John Wick lavora in un minimarket: Sakamoto Days 1, recensione

Planet Manga porta in Italia un altro best seller di Shonen Jump, il divertente e ricco d'azione Sakamoto Days 1.

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a cura di Domenico Bottalico

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Anche Planet Manga contribuisce alla rinnovata popolarità del manga in Italia portando sugli scaffali di librerie e fumetterie un altro, attesissimo, best seller della scuderia Shonen Jump. Si tratta, come suggerisce la provenienza, di un shonen ovvero Sakamoto Days di Yuto Suzuki. Sakamoto Days 1 conferma non solo l'ottimo stato di salute delle proposte in seno al "genere" stesso ma anche la sua più recentemente "evoluzione" con alcune caratteristiche narrative e formali rintracciabili in diverse serie e che sembrano da un lato guardare al passato e dall'altro allontanarsi dagli stilemi tipici del battle shonen che aveva dominato dalla seconda metà degli anni 80 fino alla prima metà del 2000.

Taro Sakamoto, ex-sicario. Ora proprietario di un minimarket...

Shin è un giovane sicario con poteri telepatici che viene incaricato di eliminare il collega Taro Sakamoto. Sakamoto era ammirato dai colleghi e temuto da tutti malavitosi, era infallibile e inarrestabile ma ha commesso un grave errore: ha lasciato la misteriosa organizzazione nota come L'Ordine. Il motivo è il più banale che possa venire in mente: Sakamoto si è innamorato e ha promesso alla fidanzata Aoi di lasciare il suo lavoro. Forti di questa promessa di una nuova vita normale i due si sono sposati e hanno avuta anche una bimba. Sakamoto ha preso davvero sul serio la promessa e sembra godersi la nuova vita: ha messo su parecchio peso e ha aperto una attività, un mini market, diventando un simpatico signore benvoluto in tutto il quartiere.

Shin si ritrova quindi di fronte uno scenario ben diverso da quello che aveva immaginato e commette un gravissimo errore, sottovalutare Sakamoto. Il suo attacco infatti viene veementemente respinto da Taro che a sorpresa lo accoglie a casa sua. Colpito dal gesto di Sakamoto, Shin cerca di far valere le sue ragioni presso coloro i quali gli avevano commissionato l'omicidio ma il suo fallimento mette in moto una serie di avvenimenti che culminano in maniera drammatica.

Shin viene salvato da Sakamoto, che lo accoglie come dipendente nel suo mini market, mentre sulla sua testa viene emessa una cospicua taglia. Fra improbabili dirottatori di autobus di linea e lista delle commissioni che mettono i due contro la Triade, Sakamoto è intenzionato a rispettare la promessa fatta ad Aoi mentre Shin è intenzionato a proteggere la famiglia Sakamoto a tutti i costi.

John Wick incontra City Hunter in Sakamoto Days 1

Yuto Suzuki si presenta in seconda di copertina mettendo subito in chiaro che è un fan dei film d'azione. Una affermazione che, apparentemente, non trapela dalle prime pagine di Sakamoto Days 1 che, al contrario, sembra vivere molto di situazioni comiche, personaggi che assomigliano volutamente a macchiette ed esagerazioni tipiche del battle shonen citato in apertura; basti prendere come esempio gli strampalati dirottatori dell'autobus di linea desiderosi di cambiare l'industria del manga (!) e l'improbabile modo con cui Sakamoto ferma la folle corse del suddetto bus.

Vuoi anche per l'impostazione nettamente verticale delle trame, inizialmente Sakamoto Days 1 riporta quindi alla mente un classico come City Hunter di Tsukasa Hojo. Suzuki è infatti bravissimo nel bilanciare comic relief con approfondimento sul background dei personaggi ed è proprio in questo frangente che inizia a cesellare la personalità della sua serie. Narrativamente il tankobon si colloca allora nel mezzo di una ideale tensione fra le classiche pellicola d'azione di Hong Kong e la loro rielaborazione più moderna vedasi il franchise di John Wick e il The Raid di Gareth Evans.

