Rorschach, recensione: un fumetto politico e complesso

Panini DC Italia ripropone in volume Rorschach di Tom King e Jorge Fornés: un thriller politico che commenta anche l'attualità.

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a cura di Domenico Bottalico

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Dopo il passaggio in spillati, quasi obbligatorio vista la risonanza dell'opera a cui si ricollega, Panini DC Italia ripropone in volume Rorschach ovvero la serie in 12 albi firmata da Tom King e Jorge Fornés con colori di Dave Stewart. Sembra prosaico sottolinearlo ma, come facilmente intuibile dal titolo, la serie ha per protagonista l'omonimo personaggio protagonista di uno dei testi sacri del fumetto supereroistico mondiale, Watchmen, che negli ultimi anni è stato oggetto di numerosi rimaneggiamenti qualcuno meno brillante come l'iniziativa editoriale Before Watchmen (che raccontava ciò che era avvenuto prima della serie originale) altri più eclettici, come il sottovalutato Doomsday Clock, e infine altri sulla carta "impossibili" come il sequel televisivo omonimo che invece ha raccolto ampi consensi. Proprio seguendo l'inerzia della serie TV si colloca questa serie a fumetti che, rispondendo alla predisposizione del suo autore al raccontare in maniera idealizzata la realtà, prende il personaggio meno corruttibile della storia originale mettendolo al centro di un thriller politico, sulla scia di Tutti gli Uomini del Presidente o I Tre Giorni del Condor, decisamente ambizioso ma forse troppo criptico nel finale perdendosi nel labirinto stesso dei suoi rimandi e citazioni.

Rorschach: un thriller politico...

Siamo alla vigilia delle elezioni politiche del 2020/2021, sono passati trentacinque anni da quando la follia di Ozymandias ha provocato migliaia di morti e cambiato per sempre la storia dell'umanità. Il Presidente Redford si è ricandidato, sarebbe il suo quarto mandato consecutivo, ed è come sempre strafavorito ma finalmente il partito conservatore ha un candidato che potrebbe batterlo, Gavin Turley. Quando viene sventato un attentato contro Turley durante un suo comizio a New York, il suo entourage assolda un Detective affinché scopra perché Rorschach e una ragazza vestita da cowgirl hanno cercato di assassinare il candidato alla presidenza.

Così come tutto quello che circonda gli eroi degli anni 80, anche il vigilante mascherato Rorschach è diventato "semplicemente" una divisiva icona culturale: è impossibile che l'uomo sul tavolo dell'obitorio sia Walter Kovacs anche se ha le sue impronte digitali e dimostra appena 80 anni. Il Detective inizia così una lenta e laboriosa indagine che ricostruisce pezzo dopo pezzo non solo la preparazione dell'attentato stesso ma anche l'identità e le vite dei suoi esecutori. Cosa hanno in comune Laura Cummings, una artista circense nota come Piccola, e Wil Myerson, un vecchio autore di fumetti solitario? Inizia così un viaggio per una America psicologicamente e moralmente devastata: dalle lande desolate del Wyoming, dove ci si radicalizza contro una nuova invasione di calamari interdimensionali, fino all'anestetizzante mondo dell'intrattenimento.

Il Detective così scopre una cospirazione che coinvolge, direttamente o indirettamente, sia persone comuni che le più alte sfere del potere in una girandola di coincidenze, fraintendimenti e rimandi a fatti e persone come il Comico o il Dottor Manhattan. Di fronte a questo scioccante, e forse privo di senso, scenario sarà proprio il Detective a decidere di fermare l'escalation conservatrice in maniera perentoria.

...che parla di attualità ma che non affonda il colpo

È bene subito chiarire che Rorschach non è un fumetto d'azione né un fumetto supereroistico, è un fumetto spiccatamente politico nel senso che parla di contemporaneità ma senza mai spingersi nel campo della propaganda o schierandosi apertamente, come da tradizione anglosassone, seppure è impossibile non rintracciare nel corso della narrazione l'inclinazione dello stesso Tom King che, per chi non lo sapesse, prima di diventare scrittore a tempo pieno è stato analista per la CIA in diversi teatri di guerra.

Dal ritmo posato, Rorschach è un racconto che attinge a piene mani dal già citato thriller politico e dal procedurale poliziesco in un trama ellittica che si stratifica in una serie di rimandi, riferimenti e sovrapposizioni fra reale e verosimile fino a giungere ad un conclusione spiazzante che però potrebbe risultare ostica o anticlimatica per qualche lettore. In questo senso il cuore del racconto è l'indagine, la ricostruzione delle vite e delle motivazioni dei due attentatori che, man mano che si fa più "chiara", distrugge le sicurezze del Detective.

