Anche se lo Spazio e la vita oltre il nostro Pianeta hanno sempre affascinato l’uomo, il 1947 è sicuramente l’anno in cui viene affermata l’esistenza dei dischi volanti e degli extraterrestri, almeno secondo gli appassionati del genere. Più precisamente, il 2 luglio 1947 è segnata come la data più importante per coloro che credono negli alieni, grazie all'incidente di Roswell. Ma cos’è successo realmente, poco più di settant'anni fa?
I fatti accaduti realmente - o forse no?
Nonostante ci fossero stati altri avvistamenti prima di luglio, quello di Roswell è l’incidente che tutti ricordano di più, per via dell’impatto mediatico che ha riscontrato. Il primo a riportarne l’accaduto è stato il Roswell Daily Record, che con un titolo decisamente accattivante annunciava che il RAAF (Roswell Army Air Field) aveva recuperato i resti di un oggetto volante non identificato in un ranch nella contea di Chaves, un centinaio di chilometri a nord-ovest di Roswell.
Un titolo inequivocabile, la cui smentita da parte dell’aeronautica però, non tardò ad arrivare. Il giorno dopo infatti con un comunicato stampa sul Fort Worth Morning Star - Telegram veniva specificato che i resti recuperati dal personale militare del campo erano quelli di un pallone meteorologico, allegando diverse foto del maggiore Irving Newton che ne mostrava alcuni pezzi. Ad oggi, sappiamo che i resti ritrovati appartenevano in realtà ad un pallone ray wind, usato in alta quota per misurare direzione e velocità dei venti, metodo allora sconosciuto dai militari della base di Roswell.
Questa notizia tuttavia, non venne riconosciuta come veritiera da due ufologi americani, che ben due anni dopo pubblicarono il libro The Roswell Incident. Gli autori Stanton Friedman e William Moore erano fermamente convinti che la versione fornita dalla stampa fosse falsa e decisero di intervistare circa una sessantina di persone, tutte più o meno collegate con l’incidente. La loro ipotesi era che nei primi giorni del luglio del 1947 un disco volante fosse esploso e che nella contea di Chaves fossero stati ritrovati solo alcuni pezzi del velivolo. Il nucleo ed alcuni cadaveri umanoidi - sempre secondo gli ufologi - vennero invece ritrovati nella Piana di San Agustin, circa duecento chilometri a ovest di Roswell.
Ciò portò ad interessarsene non solo altri studiosi e appassionati dell’incidente, ma lo stesso Congresso degli Stati Uniti d’America, che - con la sezione investigativa Government Accountability Office - fece partire delle indagini culminate con due relazioni. La prima uscì nel 1995 e fu denominata The Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert. Questo rapporto si incentrava sui materiali recuperati nel 1947, concludendo che fossero detriti di un programma segreto del governo - chiamato Progetto Mogul - che vedeva l’utilizzo di microfoni e palloni sonda in alta quota per rilevare onde sonore generate da missili sovietici o da test di esplosioni nucleari nell'atmosfera.
La seconda relazione venne pubblicata nel 1997 e denominata The Roswell Report: Case Closed. Questa incentrava le proprie ricerche su ciò che invece venne ritrovato nella Piana di San Agustin. Secondo la ricerca, i presunti corpi alieni recuperati erano in realtà dei manichini antropomorfi usati nei programmi militari come il Project High Dive condotto nel 1950. Secondo il Government Accountability Office fu a causa degli effetti psicologici della vicenda sulle persone che venne fatta confusione con gli eventi temporali, arrivando ad ipotizzare il ritrovamento dei corpi alieni nel 1947.
Oltre però ad aver influenzato le notizie dell’epoca, l’Incidente di Roswell ha avuto un grosso impatto anche sulla cultura pop, spaziando tra fumetti, libri, film e serie tv.
Alieni e teen drama
Ci sono stati diversi film e documentari sull'incidente di Roswell, ma gli adolescenti degli anni novanta e duemila si ricorderanno senza ombra di dubbio la serie Roswell, basata sui romanzi per ragazzi di Melinda Metz. Le quattro stagioni del serial hanno visto come protagonisti un gruppo di adolescenti del Nuovo Messico, che a causa di un incidente fatale scoprono l’esistenza di tre alieni che vivono a Roswell dal 1947. Senza i ricordi della loro vita passata e senza sapere come fare per tornare a casa, i tre extraterrestri celano la loro identità agli altri umani, aiutati anche dai tre amici adolescenti.
