Quale può essere la peggiore condanna per un attore? Istintivamente, potremmo dire il non recitare, che per qualcuno che campa di quello è sicuramente una paura sempre presente. Ma a ben vedere, il rischio maggiore per una carriera cinematografica florida è il rimanere legati ad un ruolo, che vincola le performance di un attore e lo etichetta irreparabilmente. In positivo e, soprattutto, in negativo. Un’esperienza che conosce molto bene il nuovo Bruce Wayne, Robert Pattinson, il cui volto ancora oggi viene associato a uno dei suoi primi personaggio: Edward Cullen.
Dopo esser comparso nel ruolo di Cedric Diggory in Harry Potter e il Calice di Fuoco, Pattinson ha trovato il successo mondiale con l’interpretazione del vampiro protagonista della saga di Twilight. Fenomeno mediatico, idolo delle ragazzine e dei fan della serie di film in cui vampiri e licantropi conoscono rabbia e amore, Pattinson ha dovuto pagare un prezzo salato: rimanere vincolato e giudicato in base a quella interpretazione.
L'attore oltre la maschera
Un ruolo, quello di Pattinson in Twilight, che venne già all’epoca sminuito dai detrattori della saga, non tanto per le sue doti attoriali, quanto perché inserito in un contesto di narrazione adolescenziale. Come se Twilight, al netto dei gusti personali, non potesse avere una propria valenza solo perché si rivolgeva ad un certo target, così come, di conseguenza, l’interpretazione di Pattinson. Che è diventato un’altra vittima della ‘maledizione del ruolo’.
Di questa condanna sono stati vittime altri attori celebri, che pur diventando delle icone del cinema hanno faticato a separare il proprio volto dal ruolo cucito loro addosso da una manciata di film.
Sean Connery ha reso celebre James Bond, essendone il primo interprete, ma ha dovuto abbandonare il ruolo, ad un certo punto, per non diventare schiavo del personaggio. Ormai tutti associavano il suo volto a quello della spia britannica, al punto che quando fu necessario riportare in auge l’agente segreto di Sua Maestà fu richiamato in servizio proprio Sean Connery, per girare un remake non dichiarato di una delle sue più celebri avventure. E poco contano le interpretazioni magistrali in film come Caccia a Ottobre Rosso, Highlander, Gli Intoccabili o Atmosfera Zero, Connery ancora oggi rimane James Bond. Con buona pace di Lazenby, Moore, Dalton, Brosnan e Craig.
Pericolo simile lo corse Harrison Ford, che dopo esser divenuto celebre come attore ideale per la fantascienza, rischiò di rimanere schiavo di un’etichetta. Dopo Star Wars, fu il turno di Blade Runner, e il volto di Ford sembrava destinato ad esser sinonimo di sci-fi, almeno fino all’arrivo di Indiana Jones, ruolo interpretato in ben quattro pellicole. Anche Ford, nonostante altre interpretazioni, viene riconosciuto principalmente per i suoi tre ruoli principali (Han Solo, Indiana Jones e Deckard), un’associazione volto-ruolo che l’attore cercò di evitare al punto di chiedere a Lucas di far morire il suo Han Solo ai tempi de L’impero colpisce ancora (ma dovette aspettare qualche anno, sino a Il Risveglio della Forza).
Gli esempi potrebbero essere molteplici, da Tom Cruise condannato ad esser eternamente Ethan Hunt, a Schwarzy costretto in ogni intervista a dire Hasta la vista, baby o I’ll be back. Per un attore, rimanere così legato ad un ruolo rischia di esser un limite, peggio ancora se, a fronte di una carriera costellata di interpretazioni di spessore, si viene costantemente ricordati per un film di inizio carriera. Che è quanto sta vivendo Robert Pattinson.
Robert Pattinson: molto più di un vampiro
I tempi di Edward Cullen e di Twilight sono passati da quasi un decennio. Pattinson non è rimasto schiavo di un ruolo, ma ha cercato di portare la propria capacità attoriale oltre la maschera del vampiro di Twilight, coraggiosamente. Non ha scelto dei blockbuster, ma ha voluto mettersi alla prova con ruoli di grande spessore e che chiedevano un’interpretazione emotiva particolarmente sentita. Eppure, ogni volta che il suo nome viene associato ad un nuovo film, il primo commento che la Rete riesce a partorire è sempre ‘quello di Twilight’, con la complicità della stampa che ricorda come la sua celebrità sia iniziata con il ruolo in Twilight. Ma dopo quasi dieci anni, non sarà il caso di riconoscere a Pattinson il merito di essere ben più di un vampiro da love story adolescenziale?
Pur portando a termine il suo impegno nella saga di Twilight, Robert Pattinson si era lanciato in altri ruoli, lontani dalla figura con cui il grande pubblico lo aveva conosciuto. Complice la sua formazione artistica, che lo ha visto calcare sin da giovanissimo i palchi dei teatri inglesi portando in scena drammi shakesperiani come il MacBeth. Performance molto apprezzate che lo portano ai primi ruoli nel cinema, sino alla vittoria del casting per il ruolo di Eward Cullen (2006). E se è vero che Twilight è stato il trampolino di lancio per la sua carriera, va anche riconosciuto a Pattinson di essere andato oltre questo ruolo.
