti essenziali alla base di Secret Wars (2015) siano già stati introdotti, come il multiverso e le Incursioni citate in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, l’annuncio di Secret Wars ha spinto i fan del franchise a teorizzare come l’opera di Hickman potrebbe venire adattata alla continuity del Marvel Cinematic Universe. In attesa di scoprire come Fase Cinque e Fase Sei ci accompagneranno verso questo evento epocale, possiamo solo sperare che Feige e i Marvel Studios abbiano in serbo qualche sorpresa che consenta di poter utilizzare al meglio il ricco roster di personaggi del maxi-evento ispiratore