Suzuki crea un background simpatetico per il suo protagonista mentre il comic relief viene sfruttato mai in maniera fine a se stessa ma per creare situazioni sempre nuove, surreali, e divertenti. L'autore tuttavia è anche consapevole che la sua serie è inserita nel filone shonen ma, anziché cercare un approccio realistico, spinge sull'acceleratore con scontri esagerati, capacità fisiche quasi supereroistiche (ma non forse questo uno dei capisaldi dei grandi action movie?) e sicari dalle capacità soprannaturali che ricordano per certi versi Hirohiko Araki e il suo Le Bizzarre Avventure di Jojo.

Se è pur vero che le premesse narrative non sono originalissime, almeno a giudicare da questo primo tankobon, la sensazione è quella che Yuto Suzuki sappia esattamente come gestire la sua serie e come e quando quali aspetti rendere preponderanti. Il cast insolitamente ricco sin dai primi capitoli e le molte gag infatti sembrano depistare il lettore e voler celare parecchi aspetti lasciati sottintesi, uno su tutti la stazza dello stesso Taro Sakamoto che pare poter gestire a proprio piacimento.

La stessa riflessione si può applicare graficamente a Sakamoto Days 1. Suzuki infatti gioca molto sul contrasto fra linee tonde e continue, con anatomie semplici e la marcata espressività tipica del fumetto umoristico, con improvvise virate verso un realismo fatto di linee spezzate, tratteggio più corposo e soprattutto sovrabbondanza delle immancabili linee cinetiche che rendono le sequenze d'azione anche più semplici spettacolari e straordinarie. Questa particolare scelta stilistica si accompagna ad un sapiente ripartizione degli spazi e una organizzazione della tavola che predilige la leggibilità grazie a soluzioni ordinate e regolari in cui le uniche eccezioni sono rappresentate dai riquadri dalla forma irregolare e da sbordature che sfociano in splash page.

Due considerazioni a latere di carattere generale sullo shonen attuale. Anche Sakamoto Days 1, così come molti altri titoli già arrivati anche in Italia, presenta una struttura narrativa che cerca di rimaneggiare il genere con soluzioni e ispirazioni che esulino dallo schema del già citato battle shonen. È evidente, ancora una volta, l'influenza e un certo retrogusto anni 80, in questo caso specifico nella già citata struttura verticale del tankobon, mentre si conferma moderna la scelta di un protagonista non più adolescente ma anagraficamente più maturo quasi a voler rimarcare concretamente e non solo idealmente le caratteristiche del "buon papà" indispensabili nello shonen.

Di contro però è lecito chiedersi se questa tendenza non stia ad indicare, per assurdo che sia, come i lettori di shonen siano cresciuti tanto da necessitare di cambi di paradigma così drastici da eliminare strutture narrative e addirittura tipologie di protagonisti che per oltre tre decenni sono stati la spina dorsale del filone. Non bastano più saghe generazionali o nemici sempre più forti con cui scontrarsi? Che lo shonen, seppur a modo suo, stia vivendo quella stessa trasformazione che ha subito una ventina d'anni fa il fumetto supereroistico?

Il volume

Planet Manga propone Sakamoto Days 1 nel suo formato entry level. Si tratta cioè di un tankobon 11.5x17.5 cm, brossurato senza alette né sovraccoperta. Non sono presenti pagine a colori né extra di sorta. La cura editoriale e redazionale è buona: non sono presenti contribuiti editoriali degli editor italiani, la traduzione e l'adattamento sono discreti anche se qualche passaggio risulta forse un po' troppo colloquiale. Da segnalare qualche pagina rifilata non perfettamente in cui vengono "mangiati" i margini di alcuni balloon. Nota a margine: Planet Manga decide di partire già con la periodicità bimestrale per la serie che ha all'attivo 7 tankobon di cui l'ultimo uscito in Giappone lo scorso 3 giugno.

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