Ironicamente, dopo avere interpretato Cedric Diggory in Harry Potter e il Calice di fuoco (2005), Robert Pattinson in un’intervista con il resto del cast si lasciò sfuggire un commento quasi invidioso
“Beati voi, avete altre tre film assicurati”
In realtà, Radcliffe, Watson e Grint girarono altri quattro film della saga del mago creato dalla Rowling, ma tranne l’intraprendente Emma Watson, gli altri due protagonisti della saga di Harry Potter non possono vantare una rosea carriera come attori.
Una peculiarità che, al contrario, può sfoggiare Pattinson. Dismessi i panni del vampiro, l’attore inglese infatti ha scelto di dedicarsi seriamente alla sua carriera, grazie alla presenza in pellicole emozionanti e in cui le sue doti trovassero piena esaltazione.
A partire da Come l’acqua per gli elefanti(2011), Pattinson inizia un percorso attoriale di tutto rispetto, che lo porta a confrontarsi con grandi nomi del cinema, come David Cronenberg, sotto la cui regia compie una delle sue migliori interpretazioni, il miliardario Erick Packer protagonista di Cosmopolis (2012). Guidato da Cronenberg, Pattinson dimostra una recitazione emozionante, frutto di un’ottima gestione di una mimica facciale contenuta e di una vena artistica capace di trasmettere allo spettatore lo spessore di una storia drammatica rimanendo confinato all’interno di una limousine.
Prova attoriale di tutto rispetto, che rende Robert Pattinson uno degli attori più ammirati della nuova generazione, ma il grande pubblico continua ad associarlo a Edward Cullen. Sembra una maledizione, quasi come quella che si abbatte sul personaggio che Pattison interpreta in The Lighthouse (2019), film angosciante e dai toni orrorifici di Robert Eggers.
Ambientato sul finire del XIX secolo, The Lighthouse vede Pattinson interpretare un giovane guardiano di un faro, Ephraim Wilson, che dovrà affiancare l’esperto Thomas Wake. Strani eventi, suggestioni horror e deliri per una storia che trae ispirazione dall’omonimo racconto incompiuto di Edgar Allan Poe. Girato in bianco e nero, The Lighthouse si basa sulla perfetta sinergia dei due protagonisti, Wilson e Wake, in una discesa nel delirio inarrestabile. Per Pattinson è una grande occasione, dovendo recitare al fianco di un mostro sacro come Willelm Dafoe, dando vita ad un duo attoriale sontuoso e perfetto per veicolare le atmosfere inquietanti della pellicola.
Un'affermazione stilistica che ha consentito a Pattinson di ottenere un ruolo di tutto rispetto in Tenet,ultima fatica di Nolan. Nell'economia del thriller fantascientifico del regista dell'apprezzata Trilogia di Batman, Pattinson si è mosso con eleganza, mostrando piena padronanza del suo ruolo, dando vita a un personaggio completo e appassionante. Nuova testimonianza di come la sua crescita professionale possa finalmente vedergli riconosciuto il diritto di non esser più ricordato per le sue prime esperienze, spesso criticate dallo stesso Pattinson, ma come un interprete eccelso del cinema contemporaneo.Io sono vendetta
Dopo questi esempi di ottime interpretazioni ora Robert Pattinson è chiamato ad un’altra prova complicata: Batman. Il mantello del Cavaliere Oscuro è pesante sulle spalle, come sa bene Ben Affleck, perché oltre a dover interpretare un personaggio complesso si è soggetti al giudizio preventivo dei fan del Crociato di Gotham. Che sin dalla nomina di Pattinson come protagonista del film di Matt Reeves si sono scatenati nel criticare questa scelta di casting, non ritenendo degno l’attore del mantello di Bats. Ovviamente, sempre con la solita, stantia motivazione.
https://youtu.be/xo3ueiv6U4wSi è dovuti arrivare al trailer mostrato in questi giorni al DC Comics FanDome per cominciare a tributare a Pattinson un minimo di credibilità per questo ruolo. Calato nella tuta dell’eroe gothamita, Pattinson non dispiace e anche le scene in cui appare come Bruce Wayne mantiene una presenza scenica di tutto rispetto. Certo, il giudizio finale potremo darlo solo nell’autunno del 2021, quando la nuova incarnazione di Batman arriverà al cinema, ma quanto mostrato lascia presupporre che ci troveremo dinanzi ad una prova attoriale intensa e sentita.
E chissà che alla fine Pattinson venga ricordato non più come vampiro innamorato, ma come uno dei grandi interpreti del Cavaliere Oscuro.
Per apprezzare al meglio la recitazione di Rober Pattinson, vi consigliamo la visione del bluray di The Lighthouse