Ring of Honor: la federazione che ha rivoluzionato il wrestling indipendente

Storia e curiosità della Ring of Honor, federazione che nel 2002 ha rivoluzionato il wrestling indipendente con il suo stile unico.

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a cura di Luca Carbonaro

Sono numerose le federazioni di Wrestling nate negli ultimi vent'anni. Nonostante la WWE di Vince McMahon continui a dominare il panorama mainstream, il settore è più florido che mai. Una federazione che ha rivoluzionato il wrestling indipendente, plasmando da zero lottatori che sarebbero poi diventate delle star, è stata senza ombra di dubbio la Ring of Honor. Nata un anno dopo il fallimento della ECW e WCW, è stata la prima federazione a offrire ai fan americani un prodotto alternativo: poche storyline e tanto lottato con focus sugli atleti.

Storia e curiosità della Ring of Honor, federazione che ha rivoluzionato il Wrestling indipendente

La nascita della Ring of Honor

23 febbraio 2002. Una data scolpita nella storia che sancì a tutti gli effetti l'inizio della Ring of Honor. Con il primo evento, intitolato "Era of Honor", Rob Feinstein (proprietario della RF Video) diede a diversi atleti del circuito indipendente la possibilità di mostrare al mondo intero le loro doti atletiche. Il main event fu un sensazionale incontro a tre tra Bryan Danielson, Low Ki e Christopher Daniels, accolto da una standing ovation del pubblico presente. Soltanto poche centinaia di persone all'interno di una palestra a Philadelphia, ma i dado era ormai tratto: con la Ring of Honor era finalmente nato un qualcosa di diverso.

Allo show prese parte anche il leggendario Eddie Guerrero, all'epoca fuori dalla WWE per via di problemi con l'alcolismo. Il lottatore messicano affrontò Super Crazy e, nonostante la sconfitta, fu accolto in maniera molto positiva dai fan. Nonostante non fosse presente in TV, la Ring of Honor riuscì ad ampliare la sua fetta di pubblico grazie ai DVD venduti tramite RF Video: show, documentari e bio sugli atleti più importanti della Compagnia. Da lì a pochi mesi sarebbe poi nata anche la TNA di Jeff Jarrett.

https://www.youtube.com/watch?v=m0W6eb5mOh0

Uno dei tratti peculiari della Ring of Honor è stato il "Code of Honor", un insieme di regole che gli atleti devono rispettare durante i match. Si inizia con una stretta di mano tra avversari, prima e dopo il match, si continua con il mantenere alto lo standard qualitativo del match e si prosegue con il rispetto nei confronti dell'arbitro. Il Code of Honor sparì nel 2004 per poi ricomparire in una versione riveduta.

I campioni e i titoli della Ring of Honor

Il primo ROH World Champion fu inaugurato il 27 luglio 2002 al termine di un Fatal 4 Way Iron Man Match da 60 minuti. A vincere fu Low Ki, che rimase campione fino a settembre dello stesso anno. Si sono poi susseguiti diversi atleti che hanno avuto l'onere di portare la cintura attorno alla vita: da Samoa Joe a Austin Aries, da CM Punk a Bryan Danielson, fino ad arrivare a Tyler Black, Kevin Steen e Cody Rhodes. L'attuale campione in carica, ovvero Jonathan Gresham, è stato incoronato a Final Battle 2021.

Nel corso degli ani sono stati poi introdotti i titoli di coppia, il TV Championship e il titolo femminile. Peculiari le introduzioni del Six Man Tag Team Championship, avvenuta nel 2016, e del ROH Pure Championship, introdotto nel 2004 e vinto da AJ Styles. A differenza degli incontri normali, il suddetto titolo viene difeso in circostanze particolari: i due atleti devono rispettare il Code of Honor, sono vietati i pugni chiusi in pieno volto, si ha a disposizione tre rope break per interrompere schienamenti e sottomissioni e infine, in caso di parità, la vittoria viene assegnata da giudici presenti a bordo ring.

https://www.youtube.com/watch?v=6mcplDLV_xc

La nuova presidenza della Ring of Honor

Nel 2004 Rob Fenstein fu costretto a lasciare la Compagnia per via di uno scandalo che lo riguardò in maniera diretta. Uno scenario increscioso che vide la TNA interrompere la partnership con la ROH e i due atleti di punta, Samoa Joe e AJ Styles, accasarsi definitivamente alla corte di Jeff Jarrett. Al suo postò subentrò Carry Silkin, grazie al quale la ROH fece un enorme passo di qualità, espandendosi a livello globale: furono strette collaborazioni con Dragon Gate, Pro-Wrestling NOAH, New Japan Pro Wrestling, CMLL e Pro Wrestling Guerrilla. Insomma, la "forbidden door" prima che diventasse mainstream.