Dati gli ascolti che si rivelarono più bassi del previsto, la Warner Bros aveva deciso di cancellare la serie, ma un numeroso gruppo di fan non era d’accordo con la scelta e con una mobilitazione senza precedenti riuscì a far cambiare idea alla major. Come? Spedendo alla casa di produzione cinematografica migliaia di bottigliette di tabasco - il condimento preferito dagli alieni protagonisti - con lo slogan/gioco di parole "Roswell is hot", attirando così anche l'interesse della stampa e riuscendo nel proprio intento.
Chi sono i MiB - Gli Uomini in Nero
I presunti alieni dell’incidente di Roswell non sono stati gli unici ad influenzare la cultura pop. Come già detto, sul luogo dell’incidente giunsero anche i militari della base di Roswell, che presentandosi in abiti borghesi nelle case dei vari testimoni, non fecero che alimentare i sospetti dietro una teoria del complotto. Definiti Men in Black, ossia Uomini in Nero per via del completo che indossano, sarebbero degli agenti del governo degli Stati Uniti d’America incaricati di spaventare e mettere a tacere tutti i testimoni di avvistamenti di UFO. Secondo un’altra teoria che li chiama Oscuri, sarebbero in realtà degli alieni il cui scopo è eliminare ogni traccia di presenza aliena sulla Terra.
Dalle speculazioni al fumetto…
La popolarità di questi uomini misteriosi non fece che alimentare le teorie attorno agli avvistamenti, arrivando persino a diventare, negli anni ’90, i protagonisti di una serie a fumetti. Gli agenti di The Men in Black di Lowell Cunningham sono parte di un’organizzazione segreta che deve fermare qualsiasi attività paranormale ed extraterrestre, oltre a dover tenere all'oscuro la popolazione dell'esistenza di alieni, mutanti e demoni. Il fumetto segue le vicende dei tre agenti chiamati Zeta, Jay e Kay che, per poter portare a termine le proprie missioni, sono autorizzati a procedere con ogni mezzo possibile, incluso l'omicidio. L'agente Ecks, una volta scoperta la verità che si cela dietro gli Uomini in Nero, decide di scappare, diventando così un pericolo per l’organizzazione stessa che lo perseguita per eliminarlo.
… e al film
Pur ispirandosi all'opera di Cunningham, la trama del film Men in Black del 1997, differisce in maniera sostanziale. La più eclatante è sicuramente che gli agenti della trasposizione cinematografica agivano con il solo scopo di mantenere la popolazione all'oscuro dell’esistenza di alieni sulla Terra, senza però ferire o eliminare alcuna forma di vita. Per questo motivo, come molti ricordano, gli agenti J e K sono dotati di un dispositivo che con un flash è in grado di cancellare parte della memoria di chi lo guarda. Un’altra differenza fondamentale è sicuramente il personaggio di J: nel fumetto è di razza caucasica mentre nel film è interpretato da Will Smith, che grazie a Men in Black è riuscito a consolidare la sua fama a livello internazionale.
La verità è là fuori
Tra le varie produzioni influenzate, non può di certo mancare la citazione di X-Files, la serie fantascientifica che ha fatto la storia della televisione, diventando ben presto un cult per gli appassionati del genere. Andata in onda per nove stagioni a cavallo tra gli anni ’90 e duemila, la serie seguiva le vicende di due agenti dell'FBI, Mulder e Scully, che incentravano le loro indagini su avvenimenti di natura paranormale, comprendendo tra le altre cose alieni, creature leggendarie e mutazioni genetiche. Chris Carter, il creatore di X-Files, dopo aver passato circa sette anni come sceneggiatore per i Walt Disney Studios, era stanco di lavorare alle commedie e decise di cogliere al volo l’opportunità di produrre una nuova serie per la FOX. Dopo aver rifiutato la prima bozza proposta, il network gli affidò la realizzazione della sceneggiatura per il pilot.
«Mulder e Scully sono usciti dritti dalla mia testa. Sono parti eguali del mio desiderio di credere in qualcosa e la mia incapacità di credere in qualcosa. Il mio scetticismo e la mia fede. E la scrittura dei personaggi mi è stata molto facile… Penso che quei personaggi e quelle voci sono nati da questo dualismo.»
Visto il successo delle prime stagioni, nel 1998 Carter decise di provare ad ampliare il proprio pubblico rivolgendosi a quello del grande schermo. Nella pausa tra la quarta e la quinta stagione cominciarono quindi a girare il primo film di X-Files, conosciuto anche con il titolo alternativo Fight the Future. La sua intenzione era quella di creare un film che fosse comprensibile anche a chi non seguiva la serie, riprendendo però il finale della quarta stagione come punto di partenza.