King gioca con i rimandi al fumetto originale, la sequenza iniziale è sostanzialmente un rimaneggiamento di quella di Watchmen, costruendo una ucronia in cui, seppur non vi è traccia dei social media, la stessa violenza ideologica e sociale ha preso piede in maniera drammatica delineando uno scenario in cui gli estremismi e la retorica della fazione conservatrice hanno trovato sbocco in egual misura come la paura dell'invasione, il survivalismo, la sfiducia nelle istituzioni e il riappropriarsi della propria identità nazionale.

Proprio questo ultimo aspetto è il volano su cui l'autore gioca tutto il suo percorso narrativo di Rorschach. Prendendo come spunto la tematica classica della maschera, Tom King costruisce personaggi ambigui e insicuri che si dimostrano in balia di pensieri e teorie spersonalizzanti e totalizzanti, nel senso peggiore del termine. Non è un caso che tutto sia giocato sulla dualità fra pubblico e privato: Rorschach è una idea, pericolosa e reazionaria. Will Myerson è quindi modellato sul suo creatore originale, il fumettista Steve Ditko che si ritirò a vita privata abbracciando l'oggettivismo filosofico di Ayn Rand. Laura Cummings è "chiusa" nel cuore di una America rurale che deve per forza di cose guardare ad un nemico esterno per esorcizzare le paure interne.

È proprio qui che King compie il suo salto più audace: e se fosse questa chiusura totale, questa ricerca spostamodica di egoismo razionale, a creare l'estremismo reazionario che affligge il mondo di Rorschach e di riflesso anche il nostro? L'autore esacerba questo concetto, capovolgendo il concetto fondante della democrazia cioè la separazione fra sfera pubblica e privata come zone in cui maturare un pensiero critico ed empatico, sinonimo di vera libertà e strumento per rintracciare esposizioni a teorie totalizzanti o morale assolutiste. Non è un caso che i complici di Rorschach e Piccola si dimostrino scioccati una volta appreso il piano dei due e soprattutto non lo è il fatto che del Detective non sapremo mai l'identità rappresentando l'apoteosi di questa riflessione.

È qui che King sospende il giudizio preferendo non approfondire le motivazioni dietro al gesto del Detective quasi a volerci dire che tutti potrebbe essere vittime e che tutti gli estremismi sono letali ma non riuscendo però a far passare il messaggio forse come sarebbe stato più appropriato se non altro avendo costruito tutto un apparato di rimandi tutto volto contro un certo conservatorismo alt-right, basti prendere la comparsa di un Frank Miller fra gli autori amici di Myerson.

È indubbio che Rorschach funzioni anche grazie all'ottimo lavoro di Jorge Fornés alle matite e ai colori Dave Stewart. I due imbastiscono una estetica che si rifà evidentemente agli anni 70, rimescolando i punti di riferimento del lettore, con soluzioni cromatiche dense e tendenti ai colori caldi, ma sfumati con gradienti cupi che ben si amalgamano ai neri spessi e profondi del disegnatore. Da questo punto di vista è bene subito sottolineare come né King né Fornés si lascino irretire dal tranello di utilizzare sistematicamente la gabbia a 9 riquadri, marchio di fabbrica dell'opera originale.

Al contrario il disegnatore spagnolo opta per soluzioni eterogenee, con una buona alternanza di orizzontalità e verticalità, sempre ordinate ma mai troppo regolari. Anche quando il layout presenta i classici 6 riquadri dei comics la forma dei rettangoli non è mai troppo regolare di modo da dare un continuo senso di incertezza al lettore, come se quello che sta accadendo e si sta leggendo non sia la pura e semplicità verità. Lo stile di Jorge Fornés suggerisce, stilizza e racconta senza mai eccedere in un realismo esasperato. La linea è spessa e sicura, e l'uso dei neri, che scavano nelle figure, è mutuato da un certo fumetto europeo. Un lavoro come sempre eccezionale e puntualissimo del disegnatore catalano che si dimostra ancora una volta un interprete finissimo di una certa produzione americana che si vuole scostare dai suoi tipici canoni privilegiando invece quei canoni impressionistici che spesso vengono sottovalutati nel fumetto moderno.

Il volume

Panini DC Italia confeziona un volume cartonato soft touch, formato standard 17x26 cm, dalla generosa foliazione di oltre 300 pagine. La carta scelta è quella patinata dalla grammatura importante che esalta sia i neri marcati di Jorge Fornés che del colorista Dave Stewart. La rilegatura a filo e la rifilatura delle pagine è impeccabile e permette una lettura agevole senza andare ad aprire in maniera inconsulta il volume. Quello che viene compensato dalla cura carto-tecnica è purtroppo la mancanza di extra di rilievo. Oltre alla lunga galleria di copertine variant, e studi preparatori annessi, e due bozzetti preparatori dei protagonisti non vi sono contributi degli autori: un vero peccato visto la quantità di spunti forniti dalla storia. Scorrevoli sia la traduzione che l'adattamento, da segnalare la puntuale introduzione dell'editor italiano del volume che coglie pienamente il senso dell'operazione di Tom King senza anticipare nulla al lettore ma preparandolo al meglio.

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