In molti non lo ricordano, ma il titolo mondiale della ROH fu difeso anche in Italia, per la precisione a Monza, in un match tra l'allora campione Nigel McGuiness e Kaio, wrestler di punta della ICW (Italian Championship Wrestling).

https://www.youtube.com/watch?v=--yHX_rX7f8

Una fucina di talenti

La Ring of Honor è stato un vero e proprio terreno preparatorio per atleti che sarebbero poi diventati noti in tutto il mondo: dal già citato CM Punk a Bryan Danielson, da Samoa Joe a AJ Styles, da Adam Cole a Kevin Steen e molti altri. Stelle che sono poi approdate in WWE, facendosi conoscere anche da neofiti del circuito indipendente. I due che senza ombra di dubbio hanno avuto più successo sono stati CM Punk, che in WWE è diventato il ribelle per eccellenza dopo anni di gavetta in OVW e nello show televisivo della ECW, e Danielson (Daniel Bryan): la sua vittoria nel main event di WrestleMania XXX è rimasta scolpita nella storia. Punk, tra l'altro, menzionò addirittura la ROH in diretta TV durante la sua famigerata "pipebomb" nell'estate del 2011.

Il primo accordo televisivo della Ring of Honor

Nel 2009 la Ring of Honor ottenne finalmente il suo primo contratto televisivo con HD Net, portando in TV un format settimanale. Proprio per questo motivo venne introdotto il TV Championship (in pieno stile ECW), vinto da Eddie Edwards nelle finali di un grande torneo. Il contratto sarebbe durato fino all'11 gennaio 2021, data in cui la Ring of Honor annunciò la fine delle trasmissioni.

In quello stesso anno la ROH fu acquisita dalla Sinclair Broadcasting Group, sempre con Carry Silkin al comando. Sotto questa nuova leadership sono state annunciate una partnership con la Figures Toy Company, un contratto televisivo con Destination America e la realizzazione di un servizio di streaming simile al WWE Network.

La realizzazione di "All In"

Il 1 settembre 2018 è un'altra data passata alla storia. Cody Rhodes e gli Young Bucks, all'epoca sotto contratto con la ROH, decisero di accettare una scommessa fatta con il giornalista Dave Meltzer e realizzare il più grande show di Wrestling indipendente di sempre: All In. L'evento fu un successo senza precedenti: oltre 11mila fan paganti accorsi a Chicago: un vero e proprio record per uno show all'infuori della WWE e WCW, che non si vedeva dagli anni '90.

A All In presero parte anche Rey Mysterio, Okada, Chris Jericho e l'attore Stephen Amell (che sarebbe poi diventato protagonista di una serie TV sul Wrestling). Sempre nello stesso anno la ROH annunciò uno show combinato con la New Japan Pro Wrestling, andato in scena al Madison Square Garden di New York il 6 aprile 2019. A oggi è rimasto l'evento con il più alto numero di pubblico nella storia della Compagnia.

https://www.youtube.com/watch?v=ZIUvAJRW2zU

L'inizio della fine

Prima che la pandemia desse uno scossone al mondo del Wrestling, costringendo le Compagnie a realizzare show a porte chiuse, la Ring of Honor iniziava a vacillare e per molti era già sulla via del tramonto. La dipartita di Cody Rhodes e gli Young Bucks, che nel 2019 divennero vicepresidenti della All Elite Wrestling dopo il grande successo di All In, e di molti altri atleti segnò un punto di non ritorno. A questo si aggiunse la nomina di Marty Scurll a head booker della Compagnia, ma il wrestler britannico finì nell'occhio del ciclone per via di alcuni scandali a sfondo sessuale.

A dicembre 2021 si tenne quello che per molti sarebbe stato l'ultimo evento della Compagnia, Final Battle. Attraverso un comunicato postato sui social, la Ring of Honor annunciò un periodo di pausa che sarebbe durato almeno fino ad aprile del 2022. Nel mentre tutti gli atleti, staff e arbitri sono stati rilasciati dal loro contratto e i principali titoli, tra cui quello mondiale e quello femminile, sono stati difesi a Impact Wrestling e in altre federazioni.

La rinascita della Ring of Honor (sotto un nuovo leader)

Quando tutto sembrava perso e in molti avevano scommesso sul fallimento della Compagnia, ecco che arriva il "kickout" decisivo. Nella puntata di Dynamite del 2 marzo di quest'anno, Tony Khan (fondatore della All Elite Wrestling) annuncia di aver acquistato tutti i diritti legati alla Compagnia: si tratta, a tutti gli effetti, della rinascita della Ring of Honor. Il 1 aprile, durante il weekend di WrestleMania, va in scena Supercard of Honor dove appaiono a sorpresa Dax Harwood e Cash Wheeler (FTR), atleti sotto contratto con la AEW.

https://www.youtube.com/watch?v=rCL4NEtPiz4

Al momento i principali campioni, tra cui Samoa Joe e Jonathan Gresham, sono apparsi sugli schermi della AEW, ma l'obbiettivo è quello di dare vita a un nuovo show televisivo, trattando la ROH come un vero e proprio terzo brand. Il prossimo evento della Ring of Honor sarà Death Before Dishonor, in programma sabato 23 luglio. Tra i match già annunciati uno scontro tra Samoa Joe e Jay Lethal, valido per il TV Championship, e un rematch tra gli FTR e i Briscoes, valido per i titoli di coppia della ROH.

Dove vedere la Ring of Honor in Italia

Purtroppo nessuna emittente italiana trasmette la Ring of Honor. Il prossimo evento, come già accaduto con Forbidden Door, sarà visibile esclusivamente sulla piattaforma di streaming Fite.TV.

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