“X-Files crea un proprio universo, dove il normale e il paranormale possono coesistere, anche se non sempre serenamente. (...) X-Files ha aperto nuove strade nella televisione di fantascienza, con una relativa de-enfasi di espedienti come gli effetti speciali a favore di una particolare attenzione sulle più grandi domande riguardo alla natura spirituale della scienza e dell'umanità.”
Dopo la fine della serie nel 2002, Chris Carter espresse il suo desiderio di continuare la saga, ma non più sul piccolo schermo, bensì come film auto conclusivi senza il bisogno di sviluppare ulteriormente la narrazione della serie. Per questo motivo nel 2008 fu distribuito il secondo film, X-Files: Voglio crederci. La trama lascia da parte l'esistenza degli alieni, per incentrarsi più sul paranormale e sulle visioni psichiche, ma a causa degli incassi sotto le aspettative e delle recensioni incerte, il progetto di creare altri film fu abbandonato. La serie tornò poi sul piccolo schermo con le ultime due stagioni, ma nonostante l’apprezzamento dei fan del genere, non riscosse lo stesso successo della prima parte del serial.
Indiana Jones e i cimeli dell’Area 51
Anche l’archeologo più famoso del cinema non si è sottratto all'influenza di Roswell e dei suoi presunti alieni. Nel quarto capitolo della saga, Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, il professore fa un chiaro riferimento all'incidente di Roswell: interrogato dall'FBI sulla sua recente "visita" all'Hangar 51, parlerà del "fiasco dell’aviazione del '47", rivelando il suo coinvolgimento nell'esaminazione di detriti e alcuni resti mutilati rinvenuti nel deserto.
Ma le influenze ufologiche del film non si fermano qui. L’intera trama della pellicola si basa su una teoria che deriva da una leggenda Maya, secondo cui esistono 13 teschi di cristallo che contengono tutta la conoscenza umana. Se verranno allineati correttamente, salveranno l’intera umanità dalla fine del Mondo.
Nonostante non vi sia traccia di questa presunta leggenda Maya nei reperti conosciuti dall'uomo, il film esplora questa storia intrecciandola anche con quella di El Dorado, il luogo leggendario colmo d’oro, pietre preziose e conoscenze esoteriche antiche. Indiana Jones è costretto quindi ad aiutare i sovietici a trovare il tempio in cui si trovano gli altri dodici teschi per garantire a se stesso, alla sua vecchia fiamma Marion e a loro figlio Mutt la salvezza.
Invasioni aliene e indipendenza
Parlando di Area 51 e Roswell, non si può di certo lasciare da parte Independence Day, il film di Roland Emmerich del 1996. La trama è incentrata sull'invasione aliena in atto nei due giorni precedenti alla Festa d’Indipendenza Americana. Delle navicelle extraterrestri si posizionano sopra alle città più popolose del mondo e tramite i satelliti bloccano le comunicazioni per riuscire ad attaccare l'umanità e sterminarla.
Durante il film, viene ripresa la teoria portata avanti da Stanton Friedman e William Moore nel loro libro The Roswell Incident, secondo cui nel 1947 furono scoperti anche dei resti alieni. In Independence Day viene aggiunto che sarebbero stati fatti degli esperimenti sui cadaveri, di cui anche lo stesso Presidente americano era all'oscuro.
Oltre a riprendere fatti realmente accaduti, il film tratta anche un'altra teoria: gli alieni sarebbero creature molto più avanzate rispetto a noi tecnologicamente e sarebbero anche in grado di mescolarsi tra di noi e passare così inosservati, prendendo possesso del corpo di qualche malcapitato.
E voi, ci credete?
Dopo aver visto solo alcune delle più famose influenze dell'incidente di Roswell, possiamo dire che questo caso mediatico ha dato origine a tutta una propria narrazione fantascientifica, arrivando anche ad avere alcuni comicon dedicati, come il WonderCon o il BayCon, due dei più vecchi comicon americani del genere. In queste fiere che trattano serie e film del genere, si possono vedere un gran numero di appassionati di sci-fiction che esternano il loro entusiasmo anche grazie al cosplay.
Non solo narrazioni cinematografiche però: anche la comunità scientifica sempre più protesa verso l'esplorazione dello spazio, non può far altro che porsi delle domande sull'esistenza umana e di altri esseri oltre a noi nell'Universo. Possiamo solo sperare dunque che chiunque ci sia nello Spazio, sia amichevole e non intenzionato a conquistare la Terra, come nel più catastrofico dei film sci-fi.
Se volete approfondire i misteri di Roswell vi consigliamo la lettura del volume Il Giorno dopo Roswell